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Evoluzioni digitali delle emozioni musicali (Speciale sulla musica digitale) F.Cattaneo F.Catalano J.Attene A.Nucci M.del Corno
 

INDICE

Introduzione
Tipi di dischi e formati audio
Cosa significa copiare?
Parliamo un poco di download legali?
Intervista a Shawn Gordon di Mindawn
Intervista a Bernard Gueffier, presidente di Musea Records
Intervista al musicista Rain




Introduzione

In principio c'era il vinile, quello che per generazioni è stato fatto girare sul grammofono, nel mangiadischi o più semplicemente nel giradischi, quello che, con gesto quasi liturgico, dovevi voltare con delicatezza a metà dell'ascolto e sul quale, con altrettanta delicatezza, dovevi far poggiare la puntina. Insomma, un vero e proprio oggetto di culto, da trattare con amore, soppiantato negli anni '80 dal più pratico e luccicante dischetto ottico, con estremo disappunto dei nostalgici. Avviene così il passaggio all'era digitale, cosa che, almeno all'inizio, non altera fondamentalmente il rapporto tra commerciante ed acquirente. Il negozio di dischi rimane pur sempre un punto di aggregazione e scambio culturale, dove magari puoi avere il tuo ascolto in anteprima.
Con la diffusione dei computer e di internet lo scenario inizia a cambiare più profondamente: i nuovi formati audio, poco romantici e che eliminano praticamente nella loro essenzialità tutto il lavoro di artwork che correda un album vero e proprio, possono essere riprodotti con estrema facilità e altrettanto facilmente essere scambiati e scaricati attraverso la rete.
Dilaga a questo punto il problema delle copie non legali e della gestione del copyright: il contenuto musicale dei CD può essere infatti copiato e scambiato liberamente, anche in maniera illegale, cosa che, secondo l'opinione corrente, finirebbe per mettere letteralmente in ginocchio il mercato discografico, traducendosi sistematicamente in un calo di vendite.
Se da una parte lo scambio di file musicali in internet è visto come una grande minaccia per i discografici e per gli artisti, dall'altra c'è chi vi ha trovato una grande opportunità per diffondere le proprie idee o addirittura ha sfruttato questa nuova logica, cercando di cavalcare la tigre, attraverso la creazione di forme alternative di commercio. Gli artisti poco conosciuti, mettendo a disposizione in rete, gratuitamente, la propria musica, possono promuovere sé stessi facendosi conoscere da chiunque ed i negozi in rete, che vendono online la musica sotto forma di file musicali, possono raggiungere all'istante un bacino di utenza sterminato.
Ancora è troppo presto per dire dove esattamente ci porterà questo nuovo sistema che sembra isolare gli ascoltatori di musica dietro lo schermo del proprio PC. Noi di Arlequins con la collaborazione di Prog HiFi (per la parte dedicata ai formati audio), abbiamo cercato di sondare il panorama attuale con questo breve speciale.
Prima di tutto vi proponiamo una breve ma efficace guida attraverso il mondo dei formati audio digitali; verranno poi affrontati gli argomenti del copyright e del download legale, ed infine vi proponiamo tre interviste: una rivolta ad un negozio virtuale, Mindawn, l'altra al presidente di una casa discografica Progressive che recentemente si è aperta al mercato digitale (Musea) e l'ultima ad un artista indipendente (Rain) che ha sfruttato la diffusione dei file musicali in internet come forma di promozione. Buona lettura.




Tipi di dischi e formati audio
Articolo a cura di Fabrizio Catalano (Prog-Hifi)

Da quando l’audio digitale ha iniziato ad imporsi come standard di mercato, i formati audio si sono rapidamente moltiplicati creando confusione e disorientamento per tutti quei consumatori di musica poco inclini alla passione audiofila. Per questi ultimi (audiofili), la qualità nella musica è sinonimo di analogico. La tecnologia analogica esula dal fine di questo articolo e quindi non verrà volontariamente trattata. Ci soffermeremo dapprima sui vari tipi di standard musicali digitali. A tal fine, è opportuno chiarire la situazione attuale sui vari formati audio e tipi di dischi.

Supporto: Compact Disc, Formato: CD Audio, Codifica: PCM

Si tratta del formato più conosciuto e diffuso. Basato sulla codifica PCM (Pulse Code Modulation), ha una risoluzione di 16 bit a 2 canali e una frequenza di campionamento di 44,1 Khz. Questo significa che la forma d’onda sonora originale viene spezzettata in 16 parti (nell'unità di tempo) fornendo così una “interpretazione” abbastanza fedele della forma d’onda analogica. Si tratta, ovviamente, di uno standard digitale a bassa risoluzione in quanto il limite dei 16 bit non può essere superato.

Esiste una versione cosiddetta “enhanced” dello standard CD Audio ossia il cosiddetto HDCD (High Definition Compact Disc). Un disco inciso in HDCD può essere letto dai normali lettori CD ma soltanto in quelli dotati di chip “HDCD” si può apprezzare la differenza sonora (risoluzione e gamma dinamica aumentata).

Un altro tipo di CD particolare è il cosiddetto XRCD (eXtended Resolution Compact Disc), un sistema di registrazione realizzato dalla JVC che è considerato lo “State of Art” delle incisioni digitali su CD. La risoluzione effettiva è a 24 bit e la differenza, in termini di prestazioni sonore, è chiaramente udibile! Ovviamente i dischi XRCD costano maggiormente rispetto ai normali CD (quasi sempre il 50% in più) ed inoltre il catalogo disponibile è attualmente limitato. Il software XRCD può essere letto da un qualsiasi lettore CD.

Supporto: Compact Disc, Formato: SACD, Codifica: DSD

Si tratta del nuovo formato digitale ad alta risoluzione realizzato congiuntamente da Philips e Sony. Basato sulla codifica DSD (Direct Stream Digital), ha una risoluzione di 1 bit e una frequenza di campionamento di 2,8 Mhz (64 volte maggiore di quella del CD). Esistono 3 tipi di SACD: mono, stereo e multicanale.

Il disco SACD deve essere letto dai lettori SACD dedicati e non è leggibile dai normali lettori CD. Se il disco è un SACD-Hybrid allora la traccia stereo può essere letta da un normale lettore CD ma non può essere letta la traccia codificata in DSD. Proprio per il fatto che i SACD hanno introdotto (alla pari del DVD) l’audio multicanale, anche per i lettori SACD esistono quelli unicamente stereo o quelli multicanale. Va da se che un SACD multicanale può essere letto solo da un lettore SACD multicanale.

Supporto: DVD, Formato: DVD-Audio, Codifica: PCM-HD

Il DVD (Digital Versatile Disc) Audio è l’evoluzione del DVD-Video. Basato sulla codifica ad alta definizione della PCM (24bit a 192 Khz a 2 canali oppure 24 bit a 96 Khz a 6 canali).
La compressione effettuata è la famosa MLP (Meridian Lossless Packing) e per il discorso della lettura valgono le stesse regole del SACD.

Un DVD-Audio può essere letto solo da un lettore DVD-Audio e non da un lettore CD. Può anche essere letto da un lettore DVD-Video purché, all’interno del disco, sia presente una traccia codificata secondo gli standard del DVD-Video. Potenzialmente si tratta della migliore codifica audio disponibile a tutt’oggi. In effetti, il DVD-Audio è certamente meno diffuso del suo rivale, l’SACD e questo ne potrebbe pregiudicare il futuro commerciale (stanno arrivando l’HD-DVD e il Blue-Ray anche se ancora non si sa in che modo verranno sfruttati dal punto di vista audio).

E’ opportuno, a questo punto, fare un riassunto sulle compatibilità dei vari tipi di lettori digitali.

Lettori CD: leggono i CD, gli HDCD, gli XRCD e gli strati CD dei SACD ibridi.
Lettori DVD-Video: leggono i DVD-Video, i CD, gli HDCD, gli XRCD, lo strato CD dei SACD ibridi e la porzione DVD-Video compatibile dei DVD-Audio (quando disponibile).
Lettori DVD-Audio: leggono i DVD-Video, i CD, gli HDCD, gli XRCD, lo strato CD dei SACD e ovviamente i DVD-Audio.
Lettori SACD stereo: leggono i CD, gli HDCD, gli XRCD, gli strati CD compatibili dei SACD e i SACD stereo.
Lettori SACD multicanale: leggono i CD, gli HDCD, gli XRCD, gli strati CD compatibili dei SACD, i SACD stereo e i SACD multicanale.
Lettori universali: leggono praticamente tutto.

Adesso lasciamo la musica (dal punto di vista acustico) e concentriamoci su discorsi prettamente informatici. Per iniziare a parlare dei formati digitali bisogna prima cercare di conoscere come è strutturato ed in cosa consiste un file audio digitale. Come già qualcuno saprà, una traccia musicale (intendendo quelle che si trovano nei cd musicali) è costituita da una sequenza di bit. Come tale, questa sequenza di bit non ha una struttura logica che possa essere "interpretata" da un qualunque s.o per personal computer.
Proprio nella fase cosiddetta di "ripping" (ossia "codificare" il contenuto astratto di una o più tracce musicali in file audio gestibili dal s.o. del pc), il s.o memorizza le informazioni (le suddette sequenze di bit della traccia) inserendo anche altre informazioni importanti come il numero di canali, la risoluzione e la frequenza di campionamento. In tal modo, il s.o è in grado di gestire in modo adeguato dal punto di vista audio.

