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GLASS HAMMER Steve Babb & Fred Schendel
 

Journey of the Dunadan

Steve: “Journey of the Dunadan” era all’inizio un album strumentale con due canzoni (“Nimrodel” e “Ride of the Rohirrim”) che riguardavano originariamente la battaglia di Waterloo! Dopo aver ascoltato il missaggio finale pensammo che forse avremmo dovuto fare ciò che realmente avremmo voluto e realizzare un enorme concept. Volevamo che includesse una battaglia e la più grande alla quale riuscivamo a pensare era la guerra dell’anello di Tolkien.
Era un periodo magico e, anche se eravamo un po’ impacciati nel lavoro di scrittura e produzione, ho ancora bei ricordi dell’intero processo. Abbiamo svolto il miglior lavoro che potevamo con l’equipaggiamento in nostro possesso. Realizzare “Journey” ha richiesto molto lavoro e molto divertimento e la ricompensa giunse quando abbiamo venduto così tante copie velocemente. Ci ha davvero messo in carreggiata.

Fred: E’ un album che odio ed amo allo stesso tempo. Ci ha fatto iniziare e questo è magnifico; penso che abbiamo scritto pezzi meravigliosi come anche pezzi di cattivo gusto. E’ stata una produzione davvero fatta in casa, realizzata con un equipaggiamento quasi inesistente in un appartamento! Infatti i risultati sono straordinari da un certo punto di vista. Recentemente abbiamo pensato di rifare l’album, cercando di accentuare quelli che pensavamo fossero i punti migliori, realizzandolo come se lo avessimo dovuto scrivere oggi. Ma quello che ha fatto George Lucas, che ha tentato continuamente di ripetere gli originari film di Guerre Stellari, ci ha fatto capire che è meglio vivere col tuo passato piuttosto che riscriverlo. A molta gente piace quest’album così com’è. Personalmente non lo ascolto da molto tempo e penso che sia meglio così.

Live & Revived

Steve: Ricordo la stesura e le registrazioni di tutta la musica di “Throw It Away” durante una tormenta. Io e mia moglie eravamo sommersi dalla neve e attorno l’intera città di Chattanooga era senza corrente. La nostra elettricità continuava a reggere comunque e ho passato il tempo a creare un po’ di musica.

Fred: E’ il secondo album ma è stato pubblicato per terzo, dal momento che scoprimmo che il Prog aveva un mercato ed era quello che veramente volevamo fare. “L&R” era una collezione di canzoni, alcune delle quali piuttosto commerciali. Mi piacciono molto anche se, a riascoltarle oggi, la produzione suona piuttosto artificiale e le parti vocali non erano gran che. Ci sono almeno un paio di canzoni che varrebbe la pena rifare. Naturalmente ci sono anche le parti dal vivo. Volevamo fare un album live dal nostro show a Baltimora del 1995 ma sfortunatamente i nastri andarono distrutti, non ricordo per quale motivo. Abbiamo fatto delle prove in studio e le abbiamo registrate sostanzialmente come avevamo fatto a Baltimora, soltanto che non c’era il pubblico. Così abbiamo pubblicato questo disco. Penso che le canzoni tratte da “Journey” suonino in maniera strabiliante, specialmente le parti di chitarra.

Perelandra

Steve: Questo è stato l’album che davvero ha fatto parlare la gente dei Glass Hammer come di un gruppo con un vero potenziale. La produzione è stata magica. Perelandra racchiude alcune delle melodie migliori che abbiamo realizzato. Ricordo che le parole di “Heaven” erano state scritte un paio di anni prima. Fred se ne ricordò per primo e mi fece notare che le avevo scritte io. Aveva suggerito che le avrei potute utilizzare come un trampolino di lancio per comporre la musica. Sapevo che quella canzone doveva rappresentare un momento culminante dell’album e ci sono volute molte preghiere prima che la musica venisse fuori. Abbiamo recentemente rifatto il pezzo nel nostro ultimo live album e nel DVD e, a dire il vero, preferisco le versioni nuove. Perelandra contiene anche la mia versione preferita di “The Way to Her Heart”. Ancora un ricordo: ho passato due ore a tagliare il prato fuori del nostro studio mentre Fred lavorava ad una nuova canzone. Una volta finito rientrai e lui mi presentò l’intera “Felix the Cat”! Mancavano solo le parti di basso (che stavano aspettando me). Ecco come lavora in fretta!

