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NATTURA Magic key autoprod. 1972 ISL
 

Questo LP rimane l'unico parto di questa band semisconosciuta: fra le note di copertina non riusciamo neanche a ricavare i nomi dei musicisti la cui unica testimonianza, oltre la musica ovviamente, rimane una scolorita foto che tra l'altro non mostra neanche chiaramente le loro sembianze. Accontentiamoci quindi dell'esperienza di ascolto che vi intratterrà per appena 40 minuti. La musica viene suddivisa in 9 tracce di durata abbastanza contenuta, due delle quali strumentali e le restanti cantate in lingua inglese. Prevalentemente la voce solista è femminile e bisogna dire che si tratta proprio di una bella voce, dall'impostazione jazzistica e dal timbro squillante e limpido. Una parte delle canzoni, tre in tutto, è invece affidata a una voce maschile più ordinaria ma comunque gradevole. Lo stile musicale è nel suo complesso una sorta di hard rock con venature blues, contaminazioni psichedeliche e folk anche se non vi è nulla che ci possa indurre a pensare che questo è un gruppo islandese. Il sound è ruvido e governato da chitarre vivaci ma grezze, che si lanciano in assoli spesso approssimativi, e da un onnipresente Hammond che ritroviamo a intessere i ritmi di base assieme alla chitarra, un po' come nei Deep Purple. La coppia di canzoni di apertura "Could it be Found" e "Out of the Darkness" è quella che presenta un'impronta più marcatamente jazz ed è caratterizzata da linee di cantato agili e particolari nella loro progressione. "Gethsemane Garden", interpretata dalla voce maschile, è invece un brano molto più consueto in semplice stile hard rock, come abbastanza banale appare "My Magic Key" (sempre interpretato dal medesimo cantante) che si configura come un semplicissimo pezzo pop. Le tracce più sperimentali sono invece rappresentate da quelle di minutaggio più lungo (anche se non arrivano ai 7 minuti). Lo strumentale "Butterfly" presenta un incipit oscuro con effetti sonori piuttosto tetri che si contrappongono alle note delicate del pianoforte; il brano si sviluppa in maniera abbastanza distesa per culminare in un finale sinfonico e pacato. "Since I Found You" ha un inizio caratterizzato da un cantato maschile etereo e sfocato, trasformandosi poi d'improvviso in una furiosa, ma non aggressiva, cavalcata space-sinfonica, contraddistinta da uno scatenato Moog che contrappunta con la chitarra, per terminare poi così come è cominciata.
La band avrebbe meritato di certo miglior fortuna e l'avrebbe forse avuta, se non fosse stato per il suo isolamento geografico. Di certo "Magic key" è un album il cui valore non risiede unicamente nella sua pressoché impossibile reperibilità.

Alberto Nucci & Jessica Attene

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