Nel mondo Windows i file audio non compressi si distinguono per l'estensione .wav (wave ossia onda intesa come onda sonora). Nel mondo Apple abbiamo l'estensione .aif (AIFF ossia Apple Interchange File Format). I 2 tipi di file sono praticamente equivalenti e possono essere letti in entrambe le piattaforme.
Questi file (per esempio un .wav) hanno delle dimensioni che variano in funzione della durata della traccia musicale (a parità di risoluzione e campionamento). Per stabilire, a priori, quanto spazio possa occupare un brano salvato in formato .wav facendo il ripping da un normale CD basta usare un modo alquanto semplice di calcolo.

Sappiamo che il CD ha una frequenza di campionamento di 44,1 Khz (44.100 hz) ed è registrato in stereo (2) con una risoluzione di 16 bit (16). Quindi basta fare i conti: 44.100(campionamento)*2(stereo)*2(2 byte=16 bit)*60(secondi)=10.584 byte.

In pratica, 1 minuto di ripping audio comporta la creazione di un file da circa 10 Mb. Un intero CD da 60 minuti occuperebbe circa 600 Mb di spazio (qualcosa in più in effetti, diciamo circa 620). Adesso pensate per un attimo se aumentassimo la risoluzione (passando da 16 a 24bit), la frequenza di campionamento (da 44,1 a 192 Khz) e anche i canali (da 2 a 5 oppure 6). Vi rendete conto di come 1 minuto di musica digitale (ad alta risoluzione) comporti uno spazio di 192.000*2*24*60=552.960.000 ossia circa 553 Mb. Quindi 1 minuto di musica ad alta risoluzione occupa uno spazio 55 volte maggiore di quello a bassa risoluzione. Faccio notare che l'esempio è stato fatto usando solo 2 canali e non 5 o 6.

Se trasferiamo queste grandezze ad Internet, ci rendiamo conto di come i file audio rappresentino un problema da risolvere per lo streaming (trasmissione) tramite rete. Trasmettere 10 Mb al minuto non è semplice in quanto occorre una banda adeguata (con l'avvento della tecnologia ADSL il problema è quasi cessato del tutto di esistere) che il collegamento analogico telefonico non è in grado di assicurare. Molti ingegneri e programmatori quindi si sono posti il problema di come riuscire a comprimere la dimensione di questi files per avere la possibilità di trasmetterli in modo adeguato tramite internet.

Nel corso dei vari anni sono stati realizzati degli algoritmi di compressione/decompressione dei dati (i cosidetti codec) che riescono, in modo abbastanza complesso, a ridurre le dimensioni dei files audio. Ovviamente la ricerca e il perfezionamento dei codec non cessa mai di fermarsi proprio al fine di trovare algoritmi che riescano a comprimere il più possibile le dimensioni senza far abbassare troppo il livello qualitativo dell'audio.

I 3 parametri fondamentali di un codec sono:
-bitrate, ossia quanti bit devono essere trasmessi in un secondo. Per un brano CD, basta moltiplicare tra loro la frequenza di campionamento, la risoluzione e il numero dei canali ossia 44.100*16*2=1.411,2 Kbps ossia 1,4 Mbit/sec
-tempo di elaborazione, ossia quanto tempo occorre per comprimere e decomprimere il file audio. Esistono codec che lavorano in real-time.
-qualità, ossia il degrado che subisce il segnale audio dopo essere stato compresso e decompresso. Può essere verificato tramite criteri empirici (ascolto) o tramite analisi delle forme d'onda.

Più il codec è complesso e maggiore è la qualità sonora (ma l'elaborazione non avviene in tempo reale), più il codec è semplificato minore è la qualità (ma l'eleborazione è pressoché immediata). A questo punto, và da sè che le categorie dei codec sono 2: codec lossless (senza perdita d'informazioni) e codec lossy (con perdita d'informazioni).

E' importante affermare che la "codifica audio" e il "formato file” non sono la stessa identica cosa. La prima definisce il modo in cui i dati audio vengono rappresentati mentre il secondo il modo in cui questi vengono memorizzati e gestiti dal computer (file).

Quando un brano musicale è codificato in un determinato formato, per ascoltarlo si ha bisogno di un certo software (encoder) che permetta la traduzione dei dati in note musicali.

Logica Lossless

Tramite questi tipi di codec, si riesce a comprimere anche il 60% delle informazioni senza far decadere la qualità audio del file audio. Occorre dire che i codec lossless non sono standardizzati. Se si registra una traccia audio utilizzando quel particolare codec (compressione) dovrete utilizzare lo stesso codec per riprodurla (decompressione).

Esaminiamo i codec lossless più diffusi.

WMA lossless(Windows Media Audio)

Realizzato dalla Microsoft, è il codec tipico di Windows. La compressione è solitamente lossy ma il WMA riesce a convertire direttamente in WMA lossless utilizzando il Windows Media Player.

FLAC (Free Lossless Audio Codec)

Uno dei formati più usati in rete. Trattasi di un codec open-source le cui specifiche sono liberamente accessibili. Essendo un prodotto free, i software che gestiscono tali file sono, praticamente, la totalità di quelli presenti sul mercato. Il FLAC agisce in modo primario sul livello di compressione (quindi sui tempi di elaborazione) e non sulla qualità audio. La percentuale di compressione è sempre intorno al 50-60 %.

LPAC (Lossless Predictive Audio COmpression)

E' un codec importante in quanto è stato scelto come modello di riferimento per lo standard MPEG-4 ALS che dovrebbe rappresentare lo standard di riferimento per i codec futuri.

Logica Lossy

Utilizzando questi tipi di codec, si riesce a comprimere/decomprimere un brano musicale perdendo dei dati che non sono più recuperabili in alcun modo anche effettuando la ritrasformazione in file wave. La compressione arriva anche al 90% e da questo s'intuisce come il processo di compressione sia particolarmente invasivo. Se tali codec "tagliano" in modo così deciso le informazioni, perchè vengono utilizzati in campo audio/video?

L'udito dell'essere umano percepisce un range di frequenze che và da 20 a 20 Khz (20.000 Hz). Più si và avanti con l'età, più questo range diminuisce soprattutto nella gamma delle alte frequenze. Quindi si può affermare che, il nostro udito (intendendolo come codec naturale) è già un codec lossy specialmente se si è avanti con l'età.

Riflettendo su questi semplici ed empirici fatti, i codec lossy vengono creati sfruttando algoritmi che eliminano le informazioni al di sopra dei 15 Khz (15.000 Hz). Se le alte frequenze si sovrappongo alle basse contemporaneamente, l'orecchio umano fa molta fatica ha "rielaborare" le informazioni (avete presente il fenomeno che accade quando si è appena
usciti da un concerto? Si fa fatica ad ascoltare la normale conversazione perchè il timpano è momentaneamente "affaticato" e necessita di un po' di tempo per ritornare alle normali prestazioni acustiche ossia la cosiddetta "fatica uditiva") Proprio per questo motivo, i codec lossy riescono a sfruttare questo fenomeno e ad eliminare determinate informazioni che il timpano non riuscirebbe a definire in modo certo.

I codec lossy eliminano anche tutti quelle informazioni (suoni) che si trovano al di sotto della soglia del rumore tipico di ogni registrazione musicale senza una apparente riduzione della qualità del segnale.

Realizzare un codec lossy è, per certi versi, molto più complicato della realizzazione di uno lossless. Infatti occorre applicare principi di psicoacustica per determinare, in modo coerente, quali siano le frequenze che non è assolutamente possibile tagliare.

Andiamo ad analizzare i codec lossy più diffusi.

MP3

Il degrado qualitativo di tale codec varia moltissimo da brano a brano. Meno avvertibile in brani dal range di frequenze limitato (es. brani pop) ma decisamente più percepibile in brani dalla gamma dinamica più accentuata (sinfonica, rock e jazz). Esistono due metodi essenziali di compressione MP3: a bit rate fisso e a bit rate variabile. Il primo non ha certo bisogno di spiegazioni: basta impostare sul compressore un livello, e questo verrà mantenuto fisso per tutta la durata della canzone.
Il secondo invece è a bit-rate variabile: l'encoder riesce infatti a percepire i passaggi più impegnativi, quelli nei quali la gamma di frequenze è più estesa e ci sono più strumenti in gioco, e in questi casi abbassa il livello di compressione per evitare che vengano eliminati dei particolari significativi dal punto di vista della resa acustica. Nella situazione opposta, quando per esempio sta suonando un gruppo di violini, l'intera gamma bassa verrà eliminata con conseguente risparmio di spazio (da audiofilo inorridisco!).

OGG Vorbis

Formato di compressione audio che fornisce dei livelli qualitativi, a parità di bitrate, superiori rispetto a quelli del classico mp3, almeno sino ai 160 Kpbs circa.
Il formato Ogg Vorbis ha l'estensione .ogg ed esistono dei plug-in per poter ascoltare questi file con WINAMP .

MPC (Muse Pack)

Formato di altissimi risultati, soprattutto a bitrate alti (oltre 192 kbps e oltre). Un album di 600 MB in formato WAV andrà ad occupare circa 100 MB se codificato in mpc con bitrate intorno ai 192-256 kbps. E’ il formato qualitativamente di riferimento per i formati lossy. Disponibile per piattaforme Windows, Linux e Mac.

