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CRACK Si todo hiciera crack Chapa Discos 1979 SPA
 

Correva l'anno 1979 quando i Crack dettero alle stampare "Si todo hiciera crack", disco che rimane tutt'oggi l'unica eredità vinilica lasciataci da questa misconosciuta ma grandissima band spagnola. Il gruppo allineava tra le sue fila cinque componenti: Alberto Fontaneda (chitarra elettrica), Manolo Jimenez (batteria e percussioni), Alex Cabal (banjo) e Mento Hevia (tastiere, pianoforte e voce).
La musica che scaturisce con estrema fluidità dai solchi dell'LP è il risultato di una magistrale fusione tra le influenze dai mostri sacri del prog-rock anglosassone (vedi Genesis o Jethro Tull) ed una cultura musicale di stampo tipicamente latino. Ciò che ne viene fuori è un suono particolarmente elegante e raffinato, arricchito anche dall'ampia strumentazione impiegata dal gruppo e impreziosito da aperture e passaggi di rara bellezza.
Sette sono i pezzi che compongono l'LP. L'apertura spetta a "Descenso en el Mahellstrong", splendido e melodioso strumentale con chitarra acustica, piano e flauto in evidenza. Seguono "Amantes de la irrealidad" e "Codarde o desertor", brani dalle melodie intriganti ed assolutamente geniali (almeno a parere di chi scrive...), il primo più introspettivo e delicato, il secondo dotato di una maggiore verve. Chiude la prima facciata la gradevole ma non eccelsa "Buenos deseos", probabilmente il pezzo più leggero del disco.
Atmosfere sinfonicheggianti e passaggi jethrotulliani caratterizzano la superba mini-suite "Marchando una del Cid", divisa in due movimenti e ricca di breaks e cambiamenti d'atmosfera, di canti e controcanti. Un gran bel pezzo.
Il disco riserva comunque un'ultima piacevolissima sorpresa con la title-track, lunga composizione introdotta da una voce femminile (ma dov'è la donna nel gruppo?) che raggiunge il suo apice nello splendido finale, giocato su di un'avvincente melodia. C'è ancora spazio per "Epilogo", breve strumentale che riprende il tema portante di "Si todo hiciera crack" e che onestamente ha il vago sapore di riempitivo.
Non nascondo la mia ammirazione per questo (a mio parere) grande album che non esito ad inserire nella non troppo ampia schiera dei dischi capolavoro del progressive rock. Non posso quindi fare a meno di consigliarne l'ascolto a tutti gli amanti del genere. Purtroppo rimane un onnipresente ostacolo da superare: pare infatti che l'unica via per procurarsi questo LP sia l'acquisto della ristampa giapponese, con una spesa prevista non indifferente.

Riccardo Maranghi

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