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NIEMEN, CZESLAW Jessica Attene
 

Il 17 Gennaio del 2004 ci lascia, all'età di soli 65 anni, uno degli artisti Polacchi più importanti ed originali. Niemen non solo ha rivoluzionato il modo di cantare in Polonia ma è diventato parte integrante della storia politica del paese sotto il regime comunista. La sua musica prendeva le distanze dagli stereotipi musicali radiofonici dell'epoca e dalle gabbie culturali imposte in un periodo in cui vigeva l'omologazione e la soppressione del libero pensiero. Considerato sempre come una delle più belle voci polacche e amato dal vasto pubblico del paese, le poste nazionali gli hanno dedicato persino la stampa di un francobollo, come tributo al suo valore artistico e culturale.



Gli inizi ed il periodo beat



Czesław Juliusz Wydrzycki (il nome d'arte Niemen è stato preso dal fiume che scorre nei pressi del luogo di origine) nacque il 16 Febbraio del 1939 a Stare Wsiliszki, territorio dell'attuale Bielorussia; suo padre era un pianista ed insegnò al figlioletto, già da bambino, l'arte della musica. Il piccolo Czesław cantava in un coro ecclesiastico gregoriano e alle superiori suonava in una band che si dedicava interamente al folk slavo. Per quattro anni ha studiato a Grodno, una città bielorussa di confine (almeno al giorno d'oggi), dove ha imparato a suonare strumenti tradizionali russi come il domra ed il baian. All'età di 19 anni si trasferì con la famiglia in Polonia e nel 1958 si ritrovò in Pomerania, come polacco rimpatriato a causa dei cambiamenti territoriali post seconda guerra mondiale: "ho sempre detto di essere emigrato dal mio paese verso il mio paese". Frequentò quindi il conservatorio di Gdansk (Danzica) dove suonava il fagotto: "ero troppo vecchio per il pianoforte", diceva.

A cavallo fra gli anni '50 e '60 le canzoni latino americane andavano molto di moda in Polonia mentre altri stili musicali non godevano dell'approvazione del regime. Le prime band Rythm and Blues furono sciolte perché provocavano reazioni, nel pubblico, ritenute troppo spontanee. Anche il jazz veniva visto in maniera sospetta perché importato dagli Stati Uniti. Le prime esperienze di Niemen rispettavano le aspettative musicali dell'epoca: lo stesso Czesław raccontava: "Cantavo canzoni latino americane (così faceva nel Bossa Nova Combo) perché mi piacevano e perché non conoscevo ancora nessun altro tipo di musica. Più tardi, quando rimasi colpito da Ray Charles, cambiai la mia tecnica". Fra gli altri artisti presi a modello figuravano Little Richard, Otis Redding e Wilson Pickett: "nessuno credeva che sarei riuscito a cantare in quella maniera in polacco ma lo ho fatto".

Così il nostro re del rock, come è stato definito, iniziò a dedicarsi al rock&blues nei primi anni '60 con i Niebiesko - Czarni (Blues and Blacks) con i quali, nel 1962, giunse alle finali del "primo festival per giovani talenti" di Szczecin ed iniziò a girare per l'Europa.

I primi hit furono registrati proprio con i Niebiesko: ricordiamo fra i pezzi più in voga "Wiem, ze nie wrуcisz" (So che non tornerai) e "Czy mnie jeszcze pamietasz?" (Ti ricordi ancora di me?) il secondo dei quali è stato interpretato da Marlene Dietrich nel 1964 nella versione tedesca "Mutter, hast Du mir vergeben?". Un anno dopo vinceva due premi che gli permisero di registrare con la Michel Colombier's Orchestra e una di queste canzoni, "Sen o Warszawie" (Un sogno su Varsavia), divenne un grande successo del 1966.

A quei tempi Niemen mise in piedi il suo nuovo gruppo: gli Akwarele (Acquerelli) in cui cantava e suonava le tastiere e con i quali registrò tre album in studio, il primo nel 1967 e gli altri due nell'anno successivo: "Dziwny Jest Ten Świat" (Strano è questo mondo), "Sukces" (Successo) e "Czy Mnie Jeszcze Pamietasz" (Ti ricordi ancora di me?).



Dagli anni della ribellione al... Cantagiro!