FLAC

Formato Open Source, di grande popolarità. Una volta era estremamente diffuso (tra puristi della musica), ma sta perdendo piano piano terreno con l'affermarsi del formato ape di MonkeyAudio, che a parità di qualità, permette una migliore compressione (per quanto FLAC abbia dalla sua una maggiore velocità di compressione). Il nostro album da 600Mb andrà ad occupare in FLAC circa 330-340 MB.

WMA: WINDOWS MEDIA AUDIO

È un formato della Microsoft piuttosto recente, nato come risposta al formato mp3 e al real audio presentando cmq scarse propensioni qualitative all'audio. Bitrate a 128kbs.

RAM: REAL AUDIO

E' uno dei formati di compressione di file audio e video più utilizzati per trasmettere contenuti multimediali sul web, viste le dimensioni ridotte del file, ma hanno una qualità audio inferiore ai file WAV e MP3. I file real-audio generalmente si ascoltano in streaming, cioè senza necessità di doverli scaricare sul disco fisso del proprio computer; la riproduzione della musica o del video inizia e continua mano a mano che il computer la riceve dalla rete come si trattasse di una trasmissione radio o tv. Per ascoltare un file ram è necessario un player dedicato (Realplayer).

Speek

Formato audio open-source realizzato specificamente per applicazioni vocali tramite internet (VoIP in primis ma anche voicemail). Non è un formato musicale a tutti gli effetti ma è un formato audio che può essere utile nel campo della comunicazione vocale.




Cosa significa copiare?
Articolo a cura di Fabio Cattaneo

Cosa significa copiare? Che domande! Lo sappiamo a menadito fin dai tempi della scuola: copiare significa appropriarsi del lavoro altrui facendolo passare per proprio, e quindi copiare è come dire rubare e ingannare. E proprio come scolaretti le multinazionali vorrebbero che pensassimo e agissimo, sempre e in ogni caso. Una società di eterni scolaretti che non arrivano mai alla maturità, anche se magari sulla carta sono stati dichiarati maturi da decenni.

Ma copiare è solo questo o esistono altre implicazioni? Come mai l'aggettivo "copioso" non è sinonimo di "truffaldino" e vuol dire invece tutt'altro? Se risaliamo al significato originario della parola, infatti, abbiamo non più "una" copia ma "la" copia e per i latini la copia era l'abbondanza, la disponibilità per tutti di un bene comune. Come ha potuto la cornucopia, un dono degli dèi, trasformarsi nell'odierno concetto di pirateria?

È notevole che per tutta l'antichità e anche in tempi relativamente più recenti, perlomeno fino all'invenzione della stampa, quelli che oggi verrebbero definiti "pirati" fossero al contrario considerati benefattori, gli amanuensi, persone che spendevano tempo e fatica per copiare a mano i testi che ritenevano degni di maggior diffusione e di essere tramandati alle posterità. Gli autori dei testi erano grati agli amanuensi e li consideravano i migliori alleati che potessero avere.

Poi, con l'invenzione della stampa, il quadro della situazione cambia completamente. Nel tempo che sarebbe stato necessario per copiare un testo a mano ora si potevano stampare centinaia, migliaia di libri. Col processo di stampa il progresso compie un impressionante balzo in avanti, dal punto di vista tecnico. Anche la cultura indubbiamente ne beneficia e si diffonde più agevolmente, ma forse vengono anche sparsi i semi di un cambiamento sociale non del tutto benefico.

Stampare libri ha un costo, un costo oggettivamente elevato. Chi si farà carico di questo nuovo costo? Ecco che tra autori e pubblico non ci sono più soltanto amanuensi e istituti bibliotecari a far da tramite. Nasce la figura dell'editore, un nuovo soggetto economico che deve combattere per affermare i propri diritti. Stampare libri è infatti un'impresa e richiede strategie imprenditoriali. Un imprenditore deve preoccuparsi di minimizzare i costi e massimizzare i ricavi, altrimenti la concorrenza lo schiaccia.

Dal punto di vista di un editore, che un libro venga copiato significa che qualcun altro lo stampa e lo vende facendogli concorrenza. Dunque deve arrivare per primo a stampare e avere una garanzia, un'esclusiva su ciò che stampa. Il copyright sarà appunto quest'esclusiva riconosciuta per legge agli editori nell'interesse della collettività. Una concorrenza selvaggia avrebbe prodotto troppo conflitto tra editori e non sarebbero stati stampati abbastanza libri, perciò andava introdotta una certa esclusiva, a beneficio di tutti.

Apriamo una piccola parentesi: come prima abbiamo riconsiderato il senso della parola "copia", ripensiamo adesso anche al significato di "esclusivo". Escludere, etimologicamente, implica chiudere fuori qualcosa o qualcuno, tener fuori una seccatura o una minaccia. Negli slogan pubblicitari il termine "esclusivo" è diventato sinonimo di "qualitativamente superiore" ma basta riflettere un attimo per accorgerci che il vero significato della parola è non tanto curare la qualità quanto lottare, difendersi dagli altri.

Il copyright, che da noi viene tradotto come "diritto d'autore", è quindi più propriamente un diritto di copia pensato per gli editori, i quali a loro volta sono tenuti a remunerare adeguatamente gli autori con cui stipulano contratti di collaborazione. Ed è importante notare come l'esclusiva che di fatto è il copyright fosse pensata dai lagislatori come valevole per un periodo limitato di tempo, trascorso il quale il diritto di copia in esclusiva decadeva e le opere diventavano di pubblico dominio, liberamente copiabili da chiunque.

È facile accorgerci come, col passare dei secoli, gli editori siano diventati sempre più potenti e siano riusciti ad influenzare i legislatori per ottenere copyright di durata sempre più estesa, fino al caso più eclatante, quello dei 95 anni attualmente applicati alla Disney per l'esclusiva sui diritti di Topolino. Oggi gli editori sono un oligopolio di multinazionali che di fatto governa a proprio vantaggio nell'ambito della cultura e dello spettacolo. Pubblico e autori devono adeguarsi al sistema e trarne il meglio.

O piuttosto, le regole del gioco erano queste prima che il personal computer e la rete Internet facessero compiere al progresso un altro impressionante balzo in avanti dal punto di vista tecnico, un salto di portata forse ancor più estesa rispetto all'invenzione della stampa. Ovvio che l'oligopolio delle multinazionali abbia paura di questo progresso e faccia del proprio meglio per ostacolarlo. Meno ovvio, forse, che autori e pubblico stiano ancora buoni buoni al vecchio gioco degli editori.

Infatti qualcosa sta cambiando. I mass media sono in mano agli editori e quindi non riportano certe notizie, o se anche ne parlano lo fanno distorcendo i fatti a proprio vantaggio, ma basta avere l'accesso ad Internet e un po' di sana curiosità per accorgersi che esistono fermenti e nuove idee ben precisi e che tra non molto tempo gli editori, i grandi distributori, per quanto potenti siano, dovranno adeguarsi a nuove regole o abbandonare il gioco.

Non è pensabile che il peer-to-peer scompaia grazie alle attuali strategie vessatorie da parte delle major discografiche e cinematografiche. Siamo passati dal motto "il cliente ha sempre ragione" a un non esplicitamente dichiarato ma implicitamente chiarissimo "il cliente ha sempre torto ed essendo in potenza un criminale va controllato rigidamente e guardato a vista". Non è pensabile che un cliente accetti di pagare per essere limitato nell'utilizzo di ciò che acquista e denunciato se fa di testa propria.

Siamo ancora alle prime fasi del processo di rinnovamento portato dell'informatizzazione di massa ma già adesso il conflitto tra editori e pubblico si va facendo più serrato di giorno in giorno e nel lungo periodo gli editori dovranno rassegnarsi a cambiare il proprio modello economico, non potendo realisticamente sperare di instaurare una dittatura capitalistica dove i consumatori siano obbligati per legge ad acquistare pagando prezzi sempre più alti per godere di sempre meno diritti e benefici.

Intanto chi produce cultura ha la scelta fra appoggiare gli editori sperando di ottenerne sufficienti remunerazioni oppure trasformarsi in imprenditore di se stesso e avvalersi delle nuove tecnologie per entrare il rapporto diretto col proprio pubblico. E sempre più artisti e intellettuali stanno iniziando a scegliere la seconda alternativa. Gli strumenti legislativi per svecchiarsi esistono e sono pronti per essere usati.

È probabile che in futuro il copyright non si estingua come alcuni estremisti si augurano ma che vada invece incontro a profonde revisioni e trasformazioni. Alcune tendenze sono già in atto da più di un decennio e potrebbero venir riassunte nel concetto di "copyleft", gioco di parole che trasforma il diritto di copia in permesso di copia alludendo anche alla differenza tra destra e sinistra politiche.

Va notato che il copyleft è un utilizzo alternativo del copyright e non una negazione di esso. Copyleft significa: io autore mi avvalgo finalmente del copyright intendendolo davvero come diritto d'autore e non più come diritto di copia, e in virtù del mio diritto d'autore riservo il diritto di copia al pubblico, togliendolo ai tradizionali soggetti che in passato, quando lo stato dei mezzi di produzione richiedeva ciò, lo sfruttavano a proprio vantaggio.

