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ANTONIUS REX Francesco Fabbri
 

Ho descritto “Praeternatural” come un’opera matura, nella quale fra l’altro si rinvengono quegli accenti cosmici e ambient che ritroviamo anche all’inizio della carriera solistica di Doris Norton. Quali sono, secondo te, le altre particolarità del disco?

Quando il fato pose sul nostro cammino l’editore E. Daniele, un israeliano fin troppo facoltoso, non potevamo farcelo sfuggire visto il nostro passato economicamente disastroso. Con quei guadagni comunque impropri, ci recammo negli studi Zanibelli ad incidere l’ultimo disco... ma come lo volevamo noi. PRAETERNATURAL è un concept, molto spontaneo nelle esecuzioni ma molto studiato in fase di pre-produzione. E’ la conclusione del cammino iniziato con IN CAUDA... è l’ultima locanda indicata dal libro. Potrebbe essere definito come la sintesi delle nostre esperienze dove ci ritrovi il bianco, il nero, la profezia, la forza invisibile ed un costante senso teologico. I messaggi vocali sono sintetici-minimali. Tutto il concept è basato sulle otto porte e sulla frase di Doris presente nella traccia “Invisible Force” ed inserita al rovescio... per tradurla basta mandare l’LP all’indietro. E’ comunque un’opera spontanea e libera che incredibilmente oggi, a distanza di 24 anni, sta ottenendo consensi in ogni parte del globo. La stampa odierna etichetta PRAETERNATURAL come rock e non siamo d’accordo. L’album è una fusione fra impressionismo, classicismo, cosmicismo e sfumature di rock ed elettronica. Desidero poi dare un giudizio sintetico sulle singole tracce, ricordando sempre ai lettori che stiamo parlando del 1980. “Halloween”: col passar degli anni questo tema è stato sfruttatissimo. Oggi ascoltiamo decine di brani intitolati “Halloween” che fanno davvero pena. Il nostro “Halloween” fu un lavoro serio: archi e pianoforte portavano l’ascoltatore in quei mondi irreali. “Falsum et Violentia” è la nostra profezia: l’uomo nasce con falsità e violenza; continua a dimenticare e nelle proporzioni del 90% muore in falsità e violenza. “Praeternatural”: continua a piacerci. Chitarre nuove (per l’epoca) e Moog splendido e... le otto porte da aprire. “Montsegur Legend”: è il campo magnetico del mondo. Tastiere ed archi grandiosi ma in forma minimale. Questo è più difficile. “Capturing Universe”: composto in Romania (1979), è una sorta di processione. Un brano fatale che poi è stato rinominato e reinciso da un componente del nostro team che lo ha chiamato “Capturing Matrix”... nel 1995 ha scalato le charts, nel 2003 è stato remixato, si è fatto oltre 50 compilation internazionali e sempre nel 2003 è stato acquisito dalla Wea per il mondo. Insomma, quell’idea del 1980 che non piaceva a nessuno, ha dimostrato il contrario. “Invisible Force”: gli uomini più sfortunati sono gli atei. Con questo brano si inietta nel cervello di chi lo ascolta la presenza divina, invisibile naturalmente... il soprannaturale esiste. E’ quasi un avvertimento a scopo umanitario, visto che chi crede nel bianco o nel nero o molto più logicamente in entrambi, vive meglio.

“Praeternatural” è un disco ideato e realizzato dai soli Bartoccetti e Norton. Posto che pure in passato il controllo dei vostri progetti era totale (con la parziale eccezione, forse, di “Zora” e “Ralefun”), cosa comportò qui, in termini pratici, il dovervi assumere l’impegno di suonare tutti gli strumenti?

