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PROGRESSIVO ITALIANO Valter Poles
 

Nascita e declino del rock progressivo degli anni settanta
guida per i neo appassionati del genere ...ma non solo



A colloquio con Aldo Tagliapietra


Quello che è successo nell'arco degli ultimi vent'anni lo sappiamo tutti, la scomparsa del progressive a favore di una musica esclusivamente commerciale. Ma perché negli anni '70 questo tipo di musica era in testa alle classifiche ed i teatri erano strapieni in occasione dei concerti di rock progressivo mentre già nei primi anni 80 tutto era finito ed il mercato discografico era monopolizzato dalla discomusic? Si sono tentate alcune risposte: alcune firme della stampa specializzata dicono che il rock evoluto si era portato ad un tale livello di esasperazione tecnica che il grande pubblico non era più in grado di capirlo ed apprezzarlo, oppure a detta dell'autorevole Mauro Pagani (ex PFM) fu per colpa degli "iper-ornati barocchismi degli ELP e degli YES che sono i responsabili di aver ucciso il progressive!" Mi permetto di non essere affatto d'accordo con nessuno dei due: una sera a casa di Aldo Tagliapietra, il portavoce delle ORME, ho potuto ascoltare un'analisi secondo me molto più veritiera della particolare realtà di quegli anni. Tagliapietra dice che "Collage" il loro primo album prog, è schizzato in testa alle classifiche senza mai apparire in TV! Questo perché l'industria discografica come oggi la intendiamo, muoveva allora i primi passi, ed era la gente che decretava il successo o meno di un artista. La gente capiva chi proponeva qualcosa di buono e lo seguiva, soprattutto perché non esistevano allora i condizionamenti di adesso. Oggi al contrario per un giovane artista o un gruppo, non c'è speranza di arrivare al grande successo se non apparendo in televisione, e le televisioni importanti si sa, sono strettamente legate all'industria discografica.
Nelle grandi case discografiche di oggi non si respira comunque affatto aria di tranquillità: il mercato è fermo e si cerca di risolvere la situazione con l'avvicendarsi dei direttori, quasi ci fosse bisogno di trovare un capro espiatorio, nessuno comunque osa rischiare su qualcosa di alternativo. Nel colloquio con Tagliapietra si percepiva una rabbia cosi pesante nelle sue parole come di chi è costretto dalla stupidità sovrana a subire una tale situazione dopo aver contribuito a fare la storia del rock italiano. Tagliapietra sostiene inoltre che anche la politica con la sua
monopolizzazione televisiva ha avuto pesanti responsabilità perché si favorisse una tale situazione: chi non accettava allora di far parte di un determinato schieramento politico, si è presto trovato in grosse difficoltà in ambito discografico. Resta ora aperta solo la strada dell'autoproduzione, che rimane comunque svincolata dal grande potere dell'industria discografica di raggiungere capillarmente il mercato.



Ai tempi di quando decideva la gente...