Il concetto originario di copyleft, così come è stato ideato dal programmatore del MIT Richard Stallman e incorporato nelle licenze software di tipo GPL, è semplice ma rigoroso al tempo stesso: io autore concedo a te fruitore il diritto di riprodurre, copiare e ridistribuire la mia opera dell'ingegno, e anche di modificarla, purché la tua versione modificata rimanga liberamente ridistribuibile e modificabile da altri ancora, in modo che nessuno mai blocchi il processo di diffusione dell'opera.

Come si vede, non stiamo parlando di assenza di copyright né di pubblico dominio vero e proprio. Nelle licenze GPL, e nelle diversificate licenze Creative Commons che ne derivano, l'autore viene infatti riconosciuto come tale e ha il diritto di controllare come viene diffusa la propria opera. Se vuole mantenere l'esclusività di sfruttamento economico, ad esempio, può farlo adottanto una licenza che consenta la riproduzione e diffusione dell'opera solo a condizione che ciò avvenga senza scopo di lucro.

Il successo e la sempre maggiore diffusione del sistema operativo Linux e dei software Open Source dimostrano come questo modello economico sia concretamente in grado di reggere sul mercato e di portare benefici a tutti, programmatori e utenti. Nulla vieta di pensare che lo stesso modello sia applicabile anche nel caso di libri, dischi e film, tanto più che c'è già chi inizia ad avvalersene, non solo in campo amatoriale ma anche a livello professionistico.

Il collettivo letterario Wu Ming, ad esempio, da anni sostiene che il p2p non è un nemico ma, al contrario, un potente alleato che consente di risparmiare sulle spese promozionali e in pratica costituisce una versione tecnologicamente potenziata del buon vecchio "passaparola". Dal loro sito consentono perciò di scaricare le versioni elettroniche integrali di tutti i libri di cui sono autori, addirittura corredati di traduzioni in altre lingue. Anzi, non consentono il download: lo incoraggiano attivamente.

Perché? Perché i dati di vendita in libreria dimostrano che questa è una strategia vincente. Chi scarica un loro romanzo inizia a leggerlo in formato elettronico ma, se lo apprezza, difficilmente passerà ore davanti al video a stancarsi gli occhi e preferirà piuttosto l'acquisto del libro in formato cartaceo. A maggior ragione acquisterà il libro chi vuole farne regalo a qualcuno, piuttosto che stamparlo dal proprio pc rilegandolo alla bell'e meglio. (L'editore di Wu Ming è Einaudi, non stiamo parlando di piccola editoria.)

Nel gergo degli economisti, si tratta di sostituire un'economia della scarsità con una dell'abbondanza. Si ha un'economia della scarsità quando chi ha il controllo sui mezzi di produzione di un bene alza sempre più il prezzo del bene puntando ad ottenere un mercato di dimensioni ristrette con alti margini di profitto. Nell'economia dell'abbondanza, invece, il produttore di un bene ne abbassa sempre più il prezzo mirando a un mercato con bassi margini di profitto ma di dimensioni sempre più allargate.

Facile vedere nel prezzo sempre più alto dei cd musicali un lampante esempio di economia della scarsità. Finora le major hanno avuto convenienza a mantenere questo modello, ma ormai per riaffermarlo contro ogni logica di cambiamento stanno arrivando a criminalizzare i loro stessi clienti ed è ovvio che in questo modo possono soltanto guadagnare un po' di tempo. Alla lunga, dovranno abbracciare il modello economico dell'abbondanza consentito dalle nuove tecnologie o andare in fallimento.

Nemmeno pensare di volgere a proprio esclusivo vantaggio le tecnologie è una strategia che possa avere un futuro. Per quanto i produttori di software e hardware si sforzino di introdurre protezioni da copia e analoghe blindature, basta pensare allo scandalo in cui è incorsa Sony col rootkit nei suoi cd per capire che il pubblico non accetta di farsi privare del diritto di copia quando si rende conto di tutti gli svantaggi che questa privazione comporta.

Abbiamo avuto per secoli il desiderio e il bisogno di fare copie. Ora ne abbiamo anche i mezzi, alla portata di chiunque. Personalmente sono ottimista e sono convinto che non rinunceremo a tutti i vantaggi che la copia procura alla collettività solo per favorire pochi superstiti parassiti di un'epoca storica ormai obsoleta. Un'economia dell'abbondanza applicata alla cultura è possibile. Sbarazziamoci degli intermediari di cui non abbiamo più bisogno e costruiamo insieme la nostra cultura.




Parliamo un poco di download legali?
Articolo a cura di Fabio Cattaneo

Quasi sempre quando si parla di musica e di download si intendono pratiche ai confini della legalità, e ultimamente se ne parla molto, non c'è dubbio. Forse però si parla ancora poco, almeno per adesso, del download legale, dei suoi pro e contro.

Il famigerato Napster è diventato un vendor perfettamente legalizzato di file musicali. Poi naturalmente c'è iTunes col suo clamoroso successo, ma su questi grandi nomi tutto sommato non mancano informazioni e copertura mediatica, mentre ci sono altre piccole realtà ancora ai margini del mercato che meriterebbero una maggiore visibilità. E appunto di una di queste vorrei parlare, riportando le mie esperienze "sul campo".

Dicevamo di Napster e iTunes. Potremmo trovare grazie ad essi buona musica prog da acquistare? Immagino di sì, non lo so. Sinceramente non ho verificato, anzi a dirla tutta non ho mai provato ad acquistare nemmeno un singolo file da loro. E perché no? Per la scarsa flessibilità che offrono e per i prezzi non propriamente modici. Sui prezzi non credo siano necessari approfondimenti, vediamo quindi cosa c'entra la flessibilità. Si potrebbe anche parlare di libertà più che di flessibilità. Addirittura? Beh, sì, perché quando acquisto un bene mi aspetto di diventarne il legittimo proprietario e, di conseguenza, di poterne fare l'uso che ritengo più appropriato. Se compro un libro posso prestarlo a un amico e posso leggerlo a casa mia oppure in treno o dovunque mi venga voglia di leggerlo, giusto? Bene, se compro un cd il discorso già si complica un poco perché, vedete, di questi tempi più che altro compro una licenza d'uso e non vengo mai riconosciuto legalmente proprietario dell'oggetto contenente musica che ho regolarmente acquistato. Se il cd incorpora putacaso una protezione anticopia, potrei non riuscire ad ascoltarlo sul pc o sul quel bel lettore nuovo fiammante che ho sulla mia auto. Mica tanto giusto! Ma non stavamo parlando di file musicali e di download legali? Infatti: le stesse pastoie e protezioni presenti sui cd sono presenti, in misura ancora maggiore, sui file musicali scaricabili da Napster, iTunes e da altri vendors meno noti. In effetti a quanto mi risulta questi impedimenti legalizzati ad ascoltare come e quando volete i file musicali che pur avete acquistato sono ormai presenti nella stragrande maggioranza dei casi di vendita online di file musicali. Ma per fortuna esistono delle eccezioni.

Una di queste eccezioni è Mindawn (sito web www.mindawn.com), un vendor che ho conosciuto per vie traverse ma con cui mi trovo bene, tanto che ho acquistato da loro 8 album Musea. Ecco subito una prima notizia interessante per gli appassionati di prog, almeno credo: sì, su Mindawn si trovano in vendita parecchi album dell'etichetta Musea, compresi alcuni che ormai sarebbero fuori catalogo e che altrimenti bisognerebbe cercare su eBay o nei negozi di usato. Non che Mindawn venda cd, intendiamoci, perché anzi si tratta solo ed esclusivamente di file musicali. No, non i soliti mp3 a bitrate più o meno elevato. Nel caso di Mindawn, l'offerta è sdoppiata in file ogg e file flac, e proprio su questi ultimi si è concentrato il mio interesse. Non so se esistano altri vendors che rendano disponibili i file ogg, che sono file di qualità più elevata rispetto agli mp3 ma pur sempre file compressi nel cui processo di compressione qualcosa viene sacrificato. Probabile che esistano, ma non mi pare proprio che qualcun altro venda file flac, vale a dire file wav compressi tramite compressione lossless. Questo significa che una volta decompressi si riottengono i file wav originali senza alcun taglio e di conseguenza senza la minima perdita di qualità, come quando un file di testo zippato viene decompresso ricavandone il file originale senza che manchi nemmeno una virgola. Ecco quindi che offrire in vendita file in formato flac significa offrire molta più flessibilità di quanto non faccia chi vende mp3. Un album in formato flac può essere decompresso in wav e poi masterizzato ottenendo una qualità identica al cd originale.

Non solo: se voglio ascoltare quell'album sul mio lettore mp3 posso convertire i file flac in file mp3 perdendo un po' di qualità ma col vantaggio di potermi portare dietro ovunque la mia musica preferita. E allora non è come avere degli mp3 fin da subito? No, perché se parto dai flac sono io che decido quale fattore di compressione usare per ricavarne i file mp3 e, detto in soldoni, sono io a "fabbricarmi" autonomamente gli mp3 mantenendo perciò il controllo totale in qualunque momento. A qualche "smanettone" questa possibilità sembrerà allettante, come è stato per me, mentre immagino che nella maggior parte dei casi chi acquista file flac ne faccia l'uso a cui viene immediato pensare, vale a dire li decomprima in wav per poi masterizzarli. Si ottiene allora un cd masterizzato che suona esattamente come il cd originale? Sono sicuro che ogni audiofilo si porrà questa domanda.