L’abbiamo realizzato in due perché Albert era passato ad un’altra vita. ZORA e RALEFUN furono commissionati da Mr. Daniele, il cui unico difetto era quello di avere fretta. Penso che in RALEFUN ci siano buone composizioni... ma eravamo noi che non avevamo voglia di perfezionismo e quindi ci ostinavamo a dire che tutto andava bene così. L’importante era finire e prendere la seconda parte dell’acconto. In quanto agli strumenti, e qui sta la genialità della nostra musicista, lei ebbe in uso per sei mesi il sistema C.M.I... lo stesso che usò Peter Gabriel. Era un sistema australiano di Sidney che consentiva di archiviare ad 8 bit qualsiasi strumento analogico oppure parti di esso e poi costruire le partiture con quegli stessi suoni.

Come fece Doris Norton a ottenere dai suoi marchingegni un suono di batteria così naturale? Nel 1980 la tecnologia non poteva certo dirsi ai livelli attuali... O forse in fase di riedizione avete provveduto a qualche aggiustamento?

Il C.M.I. Fairlight era nato, credo, nel 1978 e destinato ai nuovi compositori. Relativamente alla batteria Doris Norton prese i suoni singoli di una Ludwig e di una Gretsch... quindi cassa, rullante, timpani, piatti e compose tutte le parti ritmiche. Una volta negli studi Regson, trasferì con sistema da digitale ad analogico, le parti ritmiche separate su singole tracce delle 24 tracce globali. Fu un lavoro enorme e geniale che solo una maga dell’elettronica avrebbe potuto fare... oggi fanno tutti così... In fase di master reissue abbiamo riestratto tutte e 24 le tracce e le abbiamo riequalizzate togliendo loro ogni noise e poi ricompresse. Infatti il CD, rieditato a 24 bit, suona bene... l’LP naturalmente è più sporco, ha meno dinamica e pochissima enfasi.

Nel foglio allegato alla prima edizione in LP di Zora specificavate che il progetto Antonius Rex prevedeva in tutto la realizzazione di otto dischi. Se non ho perso il conto, ed escludendo la doppia versione di Zora, i lavori sulla lunga distanza sono appena cinque. Ora, dal momento che Praeternatural pare segnare l’atto finale del concept di partenza, si deve concludere che avete modificato la strategia lungo il cammino?...

Tu dirai certamente che “verba volant scripta manent”... e su questo tutto ok. L’intera discografia anni ‘70 Bartoccetti/Norton consta comunque di 8 album, partendo naturalmente da IN CAUDA. Siccome non esistono verità assolute è tuttora possibile ipotizzare che manchino ancora 2 album al progetto Antonius Rex per raggiungere il numero fatale di 8. Staremo a vedere...

Un’altra curiosità storica riguarda un fantomatico gruppo, Lidia e gli Hellua Xenium, autore di due introvabili 45 giri: Guai a voi / Invocazione (Rusty records - 1973) e Diluvio / Conoscevo un uomo (Radio - 1974). Ebbene, dietro a quella band si celerebbe in realtà Doris Norton. Confermi o smentisci tale notizia?

Smentiamo naturalmente tale notizia... non conosciamo quel gruppo e proponiamo una robusta corda per quanti mettano in giro simili fantasie.

Ed eccoci alla domanda a cui molti appassionati tengono. C’è dunque spazio per ridar vita agli Antonius Rex? A che punto siamo con la release delle vostre nuove incisioni cui mi accennavi nell’ultima intervista?

Come ti ho detto in anteprima il nuovo album degli Antonius Rex c’è (ed è da tempo composto anche il successivo)... è pronto... mixato, ascoltato decine di volte... secondo noi splendido e sempre molto cerebralmente dark. Mentre ti stiamo rispondendo, l’album in formato LP (iper-limited) è qui davanti a noi. Ma abbiamo un dubbio... se metterlo in commercio o meno. Insomma, il classico essere o non essere. Attendiamo dei segnali... in caso contrario si riempirà di polvere e non andrà a turbare le notti degli umani e forse, come dici tu, riemergerà fra anni dalle nebbie del tempo. Certamente oggi, nel 2004, è un’opera nettamente superiore a gran parte delle puttanate assolute che sono in commercio... dischi tutti uguali e cantati allo stesso modo. Ci sono due majors pronte a stamparlo in CD, ma sarà il fato a decidere!

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