Home

 
McLUHAN Anomaly Demand 1972 USA
 

Qualsiasi tentativo di cercare qualche notizia circa questo leggendario e misterioso gruppo sarà vana: persino l'enciclopedia Gibraltar ha scambiato la suddetta band per un gruppo italiano (!) non meglio precisato chiamato "Anomary" (!?!). Tutte le notizie biografiche che possiamo ricavare le deduciamo dalla copertina dalla quale leggiamo appena i nomi dei musicisti e l'apparato strumentale impiegato. L'oscura copertina è orrorifica e grottesca: ritrae una famiglia di mostri in una sorta di foto di gruppo scattata ad un ipotetico matrimonio horror. Al centro, davanti la torta nuziale, posano gli sposi: una sorta di Frankenstein verdastri e, a fianco a loro, nel mezzo di un corteo di creature deformi, sghignazza uno scienziato pazzo. Sullo sfondo un cronista è impegnato a fare il suo reportage. Dalla voce narrante che chiude la prima della 4 tracce ("The Monster Bride", canzone evidentemente dedicata alla mostruosa sposa) deduciamo che potrebbe trattarsi di un concept album. La folta coorte di musicisti si impegna con una strumentazione abbastanza variegata: si può notare una ben nutrita sezione di fiati e tastiere oltre allo xilofono e le urla.

Effettuato questo giro di ricognizione possiamo abbandonarci all'ascolto di questa saga a dir poco spettacolare. Subito all'incipit la sensazione è che si alzi improvvisamente una coltre di polvere depositata da decenni in uno scantinato ragnateloso. Un clarinetto e delle tastiere Canterburyane precedono di poco il rullare di tamburi, provenienti dall'oltretomba, che avanzano minacciosi assieme ad un organo dalla timbrica demodé e agli ottoni incombenti in un crescendo quasi ostile... poi, come se niente fosse, ecco una musichetta da circo con tanto di stacchetto della 20th Century Fox! Poi improvvisazioni sfrenate in chiave Jazz tra i Colosseum, i Gentle Giant o i Pink Floyd di "Atom Heart Mother" ed ancora voci di spettri, momenti grotteschi e ludici ma anche arie dominate dal flauto di una delicatezza struggente e altre fasi dotate di maggiore sinfonicità. L'alternarsi dei vari momenti è funambolico, come se fosse frutto di una mente instabile. Il cantato è molto lirico, un po' alla Lake come stile, anche se il timbro è più profondo. La seconda traccia, "Spiders (in Neals Basement)" è la più breve, circa 6 minuti contro la decina delle tracce di apertura e chiusura ed i 9 della traccia successiva. In questo caso godiamo di un Jazz Prog alla Colosseum dallo swing accattivante, con ottoni esuberanti ed un'ottima performance vocale che si gioca su più registri (non si sa bene ad opera di chi, visto che dalle note di copertina pare che un po' tutti sappiano cantare). Comunque deduciamo che lo scantinato del chitarrista Neal Rosner, come si può intuire dal titolo, non è molto accogliente! La terza traccia ("Whitches Theme and Dance") si apre con una splendida cavalcata dominata da un Moog ululante e dall'azione combinata di ottoni sempre più irrequieti. Sembra davvero di veder ballare le streghe! Anche qui godiamo di cambi di tempo e aperture verso momenti più lirici e malinconici, ma le sorprese si annidano sempre dietro ogni angolo e i momenti acrobatici si sprecano. E' comunque interessante notare come la furia dei musicisti venga convogliata verso qualcosa di creativo e spettacolare che non perde di vista la riuscita dei pezzi nella loro globalità. Da non sottovalutare il lavoro della sezione ritmica, con un basso spesso usato come un contrabbasso ed una batteria sempre pronta ad assestarsi sulle variazioni di tempo.

Campane funeste per la traccia di chiusura, "A Breaf Message from the Local Media" che si apre con una tromba che sembra annunciare chissà quale sciagura. Il cantato malinconico, accompagnato dal flauto, dimessi arpeggi elettrici, organo di sottofondo e una batteria accarezzata sui piatti, si estende per circa 4 minuti dopodichè una voce narrante ci porta verso la seconda metà del pezzo e purtroppo verso la fine dell'album: rullo di tamburi e volo pindarico finale condito di mille stranezze, compreso un intermezzo che sembra scandito dal picchiettare di un piccone e che sembra prendere in giro "West Side Story". Un'ultima buffa marcetta in dissolvenza chiude questo disco anomalo che ci auguriamo venga al più presto ristampato per la gioia e la curiosità di tutti gli ascoltatori Prog.

Jessica Attene

Italian
English