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DEEP FEELING Deep feeling DJM 1971 UK
 

Per cercare qualcosa di oscuro e di interessante non è sempre necessario girare il mondo in lungo e in largo: dischi validi, dei veri e propri piccoli tesori, si nascondono a volte anche sotto il nostro naso. Ecco quindi che saltano fuori questi Deep Feeling proprio da quella terra che classicamente viene riconosciuta come la patria del Progressive Rock e di cui magari ci si illude di sapere tutto. Questo loro unico album, dal sapore proto-prog, si colloca in realtà temporalmente in un’epoca in cui il nostro genere aveva ormai acquisito dei connotati chiari. Non si tratta quindi di un precursore ma di un album che volutamente strizza l’occhio ad un passato appena trascorso. Un piccolo particolare ha permesso a questo gruppo di sopravvivere nelle cronache del rock: i Deep Feeling incisero la canzone “Skyline Pigeon” di Elton John per l’etichetta Page One, nel 1970, ed il loro unico LP fu pubblicato proprio per l’etichetta di questo artista. Il cantante John Swail (vero nome Guy Darrell) incise inoltre, da solista, altri due pezzi di Elton John. Proprio grazie a Guy Darrell, autore negli anni Sessanta di una serie di singoli di successo, avviene la nascita dei Deep Feeling che in un primo momento si chiamavano The Guy Darrell Syndicate e realizzarono sotto questo nome una manciata di singoli. Il gruppo è formato da session men di alto livello, attivi sia negli studi di registrazione che sul palco. Ricostruire le apparizioni di ogni singolo elemento è un’impresa ardua ma potrebbe bastare citare una parte degli artisti ai quali si sono affiancati e che comprendono Chuck Berry, Cream, Deep Purple e Led Zeppelin. Questo album dalla nera livrea, conosciuto anche come “The Guillotine Album”, dall’immagine raffigurata sulla copertina, racchiude sei pezzi di medio-lungo minutaggio (tre per lato), tutti dotati di una forte vena melodica. Sicuramente la voce bluesy di John Swail è il primo elemento che ci attrae quando la puntina inizia a leggere i primi solchi del vinile, quelli di “Welcome for a Soldier”. Si tratta di un pezzo con leggeri tocchi di Hammond in cui le parti vocali sono l’elemento chiave, con cori efficaci che, nella porzione centrale, sembrano quasi assumere le sembianze di un requiem. Ma non lasciatevi confondere dall’apparente semplicità della musica: l’album ha un appeal Progressivo che emerge continuamente grazie ad arrangiamenti curati e all’introduzione di squisiti temi sinfonici. In questo senso è particolarmente indicativa “Classical Gags”, il pezzo di chiusura del lato A, l’unico interamente strumentale, con i suoi 8 minuti, in cui scopriamo una costruzione abbastanza complessa, seppure costantemente basata su un approccio melodico, con belle escursioni classicheggianti e bei riferimenti a band come Cressida, Spring o Beggar’s Opera. Il corredo tastieristico si basa prevalentemente sull’operato dell’organo Hammond, che riesce persino ad essere maestoso e solenne, come in “Guillotine”, che apre il lato B, in cui l’incedere della batteria fa pensare proprio ad una imminente esecuzione mentre il feeling si fa qua e là delicatamente Genesisiano. Ma troviamo anche begli inserti di piano e di arpicordo che si intrecciano a trame ritmiche morbide e talvolta alle colorazioni soavi del flauto e della chitarra acustica, come in “Country Hair” che sfoggia un insolito appeal psichedelico e hippy. Il pezzo di chiusura, “Lucille”, dall’impatto hard blues, è qualcosa di più festaiolo ed elettrico e si discosta un po’ dalla media dell’album, con un approccio Zeppeliniano davvero coinvolgente. In linea generale il lato A, nella cui porzione centrale è collocato un delicato pezzo acustico con melodie alla Beatles e splendide parti vocali, eseguite in coro (“Old People Home”), ha un approccio più delicato, mentre il lato B appare nel complesso più vivace. Non abbiamo proprio un album di Progressive Rock, ma un disco in cui il Progressive giunge a rendere interessante e a colorare le trame di canzoni basate sulla melodia e su parti vocali ammiccanti e a volte persino cantabili. Il vinile originale di questa band è molto costoso e forse anche per questo ci si dimentica di lui; con un po’ di pazienza potrete però recuperare un ottimo bootleg coreano dell’etichetta Media Arte che però è stato stampato in una tiratura limitata di 500 esemplari. Spero che riusciate ad essere fra i pochi fortunati a poter ascoltare questo album e nel frattempo vi auguro buona caccia!

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Jessica Attene

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