Proprio nel 1967 avvenne la grande svolta professionale, in occasione del famoso e seguitissimo Festival di Opole (una specie di Sanremo locale) con quella che sarebbe divenuta ben presto, in Polonia, la più famosa canzone di protesta di tutti i tempi, "Dziwny Jest Ten Świat", i cui versi hanno praticamente segnato un'epoca: "Dziwny jest ten swiat/ gdzie jeszcze wciaz/ miesci sie wiele zla/ i dziwne jest to/ ze od tylu lat czlowiekiem/ gardzi czlowiek" (Strano è questo mondo che ha ancora tanto male in sé ed è strano che per così tanto tempo un uomo abbia disprezzato un altro uomo). Con il suo abbigliamento colorato (giacca a strisce e pantaloni a fiori) e i suoi capelli lunghi, Niemen, fece letteralmente scandalo introducendo per la prima volta uno stile psichedelico e contro corrente nella Polonia comunista dell'epoca e attirandosi le critiche della stampa benpensante: "hanno smesso di passare la canzone alla radio ma la canzone continuava a vivere in maniera indipendente grazie alla gente che la aveva ascoltata dal vivo". "Dziwny Jest Ten Świat" vendette oltre 250.000 copie, divenendo il primo disco d'oro in Polonia.

La versione polacca del rock, nei primi anni '60, era molto innocua e banale rispetto allo stile ribelle di molti gruppi occidentali. I complessi locali proponevano testi spensierati e avevano capelli corti con look omologati che venivano richiesti dagli organizzatori di eventi. Non è strano che Niemen fosse ben presto considerato un simbolo ed un esempio di emancipazione dai giovani polacchi. Il suo stile musicale somigliava molto ai suoi vestiti anticonformisti. Le coloratissime copertine dei primi album ne sono una testimonianza. I primi tre album in studio sono una raccolta di brevi canzoni in stile beat-rock blues, che rispecchiano abbastanza la musica proposta in occidente nello stesso periodo: ammirevole è soprattutto la voce del maestro decisamente potente, calda ed emozionante.

La fama di Niemen si diffonde presto al di fuori della Polonia e arriva persino nel nostro paese dove, dal 23 Giugno al 13 Luglio del 1969 è impegnato con il Cantagiro. Risale a questo periodo la pubblicazione dei singoli (pubblicati tutti per la CGD), cantati in italiano, "Io senza lei"/"Arcobaleno" (un riadattamento della celebre "Somewhere Over the Rainbow"), "Una luce mai accesa" / "24 ore spese bene con amore" (quest'ultima una versione italiana di "Spinning Wheel" dei Blood Sweat & Tears con testi di Mogol) e "Domani"/"Oggi forse no". Niemen sfoggia un cantato nella nostra lingua con un accento abbastanza naturale e la sua interpretazione rivaluta in un certo senso, con il suo approccio blues e la sua grande personalità, le classiche canzonette che spopolavano all'epoca nel nostro paese. L'anno successivo avrebbe dovuto addirittura prender parte al Festival di Sanremo, con la canzone "La prima cosa bella" in coppia con Nicola di Bari; comparve anche nella compilation di quell'anno ma la sua partecipazione alla competizione venne annullata per problemi legali. Come sappiamo, la canzone venne poi assegnata ai Ricchi e Poveri (erano tempi bui).



Verso il Progressive



Nel 1969 avviene anche la svolta artistica che lo porterà negli anni a venire verso il Progressive: Niemen si cimenta con l'organo Hammond e presto acquista il suo primo rudimentale sintetizzatore. La discrepanza con quanto pubblicato appena l'anno prima è abissale e diventano preponderanti i riferimenti al jazz e alla musica classica. "Enigmatic" è un album monumentale che deve il suo fascino soprattutto alla traccia di apertura: una suite di oltre 16 minuti."Bema pamięci żałobny - rapsod" (Una triste rapsodia in memoria di Jozef Bem - un eroe nazionale polacco) è basata sull'opera "Bem's Rhapsody" di Cyprian Kamil Norwid (artista della seconda generazione del romanticismo, molto amato in Polonia): Niemen, dapprincipio osteggiato come un ribelle viene ora portato come esempio nei banchi di scuola. Sono chiari i riferimenti alla musica classica con umori e cadenze che fanno pensare al requiem. Il cantato è tragico e teatrale e la musica, che paga ancora una volta il suo tributo al rock blues, è dominata dal suono energico e lugubre dello Hammond. La traccia successiva, "Jednego serca" (Di un cuore) si basa sull'opera di un altro poeta polacco molto amato, Kazimierz Przerwa-Tetmajer. Questa volta lo stile è più apertamente vicino al blues, con l'impiego massiccio di ottoni (sax alto, tenore e flauto) che si lanciano in inseguimenti funambolici ed il coro di voci femminili, diretto da Romualda Miazgi, che intona una sorta di gospel. Nella successiva "Kwiaty Ojczyste" (Fiori nativi) sono ancora dominanti ottoni ed Hammond, accompagnati da chitarra elettrica e dalle stesse voci dirompenti del coro. Si consuma con un classico giro di blues, sottolineato dalla chitarra elettrica, la conclusiva languida canzone d'amore "Mów do mnie jeszcze" (Parlami ancora).