Fred: Così il secondo progetto al quale stavamo lavorando finì sullo scaffale e realizzammo il primo album del quale ero davvero contento e che ancora mi piace: “Perelandra”. E’ stata in definitiva la prima pietra miliare della nostra carriera, una sorta di “Yes Album” personale. Se avessimo mancato l’occasione non avremmo avuto un’altra possibilità dalla maggior parte della gente là fuori ma fortunatamente è stato accolto molto bene. La nostra produzione andò molto meglio, abbiamo iniziato a fare delle canzoni più lunghe, il nostro approccio alle parti vocali ha iniziato ad assestarsi. “Times Marches On” divenne una tappa obbligata, durante i nostri primi concerti e “Heaven” ancora viene considerata dai nostri fan e da noi come uno dei nostri migliori pezzi. Questo album ha gettato le fondamenta per quello che sarebbe venuto in seguito.

On to Evermore

Fred: “On to Evermore” ha delle belle canzoni come la title track e “Junkyard Angels”. E abbiamo anche realizzato il nostro primo grande pezzo epico, “Arianna”. Penso che sia un ottimo brano anche se ultimamente nella storia dei Glass Hammer sembra che venga dimenticata un po’ troppo. Bene!

Steve: Siamo stati etichettati come new prog dopo quest’album. Devo ammettere che non mi interessa molto questo tipo di musica né mi importa delle band che la suonano. Ho sempre sentito di essere un gruppo di progressive sinfonico tradizionale (se le etichette hanno davvero importanza) e sperato di avere l’occasione di dimostrarlo. “Junkyard Angel” è uno dei miei pezzi preferiti dei Glass Hammer ed i testi di Fred si adattano davvero bene a questo. Mi è piaciuto davvero scrivere e realizzare le parti di tastiere per “Twilight Longview” che è davvero un pezzo d’atmosfera. Spero di poter realizzare più canzoni come quella, ma probabilmente saremmo etichettati come “Ambient”!

Chronometree

Fred: Quest’album ha rappresentato una grande svolta. E’ iniziato come un progetto solistico. Ero tornato ad un buon suono d’organo, dopo aver utilizzato per anni sintetizzatori digitali per ottenere quello stesso suono. Uno Hammond che avevo posseduto anni prima mi venne restituito e scrissi metà di quell’album in due giorni mentre Steve era in Florida. Volevo fare Prog senza compromessi. Me lo sono tenuto stretto gelosamente per un po’ ma Steve ci ha messo le mani e ne abbiamo fatto un album dei Glass Hammer alla fine ed ha funzionato alla meraviglia. Dal momento che l’album era ispirato a quel suono d’organo tipico di Keith Emerson la musica aveva quel sapore di EL&P che non poteva passare inosservato. Invece di provare a nasconderlo, abbiamo aggiunto riferimenti più diretti al Progressive classico e lo abbiamo trasformato in una sorta di album di tributo, sviluppandolo attorno al concept di “Tom” che ha fornito una cornice che ci ha permesso di fare riferimento a tutte queste band senza essere completamente (lo spero) derivativi. Anche per dare all’album un nuovo feeling rispetto ai nostri precedenti lavori, abbiamo usato un nuovo cantante col quale non avevamo lavorato prima. La decisione ha portato delle controversie ma io sono ancora della mia convinzione. Penso che Brad Marhler faccia risaltare il sapore retrò della musica. Inoltre è stata una delle poche persone ad aver aggiunto qualcosa alla musica dei Glass Hammer, oltre a me e Steve, nella storia del gruppo. Ha scritto “Perfect Carousel” e questa si è rivelata una delle canzoni più apprezzate dell’album. “Chronometree” ci ha ridato molta credibilità agli occhi degli ascoltatori Prog.

Steve: Per paura che Fred e Brad si prendessero tutti i meriti, scrissi “Chronos Deliverer” per quest’album. Questa canzone e quella di Brad si rivelarono le favorite da parte dei recensori e dei fans. A merito di Fred però, quest’album include alcune delle migliori parti di Hammond fin dagli anni Settanta e questo è tutto merito suo! Il nostro nuovo album dal vivo ed il DVD comprendono “Cronotheme” e “Chronos Deliverer”.

