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ANABIS Heaven on Earth autoprod. 1979 GER
 

L'opera prima dei tedeschi Anabis è senza dubbio una delle migliori espressioni del prog tedesco del periodo a cavallo degli anni 70 e 80. Devo confessare di aver trovato molte difficoltà nel datare l'LP, che io sapevo risalente al 1979, dal momento che nessuna annata è riportata sulla cover e che, a confondere ulteriormente le idee, ci si è messa anche la ristampa su vinile colorato del 1988. Nonostante ci sia ancora chi insiste nel collocare in tale anno la pubblicazione dell'album, tutte le fonti da me consultate concordano per una datazione tra il 79 e l'80 ed a queste fonti io mi associo.
Musicalmente il disco si colloca sul versante più genesisiano del prog tedesco, quello che ha avuto in Neuschwanstein e Ivory altri fondamentali esponenti, ed i brani sono difatti in grado di evocare spesso quelle magiche atmosfere cui Gabriel & co. ci avevano abituati. Particolare importanza è data dai testi, che in più di un'occasione finiscono con il condizionare anche l'aspetto prettamente musicale.
Prendiamo ad esempio la notevole suite "Malleus maleficarum", dedicata agli orrori dell'Inquisizione: qui sia le musiche che lo splendido cantato di Holger Sann (autentica anima del gruppo) assumono tonalità particolarmente drammatica, a sottolineare giustamente l'intensa carica emotiva di questo riuscitissimo pezzo. E' da notare l'atipica, ma comunque più che azzeccata, strutturazione del brano sotto forma di dialogo tra i protagonisti, cosa che rende questo pezzo probabilmente il più alla Genesis dell'intero lotto. L'altra pietra miliare dell'album è rappresentata dalla lunga pièce d'apertura "Heaven on Earth" (13 minuti, come la precedente), forse più moderna nel suo incedere, che ci regala un crescendo finale davvero esaltante. Il tema della composizione è questa volta dedicato agli effetti negativi che la TV, vista (non a torto) come una specie ci male della società, ha sull'individuo. Significativa a questo proposito anche la non eccezionale cover del disco.
Fanno da contorno alle due appena citate assi portanti dell'opera altre tre composizioni, tra le quali merita particolare menzione "Assassination", brano dedicato alle ingiustizie sociali, musicalmente accostabile alla title-track, che rappresenta la giusta conclusione per un album che ancor oggi si rivela di una freschezza davvero sorprendente. L'unico misero appunto che mi sento di muovere agli Anabis riguarda la mancanza di un pizzico di ironia nelle liriche, talvolta un po' troppo drammatiche e lapidarie.
Consigliabile, per coloro che abbiano apprezzato questo LP (e qui devo dire che ho sentito molte persone a cui non è piaciuto), è anche il secondo album del gruppo "Werr will!" che, pur senza raggiungere i livelli del primo (in parte perché penalizzato dal cantato interamente in tedesco), si dimostra un episodio ancora convincente. Da dimenticare è purtroppo "Theatre", il CD che ha segnato nell'88 il ritorno sulle scene degli Anabis, ricevendo riscontri negativi sia di critica che di vendite.

Riccardo Maranghi

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