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KVARTETTEN SOM SPRÄNGDE Kattvals Gump 1973 SVE
 

Non si tratta di un quartetto, come il nome, preso da un celebre romanzo del 1924 del poeta svedese Birger Sjöberg (“Il quartetto che si divise”), lascia intendere, bensì di un trio, composto per la precisione dal chitarrista e bassista Fin Sjöberg, dal tastierista Fred Hellman e dal batterista Rune Carlsson (che ha lavorato, fra gli altri, anche con Bo Hansson). A dire il vero un quartetto all’inizio lo erano davvero, almeno finché la cantante Margareta Söderberg non lasciò il gruppo proprio poco prima della pubblicazione di “Kattvals”. In quell’anno il trio svedese superstite aveva collaborato, assieme a Bo Hansson, alla realizzazione di “Valhall”, il quarto album del cantante Bernt Staf. Questa collaborazione comunque non si ripeterà e anche i Kvartetten, dopo “Kattvals” non pubblicheranno altri album.
Questa unica creatura della band è composta da sette canzoni interamente strumentali per una durata complessiva di circa 35 minuti. Ad aprire l’album un brano festoso, “Andesamba”, in cui Carl si scatena con le congas in una specie di samba prog fusion in stile Santana con parti movimentate di organo ed un finale seducente dominato ancora dal caldissimo Hammond di Fin e da un solare assolo di chitarra molto sinfonico in stile Kaipa (i primi naturalmente). “På en sten” è un lento guidato da un flauto soave e da una batteria accarezzata sui piatti, le atmosfere sono soft ed eleganti e sullo sfondo troneggia sempre lo splendido organo. Chiude il lato il brano più lungo del lotto, “Gånglåt från Valhallavägen”, con i suoi otto minuti e mezzo di durata. L’incipit è affidato a suoni di campanacci fatti tintinnare in maniera sorda e confusa da un alito di vento, la mente dell’ascoltatore viene condotta verso i gelati spazi aperti della campagna svedese e la musica viene graziosamente contaminata dal folk e da sfumati aloni psichedelici. La chitarra di Fin ripete ciclicamente un motivetto che sembra risalire alla tradizione locale, in un loop affascinante che ha il ritmo di una marcetta, come uno di quelli che attualmente potrebbero costruire i Grovjobb. A ruota l’organo segue con lo stesso motivo che si sviluppa in un crescendo ciclico ed ipnotico. La title track apre il lato B del vinile e si muove su temi musicali dal sapore più strettamente jazz fusion, con bellissimi assoli di organo ed un groove coinvolgente. Sicuramente fra i punti di riferimento, per inquadrare lo stile della band, potremmo nominare i Fläsket Brinner in una versione meno goliardica. “The sudden grace ” conserva fragranze similari alla traccia precedente, con assoli in sequenza di chitarra e Hammond. “Vågspel ” è un suffusissimo brano di atmosfera per solo organo che ci prepara alla breve traccia di chiusura “Ölandsshuffle ”, frizzante e spensierata. Viene da chiedersi come sarebbero state queste canzoni con la voce di Margareta: questa curiosità non potrà di certo essere esaudita e comunque non si sente la mancanza di un cantante in questo delizioso album purtroppo difficile da reperire al momento. Sicuramente fra i gruppi svedesi da riscoprire.

Jessica Attene

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