Middle Earth Album

Fred: Nel frattempo abbiamo avuto la possibilità di fare, come direbbero i Monty Python, qualcosa di veramente diverso. Quelli che hanno apprezzato “Journey of the Dunadan” hanno suggerito che un album nello stile di “The Ballad Of Balin Longbeard” sarebbe stato qualcosa che avrebbero ascoltato con piacere e abbiamo pensato che il progetto avrebbe rappresentato un simpatico diversivo. Inoltre avevamo appreso che Peter Jackson stava realizzando un film sul Signore degli Anelli. Sembrava un ottimo periodo per realizzarlo e così lo abbiamo fatto! E’ stato un grande divertimento e una possibilità di esplorare qualcosa di musicalmente molto differente. Lo abbiamo promosso attentamente in maniera tale che gli amanti del Prog non pensassero che li avremmo abbandonati. “The Middle Earth Album” ha un gran seguito di fan tutti per sé, abbiamo perfino fatto uno spettacolo dal vivo a Toronto, ad un raduno Tolkieniano, lo scorso anno, tutto composto da quella musica.

Steve: Gli amanti del Prog che hanno ascoltato quest’album devono aver pensato che abbiamo perso la testa! Ma quello spettacolo a Toronto è stata per me la prova che avevamo un seguito che apprezzava l’altro lato della musica dei Glass Hammer. Mille appassionati in costume hanno assistito all’unica performance dei Glass Hammer (anch’essi in costume) che si cimentavano con pezzi folk su nani con le asce, principesse elfiche e Troll assetati di sangue. C’erano ragazzine che cantavano tutte le canzoni (sapevano i testi a memoria!) e che danzavano a gruppi le nostre ballate. Ragazzi vestiti con armature scalavano lo stage e cantavano con noi mentre roteavano nell’aria le loro asce. Tutto questo mentre bambini vestiti da Hobbit ballavano mano nella mano. E’ stato magico! Ha dato un senso alla realizzazione di quest’album.

Lex Rex

Fred: Naturalmente, una volta tornati nel mondo del Prog, dovevamo provare ad eguagliare “Chronometree”. A quanto pare siamo stati fortunati e ce l’abbiamo fatta. “Lex Rex” è stato il punto di confluenza di tutti gli esperimenti degli anni addietro ed abbiamo realizzato un album che funziona a tutti i livelli. Il concept era magnifico, le canzoni erano ispirate, abbiamo suonato bene; non che non sentiamo sempre che c’è spazio per migliorare, ma con questo lavoro ci siamo davvero compiaciuti con noi stessi. Il risultato è stato un grosso successo per la critica e per i fans. Siamo stati fortunati, che altro posso dire? Successo su tutti i fronti dopo soli nove anni!

Steve: Non dimenticherò mai che il giorno stesso in cui stavo scrivendo la musica per “When We Where Young” mia moglie Julie entrò in studio e disse che stava aspettando il nostro primo figlio. Wow! Jon Michael sarebbe nato nove mesi più tardi: penso che possiate accorgervi dal finale di questa canzone che ero piuttosto su di giri quando l’ho scritta. Questo è stato un album importante per me. “Lex Rex” è stato l’album che ci è valso un invito al NEARfest 2003 e fatto sì che io e Fred mettessimo su la miglior band in cui abbiamo mai suonato. Ho passato tantissimo tempo assemblando materiale video e live degli anni passati e sono arrivato a conoscere queste canzoni più di quanto possa mai importare alla maggior parte della gente. Sono molto abituato ormai alla versione dal vivo di “Lex Rex” e prevedo che la gente la preferirà alla versione in studio, una volta che sarà pubblicata. Vedremo.

Shadowlands

Fred: Così, come fare a dare un seguito all’album più popolare, ripeterlo o tentare di fare qualcosa di nuovo? Abbiamo provato a fare entrambe le cose con “Shadowlands”: renderlo in qualche modo simile a “Lex Rex” ma non farne una copia e sembra che abbia funzionato. Penso che il lavoro di produzione sia ancora migliorato su quest’album e abbiamo iniziato a diventare più ambiziosi col nostro uso degli archi, organi a canne autentici e simili, tutti elementi questi che avranno seguito nei progetti futuri. Penso che in futuro, guardando indietro alla storia dei Glass Hammer, “Shadowlands” sarà visto come un solido successore di “Lex Rex” che ha preparato la strada per gli album successivi. Ha un paio di pezzi notevoli: per la precisione la nostra prima cover e la nostra suite più lunga “Behind the Great Beyond”. Anche questo è un album di cui non sono affatto deluso.

