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JEFF Rue du moulin rompu Corelia 1978 FRA
 

A differenza di quello che potreste credere a prima vista, Jeff non è il nome di uno sfigato solista ma quello di una band al completo. Purtroppo di loro sembra quasi non rimanere più nessuna traccia ed anche i loro album sono merce assai rara, quasi leggendaria. Sfogliando rapidamente i testi sacri per collezionisti vengono a malapena citati e di questo mi stupisco molto perché la loro musica, un folk delicatamente acquerellato, a tinte psichedeliche, è qualcosa che farebbe presa nell'animo di molti ascoltatori, non solo in quello dei cacciatori di tesori nascosti.
Tutto quello che so dei Jeff è che sono nati a Beauvais, una piccola località vicino Parigi, oggi nota per il fatto che ospita un piccolo scalo aereo per le compagnie low-cost. Il nucleo originario comprendeva una serie di personaggi, un gruppo di musicisti, più lo scrittore Roger Wallet, il cui mestiere principale era quello di istitutori. Pascal Fontaine (chitarra e flauto), Gérard Eloy (chitarra e banjo), Patrice Mallard (chitarra), Schmitt (percussioni) iniziarono a scrivere i propri pezzi nel 1972 a nome Groupe Jeff e di lì a poco suonarono per il concerto di apertura della locale Maison Des Jeunes et de la Culture (MJC) e in occasione dell'inaugurazione di un ristorante a Rochy-Condé, "Le Bateau Ivre". Il loro primo spettacolo si chiamava "Jean-Arthur ou le mal du pays" (Gian-Artù o i mali del paese) e comprendeva sei o sette canzoni, nessuna delle quali, secondo Roger Wallet, meritevole di essere ricordata. In una dozzina di anni di attività i Jeff scrissero una sessantina di canzoni, diedero 7 o 8 spettacoli l'anno e riuscirono a stampare due LP, un lavoro omonimo uscito per l'etichetta "Kiosque D'Orphee" e questo "Rue de moulin rompu" che contiene alcuni dei pezzi più belli che la band abbia mai realizzato, sempre secondo l'opinione di Wallet. L'ultimo spettacolo del gruppo avvenne nel 1978 o nel 1979 e in quell'occasione furono eseguiti i pezzi migliori che sfortunatamente non furono mai registrati.
Nella line-up di "Rue du moulin rompu" troviamo, accanto a Eloy, Fontaine e Mallard, anche Jean-Luis Revaux (chitarra, contrabbasso e percussioni), Jean Nano Peylet del gruppo Arcane V al sax e Jacques Coutoureau alla spinetta e all'organo di cristallo, un particolarissimo strumento che produce suoni attraverso una serie di cilindri di cristallo oscillanti. Per la precisione, il gruppo vero e proprio è costituito dal trio Eloy, Fontaine e Revaux, mentre il resto dei musicisti è accreditato fra gli ospiti. L'album si compone di 11 brevi idilli, della durata di due o al massimo 3 minuti. Si tratta di tanti piccoli quadretti musicali, acustici, che si basano fondamentalmente su un accompagnamento di chitarra e su una voce che canta in maniera intima e sommessa eleganti versi poetici. L'arrangiamento è poi arricchito da una serie di altri strumenti come il flauto, onnipresente, il sax (che si può sentire nella penultima canzone, "Le hamac"), lo xilofono o l'organo di cristallo. Questi ultimi due strumenti in particolare si fanno sentire sulla seconda traccia, "Je marche", uno strumentale dai suoni sfumati, spettrali, sognanti e stranamente magnetici. Molte delle atmosfere che troviamo in questo album ci riportano per diversi aspetti alla delicatezza di "Trespass" dei Genesis, come nella splendida "L'étier" che parte con tonalità dimesse e malinconiche per poi esplodere in un crescendo strumentale emozionante e vibrante. L'impianto acustico dei pezzi fa sì che questi non risultino mai urlati o prepotenti, anche se la loro comunicatività è forte e penetrante. L'emozione prevalente è quella di una dolce e sognante malinconia che fa da cornice a liriche poetiche che parlano di sentimenti semplici. Pezzi strumentali e cantati si alternano delicatamente nell'ambito di questo album che presenta colori piuttosto uniformi e suoni non affollati ma comunque ricchi di particolari. La durata totale è di 32 minuti circa, molto breve, e contribuisce a creare l'impressione che le canzoni scivolino quasi via.
Il disco è semplicemente delizioso, come avrete potuto intuire dalla mia breve descrizione, e vale la pena recuperarlo, almeno nella versione in CD, realizzata in edizione limitata di 1.000 copie da un'etichetta coreana. Buona caccia.

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Jessica Attene

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