Bene, la risposta è: all'incirca sì, con buona approssimazione sì. Nel senso che per ricostruire con precisione una copia assolutamente fedele del cd originale andrebbero soddisfatte due condizioni. In primo luogo, nessuno ci garantisce che il file wav iniziale, quello da cui viene ricavato per compressione il file flac che acquistiamo, sia stato estratto dal cd originale utilizzando un software a prova d'errore come EAC (Exact Audio Copy). In secondo luogo, il programma di masterizzazione oltre ai file flac o ai file wav ottenuti decomprimendo i flac avrebbe bisogno di un file cue o di altri tipi di file analoghi che su Mindawn non si trovano e che, detto in breve, servono a mettere tra un brano e l'altro del cd masterizzato le stesse pause o la stessa assenza di pause che avevamo sul cd originale.

Inoltre, c'è da dire che su Mindawn non sono disponibli file d'immagine che riproducano l'artwork del cd originale. Questo per me personalmente non è un problema ma immagino che per molti sarebbe preferibile avere a disposizione anche l'artwork.

Parlando dei prezzi, un album in formato flac su Mindawn viene venduto a 8.99 dollari, vale a dire circa 7.50 Euro, ed è sicuramente meno di quanto chiedano altri vendors più rinomati. Le forme di pagamento accettate sono entrambe le più diffuse su Internet e cioè Paypal e carta di credito. Con una Postepay prepagata equivalente Visa non ho mai avuto alcun problema e gli accrediti a Mindawn con conseguente messa a disposizione dei download da parte loro sono sempre avvenuti istantaneamente.

Una nota dolente del servizio offerto da Mindawn è la velocità di download: medio-bassa, di solito intorno ai 20-30 Kb/s ma in orari di punta e periodi festivi mi è capitato di vederla scendere anche a 7 Kb/s.

Altro punto migliorabile: le ricerche sul sito sono un po' farraginose. È possibile cercare per categoria musicale e per parole chiave ma non ad esempio per data, e non è possibile ordinare i risultati della ricerca secondo criteri personalizzabili. Venendo al mio caso, posso ad esempio cercare le parole "Musea" e "2005" nella categoria "Progressive" per trovare tutti gli album prog la cui descrizione, di solito discretamente dettagliata, citi la Musea e l'anno 2005, ma sarebbe più comodo se potessi fare ricerche per anno e se potessi ordinare i risultati che ottengo anche in ordine alfabetico riferito ai nomi degli artisti e non solo obbligatoriamente per ordine alfabetico riferito ai titoli degli album.

Un aspetto invece sicuramente positivo è che il sito funge anche da backup degli album acquistati, nel senso che i propri acquisti rimangono tracciati e memorizzati in un'area personalizzata e in qualunque momento (o su qualunque computer) si possono riscaricare gli stessi album già acquistati in precedenza senza alcun costo aggiuntivo. Come ormai sappiamo, i cd masterizzati non sono eterni e quindi mi sembra utile poter scaricare quante volte si vuole i propri acquisti. Una rete di sicurezza per ogni evenienza, insomma.

Scorrendo le FAQ del sito c'è un punto che mi sembra spiacevolmente ambiguo. Eccolo:
"However, on Mindawn, there is no difference in buying a perfect copy from us or having an original CD. You can still send around perfect copies if you want to. We believe that in general people don't want to give away something that they paid for. We further believe that just because someone does happen to get a pirate copy doesn't necessarily mean that is a lost sale. We feel that having happy customers by giving them free rein with what they paid for is going to be better for all of us in the long run. We like to believe in the basic honesty in humanity, when people are treated fairly -- so why should we impose more restrictions than are available on a typical music CD?"

Bene, sui file che mi vende Mindawn non troverò protezioni che mi impediscano di fare copie - ma posso farne solo per uso personale o anche per altri usi? Il copyright è detenuto dagli autori, dalle label o da Mindawn? "Siamo convinti che in genere le persone non vogliano dar via gratis qualcosa che hanno pagato". Se fosse vero, in Internet non girerebbero milioni di file musicali illegali perché nessuno li avrebbe mai ricavati dai cd originali, cd che qualcuno all'inizio deve pur aver acquistato. Bello che Mindawn ci lasci "free rein", briglia sciolta, giusto nel caso avessimo voglia di farci qualche galoppata su percorsi alternativi, ma sarebbe ancor più bello se sapessimo quanto di preciso è sciolta la briglia e quindi, fuor di metafora, quali sono di fatto i nostri diritti: possiamo o non possiamo copiare e condividere senza scopo di lucro i file acquistati da Mindawn? E se possiamo condividere, in che misura possiamo farlo? Credo che, in tempi di restrizioni sempre più subdole e implacabili, un po' di chiarezza in merito non guasterebbe davvero e contribuirebbe a far la differenza insieme agli aspetti sicuramente positivi che l'acquisto di file musicali su Mindawn comporta.





Intervista a Shawn Gordon di Mindawn
A cura di Fabio Cattaneo, Jessica Attene, Alberto Nucci, Marco del Corno


Puoi presentarci il progetto Mindawn?

Lo faccio volentieri. Mindawn è un servizio di distribuzione digitale di musica e video. Certamente è solo uno dei sistemi disponibili e non ha neanche la più grande selezione di musica, ma ha delle importanti differenze con gli altri servizi che riguardano sia i clienti sia gli artisti che lo rendono un ambiente interessante:
• il software del client ed i programmi accessori girano su Mac, Windows e Linux.
• Fornisce sia audio di qualità equiparabile al CD sia file lossy tramite i formati FLAC e OGG, nessuno dei quali è gravato da licenze proprietarie che possono rivelarsi bombe a orologeria com'è invece il caso del formato MP3. Dal momento che il formato FLAC si decomprime facilmente in WAV o AIFF, significa che si può decodificare il formato da lossless in qualsiasi cosa tu voglia, che possa quindi essere riprodotto da qualsiasi dispositivo portatile che supporta questi file, oppure si può masterizzare un CD a partire da questi.
• Qualunque artista può entrare a far parte di Mindawn senza bisogno di approvazione, basta pagare 50 dollari per aprire un account ed il tuo materiale sarà messo in vendita appena lo avrai uploadato.
• Paghiamo mensilmente le royalties fino al 75% sulle vendite.
• Accettiamo pagamenti con carta di credito o Paypal.
• Forniamo per ciascun acquisto un credito per ciascun acquisto che chiamiamo Mindawlers che può essere utilizzato per comprare altra musica. Abbiamo un certo numeri di clienti che sembra drogato di Mindawn e hanno messo insieme un bel po’ di Mindawlers finora.
• Ci sono sistemi di riferimento per guadagnare soldi facendo clikkare i visitatori su un link per comprare dal tuo sito o usando un codice da dare agli amici che dà diritto ad uno sconto.

Pensi che un sistema del genere possa aiutare a diffondere il Progressive Rock e gli altri generi di nicchia? Che risposta avete ottenuto ad ora?

Mindawn può certamente aiutare ad accedere con maggiore facilità alla musica Prog o a qualsiasi genere musicale di nicchia dal momento che offre la possibilità di trovare, pre-ascoltare le canzoni e di scoprire nuova musica. La risposta degli artisti e dei clienti che fanno uso del sistema è stata incredibilmente positiva. Abbiamo avuto una mezza dozzina di persone che pensavano di comprare in qualche modo dei CD veri e propri, così abbiamo parlato con loro per capire da che cosa avevano tratto quella conclusione e abbiamo fatto del nostro meglio per fare in modo che le informazioni fossero chiare il più possibile, ma a parte questo la risposta è stata eccellente. La gente apprezza sul serio la qualità audio e la completa libertà di scelta a disposizione.

Facendo un primo bilancio, pensi che questo tipo di piattaforma possa essere vantaggiosa? In che modo?

Uno dei vantaggi più chiari è che noi non escludiamo nessuno. In altre parole il nostro software gira su Windows, Mac e Linux (l’unico sistema a fare questo) e offriamo la qualità audio del CD, cosa che nessun altro fa, ed i file possono essere decodificati per qualsiasi altro media player in qualsiasi formato si voglia o essere masterizzati su CD con una qualità sovrapponibile a quella del CD che compri. Questo dal punto di vista del cliente, per quanto riguarda l'artista abbiamo una simile filosofia di inclusione: nessun artista è escluso dal servizio, si deve soltanto pagare una cifra di 50 dollari per aprire un account e poi puoi inserire le tue canzoni su Mindawn e queste sono immediatamente disponibili per la vendita. Ricevi i pagamenti mensilmente hai accesso a tutti i tuoi report di vendita online, nulla è nascosto.

Come è stato accolto il vostro progetto dalle etichette discografiche? Gli artisti accettano di buon grado questo tipo di commercio? I profitti che ottengono sono uguali a quelli che derivano dalla vendita di CD?

La risposta è stata ovunque entusiastica, ci sono ancora alcune band ed etichette che non tollerano l'intero meccanismo della distribuzione digitale. Uno dei maggiori vantaggi è che è fondamentalmente gratuita, non hai costi di manifattura e distribuzione ma hai anche bisogno di fare un po' di promozione per far sapere ai tui fan che il tuo materiale è disponibile con quelle modalità. Vince Di Cola è un buon esempio, è un tastierista famoso che ha fatto un certo numero di colonne sonore per film e album, ma aveva circa 5 ore di materiale che aveva registrato e che non era ancora stato pubblicato da nessuna parte, come roba con Steve Wallsh dei Kansas per esempio, e l'abbiamo reso tutto disponibile su Mindawn e qualsiasi persona può finalmente ascoltarlo.