Con "Enigmatic II", anche detto "album rosso" (o anche "Człowiek jam niewdzięczny") senza un titolo preciso, Czesław segna un altro primato confezionando il primo doppio album della storia musicale polacca. I due LP vennero venduti separatamente nella prima tiratura dell'etichetta Polskie Nagrania - Muza. Il primo album venne stampato nel 1971 ed il secondo l'anno successivo con una copertina identica a quella del precedente. Le ristampe successive, sia in vinile che in CD, racchiudono l'opera completa. Complessivamente si apprezza un parziale ritorno alle origini, con sonorità dominate dal rock blues, caratterizzate da composizioni comunque più rifinite e dall'inserimento di alcuni elementi di parziale novità. Sono evidenti parti di organo potenti, come in "Muzyko moja" (Musica mia) che sfoggia un granitico hard rock alla Iron Butterfly, o come nell'elaborata traccia di chiusura del primo LP, "Enigamtyczne impresje" (Impressioni enigmatiche), con uno stile alla Mountain. Fra i brani da ricordare va sicuramente menzionato il lungo (più di 20 minuti) pezzo di apertura "Człowiek jam niewdzięczny" (Sono un Uomo Ingrato; vi si intravede una certa tendenza alla sperimentazione), dominata da un lunghissimo ed articolato assolo di Hammond nella prima parte, suonato da Jacek Mikuła, e nella seconda parte da un assolo di chitarra alla Santana, interpretato da Tomasz Jaśkiewicz.

La voglia di esplorare nuovi orizzonti sonori non si arresta e porta il nostro geniale musicista verso i confini del jazz d'avanguardia. Sempre per la Polskie Nagrania - Muza escono a breve distanza l'uno dall'altro "Niemen Vol. 1" e "Vol. 2". (ristampati nel 1994 e 95 come album doppio su LP e soltanto nel 2003 su CD con il titolo "Marionetki"). I due album sono in continuità stilistica fra loro e si avvalgono della collaborazione dei 3 membri degli SBB (allora Silesian Blues Band), scoperti e lanciati dallo stesso Niemen. Con lo straordinario tastierista Józef Skrzek, il chitarrista di origine greca Antymos Apostolis ed il batterista Jerzy Piotrowski, si viene a formare così un nuovo gruppo chiamato Niemen (Grupa Niemen) che girerà per tutta l'Europa partecipando a festival importanti, come quello per la cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Monaco (Rock and Jazz Now - 1972), dividendo il palco con Charles Mingus, John McLaughlin, Jan Hammer e Ginger Baker. Questa line up realizzò un totale di 4 album in studio fino al 1973, anno in cui la band si sciolse e Niemen formò un nuovo gruppo: gli Aerolit. Gli SBB debutteranno ufficialmente nel 1974, decifrando il loro acronimo con le parole "cerca", "distruggi" e "costruisci" ("Szukaj, Burz i Buduj") e divenendo ben presto uno dei gruppi fondamentali del Progressive Rock dell'est europeo... ma questa è un'altra storia.

