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TAMALONE New acres Demand 1979 NL
 

L'unica testimonianza che questa semisconosciuta band olandese ci ha lasciato è costituita da questo breve LP (di circa 36 minuti) pressoché introvabile, composto da 10 canzoni altrettanto brevi, equamente suddivise fra le due facciate. Vale comunque la pena di ascoltare quest'opera non eccelsa né pretenziosa ma decisamente gradevole. La formula è molto semplice e pone in risalto la forma della canzone con strofe e ritornelli lineari e di facile assimilazione. Lo stile è quello dello hard rock folk di ispirazione Tulliana, con una netta prevalenza di pezzi lenti e rilassati. La chitarra acustica è spesso dominante (anche se le canzoni non sono mai interamente acustiche) e rappresenta a volte l'unico strumento di accompagnamento alla voce di Cees Van Aanholt che presenta, neanche a farlo apposta, qualche vaga affinità con quella di Ian Anderson. Alla chitarra acustica si viene a volte ad intrecciare un elegante pianoforte, mentre in altre occasioni viene preferito il classico Hammond che comunque non avanza mai in primo piano. A rafforzare le somiglianze col più noto gruppo inglese interviene di tanto in tanto il flauto, suonato alla classica maniera di Anderson ma utilizzato comunque con grande parsimonia. I pezzi più movimentati sono sostenuti da riff di chitarra elettrica riverberanti, asciutti, molto semplici nella loro progressione ma abbastanza incisivi. A volte l'ispirazione Tulliana si muta in una somiglianza davvero marcata: è questo il caso della movimentata "Homage to Life", che si apre proprio con un flauto caratteristico, o della graziosa "Intepreter", con un riff alla "Locomotive Breath". Altre volte il morbido progredire delle ballads, con sequenze elettro-acustiche delicate, fanno pensare di più a qualcosa dei Dire Straits, come nella parte conclusiva di "Moments of Grief". In due occasioni è invece la voce femminile di Esther van der Hoorn ad esibirsi e questo avviene nella malinconica "Answers" e nell'ambito della già citata "Interpreter" con delle sembianze, in quest'ultimo caso, quasi celtiche. Insomma, un album carino ma come tanti, il cui fascino fondamentale è dato prevalentemente dalla sua rarità.

Jessica Attene

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