Si discute da tempo sui possibili danni economici del file sharing sulla community degli artisti e sono stati sempre pochissimi i dati validi su cui discutere circa i potenziali effetti delle reti P2P.
Venendo a conoscenza di uno studio chiamato P2P, Online File-Sharing, and the Music Industry, che finalmente inizia a chiarire questo fenomeno che, dati alla mano, è dimostrato che i 3/4 degli artisti nella parte più bassa delle classifiche vendono di più grazie al file sharing mentre 1/4 degli artisti nella parte alta vende di meno ossia i musicisti più sconosciuti ricavano molta popolarità dal p2p e sono esposti ad un numero maggiore di consumatori; gli artisti invece più noti, che hanno moltissime tracce disponibili ad un pubblico vastissimo, perderebbero vendite.
Che tipo di gestione del catalogo artisti intendete fare nel futuro?


Sono stato recentemente coinvolto su un certo numero di odiose discussioni online su quest'argomento. Prima di tutto bisogna cercare di quantificare in che modo le copie rubate si traducono in una perdita di vendite; la deduzione di alcune organizzazione come la RIAA sull'argomento è che c'è un rapporto di uno a uno: in altre parole ciascuna copia è di fatto una mancata vendita. Questo non è vero per un certo numero di ragioni: ci sono persone che non avrebbero mai comprato un album se non avessero mai potuto ascoltare prima la copia illegale ecc. E' come dire che dal momento che Mozart è morto allora tutte le persone defunte devono essere Mozart.

Considerato ciò, fin troppe persone si sentono perfettamente giustificate di far parte di questi gruppi di condivisione di CD, è come avere un gruppo di, diciamo 10 persone in cui uno solo compra un CD e fa delle copie per latri 9, così ottengono 10 CD al prezzo di uno. La gente in questi gruppi dichiarerà sempre che questo metodo porta alla vendita ma se lo persegui difficilmente porterà a questo risultato.

Veniamo ora al punto della tua domanda. La mia impressione è che il P2P danneggia di più i grandi artisti rispetto ai piccoli perché è diffusa fra la gente l'idea per cui se l'artista è così grande, difficilmente il loro furto di materiale lo danneggerà, questo può o meno essere vero ma non cambia assolutamente il fatto che fare delle copie illegali è considerato illegale qualsiasi sia la giustificazione con cui lo fai. Non sto chiamando in causa la legge qui, vi sto soltanto dicendo come stanno le cose.

Mindawn esclude il discorso "volevo soltanto provare la band" dal momento che si può ascoltare la canzone fino a 3 volte senza doverla pagare. Questo è più che ragionevole per prendere una decisione sull'acquisto o meno, così tutte queste motivazioni sono state messe da parte e non vi è più una ragione legittima per fare delle copie illegali, assumendo ovviamente che il materiale possa essere provato su Mindawn.

I file FLAC che vendete provengono dai master delle varie case discografiche o sonoo una rielaborazione dell'estrazione audio effettuata con il vostro software MARS? Nel primo caso come potete dimostrarlo?

Forniamo MARS per comodità così l'artista può rippare facilmente i file FLAC e OGG ma non è detto che si debba necessariamente usare MARS: gli artisti possono usare quello che vogliono e possono farlo partendo da una sorgente WAV, dal CD o da qualunque cosa vogliono. Raccomandiamo comunque che i file OGG abbiano una qualità 5 volte maggiore per fare in modo che gli utenti ottengano una qualità migliore possibile.

Perchè non è possibile scaricare le copertine dei dischi in vendita? Pensate che sarà possibile in futuro?

Ci è stato già chiesto di tanto in tanto e dovremmo farlo, ma si tratterebbe di una cosa accessoria. Sono in gioco diverse variabili comunque, come la questione del singolo brano contrapposto all'album intero che ho descritto prima parlando di Vince Di Cola, caso questo in cui l'artwork non esiste. Poi bisogna decidere cosa dell'artwork inserire e in che modo. Ad esempio la copertina? L'etichetta? L'intero booklet, se esiste? Il retro copertina? Mi viene da pensare a qualcosa come l'etichetta da applicare alo CD così si potrebbe mettere quest'ultimo in una custodia per identificarlo facilmente, ma poi bisogna anche considerare che la cosa dipende dagli artisti e dalle etichette, non abbiamo il controllo su questo e non sapremo mai quanta gente lo farà. E' un'idea che ha bisogno di essere messa meglio a fuoco. Penso che si potrebbe partire in maniera molto semplice dall'etichetta da applicare sul CD.

Pensate che questo metodo di vendita sostituirà in futuro i tradizionali negozi di dischi?

Nella stessa maniera in cui le cassette hanno rimpiazzato le cassette a 8 piste ed i CD hanno rimpiazzato vinile e cassette, penso che siamo arrivati ad un svolta paradigmatica nella distribuzione del materiale di intrattenimento sia audio che video. Oggigiorno puoi avere un audio player con un hard drive di 100 gb che equivale a 100.000 minuti di musica, una cosa come 1.600 ore nella tua tasca. Questo è un notevole fattore di convenienza e si applica all'intera industria, non solo al progressive. Il possibile aspetto negativo per il progressive in questo meccanismo è la tendenza a realizzare concept in cui le liriche o le storie narrate o l'artwork sono parte integrante dell'opera e non è un grande affare per band come i Rolling Stones, ad esempio ma vedremo un cambiamento totale nei prossimi 5 anni.

Che ruolo hanno le case discografiche in questo tipo di mercato?

La casa discografica avrà ancora a che fare con il meccanismo e le spese legati alla registrazione dell'album, con la promozione, la diffusione sull'airplay, il rifornimento del materiale digitale alle compagnie di distribuzione ma penso che il campo di gioco sia un po' più accessibile e permette agli artisti indipendenti lo stesso accesso alla distribuzione anche se sono ancora responsabili di altri fattori come crearsi un seguito.

E' più frequente che gli utenti si scarichino uno o due brani di un album o l'album nella sua interezza?

In base alla mia esperienza l'80% delle persone comprano album e l'80% circa sceglie il formato FLAC di alta qualità. Sono felice di questo perché era quello che avevo previsto prima di mettere in piedi questo servizio.

Cosa pensate delle tecnologie DRM applicate dalle major sui loro prodotti, spesso a insaputa dei clienti e a loro danno come sta emergendo chiaramente nel caso del rootkit Sony? Ritenete che in futuro ci sarà sempre più spazio per queste tecnologie, come dichiarato un po' da tutti i produttori di hardware e di contenuti che già le impiegano, o lo scandalo attualmente in corso provocherà un totale rigetto nei consumatori?

Penso che la Sony abbia commesso un crimine disgustoso. Avrei dei seri problemi a trattare i miei clienti come dei criminali quando non hanno fatto niente di sbagliato. Se qualcuno infrange la legge, allora puoi perseguirlo ma credo che la maggior parte delle persone sia onesta e voglia agire in maniera corretta. Non mi piace il DRM e non ne ho nel nostro sistema e credo che i clienti si ritraggano in maniera molto decisa da questo. Un buon esempio è iTunes in cui tu affitti la musica ma non la possiedi realmente e hai delle restrizioni sull'utilizzo che ne puoi fare. Perché mettere più restrizioni su un cliente di quelle che può avere acquistando un normale CD musicale non-DRM? Non installerò mai un sistema DRM nel nostro servizio e se questo significa che non otterremo certa musica nel nostro servizio, ebbene non importa.

Quali aspetti pensate di migliorare in futuro nel vostro sistema/website?

Non voglio anticiparvi troppi dettagli ma fondamentalmente quello che sto cercando di fare è di riprodurre l'esperienza di acquisto in un negozio di musica reale in maniera più vicina possibile alla realtà. Lascerò che siano i lettori a pensare quali possano essere questi aspetti. Continuiamo anche a perfezionare il sito e il nostro software basandoci sul feedback degli utenti, che teniamo molto in considerazione: se provate Mindawn ed avete dei suggerimenti o dei commenti, per favore, fatecelo sapere.




Intervista a Bernard Gueffier di Musea
A cura di Fabio Cattaneo, Jessica Attene, Alberto Nucci, Marco del Corno

Per quali motivi e con quali strategie commerciali avete deciso di "fare il grande passo" offrendo al pubblico, tramite il sito di Mindawn, il download legale degli album da voi prodotti?

In effetti abbiamo firmato il nostro primo contratto di distribuzione online dieci anni fa. In tutti questi anni non abbiamo mai ottenuto alcun reddito da queste prime esperienze. Due anni fa abbiamo fatto un confronto fra le diverse offerte per la distribuzione online del nostro catalogo: un sito specializzato chiamato Muse-Wrapped, un sito mainstream, iTunes, e una compagnia specializzata che avrebbe piazzato il nostro catalogo su centinaia di siti, un aggregatore chiamato World Music Office. Questi sono i tre tipi di proposte che ogni label può ricevere e fra le quali bisogna fare una scelta.
In accordo con la nostra politica indipendente, abbiamo scelto l'opzione del sito specializzato Muse-Wrapped. Dopo poche settimane erano disponibili in rete oltre 5.000 tracce del nostro catalogo attraverso questo sito. Sfortunatamente, dopo tre mesi di esistenza, la compagnia si sciolse. Allora ci siamo spostati su un altro sito specializzato chiamato Mindawn.