I due album sono nel loro insieme una vera e propria opera d'arte, a partire dalla copertina con motivi cubisti. La musica è astratta ed imprevedibile e per la sua realizzazione vengono scritturati il contrabbassista Helmut Nadolski ed il trombettista Andrzej Przybielski, musicisti d'eccezione, ben noti in Polonia. Apre il primo LP la lunga "Requiem dla Van Gogha" (Requiem per Van Gogh) con un testo breve e poetico scritto da Nadolski che viene recitato in maniera sommessa in apertura. I suoni cupi, radi e disarticolati, che si stagliano su un sottofondo silenzioso, creano un'atmosfera di inquietudine e di attesa in cui aleggiano ombre spettrali (come se si passasse la notte in una casa degli spiriti, rannicchiati al buio sotto le coperte con il terrore di dare solo una sbirciatina fuori) che si protrae per ben 17 minuti. Nella successiva "Sariusz" i suoni si organizzano in una traccia breve e bizzarra in cui la voce teatrale di Niemen, accompagnata da un pianoforte saltellante, interpreta i versi del poeta Cyprian Kamil Norwid. "Inicjały" (Iniziali) sfida l'avanguardia più esasperata con vocalizzi striduli e soffocati, una batteria che segue il proprio ritmo e ottoni che jammano e barriscono mentre le tastiere seguono un proprio percorso musicale. Un brano fatto di intuizioni registrate brutalmente senza il filtro della ragione, suoni magnetici e silenzi. Nel secondo LP (le cui canzoni saranno quasi tutte riproposte in lingua inglese) spicca la breve traccia di apertura "Marionetki" (Burattini) della durata di 4 minuti: l'atmosfera è sacrale e protagonisti sono ancora una volta i versi bellissimi del poeta Norwind (...Vi sentireste annoiati su un palco così piccolo e amatoriale dove sono in gioco gli interessi di ognuno e lo spettacolo si paga con la vita?...). La voce di Niemen vola alta sul filo dell'emozione accompagnata dall'organo di Skrzek. "Piosenka dla zmarłej" (Canzone per la defunta) sfiora i 14 minuti e rappresenta il brano più lungo dell'LP. Si tratta di una sorta di requiem in cui la voce di Niemen, struggente, è appena accompagnata dall'organo; a seguire gli strumenti si inseriscono entrando in sintonia, sciogliendosi in un jazz blues raffinato e coinvolgente in cui spicca la chitarra di Antymos che si prodiga in lunghi assoli. Il brevissimo "Ptaszek" (L'uccellino), che non raggiunge il minuto di durata, è una sorta di litania costruita sui versi della poetessa Maria Pawlikowska-Jasnorzewska. La risatina soffocata che chiude il brano prelude alla traccia di chiusura: "Com uczynił" (Che cosa ho fatto) in cui la voce di Czesław è accompagnata dal gentile arpeggio della chitarra acustica e da un organo corrosivo che sembra duettare con lui. La fase strumentale conclusiva, con cupi ottoni e l'organo sempre ben presente, è fra i momenti più interessanti dell'album, in cui i musicisti sembrano più liberi di esprimersi. Si tratta sicuramente di un'opera straordinaria, piacevolmente ostica, intellettuale ma soprattutto centrata sulla voce portentosa di Niemen. Certamente la creatività degli SBB viene tenuta su un livello inferiore, è comunque innegabile che il loro apporto, per quanto secondario, caratterizza fortemente la musica di questa doppia creazione.



Gli album della CBS



Sempre nel 1972, Niemen firma per la CBS (l'attuale Sony), registrando con questa etichetta ben 4 album, di cui 3 in lingua inglese. La fama di Niemen si è ormai diffusa ovunque nel mondo della musica e si vocifera persino che dovesse diventare il cantante dei Blood Sweat & Tears (cosa che lo stesso Czesław ha smentito, anni dopo, categoricamente). "Strange Is This World" venne pubblicato nel 1972. Lo storico pezzo, nella versione in inglese, si arricchisce di spunti sperimentali grazie all'apporto di Skrzek. La voce di Niemen si fa più rabbiosa e acquista uno stile più personale rispetto agli esordi e la canzone si trasforma in un sofferto blues. L'album è completato da altri 3 brani in cui si fondono i canoni più digeribili del classico hard rock blues (come quelli di "I've Been Loving You Too Long", con tanto di armonica) con spunti più ricercati. Spicca fra tutte la versione riarrangiata e in lingua inglese di "Piosenka dla zmarłej" tradotta col titolo "A Song For The Deceased".

