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ANAWA Anawa Polskie Nagrania/Muza 1973 POL
 

Le origini degli Anawa risalgono al 1966, anno in cui Marek Grechuta, allora studente di architettura (che diverrą in futuro un cantante celebre ed apprezzato del panorama musicale polacco), forma, assieme al pianista Jan Kanty Pawluśkiewicz, una compagnia di cabaret chiamata Anawa (dal francese en avant, in avanti) che perņ si trasforma presto in un gruppo musicale, conservando lo stesso nome. I primi successi arrivano con "Tango Anawa" che si aggiudica il titolo di miglior canzone al sesto festival della canzone studentesca nel 1967. Nel 1969 il gruppo ottiene un premio in occasione della settima edizione del celebre festival di Opole con "Wesele" e due anni dopo, con la canzone "Korowód", vince l'edizione di quell'anno della stessa manifestazione. Marek si mette in evidenza per le sua grande sensibilitą artistica che lo porta a fondere la poesia, spesso con richiami ad autori classici del suo paese, ad uno stile musicale leggiadro, che spicca per gli arrangiamenti preziosi e delicati che fanno gioco sugli archi, su momenti corali suggestivi e sonoritą ipnotiche elettroacustiche. Marek č allo stesso tempo cabarettista, pianista, cantante e poeta e nel suo gruppo passano grandi talenti, come Marek Jackowski, fondatore dei Maanam, o Jacek Ostaszewski, che darą vita ai celebri Osjan. Dopo aver realizzato due album con gli Anawa, Marek decide di lasciare il gruppo e di lanciarsi verso una carriera solistica che sarą scandita dalla pubblicazione di molti album e che termina il 9 Ottobre nel 2006 con la sua morte, all'etą di 61 anni.

Nel 1973 gli Anawa realizzano il loro terzo ed ultimo album e al posto di Marek giunge un altro personaggio di gran carattere, Andrzej Zaucha, cantante di grande talento che ricordiamo per un altro piccolo gioiello del prog polacco, l'album che realizzarą nel 1975 con i suoi Dżamble intitolato "Wołanie o słońce nad światem". Il gruppo č completato da Anna Wójtowicz, la graziosa violoncellista che ha suonato nella canzone a lei dedicata degli Skaldowie, Jan Gonciarczyk (contrabbasso), Zygmund Kaczmarski (chitarra, violino), Tadeusz Kożuch (viola, tromba), Eugeniusz Makówka (percussioni) e Zbigniew Frankowski (voce e chitarra). Con questa nuova formazione la band ha inciso soltanto questo album, intitolato semplicemente "Anawa", la cui musica č stata realizzata dall'ormai unico leader Jan Kanty Pawluśkiewicz, con testi scritti dal celebre paroliere L.A. Moczulski, famoso anche per la sua collaborazione con gli Skaldowie. Il disco appare grazioso a partire dalla copertina, avida di note circa il gruppo, di cui non ci viene presentata neanche una foto e i cui nomi sono scritti praticamente sui bordi, in maniera poco leggibile, ma dominata da un coloratissimo disegno a tinte pastello. La musica č allo stesso modo leggiadra e sinfonica e si innesta sulla stessa scia dei vecchi album, mostrando allo stesso tempo dei punti di contatto con la produzione successiva di Grechuta. Abbiamo quindi una serie di canzoni, undici in totale, che si dividono fra scelte quasi cantautoriali e delicati spunti sinfonici dominati dagli archi, tratteggi acustici e la voce di Zaucha che fa da filo conduttore, rimpiazzando in maniera brillante quella di Marek. Come lui, Andrzej riesce a catturare l'attenzione del pubblico dando particolare intensitą e sentimento ai versi di Moczulski, con un approccio a volte quasi recitativo, con il suo timbro vellutato ed uno stile che in parte sembra rincorrere quello del grande maestro Niemen. La musica sullo sfondo č un contorno sfumato ma particolareggiatissimo, mai dirompente ma sempre aggraziato.

Il lato A del vinile č composto da un totale di sei canzoni, suddivise perņ in 3 tracce. "Kto wybiera samotność" (Chi sceglie la solitudine) e "Człowiek miarą wszech rzeczy" (l'uomo misura ogni cosa), i pezzi d'apertura, che si susseguono in stretta continuitą, colpiscono per l'oscuro tappeto di cori che fa da sfondo al cantato austero di Zaucha e presentano linee melodiche semplici ma inquietanti, con vaghi riferimenti alla musica sacra. Fra i brani pił belli del vinile troviamo sicuramente la lunga sequenza centrale, composta da "Abyś czuł" (ti senti cosģ) e "Widzialność marzeń" (la visibilitą dei sogni), che si sviluppa sull'onda di un contrabbasso pulsante, con ricami di sottofondo imbastiti dalla tromba e dagli archi. Il pezzo ha un andamento coinvolgente con un'apertura poetica centrale, in cui si insinuano i vocalizzi malinconici e quasi spettrali di Anna Wójtowicz, con gli archi sullo sfondo, percussioni che palpitano leggere in lontananza, e un crescendo lento e progressivo dai contorni psichedelici, elegante e suggestivo. A spezzare la tensione, la parte conclusiva della suite appare distesa e romantica, con i suoi ricami acustici e i cori sfocati che contornano la voce di Zaucha. "Ta Wiara" (questa fede) compone assieme a "Będąc człowiekiem" (ci sono persone) l'ultima sequenza musicale. La prima č monotona ed insistente, con cori scanditi ed imponenti, e una parte strumentale in chiusura con un bell'assolo di violino; la seconda va segnalata per i testi riadattati in polacco dagli scritti di Giordano Bruno. Il lato B č composto da 5 tracce separate, anche se la prima, sull'etichetta, viene segnalata come un tutt'uno con la seconda canzone. Molto graziosa la traccia di apertura "Stwardnieje ci łza" (Per te le lacrime si induriranno), dai ritmi quasi bandistici e scanditi dai tonfi della grancassa. La successiva č una semplice e romantica ballad cantautoriale, "Tańcząc w powietrzu" (danzando nell'aria). La centrale "Uwierz w nieznane" (Credi nell'ignoto) č forse la traccia di maggiore interesse del lato B: si contraddistingue per la sua architettura aggrovigliata, in cui si intrecciano le suggestive tracce vocali, quasi sussurrate, e le sequenze acustiche scandite da percussioni tradizionali e complessi intrecci di archi fra il jazz ed il folk. Le tracce conclusive, "Kto tobie dał" (Chi ti ha dato) e "Nie przerywajcie zabawy" (Non fermare la festa) sono molto pił semplici e lineari, quasi cantautoriali, ma pur sempre eleganti e piacevoli.

Purtroppo non si sente parlare molto in giro, persino negli ambienti prog, di questo album che occupa tuttavia una posizione di tutto rispetto nella storia del progressive rock polacco, per le idee contenute, per la qualitą e la piacevolezza della musica ma anche per i personaggi coinvolti, sicuramente non di secondo piano. Da notare che la ristampa su CD, pubblicata dalla Digiton del 1993, č diventata pił rara del vinile originale. Un destino diverso č stato riservato ai primi due album del gruppo, che, potendo contare sulla grossa figura di spicco di Grechuta, vengono incorporati nella discografia dell'artista e quindi ricordati in Polonia anche al di fuori del circuito progressivo e si trovano facilmente e a poco prezzo anche su CD.

Jessica Attene

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