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HEMMINGSON, MERIT Huvva! EMI 1971 SVE
 

Il nome di questa Signora dell’organo Hammond non lo troverete in realtà nei cataloghi di Progressive Rock, anche se alcune delle sue produzioni sono inequivocabilmente riconducibili a questo filone. Questo perché il Progressive Rock è stato per la Hemmingson solo uno degli ambiti sperimentati e perché dopotutto la sua ampia discografia pende decisamente verso il pop e la musica di più facile consumo. C’è però una terna di dischi di questa autrice che ogni appassionato di Prog dovrebbe tenere in seria considerazione e cioè quella costituita dalle opere che vanno dal 1971 al 1972 e che nel loro complesso costituiscono una bellissima collana di pezzi tradizionali folk rivisitati in chiave beat. “Huvva!”, un’interiezione che in Svedese esprime una sensazione di disgusto, è proprio il primo capitolo della trilogia. Magari il titolo interpreta ipoteticamente l’avversione che può avere uno Svedese tradizionalista nel veder stravolti alcuni pezzi sacri del proprio patrimonio culturale. Chi lo sa? Ma quella tendenza di rivisitare in chiave beat/rock i motivi della tradizione era una moda diffusa e particolarmente amata in parecchie nazioni europee, basti pensare ad esempi autorevoli come i Pentangle o i Fairport Convention. E’ interessante notare come alcuni motivi classici tradizionali siano stati ripresi in maniera diversa da più artisti legati al Prog. Per esempio la splendida “Eklundapolskan” è presente sia nel canzoniere della Hemmingson che in quello dei Kebnekaise con interpretazioni che svelano le diverse sensibilità di questi artisti.
Dalla rivisitazione di melodie antiche emerge tutta la personalità di Merit che è prima di tutto una devota dell’organo Hammond: una raccolta del 2005 si intitola proprio “Queen of Swedish Hammond Folk Groove”, riassumendo efficacemente in un’unica espressione l’essenza della sua musica. Questo groove potente ed affascinante emerge subito dal pezzo di apertura del presente album, un classicissimo Gånglåt, “Gånglåt från Ovanåker” per la precisione, in cui le melodie cadenzate tipiche di questo tipo di marcia, vengono velocizzate e scorrono allegre sulla scia delle numerose variazioni intessute dall’organo. Ma l’organo non è l’unico elemento di questo disco che appare ricco di orchestrazioni complesse e vivaci, elaborate grazie ad un nutrito numero di ospiti. Spiccano fra questi il grande Georg Wadenius al basso e alla chitarra e Tommy Borgudd (Made in Sweden, Solar Plexus) alla batteria. Troviamo poi Sven Berger (Folk Och Rackare, Ralf Lundsten) al flauto, e altri musicisti al trombone, alla tromba, al contrabbasso, al crumhorn, più altri percussionisti. In particolare all’interno della copertina vi è una bella foto che ritrae tutta una serie di strumenti tradizionali che sono stati impiegati in questo album con il relativo nome, fra cui spicca un bel campionario di flauti in legno di diverse misure. Alcune tracce sono dotate di un lirismo intenso, come “Bingsjö skänklåt”, caratterizzata dal violino malinconico di Ole Hjorth e dall’organo Hammond sognante che sembra quasi quello di Bo Hansson. Possiamo trovare in effetti molte affinità con questo grande musicista, anche se Merit ha un approccio molto più lineare e leggero e anche meno cupo e decisamente più spensierato. Non è certo il virtuosismo al centro di quest’opera elegante ed interpretata con grazia e sentimento.
L’album si compone di 15 brevi pezzi (9 + 6) che oscillano dai 21 secondi di “Jojk efter Lars Nilsson Ruong”, un canto tradizionale dei Sami, ai 5 minuti e 40 della traccia di chiusura ”Ack, Vermeland du sköna”. Si tratta quindi di tanti brevi quadretti musicali, tutti strumentali con qualche raro accenno al canto, che scorrono in maniera delicata e piacevole. Per finire l’album possiede una bella copertina apribile con le foto dei musicisti all’interno e si può trovare per di più abbastanza facilmente a prezzi stracciati. Se siete quindi degli amanti del prog folk ma anche dei cultori dell’organo Hammond potete farvi tranquillamente questo piccolo regalo e non ne rimarrete delusi.

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Jessica Attene

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