L'anno successivo viene pubblicato "Ode to Venus", l'ultimo album per il Grupa Niemen prima del distacco degli SBB. Si tratta di un album oscuro che si basa su una costruzione non lineare delle canzoni, dominate da contrasti e temi musicali tormentati, con suoni spesso stridenti ed aggressivi. Molte canzoni proposte in questo album rappresentano la versione in lingua inglese di versioni precedenti in polacco, come nel caso di "Marionetki", riproposta col titolo "Puppets". Gli arrangiamenti sono stati rielaborati e costruiti in maniera forse più digeribile ed occidentalizzata: in questo caso l'organo austero, presente nella versione originale, lascia spazio al pianoforte, che timidamente accompagna la voce di Czesław, aggiungendo una punta di velata malinconia e un romantico violino si affaccia timidamente nella parte conclusiva. I versi sono emozionanti e l'inglese ce li fa sicuramente apprezzare appieno. "Z pierwszych ważniejszych odkryć" (presente in origine sempre nell'album "Vol. 2") viene riproposta col titolo "From the First Major Discoveries" e conserva grosso modo delle sembianze abbastanza sovrapponibili all'originale, a partire dall'intro quasi Crimsoniana, fino ad arrivare al lungo assolo di chitarra in chiusura. Si tratta del pezzo più lungo dell'album, con i suoi 9 minuti e mezzo, accanto alla title-track (di 6 minuti). Fra gli altri brani di punta troviamo un'esplosiva "What Have I Done" (la versione inglese di "Com uczynił") con assoli lanciatissimi di organo e chitarra e contaminazioni Frippiane alla "Red" ed un cantato che conserva la sua matrice blues. Questo accostamento appare comunque decisamente spettacolare. Mancano in questo caso le bellissime incursioni degli ottoni ed il sound appare più netto e ripulito. In "Fly Over Fields Of Yellow Sunflowers" le melodie sono costruite soprattutto sul violino che presenta un suono quasi spettrale e che evoca la PFM. "A Pilgrim", costruito sul suono di percussioni tribali e inserimenti di armonica, ha un tocco quasi mediorientale. Il canto sembra quasi sciamanico e possiede un fascino magnetico e sinistro. Solo la conclusiva e brevissima "Rock for Mack" ci riporta al periodo Rock'n'Roll dell'artista.

Sempre per la CBS e sempre nel 1973 viene pubblicato un album folk in cui Niemen canta in russo e suona chitarra, pianoforte e basso. "Russiche Lieder" rimane comunque un lavoro a sé stante nella copiosa discografia del polacco e il suo interesse può essere considerato marginale. L'album non è neanche mai stato ristampato, ad oggi, e di questo peraltro non ci dispiacciamo più di tanto.

L'ultimo album pubblicato per la CBS è "Mourner's Rhapsody", dato alle stampe nel 1974 e di cui esiste anche una più recente versione americana, del 1993 su M&N records, con un ordine delle canzoni stravolto rispetto a quello originale e l'aggiunta di qualche inedito. Czesław si avvale della collaborazione del noto violinista Michal Urbaniak e di altri artisti famosi quali il batterista Jan Hammer ed il chitarrista Rick Laird (Mahavishnu Orchestra), i chitarristi jazz Steve Kahn, John Abercrombie e Carl Rabinowitz, il pianista Don Grolnick (Manhattan Transfer, Linda Rondstadt, James Taylor e molti altri), ed il flautista Seldon Powell. Fra gli ospiti canori troviamo invece Erin Dickins (Manhattan Transfer), Gail Cantor e Tasha Thomas. Nonostante il folto numero di ospiti illustri l'album è tutt'altro che sperimentale e ricco: l'impianto sonoro appare abbastanza ordinario e a spiccare è come sempre il forte carattere della voce di Niemen. Un tocco di classe è senza dubbio fornito dal violino di Urbaniak, evidente nella traccia di apertura "Lilacs And Champagne" e nella poetica "Inside I'm Dying", mentre tutti gli altri musicisti forniscono un contorno di lusso ma quasi impalpabile. L'album sembra quasi costruito per un pubblico allargato e si basa su pezzi di gran classe anche se decisamente orecchiabili ed ampiamente fruibili: "I've Got No One Who Needs Me" o "Baby M" sono poco più che malinconiche ballad mentre "I Search For Love" si contraddistingue per le voci del trio canoro femminile che scandisce il ritornello e per la costruzione poco lineare del brano. Si tratta comunque di un episodio abbastanza isolato nel contesto di questo lavoro.



