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GASSER, DENIS Denis Gasser avec Alan Kloâtr Cézame 1976 FRA
 

Denis Gasser, chitarrista, pianista e cantante, è ben conosciuto nella scena folk francese e vanta numerose collaborazioni con altri personaggi chiave come Yvon Guilcher dei Mélusine o la apprezzatissima cantante Emmanuelle Parrenin. Molto probabilmente lo avrete sentito nominare nella line-up dei Gentiane, altra band di culto che ha realizzato nel 1979 un album molto stimato intitolato “Musique d’Auvergne”, mentre si parla decisamente meno di questa prova discografica realizzata assieme al bretone Alan Kloâtr (flauti, tubi di Uillean, crumhorn, bodhran), musicista legato all’entourage di Alan Stivell e che possiamo anche notare in “Pierre de Grenoble” dei Malicorne.
Rispetto ad altre produzioni folk dello stesso periodo, questo album si lascia apprezzare per la sua poesia, per la sua semplicità, per le melodie incantevoli appena tratteggiate, per il suo sapore intimistico, caratteristiche queste che pare quasi di pregustare ammirando la graziosa ed idilliaca copertina che raffigura una strada tortuosa che taglia un paesaggio agreste infuocato dalla calda luce del tramonto. Al fianco di Alan e di Denis (chitarra, voce, clavicembalo e banjo) troviamo una serie di musicisti che confluiranno tutti nella line-up dei Gentiane: Bernard Blanc alla viella e alla cabrette (strumento della famiglia delle cornamuse), il bassista Gérard Lavigne ed il violoncellista Phil Fromont, più Dominique Paris alla Northumbrian pipe. I brani sono per lo più strumentali e gli arrangiamenti prevedono l’utilizzo di pochi strumenti alla volta, quel tanto che basta per creare la giusta atmosfera o per disegnare melodie fragili ed incantate. Fra le note di questi brani spira una leggera brezza celtica che ci riporta in parte al repertorio di Stivell. I pezzi sono comunque vari e troviamo reel, bourree, una gavotte allegramente intonata dalla Northumbrian pipe di Dominique e altre tracce dal sapore cantautoriale per lo più arrangiate alla chitarra acustica.
“Les barricades mysterieuses”, un pezzo di François Couperin (clavicembalista francese morto nel 1733), interpretato con la sola chitarra acustica, apre in maniera molto semplice l’album. Il banjo si intreccia con la Northumbrian pipe nella già citata “Gavotte” che dura appena un minuto e 35 secondi. Segue una breve “Reel”, con una chitarra arpeggiata e bagpipes e, affresco dopo affresco, scorre gentilmente la musica di questo primo lato. In “Aux Illinois” scopriamo la voce di Denis Gasser, piacevole e cantautoriale, che intona in maniera quasi solenne i versi ripetitivi della canzone, accompagnato dal flauto e dalla chitarra. In appena due minuti e trentacinque, la successiva “Jig and Reels” raccoglie ben tre composizioni, pallidamente arpeggiate da una timida chitarra. La bluesy ”Le doux dingue d’honfleur”, in maniera altrettanto elegante e leggera, è eseguita alla sola chitarra acustica. Chiude infine la prima facciata del disco “Isabeau”, delicata e struggente, per chitarra acustica e flauto.
Il lato B contiene solo cinque tracce ed è aperto da una breve terna di allegre “Bourrees” per bagpipes e chitarra. “Estampie” è un brano trecentesco interpretato ancora una volta dalla sola chitarra di Denis che fa da ponte delicato verso un pezzo allegro e dal sapore agreste per chitarra, flauto, bagpipes e ghironda, “Bergette st Roch et Branle gay”. La successiva “La petite cascade” è una reel scozzese sempre per chitarra. Come avrete potuto intuire, e come ho anticipato, tutti questi brani somigliano a brevi affreschi ed il loro fascino sta proprio nella loro fugacità e nell’esecuzione morbida e poetica che vede la chitarra di Denis come principale protagonista. Ho lasciato però alla fine il pezzo migliore e cioè l’ultima traccia (che in realtà è formata dalla fusione di due arie), la più lunga (otto minuti e 26) e anche la più articolata negli arrangiamenti: “Germaine ou le retour du croisé et Brandle de Montirandé”. La prima parte è un canto accorato che ispira nostalgia, accompagnato da pochi strumenti, che cresce gradualmente di emotività, mentre in coda troviamo uno splendido strumentale dall’appeal progressivo che chiude come un abbagliante squarcio di luce un album suonato quasi in punta di dita e delicatamente intriso di fragranze bretoni.
Di Denis Gasser ricordiamo anche la collaborazione con il fisarmonicista Marc Perrone, per il quale ha curato gli arrangiamenti del suo primo album solista. Sempre assieme a Perrone e a Yvon Guilcher, Denis realizza poi l’album “John Playford”, contenente riarrangiamenti di musiche antiche inglesi. Dopo aver collezionato varie altre collaborazioni, negli anni Ottanta Denis Gasser si dedicherà essenzialmente alla chanson. Forse questo album assume una collocazione marginale nel contesto del panorama folk francese, ma per il gusto con cui è realizzato e anche per la partecipazione di artisti ben noti, che rappresentano una vera e propria garanzia, sarebbe bene non dimenticarsene. In giro non si trovano, come detto, molte notizie ma il disco è abbastanza economico e discretamente reperibile, quindi potete investire a cuor leggero i pochi denari che servono ad averlo.

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Jessica Attene

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