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C & K VOCAL Generace Supraphon 1977 CZE
 

Sotto questo nome particolare si nasconde un progetto molto interessante, almeno per quanto riguarda il debut album che analizziamo in questa sede, registrato fra il 1974 ed il 1976 ma pubblicato solo nel 1977. Andando a spulciare i crediti sulla copertina del disco scopriamo infatti una serie di interessanti partecipazioni che pian piano vi svelerň. C e K non sono altro che le iniziali dei due cantanti Jiří Cerha e Ladislav Kantor che nell'economia del gruppo rappresentavano rispettivamente il principale compositore ed il paroliere. Il loro intento era quello di raggruppare cantanti con diverse caratteristiche e timbriche allo scopo di creare canzoni in cui le parti vocali fossero l'elemento di maggiore risalto. Il gruppo vocale venne completato cosě da una serie di ugole strepitose che comprendevano Helena Arnetová, Petra Janů, Luboš Pospíšil, Zuzana Hanzlová, Milena Červená, Ivana Štréblová e Jiří Šlupka Svěrák, i primi tre dei quali, assieme ai due leader e fondatori, costituivano il nucleo delle voci soliste. La parte musicale era invece affidata ai Labyrint di Pavel Fořt, gruppo che nacque dalle ceneri dei famosi Flamengo e che comprendeva il celebre chitarrista Ota Petřina, il bassista Vladimír Kulhánek, il tastierista Pavel Větrovec, il sassofonista Jan Kubík ed il batterista Anatoli Kahout. Fra gli ospiti chiamati a partecipare all'album segnaliamo nientemeno che Vlado Čech (dei Blue Effect) alla batteria, Martin Kratochvíl e Jiři Stivín dei Jazz Q, rispettivamente al Moog e al flauto, Jan Neckář, fratello di Vakláv (che realizzň degli ottimi album prog), sempre al Moog e Vladimír Padrůněk (che ha suonato in "Symbiosis" dei Jazz Q) al basso. Di "Generace" esiste anche una versione antecedente in inglese, "Generation", pubblicata nel 1976 sempre per la Supraphon, che comprendeva una cover di "Pilgrim" degli Uriah Heep.

Giŕ dai primissimi momenti della traccia di apertura, "Rám příštích obrazů" (pezzo che possiamo ascoltare in una versione lievemente diversa anche nell'album dei Flamengo "Kuře v hodinkách"), il gruppo mette subito in chiaro le sue coordinate stilistiche attraverso un'esplosione dirompente in crescendo di voci maschili e femminili che si fanno eco l'una con l'altra (che ricordano vagamente i Focus di "Hocus Pocus") con il ruolo solista affidato ad una travolgente Helena Arnetová. La musica č un tagliente hard blues, che stilisticamente potrebbe meglio collocarsi nei primi anni Settanta, con chitarre Hendrixiane ed un climax festoso da Musical. E in effetti l'aspetto teatrale non era certamente secondario per questa band, visto che dal vivo era posta una grande attenzione alla scenografia e alle coreografie. Oscura e magnetica č la successiva "Na kraji", scandita da percussioni tradizionali in stile Santana, e dominata dalla voce cavernosa di Jiří Cerha, che potrebbe ricordare quella del polacco Andzej Zaucha. Non sfuggono bellissimi riferimenti agli Anawa, non casuali dal momento che la traccia di chiusura č una bella versione di "Korowód", la title track del terzo album della band polacca, riproposta con liriche tradotte in ceco da Kantor. "Lásko, Lásko" chiude il lato A del vinile e sorprende tantissimo per la somiglianza con la parte finale di "The Temple" di Jesus Christ Superstar, quella in cui Gesů č travolto dalla folla dei lebbrosi. I toni di questa canzone sono drammatici e pieni di pathos, con bei riff di chitarra e archi melodrammatici sullo sfondo, mentre il bellissimo Moog č quello di Kratochvíl. Le parti strumentali, sebbene ben realizzate e d'effetto, passano comunque quasi sempre in secondo piano rispetto al tripudio di voci. Il lato B si apre con "Doky, vlaky, hlad a boty" (anche questa presente nel giŕ citato album dei Flamengo)con cori soft ed un piano elettrico dal sapore jazzy. La title track č bella per i suoi toni drammatici, amplificati dall'interpretazione quasi rabbiosa di Cerha, affiancato qui nel suo ruolo di solista dalla voce teatrale di Petra Janů. Gli intrecci con il flauto di Jiři Stivín, con l'organo austero e con il Moog di Neckář creano un effetto altamente suggestivo. Dopo la breve "Vteřiny", conclude l'album la giŕ annunciata cover di "Korowód" ("Chorovod" in ceco), in cui Ladislav Kantor prende il posto di Grechuta imitando il suo stile cantautoriale in maniera efficace. Molto eleganti sono i controcanti e bellissimo č il crescendo strumentale sul finale che chiude l'album in maniera travolgente.

Dopo questo album, particolarissimo nel suo genere e coinvolgente, i C&K Vocal hanno realizzato una serie di altre incisioni ma nessuna mai eguaglierŕ il bel debutto. I dischi successivi infatti hanno uno stile maggiormente cantautoriale e perdono sia quel bellissimo impatto degli intrecci vocali ma soprattutto l'incisivitŕ e la potenza delle parti strumentali. Sei delle sette canzoni di questo album (piů un a versione del 2005 di "Vteřiny") sono state incluse in una raccolta su doppio CD curata dalla Supraphon ed intitolata "C&K Vocal Cesta Svědomí (1976 - 2005)", assieme a pezzi tratti dagli album successivi. Il vinile originale si puň trovare a prezzi abbordabili, anche perché a suo tempo vendette un bel po' di copie ed il gruppo č tutt'ora molto conosciuto in patria e molto attivo dal vivo.

Jessica Attene

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