Steve: Quest’album doveva essere completato mentre facevamo le prove per i nostri concerti e per il NEARfest ma il disco rigido del PC si guastò proprio all’inizio della fase di produzione e questo ci ha riportato indietro di un paio di mesi. Comunque è stato piacevole realizzarlo. E’ stato divertente suonare un autentico organo a canne ed ascoltare i Glass Hammer con veri strumenti ad arco. E’ stata una sfida anche dal punto di vista vocale. Ne sono molto fiero e molti pensano che abbiamo fatto un balzo in avanti rispetto a “Lex Rex”. Certamente ci ha dimostrato che siamo in grado di realizzare ottime cose con strumenti reali. Penso che ci porterà a realizzare progetti più ambiziosi in questo senso. Stiamo progettando di scrivere la musica dei Glass Hammer per un’orchestra sinfonica e coro in un prossimo futuro. Questo è in definitiva un risultato dell’esperienza vissuta durante le session di “Shadowlands”.

Lex Live (DVD)/ lIve at NEARfest (CD)

Fred: Decidemmo che fare concerti non fosse più praticabile per una serie di motivi, nel 1998. Nel periodo in cui avevamo realizzato “Lex Rex” lo abbiamo fatto in studio con la convinzione che non saremmo mai stati chiamati a suonarlo dal vivo. Ricevere l’invito per il NEARfest ha cambiato tutto. Così abbiamo chiamato Walter che ne fu entusiasta. Ma avevamo un problema: lo volevamo come cantante e front man e non dietro la batteria. Così avevamo bisogno di un batterista! In uno di quei clamorosi giri di fortuna abbiamo trovato Matt Mendians il quale non solo era in grado di suonare quello che era sugli album, ma lo ha fatto meglio! Così, dopo mesi di prove, non potevamo lasciare che il primo concerto dei Glass Hammer dopo 6 anni potesse rimanere privo di documentazione. Sapevamo che il Nearfest sarebbe stato audioregistrato ma non c’era alcuna possibilità finanziaria di videoriprendere lo spettacolo. Per questo abbiamo messo su uno spettacolo a casa nostra per realizzare il nostro primo DVD. Il risultato è stato stupefacente e puoi vederci in un piccolo setting con riprese molto ravvicinate. E in accompagnamento avremo il CD del NEARfest con tutto il pubblico e l’aggiunta di un coro completo come bonus che non potrete ascoltare da nessun’altra parte, incluso il DVD. Non c’è bisogno di dire che siamo molto fieri di entrambi i progetti e non vediamo l’ora di osservare la reazione quando entrambi i lavori saranno pubblicati.

Steve: Rich Williams dei Kansas apparirà sul CD live. Si è esibito in “Portrait He Knew” ed è stato dirompente. I cori suonano in maniera grandiosa, infatti l’intero album suona magnificamente. Riguardo il DVD ci è voluto molto tempo per assemblarlo a partire da tre show differenti. Il risultato è simile ad un concerto intero e potrebbe essere per noi un grosso successo. Molta gente non ci ha mai visto esibirci dal vivo e dal vivo siamo una band molto diversa rispetto a quella degli album in studio, in una maniera che non riuscireste a credere. Siamo più spigolosi, suoniamo in maniera più potente e con maggiore energia. Presto ci saranno alcuni video clip e immagini sul nostro sito. Avevamo una band stabile per questi progetti e ce ne serviva una per dare vita a “Lex Rex”! Matt Mendians (batteria), Eric Parker (basso e chitarra acustica), Walter Moore (voce, chitarra e tastiere), Susie Bogdanowicz (voce), Fred Schendel (tastiere voce e chitarra), Flo Parris, Bethany Warren and Sarah Snyder (back vocals) e ovviamente il sottoscritto (voce, basso tastiere). Speriamo che il DVD possa essere pronto per la metà di Maggio (controllate il nostro sito web) e che il CD sia pubblicato a metà estate.


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