Verso la musica elettronica



Sempre nel 1974 avviene il ritorno alla vecchia etichetta nazionale, la Polskie Nagrania - Muza, con la quale l'artista trova una totale libertà di espressione. Niemen mette su il suo nuovo gruppo, gli Aerolit, e con loro pubblica nello stesso anno "Niemen Aerolit". Il gruppo è composto dal chitarrista Sławomir Piwowar (che troviamo anche negli SBB), dal bassista Jacek Gazda, dal pianista Andrzej Nowak e dal batterista Piotr Dziemski. E' evidente una certa tendenza alla sperimentazione e alla complessità anche se i pezzi risultano tutt'altro che cervellotici. Anche la durata media delle canzoni si allunga, con un picco massimo che tocca i 10 minuti della prima traccia. Ritroviamo in questo album le liriche tratte dai versi cari a Niemen, primi fra tutti quelli di Kamil Norwid. "Pielgrzym" (che non è altro che la versione polacca di "A Pilgrim") e "Daj mi wstążkę błękitną" (Dammi un nastro blu) si basano proprio sulle poesie del celebre poeta romantico. Quest'ultimo è un avvolgente brano di atmosfera soft jazz con tratteggi particolareggiati e delicati ad opera della chitarra acustica e morbide tastiere di sottofondo. La traccia di apertura "Cztery ściany świata" (Le quattro mura del mondo) prende in prestito i versi di un altro poeta polacco molto amato: Jonasz Kofta. Si tratta di un malinconico blues in cui si inseriscono incursioni jazz con lunghi e splendidi assoli di tastiera e chitarra che fanno prendere al pezzo direzioni tutt'altro che prevedibili. "Kamyk" (Pietra) si basa invece sull'omonima poesia di Zbigniew Herbert, poeta polacco degli inizi del Novecento. I versi sono particolari proprio come la musica che li accompagna: "La pietra è una creatura perfetta uguale a sé stessa, consapevole dei propri limiti, riempita in modo esatto da materia pietrosa". Sono presenti atmosfere tipicamente Prog anche se a prevalere non è certo l'aspetto sinfonico quanto piuttosto quello sperimentale. Bello l'intermezzo strumentale, basato su complessi cambi di tempo ed un mood inquietante. "Smutny Ktoś Biedny nikt" (Triste qualcuno, povero nessuno) è infine basata sui versi della poetessa Maria Pawlikowska-Jasnorzewska. Abbiamo ancora una volta una traccia movimentata e complessa con influenze jazz appesantite da riff energici di stampo hard rock e da tastiere vivaci e tecniche. Emblematica in tal senso è la parte strumentale di chiusura.

"Katharsis" viene pubblicato nel 1975 a nome del solo Niemen che si diletta a suonare tutti gli strumenti: percussioni, chitarra, Mellotron, Moog e sintetizzatori. E' evidente che l'artista Polacco si è innamorato dell'aspetto tastieristico del Prog. Finora le tastiere erano un prezioso contorno ma in questo caso diventano delle vere e proprie protagoniste. Niemen si diverte a ricercare nuove sonorità e soluzioni e proprio come un bimbo nel paese dei balocchi si getta a capofitto verso qualsiasi cosa stuzzichi la sua fantasia. Ritroviamo tematiche ossessive, suoni spaziali e in secondo piano passano le parti cantate, presenti solo in un paio di limitate occasioni come vocalizzi o deformate da effetti metallici, come nella conclusiva "Epitafium (Pamięci Piotra)" (Epitaffio in memoria di Pietro). L'artista deve essere rimasto suggestionato sicuramente dalla musica elettronica tedesca che fioriva in quegli anni e non si pone limiti nel sondarne gli angoli più remoti, tale è la varietà di suoni, effetti e ambientazioni musicali proposti. Praticamente svanita è la forma canzone: più che altro troviamo delle divagazioni astratte e senza una meta apparente in pieno spirito di ricerca. Questo disco in sostanza non somiglia a nulla di quanto sia stato pubblicato fino ad ora da Niemen ma lo consacra come artista geniale ed eclettico in grado di cogliere le novità dei suoi tempi dominandole e asservendole alle proprie esigenze creative.

In questo periodo Niemen è attivissimo e si dedica anche, fra le altre cose, alla composizione di colonne sonore per film e musica da teatro.

