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AARDVARK Put that in your pipe and smoke it Deram Nova 1970 UK
 

Gli AARDVARK appartengono all'epoca pionieristica del progressive, quando tale termine era usato in senso meno conservatore rispetto al presente, per indicare piuttosto una ricerca sonora volta alla sperimentazione e costantemente indirizzata al futuro. In tale contesto molti gruppi non erano neppure consci di fare progressive. Ritengo in ogni caso che lo fossero gli AARDVARK, i quali vissero lo spazio di un solo -folgorante quanto leggendario - album, uscito un anno dopo la formazione del quartetto nel 1970, parallelamente ai debutti di Quatermass, Beggars Opera, EL&P, Gentle Giant, Curved Air, Atomic Rooster (e mi si perdonino i nomi che non cito per motivi di spazio). Detto questo, sarebbe ora troppo facile accusare la band inglese di sound datato, sorpassato, incapace di resistere all'usura del tempo, tutti sinonimi per indicare un medesimo luogo comune, sin troppo ricorrente. Intendiamoci: tale giudizio è validissimo per molte altre formazioni dell'epoca (in particolare tedesche) ma da utilizzare sempre con intelligenza e senso della storia. Agli AARDVARK va semmai riconosciuto il carattere di gruppo anticipatore e ideatore di strutture musicali che poi sarebbero stati altri a sviluppare compiutamente. Lo stesso 1970 era un anno cardine (in Italia lo sarebbe stato il 1972) per l'esplosione del flash rock e gli AARDVARK, pur restando nella cerchia dei pretendenti per dirla con il grande Didier Gonzalez, fecero più che dignitosamente la loro parte. "Put that in your pipe" venne pubblicato per la Deram Nova da una formazione comprendente Franz Clark (bt), Dave Skillin (v), Steve Milliner (tast) e Stan Aldous (bs, ch). La strumentazione non può non far pensare a Egg e EL&P, dei quali gli AARDVARK furono senz'altro precursori, anticipandone più di una soluzione sonora: basti pensare ad un grande brano come "The green cap" per averne la riprova. Nell'album, molto vario ed interessante, troviamo anche dell'altro: momenti cosmico-spaziali alla Pink Floyd/Eloy, inflessioni blues ("Many things to do") ed una propensione musicale quasi esoterica, misticheggiante, ben in linea con gli episodi sinfonico/astrali sunnominati. In questo senso un combo al quale mi sento di poter idealmente collegare gli AARDVARK è quello dei Titus Groan, band che, pur maggiormente legata a tematiche ed atmosfere dark, sviluppò una concezione del prog simile. Musica ariosa e fluida, fortemente ricca e inventiva, ma sempre dotata di buona componente melodica. Gli AARDVARK videro solo l'alba di quel mondo nuovo che andava allora schiudendosi e che avevano contribuito a creare. Come detto, si sciolsero dopo il debutto. Alcuni dei membri rimasero nell'ambiente prog/hard, anche se sempre a livello underground. Il mio consiglio, sincero e spassionato, è uno solo: nonostante non sia tutto oro quel che luccica, volgetevi indietro. I continenti inesplorati sono spesso ricchi di belle sorprese.

Davide Arecco

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