Home

 
ARMONITE Giovanni Carta
 

Iniziamo con la classica domanda: come sono nati gli Armonite e cosa vi ha portato alla scelta di una formazione così particolare, batteria-basso-due violini elettrici-tastiere?

Gli Armonite nascono con l'intento di proporre buona musica, lontana da ogni cliché commerciale, lontana da ogni genere o etichetta (a voi dire se ci siamo riusciti!). Puntiamo molto sull'originalità dei pezzi e questo ci spinge a ricercare nuove sonorità. Il violino elettrico ci sembrava lo strumento adatto a soddisfare i nostri propositi.

Il vostro disco d'esordio, Inuit, edito dalla Mellow Records, in qualche modo lo vedo come un caso anomalo nell'esteso panorama sinfonico-progressivo italiano di questi ultimi anni... te la sentiresti di descriverci il processo creativo che ha dato vita a tale opera?

Non credo esistano processi creativi quando componi musica... Partorisci un'idea, la filtri attraverso una conoscenza musicale più o meno ampia (armonia, fantasia ritmica, gusto melodico...) e infine la butti giù, sulla carta. Man mano che scrivevamo i pezzi li arrangiavamo durante le prove. E poi la registrazione.

Gli Armonite si potrebbero considerare a tutti gli effetti un ensemble classico elettrificato, vista anche la natura strumentale della vostra musica. Da dove è nata tale propensione per la musica strumentale?

Dalla musica classica, credo. Io studio composizione al Conservatorio di Milano, Jacopo e Giovanni si diplomeranno in violino. Tutti i giorni abbiamo a che fare con una partitura classica.

Il bello della vostra musica è dato dalla mancanza di scelte musicali eccessivamente derivative con il passato e dall'assenza di manierismi e sterili virtuosismi... voglio dire: ascoltando il vostro disco l'unico nome che può venire in mente è quello dei Jethro Tull e di qualche gruppo italiano... quali sono state le vostre maggiori influenze musicali?

Abbiamo gusti musicali molto eterogenei e il progressivo - in quanto genere - occupa circa lo 0.02% del nostro bagaglio culturale. A noi tutti piace ascoltare i grandi della musica, prog o non prog: Emerson, Lake & Palmer, Jethro Tull, Yes, PFM, Banco... ma anche Andrew Lloyd Webber, Yanni, Deep Purple, John Williams, Steve Vai, Bozzio, Satriani, Vangelis, Morricone... Branduardi, De Andrè, Toto...un po' di fusion e tutta la musica classica.

Ad ascoltare Inuit si ha la sensazione che i brani siano legati fra loro mediante un unico filo conduttore, i brani sembrano rappresentare un'unità concettuale di cui è difficile separarne le parti... si ha la sensazione di essere proiettati in una realtà in cui la purezza della natura e dell'animo umano non è stata ancora contaminata: è possibile parlare di concept album?

Direi proprio di no: l'unità stilistica non porta necessariamente a un concept.

Ho trovato particolarmente suggestive l'intro e l'outro del vostro disco... Se non sbaglio un madrigale composto dal compositore Adrian Willaert. Come mai tale scelta?

Avevamo sentito cantare dal vivo le ragazze che hanno registrato l'intro. Siamo rimasti affascinati dalla leggerezza del brano arrangiato per solo coro femminile... e dalle ragazze, ovviamente.

Immagino che le vostre esibizioni in concerto siano molto appassionanti...è lecito quindi aspettarsi prima o poi di vedervi dal vivo (salvo i soliti problemi organizzativi, di infrastrutture e via dicendo)?

Ma, ti dirò... In Pavia e provincia non ci è difficile suonare dal vivo. Ci vedrete il 13 dicembre alla Biennale di Firenze (Fortezza da Basso, ore 11:00 a.m.). Problemi organizzativi? I nostri live ce li gestiamo noi, e discretamente bene!

Parliamo ora di business: il vostro esordio è stato generalmente accolto piuttosto bene dalla stampa specializzata, dal punto di vista delle vendite tali critiche positive hanno avuto un responso adeguato? I rapporti con la Mellow sono buoni?!?! Stiamo già aspettando il seguito di "Inuit"... :-)

Avevamo venduto 500 copie in 3 mesi con l'autoproduzione, e ora che il disco è passato sotto la Mellow... beh, non lo so ancora! Per il seguito di Inuit ci sarà da aspettare. Abbiamo avuto dei problemi con Andrea, il nostro bassista: è stato all'estero per un anno intero. Ora dobbiamo recuperare...

Cambiando bruscamente discorso, mi sembra di ricordare che iniziasti come tastierista in una prog-metal band. E' risaputo, attualmente tale musica è quasi del tutto inflazionata e purtroppo ben poche sono le uscite degne di nota... segui ancora questo filone musicale e ne senti mai la mancanza???

Non ne sento la mancanza. Ero giovane e casinaro! Tuttavia mi rendo conto che oggi il prog-metal è sberleffo di se stesso: tutto è trito e ritrito, non ci sono idee nuove. Penso che ci sia uno sfruttamento commerciale in tal senso, tra prog e power metal.

Per concludere... nell'estate del 1999 avete avuto l'onore di accompagnare Dario Fo durante un suo spettacolo: avresti qualche bell'aneddoto da raccontarci??? :-)

Credo che la soddisfazione più grande sia stata sentirlo canticchiare al microfono mentre suonavamo Agorà, la penultima traccia di "Inuit". L'aveva sentita il giorno prima durante le prove al teatro di Cesenatico... Si era complimentato più volte. (ott. 2001)

Italian
English