Passano due anni e Niemen torna a collaborare con i suoi Aerolit (che in realtà presentano una line-up stravolta in cui rimane praticamente solo Piwowar delle vecchie leve) e per rimettersi in pari sfodera un album doppio: "Idee Fixe" (Polskie Nagrania - Muza) che verrà ristampato nel 2003, dalla Polskie Radio su due CD separati e arricchito da diversi inediti (soprattutto nel secondo CD). Niemen ha trascinato il suo gruppo nel vortice della musica elettronica che trova comunque in questa produzione una sua direzione più definita, priva di tutte quelle divagazioni del precedente lavoro e fusa in maniera spettacolare (quando più quando meno) con il suo tradizionale rock jazz. Accanto a tracce puramente sperimentali, ritroviamo una dimensione intimistica, come nella spirituale "Moja Piosenka" (La mia canzone) in cui la splendida voce di Niemen, che abbandona le tonalità urlate in favore di quelle sussurrate, è accompagnata da pianoforte e violino. L'artista sfonda nel filone avanguardistico, cercando soluzioni insolite, come nella straniante "W poszukiwaniu źródła" (In cerca della sorgente) in cui usa la propria voce come uno strumento musicale da torturare. Fra i pezzi più lunghi troviamo "Chłodna ironia przemijających pejzaży" (Fredda ironia dei paesaggi di breve durata). Le liriche vengono dapprima recitate ed infine il canto appare smorzato e sicuramente meno melodrammatico rispetto al passato. Gli strumenti attorno accennano appena melodie disconnesse e in un crescendo progressivo si vengono via via ad aggiungere nuovi particolari in una sorta di bolero avanguardistico. Tracce come "Biale Gory" (Vette bianche) e la splendida "Twarzą do Słońca" (La faccia verso il sole) presentano invece sonorità in un certo senso sinfoniche contaminate da elementi fusion: è evidente che Niemen non si pone limiti e spinge la propria creatività oltre ogni confine imposto dal calcolo e dalla ragione. Quest'album segna l'apice della parabola creativa di Niemen.



Gli ultimi album



Nel 1980, sciolti definitivamente gli Aerolit, viene pubblicato "Postscriptum". Czesław sembra voltarsi indietro verso un passato ormai lontano: l'album ripropone, fra le altre canzoni, un'ennesima versione del lontano classico "Dziwny jest ten świat". Le nuove composizioni presentano una struttura canzonettistica piuttosto banale, anche se si percepisce un certo sforzo nella stesura degli arrangiamenti in cui si fondono barlumi di elettronica minimale, elementi sinfonici appena accennati e certe influenze folk.

Nel 1981, quando la Polonia introduce la legge marziale, Niemen sospende i suoi concerti, tornando sul palco soltanto 4 anni più tardi. Fra i numerosi concerti che lo videro protagonista ricordiamo l'"Extravaganza promotional concert of Polish artists" a New York nel 1985, il "Jarocin Festival" ed il "Queen Elizabeth Hall" a Londra nel 1987. Nel 1989 ha suonato con l'orchestra filarmonica di Varsavia.

Nel 1982 pubblica un album solo su audiocassetta per l'etichetta Rogot: "Przeprowadzka" (Trasloco) con 24 canzoni tratte da colonne sonore di film per bambini.

Nel 1989 realizza l'album "Terra deflorata", ispirato ancora una volta alle poesie dell'amato Norwid, che, nonostante la scarsa promozione, ha venduto ben 100.000 copie.

L'ultimo capitolo della carriera discografica di Niemen, "Spodchmurykapelusa" (da sotto una nuvola di cappelli) viene scritto nel 2001. L'album presenta una struttura semplice ed è incentrato sulla forma della canzone, con influenze elettroniche, sinfoniche e world appena accennate e riversate con un notevole fattore di diluizione negli arrangiamenti, raffinati ma di stampo in definitiva pop.

Come detto la storia finisce il 17 Gennaio del 2004. Czeslaw Niemen rappresenta un pezzo fondamentale della storia del rock del suo paese: non un musicista progressive rock tout court ma un artista eclettico che ha posto le basi per l'emancipazione della musica giovanile in Polonia e che rappresenta quindi il presupposto imprescindibile per la nascita del Prog nella sua nazione. Prima osteggiato dal regime e poi portato come modello ed infine innalzato ad icona del rock nazionale: un interprete dei propri tempi, uno sperimentare ed un pioniere, una personalità forte e geniale, un artista sensibile che rimarrà senz'altro nella memoria.

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