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LOCANDA DELLE FATE Luca Rodella
 

Preso a prestito il nome da una casa di appuntamenti, nel 1974 nasce la Locanda delle Fate. Il trio costituito da Luciano Boero, Oscar Mazzoglio e Giorgio Gardino si dedica per qualche tempo al rhythm & blues per poi abbandonare la malaugurata idea ed iniziare a sviluppare musica d'ascolto. Per dare forma a questo progetto l'organico viene integrato con Alberto Gaviglio, Ezio Vevey e Michele Conta che andranno a costituire il nucleo guida del gruppo essendo gli autori delle musiche e dei testi dell'album che vedrà la luce di li ad un paio d'anni. Ultimo arrivo, alla voce solista, è Leonardo Sasso con il quale la LdF registra un nastro che frutta loro l'attenzione di Liliana Azzolini e Niko Papathanassiou... ed ecco "Forse le lucciole non si amano più". Un disco che fa della dolcezza definita con toni decisi la caratteristica distintiva, assolutamente mai mieloso, assolutamente mai cattivo... la materializzazione del termine "rock romantico". Con pennellate dalle tinte tenui si danno forma a struggenti fraseggi che lasciano repentinamente il posto a sferzate dalla maestosa forza d'impatto per poi espandersi in illimitati voli d'aliante... in un infinito susseguirsi di evoluzioni disegnate con mirabile maestria tecnica e compositiva.
Migliore di qualunque mio maldestro tentativo di interpretazione risulta però la dichiarazione rilasciata dal gruppo nel 1977 durante un'intervista: "...la nostra è musica fatta di stati d'animo che vuol suggerire situazioni ed immagini plasmate con arrangiamenti e testi che nascono nello stesso tempo col fine di sviscerare lo stato d'animo dettato dalla musica. I mali che l'uomo riesce ad infliggere a se medesimo ed il dualismo continuo fra sogni-illusioni e realtà-disillusioni sviluppano lo stato confusionale che regna in ognuno di noi, puntualmente rispecchiato nei nostri testi...".
A quindici anni dalla scomparsa di uno dei gruppi più interessanti del panorama italiano eccoci a scambiare due parole con il nucleo della band (Vevey-Conta-Gaviglio) i quali, forse memori dei tempi in cui la loro musica doveva essere il sunto di sette differenti posizioni, riferiscono le impressioni non ai singoli ma alla LdF.


Giusto per rompere il ghiaccio: cosa ricordate di quello che la stampa, quindici anni or sono, definì "il gruppo che viene dalla provincia"?
Ricordiamo il grande entusiasmo per la musica che proponevamo, al di la di ogni aspetto economico o di mercato... ma anche la confusione e le disillusioni nate dall'incapacità di fare bene i conti con il mondo della discografia.
Il vostro disco viene da più parti indicato come il canto del cigno del prog anni 70...perché incideste così tardi?
Incisione tardiva!?! Forse per l'epoca rock ma non per la nostra formazione che, quando decise di proporre una propria musica, era costituita solo da un paio d'anni... almeno il gruppo definitivo.
Ciò significa che iniziaste a comporre nel 75... a quell'epoca avevate a disposizione tutti i possibili modelli eppure non mi pare la vostra opera denoti dei plagi, forse qualche riferimento.
Quelli che chiami riferimenti sono sempre molti ed importanti nella formazione di un musicista; la questione è per la verità molto importante tanto che ne facemmo menzione in una specie di autoconfessione che all'epoca lasciammo all'ufficio stampa della Polygram... (dal Guerin Sportivo che nel 77 la pubblicò) "...prima di essere compositori e creatori siamo stati per molto tempo ad ascoltare, a rifare ed eseguire la musica di altri gruppi, e su questa ci siamo formati gusti e orientamenti che nell'atto creativo non possono essere dimenticati o cancellati con un colpo di spugna. Comunque si è cercata una linea nuova che, pur nel rispetto della melodia "all'italiana", ha creato differenziazioni ed originalità espressive soprattutto negli arrangiamenti, in talune soluzioni ritmiche e nei testi...".
Si dice che, malgrado gli sviluppi che stavano coinvolgendo la scena musicale, il vostro disco riscosse un buon successo di pubblico, è vero?
E' vero, riscuotemmo un discreto successo visto che, come opera prima, superò in pochi mesi le 5000 copie.
Quindi anche allora come oggi erano i media e non la gente a definire cosa piace al pubblico... c'è un controsenso fra giornali che dicevano che il rock romantico era finito e gente che comprava ancora dischi di questo tipo.
Sicuramente ebbe un ruolo fondamentale la disattenzione dei media, forse per l'esigenza degli ultimi anni settanta di respirare musichetta più facile e disimpegnata visto il carico delle tensioni sociali dell'epoca e il contemporaneo boom delle discoteche che privilegiava gli stordimenti ritmici.
Non siete i primi a parlare della questione tensione sodale-musica meno impegnata, anche in riferimento ai festival che riunivano centinaia di giovani ed erano, per questo, motivo di preoccupazione... ma torniamo a voi: il non indifferente numero di componenti del vostro gruppo significò un ampliamento delle possibili soluzioni o più un impiccio?
Lo possiamo considerare un ampliamento del confronto di idee e gusti che finiva per complicarsi in incomprensioni quando troppe personalità si scontravano per affermare la propria idea.
...Avete perso un po' di poesia! In un'intervista dell'epoca diceste di "aver trovato una lunghezza d'onda su cui sintonizzarsi nel momento creativo in modo tale che il problema viene sviluppato da sette sensibilità diverse"!... a proposito di come erano sviluppate le canzoni, dato che i vostri testi sono tanto importanti quanto profondi, era più comune modificare le parole per adattarle alla musica o viceversa?
Più spesso è capitato di adattare la musica o meglio la melodia ad un passaggio interessante del testo ma il problema non si è veramente mai posto perché la stesura dei brani andava di pari passo con i testi che, nella maggior parte, sono nati contemporaneamente agli arrangiamenti e alla costruzione dei brani.
La sorpresa che avete mostrato al momento della richiesta di un'intervista fa pensare che la LdF sia per voi un discorso lontano anni luce, completamente dimenticato... spero non rinnegato!
MAI RINNEGATO ! Anzi spesso rimpianto... si a il periodo sia tutto il discorso musicale. Resta a volte il rammarico di non aver saputo gestire quell'avventura in modo da trasformarla in attività o professione come a molti di noi sarebbe piaciuto. Questo è dimostrato dal fatto che alcuni di noi continuano a far musica, anche se in modo discontinuo, ed ultimamente ci stiamo ritrovando per cercare ancora di divertirci a far musica insieme.

Da VENDESI SAGGEZZA un pensiero ad illustrare la parabola della meteora Locanda delle Fate: "volerai tra pareti e fotocellule invisibili e segrete; porte ne aprirai, prati di moquettes, fiori quasi veri e un senso di potere... ma poi ti accorgerai che non puoi più volare"; una meteora dall'accecante splendore in grado di trascinare in spazi da sogno la cui scomparsa ha tarpato le ali a molti di noi... "c'è un ladro nella stanza, non ti ruba argento ne monete d'oro ma senza far rumore strapperà i tuoi voli, gli alibi più veri". Peccato.

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