Come mai avete scelto proprio Mindawn e non altri vendors più conosciuti?

Nei venti anni di vita di Musea abbiamo scoperto che i canali di distribuzione mainstream non erano molto utili per la distribuzione del Progressive Rock che è considerato, nell'ambito del music business, musica minore. Abbiamo pensato che le stesse conclusioni si potessero applicare nell'ambito della distribuzione online e abbiamo scelto l'opzione di un sito specializzato in Progressive Rock piuttosto che finire completamente dispersi fra milioni di altre band nel sito di iTunes. Per precauzione, dal momento che le cose possono evolvere rapidamente, in parallelo come test limitato abbiamo reso disponibili una cinquantina di album della Musea su iTunes e World Music Office. La fine di questo test è prevista fra un anno circa. Alla scadenza di questo termine prenderemo la decisione finale circa la distribuzione digitale.

Avete intenzione di rendere gradualmente disponibile su Mindawn l'intero catalogo Musea comprese le ultime uscite o solo alcuni titoli selezionati in base a criteri specifici, ad esempio album ormai fuori commercio che non avrebbero sufficiente mercato se ristampati?

Attualmente offriamo attraverso Mindawn tutti i titoli per i quali possediamo i diritti di distribuzione digitale, il che significa il 75% del nostro catalogo completo. Offriamo titoli ormai esauriti così come nuove produzioni. Le uniche eccezioni sono i nostri recenti progetti come "Odyssey", "Kalevala", "Spaghetti Epic" o "Colossus of Rhodes".

Cosa pensate del file sharing e della politica di Mindawn in proposito (vedere faq del sito, con relativa "benedizione" della condivisione in rete senza scopo di lucro)?

Penso che ti riferisci al fatto che i file digitali di Mindawn non sono protetti contro la copia ed il fatto che Mindawn pensa che i clienti non offrono gratis quello per cui hanno pagato. Siamo d'accordo con questa politica.

Quale sarebbe la vostra reazione se scopriste che qualcuno, in un network di file sharing, sta rendendo gratuitamente disponibile a terzi un vostro prodotto? Riterreste ogni download una mancata vendita e quindi un danno indiretto oppure vedreste in ciò dei potenziali nuovi clienti che vengono magari a scoprire per la prima volta il prog e l'etichetta Musea?

Ciò accade di già. Abbiamo trovato molti dei nostri brani in file sharing e perfino su siti che vendono bootleg. Non siamo realmente preoccupati per questo. Voglio dire che può essere un grande pericolo per gli artisti commerciali o le major, ma nel caso del progressive rock, ci fidiamo dei nostri clienti.

Facendo un primo bilancio, pensate che questo sistema di vendita abbia portato dei vantaggi, se si quali?

Tutti gli esperti pensano che dal 25 al 50% del commercio di musica riguarderà la distribuzione digitale entro 10 anni. Pensiamo che non abbiamo altra scelta che muoverci verso questa tecnologia. Il lato positivo è rappresentata dalla maggior flessibilità (nessuna necessità di stampare CD, di grosse spedizioni, impiegati che preparano i pacchi ecc.). Il lato negativo è la copia libera, ma già esiste col CD. Consideriamo la distribuzione digitale come un'ottima aggiunta alla distribuzione musicale.

Pensate che un tale sistema di vendita rappresenti il futuro per il commercio dei dischi prog, andando a sostituire i negozi tradizionali di dischi?

Come detto sopra, questo sostituirà soltanto una determinata proporzione della distribuzione fisica. Il CD continuerà ad esistere, come esistono ancora i vinili ed anche i negozi di dischi.

Che ruolo avranno le etichette discografiche in questo tipo di mercato?

Assolutamente lo stesso di prima: fare una selezione fra una abbondante produzione, fare promozione, aiutare gli artisti nel loro carriera, contribuire ad organizzare i concerti e all'organizzazione di festival, prendersi cura di molti aspetti legali (diritti d'autore, diritti del produttore etc).

E' più frequente che gli utenti si scarichino uno o due brani di un album o l'album nella sua interezza?

Il 90% di loro preferiscono scaricare album interi al momento, ma questa tendenza può cambiare in futuro.

Vuoi parlarci della tua esperienza con “Muse Wrapped Records”?

E' stata un'esperienza molto positiva ed affascinante. Abbiamo riposto molte speranze in questa avventura. Le persone dietro a questo progetto, Jack Foster e Trent Gardner erano molto fidati ed efficienti. Penso che abbiano fatto alcune alleanze errate con altre compagnie per lo sviluppo del loro progetto, ciò che ha causato la sua fine. Ma abbiamo imparato molto da questo primo tentativo e non abbiamo assolutamente alcun rammarico.

Cosa pensi riguardo la recente approvazione, da parte del Parlamento francese della legge che legalizza il download di canzoni da internet, considerandole come copie private?

Non sono affatto impaurito da questo grande errore. Alcune lobby di consumatori sono riusciti a proporre questa nuova legge permettendo il download libero per un costo di alcuni euro all'anno. Al momento questa è solo una proposta e penso davvero che non ci sia rischio di vederla approvare. Il motivo principale è che ci sarebbe una contraddizione con tutte le regole europee e perfino con la legge francese sul copyright.




Intervista a Rain
A cura di Fabio Cattaneo, Jessica Attene, Alberto Nucci, Marco del Corno

Ciao Rain, vuoi presentarti ai nostri lettori?

Nell'Aprile del 2005 ho pubblicato il mio primo CD ufficiale sulla mia etichetta, la Telos Music: "Cerulean Blue" di Rain (il nome che uso per tutti i miei progetti artistici). Il CD è in vendita direttamente dal mio sito web (www.telomusic.net) come anche attraverso vari distributori in Inghilterra, Stati Uniti ed Europa, incluso il webshop di Steve Hackett all'indirizzo www.camino.co.uk. L'album è entrato nelle play list di XM Satellite Radio, fra le altre, in tutto il territorio degli U.S.A. L'intero CD è scaricabile gratuitamente sul mio website su file MP3 a 96 kbs.

Solitamente i musicisti sul proprio sito personale offrono dei piccoli assaggi di brani disponibili su cd, oppure versioni alternative live o demo dei medesimi. Nel tuo sito ci sono gli estratti dei brani del tuo cd ma anche tutti i brani completi in formato mp3, e hai aggiunto un disclaimer per specificare che i file mp3 completi possono essere liberamente scaricati, copiati e diffusi. Quali sono i motivi che ti hanno portato a questa scelta?

Ci sono diverse ragioni di mettere disponibili gli MP3 dell'intero album sul sito e permettere alla gente di scaricarli gratuitamente. Prima di tutto, sarebbe solo una questione di tempo prima di vedere il CD rippato e messo nelle reti P2P, considerato questo per me aveva senso che lo facessi io per primo. Almeno facendolo da me avevo in qualche modo il controllo su come era stato fatto. In secondo luogo, prima che riuscissi a pubblicare l'album con le mie forze, non potevo fare altro che lasciarlo riposto nel cassetto. Nessuna delle major era interessata alla pubblicazione e dovetti declinare le offerte delle etichette minori perché i termini dei loro contratti non erano vantaggiosi. Pensavo semplicemente di renderlo disponibile gratuitamente in internet soltanto con l'idea di condividere la mia musica altra gente. Avevo sentito diverse storie di gente che avevano messo su un sito internet e stampato CD soltanto per vederne vendute 3 copie in un anno, così non ero motto ottimista nell'intraprendere questa strada ma non avevo nulla da perdere. Ho pensato che avrei provato come se fosse un esperimento. Non avendo alcun budget per la promozione ed essendo i passaggi in radio e in TV inaccessibili, il download gratuito era l'unica scelta plausibile per cercare di attirare l'attenzione sulla musica di un artista sconosciuto. So che molti artisti hanno dei brevi samples della propria musica sui loro siti, ma onestamente credo che questo non sia abbastanza per convincere una persona a comprare un CD. Con la musica nuova, penso che tu abbia bisogno di tempo per ascoltarla in maniera approfondita, sentirla diverse volte e "viverci assieme" prima che questa faccia davvero colpo su di te.

Come hanno risposto i tuoi ascoltatori? Si limitano a scaricare gli mp3 completi oppure li condividono sui network p2p? E le vendite del cd sono soddisfacenti?