Torniamo negli anni '70: siccome ho respirato a fondo l'aria di quegli anni particolarissimi che vedevano le piazze antistanti i teatri del rock gremite di gente molte ore prima dello spettacolo, posso dire che c'erano altri fattori importanti che hanno favorito il proliferare di un certo tipo di musica evoluta: innanzitutto per esibirsi in pubblico bastava il semplice permesso SIAE (molto più economico di adesso) e quello della questura. Una volta ottenuti i permessi, chiunque poteva salire su un palco a proporre la propria musica. Mi ricordo infatti che nel periodo dal '68 al '72, ogni paesetto, ogni rione, aveva il proprio gruppo rock e questi ogni tanto si sfidavano in quelle che venivano chiamate "le gare di complessi". Siccome vinceva il gruppo tecnicamente più preparato, ogni musicista di allora dedicava tutti i suoi sforzi a migliorarsi continuamente. Fu il terreno ideale che da lì a poco avrebbe permesso all'Italia di dare alla luce i grandi capolavori rock. Ma anche questa volta la politica ci mise lo zampino: fu
approvata nel 1971 la legge 1420 con il diabolico articolo 15 che (tuttora vigente) obbliga chiunque voglia esibirsi in pubblico a munirsi di un particolare certificato di agibilità fornito dall'allora neonato ENPALS (Ente Nazionale Per l'Assistenza dei Lavoratori dello Spettacolo, ossia l'ennesimo ente parassitario). Per ottenere tale agibilità bisogna per forza formare una società, aprire Partita I. V.A. emettere fatture ecc. In caso un gruppo venga colto in flagrante senza il famigerato certificato, scattano multe plurimilionarie sia nei confronti di chi suona, che a carico
dell'organizzatore dello spettacolo o datore di lavoro. Immediatamente non successe nulla, ma da lì a qualche anno, giusto il tempo per organizzarsi bene, si sparsero per la penisola gli inflessibili ispettori dell'ENPALS che dopo essersi insediati nei loro ufficietti nuovi nuovi, cominciarono a bazzicare locali da ballo e concerti, per distribuire multe come noccioline.
A proposito dei locali da ballo: a quei tempi si ballava la musica dei LED ZEPPELIN, dei DEEP PURPLE, PFM ("Impressioni di Settembre" è sempre stato un Hit), URIAH HEEP, ecc. Trattandosi di legge dello Stato ben poco si poté fare: si favori la scomparsa del terreno che permetteva di coltivare una musica di ricerca e di evoluzione. La maggior parte dei gruppi di appassionati e di promettenti studenti si sciolse e chi voleva fare la carriera del musicista non gli rimaneva altro che intraprendere la strada del professionismo (aprendo partita I.V.A. e iscrivendosi all'ENPALS) che veniva comunque garantita solo a chi si rassegnava a suonare musica da ballo. Sparirono un po' alla volta tutte le manifestazioni giovanili che prevedevano musica dal vivo con gruppi del luogo, perché troppo onerose da organizzare. Un po' alla volta anche i negozi che vendevano e affittavano strumenti musicali furono costretti a ridimensionarsi o in molti casi a sparire perché ormai già intorno al 1975 la piaga dell'ENPALS si era resa tristemente nota. Se osserviamo infatti, il periodo di massima diffusione del rock progressivo italiano notiamo che va dal 1970 al 1975 periodo nel quale fare musica significava soprattutto fare cultura, dopodiché inizia un lento ma inesorabile declino.
È anche vero che il declino è avvenuto più o meno nello stesso periodo in tutti gli altri paesi, il nostro comunque mantiene connotati completamente diversi. Il progressive italiano non si poté mai confondere o mischiare con quello straniero che anzi all'estero veniva studiato con estrema attenzione. Credo che le maggiori responsabilità siano comunque imputabili alle multinazionali del disco che una volta acquisita esperienza e mercato, grazie alle grandi figure del rock, hanno ad un certo punto trovato evidentemente più facile ed economico impiegare le proprie strutture per produrre velocemente musica/spazzatura in barba a qualsiasi proposito culturale.



