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NIMBUS Obus autoprod. 1974 FIN
 

Sicuramente questo vinile si trova nella wish list di molti appassionati; purtroppo però il disco originale è stato stampato con una tiratura abbastanza risicata e persino le notizie biografiche della band si trovano con difficoltà. La musica è tutto quello che ci rimane e non è poco: quello che conta è che cinque musicisti ed un violinista aggiunto, sotto il nome di Nimbus, decisero anni fa di incidere su un supporto analogico le proprie canzoni, sei in tutto. Le lande scandinave saranno anche fredde ma la musica dei Nimbus è calda ed incisiva seppure oscura e grezza. La registrazione e la produzione sono a dir poco rudimentali ma il suono sporco degli strumenti e la spontaneità della musica costituiscono in questo caso un valore aggiunto all'opera. L'elemento più agghiacciante è costituito invece dalle parti vocali, non tanto perché la lingua finnica sia ostica e poco armoniosa, quanto per la tecnica canora di Pasi Saarelma a dir poco approssimativa. Cancellate le parti cantate, la musica è a dir poco sublime.
Lo scalpitare di un cavallo al galoppo (sarà forse quello di San Giorgio, ritratto con un'iconografia singolare nel retro copertina mentre schiaccia un drago abbracciando una chitarra elettrica?) introduce la traccia di apertura "Ennustus": poche note di chitarra ed un oscuro violino si muovono con cadenze quasi doom e subito facciamo conoscenza con la voce poco aggraziata e anche poco intonata di Pasi (bisogna precisare che tutte le canzoni, purtroppo, sono cantate!). L'oscura traccia oscilla fra suggestioni tenebrose e aperture jazz-fusion con preziosi assoli di chitarra, dal suono pulito, e caldi intarsi di organo. Già dalla seconda traccia ("Jälkisäädös") la band dimostra di saper volare sugli strumenti, alternando ai momenti più rilasciati efficaci ma brevi fughe strumentali, con assoli jazz fusion di chitarra e organo, eseguiti a ritmo serrato ed in maniera non precisissima ma spontanea. "Muutos" chiude il lato A del vinile con intarsi di violino delicati e calde note di Hammond che procedono su rilassanti sentieri rock fusion costellati da graziose aperture sinfoniche ma calpestati ancora una volta, purtroppo, dalla sgraziata voce di Pasi.
La seconda parte dell'opera si apre con la breve "Epilogi" con un aggraziato pianoforte che segue una ritmica spezzettata e concede, nella parte centrale, un morbido assolo. Ancora gli zoccoli di un cavallo in corsa aprono "Pessimistinen Dialogi", forse il brano più convincente dell'album assieme alla traccia di chiusura, dominato da meravigliose fughe strumentali ad opera di uno Hammond carico, domato dall'abilissimo Pekka Rautio. All'organo si intreccia la chitarra di Harri Suilamo dalle suggestioni folk-fusion. Non sono fuori luogo paragoni con i connazionali Finnforest, nella loro versione più grezza e meno sofisticata, per citare un gruppo di più larga accessibilità grazie alle ristampe su supporto digitale. Le onde del mare ci preparano per la traccia di chiusura "Yksinäinen Purjehtija", dalle melodie ariose, ricamate ancora una volta dal sapiente intreccio di Hammond e chitarra. In questo caso Pasi cerca di imprimere un po' più di sentimento alla sua voce ma il risultato è ancora una volta incerto. Un prezioso assolo a due, chitarra - Organo, chiude il brano e l'intero vinile, troppo bello nella sua spontaneità per rimanere ignoto agli estimatori del genere.

Jessica Attene

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