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PANDORA |
Measures of time |
SMA 3002 |
1974 SVE |
Il gruppo nasce nel 1971 grazie al batterista Bertil Jonsson ed al chitarrista Urban Götling. Al duo si unirono presto il cantante Peter Hjelm, il pianista Jan Erik Dockner ed il bassista Björn Malmqvist. In questa versione la band iniziò a suonare un robusto hard rock in stile Uriah Heep. Il chitarrista originario fu presto sostituito da Åke Rolf (proveniente dagli H2O) e Leif Hellqvist, andando a costituire finalmente la formazione impegnata nella realizzazione di "Measures of Time", l'unico album mai rilasciato dal gruppo, se si esclude il singolo "Makten/..och Härligheten", pubblicato nel 1978 con un organico parzialmente rinnovato. Il duo chitarristico introdusse una vena jazz rock alla musica del gruppo che si andava arricchendo progressivamente di magnifici spunti sinfonici.
Lo stile che possiamo ammirare in questa rara perla del panorama musicale svedese è un intrigante hard rock sinfonico, sostenuto da una sezione ritmica vivace e di gran pregio, con un basso sempre in evidenza e ricami pianistici inseriti con gusto e diffusamente presenti. Il Moog entra in gioco in occasioni limitate ma in maniera efficace e funzionale alle canzoni e lascia campo al piano acustico, strumento che Janne sembra di gran lunga preferire e col quale elabora splendidi intrecci classicheggianti. La coppia di chitarre, che spesso si intreccia in maniera gentile con il piano, irrobustisce la musica che comunque conserva una profonda matrice sinfonica.
Purtroppo la durata dell'album è contenuta: abbiamo infatti 34 minuti circa di musica distribuiti su un set di 6 canzoni che presentano una durata media equilibrata, con un paio di pezzi di circa quattro minuti, un'altra coppia che si attesta sui cinque e le restanti due sui sette minuti.
L'intro classicheggiante della traccia di apertura, la title track, eseguita in maniera scandita ha quasi un effetto alla Richard Clayderman, molto frizzante e particolare, in combinazione col dinamico hard rock degli altri strumenti e con la voce profonda e potente di Peter. "Dusty Ledger" ha una struttura articolata in maniera spettacolare, con una vena sinfonica brillante e numerose variazioni tematiche. Si percepisce una morbida e suadente vena hard blues in cui si inseriscono il piano onnipresente e splendidi assoli di chitarra che pongono l'accento sulla costruzione melodica più che sul virtuosismo, in uno stile che potrebbe richiamare i Kaipa. La voce di Peter rende il pezzo coinvolgente a livello emotivo ed il cantato in inglese aiuta senz'altro in questo senso. "The Queen" chiude il primo lato del vinile con la sua verve divertente e le sue meravigliose spinte sinfoniche guidate dall'abile Janne. Il lato B si apre con un pezzo globalmente più semplice, basato sulla ripetizione di certi elementi melodici, ma sicuramente coinvolgente, guidato da un ritornello accattivante e con un graziosissimo assolo di Moog. In "Tailor" le linee vocali sono meno efficaci mentre nella conclusiva "Mind of Confusion" troviamo uno stile più confidenziale e malinconico per quella che si configura come una sorta di semi-ballad appassionata con parti strumentali semplici e graziose.
Il gruppo divenne fonte di ispirazione per le band locali: Gideon Andersson and Per Ramsby dei connazionali Tribute erano degli assidui frequentatori dei loro concerti e Per, in qualche occasione, si unì ai Pandora fornendo il suo contributo nelle parti tastieristiche. Nel 1976 Hellqvist e Malmqvist abbandonarono il gruppo e furono sostituiti dal tastierista Uffe Stern e dal bassista Gunnar Hermelin. La band continuò a fare concerti nel proprio paese, esibendosi con i Kaipa ed i Trettioåriga Kriget. Da segnalare anche un'apparizione radiofonica nel noto programma locale "Tonkraft" per l'emittente P3 dove presentarono il nuovo singolo. I Pandora si divisero infine nel 1980: Jan, Uffe e successivamente Åke Rolf e Gunnar Hermelin continuarono la loro attività musicale nella rock band Flojd & The Boys (che esisteva già dal 1975) mentre Björn Malmqvist entrò nell'orchestra sinfonica di Norrköping. |
Jessica Attene
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