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LE MATCH Légendes Trans Canada 1974 CAN
 

Dischi che non hanno fatto la storia del Progressive Rock, dischi che tuttavia nel loro piccolo riescono a fare la gioia degli appassionati e che rischiano di cadere nel dimenticatoio. E’ questo il caso dei Le Match, band dal nome non originalissimo, che non colpisce sicuramente l’immaginazione degli appassionati, che ha realizzato questo unico LP, anch’esso dal titolo non fantasioso. Eppure la loro musica, con le sue fragranze fresche ed allegre, è qualcosa di davvero piacevole e interessante, soprattutto per chi ama sonorità sinfoniche, brillanti e non troppo arzigogolate. Il disco è suggellato da una coloratissima copertina realizzata dal pittore canadese Gabriel Rivard (autore anche delle liriche di un paio di brani, fra cui quelle di “Le soleil des plants d’huile”, ispirato probabilmente alle raffinerie d’olio della periferia est di Montreal) e la musica è altrettanto colorata. Si tratta di un prog sinfonico melodico e solare, con elementi folk canadesi e francesi e con un’impostazione molto teatrale e a volte cabarettistica. Divertenti assonanze le possiamo notare anche nei confronti del nostrano Prog italiano, anche se si tratta di piccoli camei nel contesto di un’opera che si inserisce in maniera rigogliosa all’interno del ricco panorama del Progressive Rock canadese francofono.
Il disco è insolitamente lungo, raggiungendo i 50 minuti di durata ed è composto da 12 brevi tracce in totale, distribuite nel numero di 6 per ciascun lato. Il gruppo è composto da cinque elementi, fra cui spicca il nome di Normand Théroux (voce solista, tastiere, sintetizzatori, flauto), assieme al chitarrista Pierre Yves Migneron principale compositore della band e proveniente dalla line-up dei più famosi Nouvelle Frontière dove hanno iniziato la loro carriera anche i fratelli Séguin, poi diventati celebri come autori folk.
Il breve pezzo di apertura è uno splendido biglietto da visita: colpisce per le sue movenze barocche e per le parti corali che sono utilizzate in maniera molto efficace qui, come nel resto dell’album. Vi sono eleganti inserti pianistici ed un clima aulico e movimentato, decisamente teatrale e sinfonico, e belle sequenze di violino, suonato da François Leduc (che suona anche violoncello e flauto). Bei riferimenti si possono trovare con i Kansas ma anche con gli Harmonium e in un certo senso anche con i Queen, per quel che riguarda la costruzione dei cori. Molto belle sono le parti di chitarra che disegnano delle vere e proprie melodie, intrecciandosi con gli altri strumenti in un tripudio di suoni festosi e sgargianti. E’ la volta di “Le soleil des plants d’huile” che presenta impasti più eleganti e caldi, con un bellissimo Hammond e percussioni tradizionali con sonorità psichedeliche. “Pensez-y donc” ha un approccio più diretto, per lo meno all’inizio, e la voce solista è in questo caso quella di Pierre Yves Migneron che divide questo ruolo con Théroux. “Troubadour” è un altro pezzo molto teatrale che sfoggia ancora una volta cori e un approccio chansonistico e cabarettistico molto divertente. “Lucifer”, come suggerisce il titolo, è un pezzo oscuro ma che non rinuncia all’aspetto spettacolare che in qualche modo mi ricorda qui le macabre visioni dei Ripaille. Conclude il lato A una graziosa ballad a tinte folk, “Epilogue de M. Germain Content”, con chitarra acustica ed un flauto Tulliano allegro.
Si apre un po’ sotto tono il lato B, con un pezzo cantautoriale, “Le vieux sorcier”, che presenta una base di piano e violino un po’ inquietante e che riserva tuttavia sul finale delle graziose esplosioni sinfoniche. Anche la successiva “Le fou du roi” è una tranquilla ballad guidata dal pianoforte mentre con “Pour Communiquer” si risveglia lo spirito accattivante del gruppo, con i suoi ritmi allegri ed il suo sound barocco e vistoso. Un po’ disadorna è la successiva “Les plaines d’Abraham” con una chitarra cantautoriale ed il solito violino che le ronza attorno gioiosamente. “Espace” e la traccia di chiusura “La clôture” recuperano atmosfere oscure e notturne, con arrangiamenti non troppo vistosi ma comunque elaborati. In generale il lato B è di qualità leggermente inferiore rispetto alla prima facciata ma presenta delle suggestioni sonore interessanti e a loro modo affascinanti. Purtroppo questo album non è stato ristampato ma con poco sforzo può essere acquistato a prezzi molto contenuti, con grande soddisfazione dell’appassionato che si troverà fra le mani, non certo un capolavoro ma comunque un disco godibile e discreto, forse un po’ ingenuo, ma sicuramente fresco e anche particolare.

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Jessica Attene

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