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BLAKE, TIM Crystal machine Egg 1977 UK
 

Come i prog-nauti più attenti sapranno, Tim Blake suonò le tastiere (sotto pseudonimo) negli album forse più significativi tra quelli realizzati dai primi Hawkwind - "In Search of Space" (1971) e "Doremi Fasol Latido" (1972) - nonché nell'estensione live di questi, "The Space Ritual Alive in Liverpool and London", dell'anno successivo. Lasciata l'astronave del capitano Brock, l'inquieto sintetista collaborò in seguito con i Gong, nei loro dischi più legati al jazz-rock - "The Flying Teapot" (1973), "You" (1975), "Live" (1977) e "Gong est Mort" (1977), questi ultimi due con registrazioni risalenti agli anni precedenti. Tuttavia, neppure l'ingenua e spontanea sperimentazione psichedelica della band anglo-francese riuscì a soddisfare Blake. Stabilitosi ormai in Francia, vi conobbe Patrice Warrender (proiezionista ed autore di installazioni audio-video) e si legò alla piccola ma volitiva Egg. Nel 1977 iniziò quindi una breve carriera solistica, concretatasi in due album, quello qui in questione e "New Jerusalem" (1978). Interamente scritto, suonato e prodotto da Blake, questo "Crystal Machine" rimane una delle più belle testimonianze dell'elettronica non tedesca sul finire dei Seventies. Se il post-punk e la new wave, di lì a poco, ne avrebbero rielaborato la proposta su basi pop e rock, l'approccio di Blake si rivela maggiormente riconducibile al modello rappresentato dai Tangerine Dream e in minor misura da Klaus Schulze. Peraltro, il gusto del musicista è molto personale e non si limita a ripensare quelle strutture che il kraut-rock aveva fatto conoscere in tutto il mondo. Infatti, sia "Midnight" sia "Metro / Logic", con le quali si apre l'opera, finiscono per palesare, dietro un impianto (in apparenza) teutonico, diversi spunti nord-europei. Se le sequenze rinviano a Froese e compagni, le scelte melodiche tradiscono influenze derivanti dal progressive britannico dell'epoca. Con, in più, una vena creativa non sempre inquadrabile dietro definizioni di comodo. La terza traccia, "Last Ride of the Boogie Child", registrata al Seasalter Free Festival del 1976, è invece più vicina allo stile Hawkwind, così come all'hard cosmico degli Ufo di "Flying" (1971). "Synthèse Intemporel" è un altro brano live, registrato questa volta al Palace Théatre di Parigi, il 18 febbraio 1977. La composizione avvolge chi ascolta nelle trame di un insistito gioco di riverberi, non lontano dal minimalismo di Terry Riley. Con "Crystal Presence", infine, si torna alla cascata di suoni sintetici dei primi due pezzi. Un vero e proprio tappeto di note spaziali ci accompagna alla fine di questo viaggio. Come sempre, trattandosi di elettronica, riesce difficile descrivere la vasta gamma cromatica delle soluzioni timbriche impiegate. Musica d'ascolto, da sentirsi a luci spente, ben strutturata ed estremamente suggestiva. Affiancato da Warrender, con il suo Spectra Physics 164 Argon Laser, Blake utilizza il migliore campionario di tastiere dell'epoca (2 EMS Synthis A's, Minimoog, EMS Frequency Shifter, MXR Flanger, Sony TC 850 Tapedeck Echo, Sony MIX 12 ed ELKA Rhapsody). Il risultato è un piccolo capolavoro, misconosciuto ed irripetibile, dotato di incredibile fascino. In alcuni punti può venire in mente il primo Jean-Michel Jarre. Ma Tim Blake assomiglia solo a Tim Blake.

Davide Arecco

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