Devo ammettere di essere rimasto piacevolmente sorpreso dal responso ottenuto con questo CD. La risposta del pubblico è stata meravigliosa (vedi http://www.telosmusic.net/comments/comments.htm). Ho ottenuto moltissimi responsi positivi.Riguardo il download gratuito con una larga fetta di persone che hanno acquistato l'album dopo aver ascoltato i file scaricati. Attualmente le statistiche mostrano come vi sia la vendita di un CD ogni 11 download completi e ho appena dovuto ristampare altre 2.000 copie del CD. La musica ha avuto diversi passaggi radiofonici e molte recensioni eccellenti. Non avendo fatto altra promozione che quella tramite la distribuzione di alcune copie per le recensioni, devo attribuire questo interesse quasi interamente al download gratuito (oltre che, come spero, alla qualità della musica!). Credo che le case discografiche dovrebbero prendere in considerazione questa esperienza quando si apprestano a promuovere un artista sconosciuto. In sostanza ogni persona che scarica il CD è un promotore non pagato che lavora al tuo fianco, disseminando la tua musica per il mondo in una maniera tale in cui questo non sarebbe altrimenti possibile. Non vedo davvero molta differenza fra questo e le altre forme di distribuzione della musica, come i passaggi in radio (che possono essere facilmente registrati come è stato fatto per anni). Negli anni Settanta ed Ottanta era molto comune far girare la musica attraverso copie su nastro ottenute dagli LP: Personalmente ho scoperto molta della musica che poi ho acquistato con questi metodi. Il file sharing e la copia dei CD è essenzialmente simile a questo. Statisticamente la gente che scarica "illegalmente" la musica da internet compra CD 5 volte di più rispetto alla gente che non lo fa. Ci sono diverse altre forme di business che seguono questa logica. Le compagnie di software ad esempio offrono spesso versioni gratuite dei loro prodotti e poi cercano di vendere versioni più sofisticate una volta che l'utente è stato agganciato grazie all'uso di quel prodotto. Alcune etichette discografiche vorrebbero farci credere che ogni download effettuato col P2P è una "mancata vendita" ma reputo questo atteggiamento un po' isterico. Posso ascoltare una certa canzone dieci o venti volte alla radio o alla televisione ma se non la compro questo non costituisce una mancata vendita, significa solamente che non mi piaceva la canzone. Molte delle persone che scaricano i file sono soltanto alla ricerca di musica che gli piace e non la trovano nel range davvero ristretto di quella che passa alla radio o alla televisione. La gente ha bisogno di ascoltare prima di comprare e il download è spesso l'unico modo possibile.

Certo, le vendite dei Cd da parte delle major sono globalmente in flessione attraverso i negozi di dischi tradizionali (anche se sono sempre in aumento in Inghilterra) ma credo che ci sono diverse ragioni alla base di questo. Ci sono molti altri articoli di consumo che competono per le risorse a disposizione della gente come i DVD ed i giochi per computer che non esistevano 15 o 20 anni fa. Inoltre le compagnie discografiche pubblicano sempre meno titoli e, secondo l'opinione di molta gente, stanno diventando sempre più conservatrici riguardo la musica che producono e promuovono e per questo spingono il pubblico verso le pubblicazioni indipendenti (come per "Cerulean Blue"!) le cui vendite non sono registrate nelle statistiche ufficiali. E' stato stimato che le vendite dei Cd intraprese da individui come me che hanno messo su un sito internet e stampato dei CD (cosa che non era possibile pochi anni fa) possono arrivare a costituire fino dal 10% al 15% della vendita globale di CD.

In tempi recenti le compagnie musicali non si aspettavano di fare profitti con gli artisti o con le band scritturate da poco. Il primo album o il secondo dovrebbero essere considerati semplicemente con lo scopo di consolidare la reputazione dell'artista. Se ritenevano che l'artista avesse un talento genuino sapevano che gli investimenti avrebbero fruttato col terzo o col quarto album. Come esempio i Genesis non ottennero profitti dalla loro casa discografica prima del loro quinto album ma con l'appoggio della Charima Records raggiunsero delle vendite di 100.000.000 copie. Se allora il primo album serve non a fare soldi ma soltanto a scopo promozionale perché non renderlo disponibile per il download? E' la forma di promozione più economica che esiste.

Se credi nella tua musica allora devi anche pensare che se la gente la ascolta una percentuale di queste persone la compreranno comunque.

Così posso raccomandare davvero col cuore questo metodo a tutti gli artisti che cercano di lanciare la loro carriera.

Il tuo cd è in vendita anche sul sito Mindawn, dove è disponibile sia in formato ogg che in formato flac. I file in formato flac equivalgono per qualità al cd originale mentre i file ogg sono di qualità inferiore ai flac ma superiore agli mp3. Come si comportano gli acquirenti di fronte a questa offerta? Mostrano di preferire il formato flac o il formato ogg?

Per quanto ne so il formato FLAC è più popolare. L'album "Cerulean Blue" è diretto ad ascoltatori seri di musica piuttosto che al mercato pop usa e getta, quindi immagino che queste persone siano più attente con la qualità audio. Il formato OGG, anche se superiore all'MP3, sembra ancora essere piuttosto oscuro per avere un impatto significativo.

Come reagiresti se venissi a sapere che su un network p2p il tuo cd viene condiviso in formato flac e completo di artwork scannerizzato e di ogni altro extra presente sul cd originale?

Per quanto ne so il CD è già disponibile sulle reti P2P. Se la gente è felice di spendere del tempo a scaricarlo (si tratta di almeno 300 MB), masterizzarlo su CD, e stampare una cover di qualità inferiore piuttosto che spendere 5 sterline e 99 allora buon per loro! Seriamente, come ho già detto, sono felice che la gente ascolti musica. Se gli piace abbastanza allora comprerà questo CD o la prossima release. Altrimenti significa che non gli piace o che la musica non è abbastanza valida!

Cosa pensi delle tecnologie DRM utilizzate dalle major in maniera sempre più pervasiva, spesso senza nemmeno avvisare i propri clienti a meno che non scoppi uno scandalo come è accaduto nel caso del rootkit Sony? Vedi un futuro per queste tecnologie, e se sì quale?

Considerato quello che ho detto prima non vi sorprenderei affatto dicendo che secondo me tutte le tecnologie DRM sono controproducenti per diverse ragioni. Prima di tutto, nessuna di queste evita la copia. Sono hackerate in genere in una settimana o due dalla pubblicazione o possono semplicemente essere bypassate registrando un digital stream. Bene o male i CD, la musica in generale ed i contenuti digitali di qualsiasi tipo, sono estremamente difficili da rendere immuni dall'essere copiati. Tuttavia, anche se le tecnologie DRM non hanno impatto sulla pirateria, la contraffazione e la circolazione su P2P, sicuramente danneggiano il legittimo consumatore. A parte i disastrosi sforzi per danneggiare i computer da parte della Sony e di altri, questi sovversivi sistemi DRM ledono anche i diritti di chi ha comprato la musica. Nel Regno Unito e negli Stati Uniti è possibile fare legalmente delle copie di lavori acquistati e protetti da copyright, entro limiti ragionevoli, allo scopo di back up o per farli suonare su un equipaggiamento diverso. L'unico risultato delle DRM è di scoraggiare i clienti legittimi dall'acquisto dei CD dalle major. Io per primo non comprerei mai un CD che installa una protezione dalla copia sul mio computer. Io copio ogni CD che compro sul mio hard disk usandolo come un music server. La maggior parte dei DRM non mi permetterebbero di farlo.

Penso che le compagnie musicali dovrebbero riconsiderare il loro atteggiamento circa questo sistema. Dovrebbero capire che i prodotti media facilmente copiabili aumenterebbero le loro vendite e la loro popolarità ma anche il motivo per cui la gente compra i CD. Devono accettare l'idea della copia digitale e pensare alla maniera di rendere il loro prodotto più desiderabile. Ad esempio i CD sono troppo costosi per essere comprati a caso - i prezzi al dettaglio potrebbero agevolmente essere la metà di quello che sono adesso. La confezione CD standard ha un design terribile che non invoglia nessuno a possederla. Questa è una delle ragioni per cui ho deciso di inserire dei bonus video sul CD, di realizzare una copertina pieghevole graziosamente stampata e di vendere l'intero pacchetto a 5 sterline e 99. Le compagnie musicali dovrebbero riflettere sul perché le vendite dei DVD delle serie televisive sono così alte quando potrebbero essere facilmente videoregistrate.

Col progredire delle tecnologie digitali, pensi che i musicisti saranno in grado di produrre musica in maniera più autonoma e a costi accettabili, fino a diventare imprenditori di se stessi?

Credo che questo processo è sia ancora molto sottoutilizzato. Per una buona percentuale i musicisti che hanno iniziato a produrre e vendere i propri CD hanno preso il posto delle piccole etichette indipendenti di qualche anno fa. Registrare e stampare i propri CD di alta qualità è ora possibile per la maggior parte degli artisti ed è probabilmente l'unico modo che ha la maggior parte di questi di produrre musica al di fuori del circuito mainstream. Per il futuro non posso fare altro che vedere questo tipo di approccio crescere ancora di più man mano che la gente si sentirà sempre più a proprio agio a scoprire nuova musica e ad effettuare acquisti via internet direttamente dall'artista. Per quelli che sperano ancora di essere messi sotto contratto da una major vale la pena mettersi bene in testa che questa si aspetta che il gruppo sia già passato attraverso questo processo e abbia venduto alcune migliaia di CD prima che questa mostri interesse.

In Italia abbiamo un famoso gruppo, Elio e le Storie Tese, che ai concerti mette in vendita a basso prezzo dei cd live masterizzati sul momento con qualità audio soundboard. Pensi che questa e analoghe iniziative siano destinate a rivalutare il momento live del fare musica rispetto al lavoro in studio e alla "sacralizzazione" del supporto LP o cd che esisteva anni fa?

Credo che il "CD post-concerto" sia una grande idea per band che suonano dal vivo. Dà ai fan qualcosa di unico da portare a casa al posto della solita locandina o della T-shirt. Può anche incoraggiare interesse nei confronti della band molto tempo che il concerto è stato dimenticato ma non sono sicuro se questo abbia un impatto che vada oltre coloro che sono già dei fan della band e che sarebbero andati al concerto comunque.

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