I primi grandi maestri del rock progressivo italiano


Come diceva Tagliapietra raramente il prog veniva trasmesso alla televisione nel senso che non esistevano spazi fissi per la musica rock in genere, se non con qualche rara trasmissione generalmente al pomeriggio dove si poteva assistere in rigoroso bianco e nero all'anteprima di concerti epici come "Pink Floyd a Pompei", "Pictures at an exhibition" degli ELP, "Orme in concerto" e poche altre opportunità. Il progressive viveva alla grande però in radio: trasmissioni come "Per voi giovani" trasmettevano ampi estratti degli album novità, ricordo in particolare l'anteprima di "Darwin" del BMS trasmessa e ascoltata con attenzione in tutta la nazione dalle radioline AM, che avevano una fedeltà audio simile a quella del telefono, che conferiva comunque lo stesso a quegli oscurissimi suoni di allora, un che di colto e sacrale inavvicinabile. Già perché si capiva subito che dietro quei solchi vivevano menti artistiche particolarmente evolute che riuscivano ad imprimere nel vinile anche il sangue ed il sudore della fatica per la creazione delle loro opere. E la gente correva ai concerti e ogni volta il concerto diventava un rito quasi sacro: una platea silenziosa ed attentissima seguiva nota per nota l'avvenimento con grande rispetto. Erano i tempi del primo Minimoog che ha aperto la strada alla moderna tecnologia, ai suoni futuristici e alla fantasia, i tastieristi di allora erano veri alchimisti del suono, che per la prima volta nella storia potevano forgiare e plasmare a piacere per diventare ora epico nel richiamare le sonorità medievali come facevano BANCO e PFM, ora spaziale come nelle sonorità dei PINK FLOYD o dei TANGERINE, DREAM. Il prog era in pratica quella musica che si è presentata utilizzando le forme e le strutture della musica colta e veniva eseguita da musicisti con spesso in tasca il diploma di conservatorio ma con i capelli lunghi, batteria, strumentazione elettronica e muri di amplificazione. A quell'epoca si preferì chiamarlo Pop che in realtà dovrebbe essere l'abbreviazione di popolare un termine che non ha certo il significato che ha oggi (sinonimo di qualcosa a metà tra il liscio ed il canto popolare tradizionale) quanto con il
significato di diffuso e famoso.
È universalmente attribuito a "Collage" delle ORME il lancio in Italia nel '71 di questo fenomeno almeno stando alle affermazioni dei "critici" radiofonici di allora. "Collage" infatti si apre subito con un hammond che propone un andamento tipico delle danze di corte medievali per sfociare subito però in un'atmosfera festosa con basso e batteria perfettamente fusi nello stile antico. Dopo un delicato intermezzo clavicembalistico Scarlattiano, il brano finisce in un clima di festa medievale con ottoni e strumenti elettrici in una miscela decisamente nuova ed affascinante per l'epoca. Il 71 ed il 72 furono gli anni che diedero alla luce le prime grandi opere del rock progressivo: "Storia di un minuto" della PFM, un gruppo che si proponeva allora con l'originale formazione con violino giusto a sottolineare per chi non l'avesse intuito, la profonda cultura classica che permeava tutte le sue composizioni; "Banco del Mutuo Soccorso" e "Darwin" con l'altra storica formazione a doppio tastierista che vedeva la presenza al pianoforte acustico di uno dei più grandi pianisti che il rock abbia mai avuto: Gianni Nocenzi che con il suo delicatissimo tocco nei piani più dolci ed intimi, unito all'energia delle esplosioni in un rock sinfonico dalla tecnica esecutiva superba e probabilmente ancora ineguagliata, rimane ancora oggi una pagina fondamentale della storia della musica italiana. Il fratello Vittorio all'Hammond e Moog è forse il compositore rock più colto e preparato, in grado di costruire architetture polifonico-rinascimentali di un'eleganza contrappuntistica unica come si può sentire in "Traccia II" e forse il più abile nella composizione di opere dai temi estremamente complessi come l'irreale "Giardino del Mago".
E' il caso di citare anche un altro cervellone che forse pochi conoscono ma autore delle pagine più complesse e spettacolari del rock delle Orme: si tratta di Gian Piero Reverberi, il loro produttore e a tutti gli effetti quarto elemento del gruppo, mai apparso sul palco ma autore della stupenda foga atonale di "Sospesi nell'incredibile" e di gran parte di "Contrappunti" forse l'opera più complessa ed elaborata del gruppo. Oggi Reverberi si è ritagliato una consistente fetta del mercato discografico che gli permette di vivere felice grazie al successo della sua creatura "il Rondò Veneziano" di cui è l'autore delle musiche.

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