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MOST Most Melodiya 1983 RUS
 

Per qualche strano motivo questo disco rischia di finire nel dimenticatoio, magari in qualche polverosa cantina assieme a cimeli dei tempi andati o magari al macero, come è successo ad altri dischi dell’etichetta di stato sovietica Melodiya, per riciclare il prezioso vinile in tempi di crisi. Eppure i Most, autori di un album che a ragione, come vedremo, rientra nel Progressive Rock sovietico, nascondono un progetto ambizioso, che dimostra di catturare appieno lo spirito del nostro genere. Il gruppo di Leningrado è stato fondato nel 1979 da un musicista rock abbastanza noto nell'underground locale, Valery Brovko. Il suo debutto avvenne con i Phantoms, a metà degli anni Sessanta, e successivamente la sua carriera continuò con gli Up & Down, ai quali si unì nell'autunno del 1970, dominando letteralmente lo scenario rock clandestino. Proveniva da quest'ultimo gruppo anche il bassista Leonid Musaev, violoncellista per formazione ma che nei Most suonerà il basso. Da notare che Brovko, assieme ai suoi Up & Down, ha suonato a Leningrado in occasione del concerto dei polacchi Skaldowie, proponendo la celebre "Hey Joe". Non ci rimane nessuna registrazione degli Up & Down ma si dice che in una fase della loro carriera si fossero avvicinati all'art rock che in quel periodo era popolare in occidente. La band si sciolse momentaneamente quando Brovko partì per andare a lavorare con la Filarmonica di Arkangelsk, dove suonava jazz rock e folk nel gruppo Pomori, per riformarsi nel 1973 nell'ambito dell'Unione dei Compositori, dove collaborò con il compositore Valery Arzumanov. Nel 1974, dopo che Arzumanov emigrò in Francia, il nucleo della band si unì infine ad un ensemble abbastanza celebre, i Poyushchye Gitary.
Il nome "Most" (Ponte) stava ad indicare un collegamento fra ambienti culturali diversi, quello della musica popolare e moderna e quello dell'Unione Dei Compositori (potente organizzazione sovietica che aveva il controllo sui concerti, sulle rappresentazioni teatrali, sulla pubblicazione delle opere musicali, sui negozi di dischi ecc.) che, per tradizione, si dedicava a repertori classici. L'unico album di questa formazione è composto da riproposizioni di opere di un compositore accademico, Sergei Banevich, scritte alcune per la televisione ed altre per il teatro. L'intento di Valery è proprio quello di voler formare un gruppo che si potesse esprimere attraverso la musica di qualcun altro. I Most comprendevano, oltre a Leonid Musaev al basso e al leader Valery Brovko che suonava la chitarra ed un sintetizzatore costruito artigianalmente e disegnato da lui stesso, Victor Dombrowski alla batteria, Valery Vdovin e Anatoly Fomin alle tastiere, oltre a Sergei Banevich in persona, sempre alle tastiere. Nell'album si alternano diversi cantanti solisti, accompagnati in qualche traccia da un gruppo vocale. In particolare la prima traccia, lo strumentale "Nochnoy Polet" ("voli notturni"), in maniera inconfondibile ci porta verso i territori del rock progressivo, con gli imponenti suoni del sintetizzatore, molto simili al Moog degli EL&P, un drumming dinamico e belle parti orchestrali che presentano punti di contatto anche con i connazionali Avtograf. Le composizioni hanno caratteristiche diverse, anche per l'alternarsi di diverse voci soliste, sia maschili che femminili. L'impatto vocale è comunque molto teatrale, a volte assimilabile alla musica classica, e solo labilmente è legato al classico stile canoro russo della chanson. Anche la struttura musicale richiama a volte gli spettacoli di Broadway, ma non perde mai la sua attitudine sinfonica, di matrice art rock, che ne fanno uno dei dischi sovietici più strettamente riconducibili a quello che classicamente riconosciamo in occidente come Progressive Rock.
L’attività in studio dei Most si protrasse dal 1980 al 1985 e portò alla realizzazione di diverse opere, con la partecipazione di molti ospiti. Oltre a questo album, stampato dall'etichetta di stato, il gruppo realizzò musica per documentari, per film, per opere teatrali, per la televisione ed alcuni pezzi, scritti da Brovko, si possono ascoltare tutt'ora nelle rappresentazioni teatrali. Successivamente la carriera del gruppo iniziò a smorzarsi, allorché Brovko fu riconosciuto come compositore ed entrò nell'Unione dei Compositori, onore che fu concesso, oltre a lui, soltanto ad un altro musicista di stampo rock e cioè Alexander Gradsky.

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Jessica Attene

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