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INCHIESTA SUL MERCATO DISCOGRAFICO ITALIANO (II PARTE) Alberto Nucci & Jessica Attene
 

INDICE

Introduzione
Intervista a Mauro Moroni di Mellow Records
Intervista a Loris Furlan di Lizard Records




Introduzione

Continua la nostra inchiesta sul mercato discografico italiano: questa volta si sono prestati a rispondere alle nostre domande due discografici: Mauro Moroni della Mellow Records che, oltre a mandare avanti la sua etichetta con professionalità e dedizione da una quindicina d'anni, è tutt'oggi uno dei più forniti collezionisti di prog al mondo e uno dei maggiori esperti del settore; il secondo personaggio, Loris Furlan, si dedica con passione alla gestione della Lizard, etichetta più giovane rispetto alla Mellow ma che si è fatta conoscere in questi anni per le proprie produzioni non numerosissime ma di qualità. Buona lettura




Intervista a Mauro Moroni di Mellow Records







Cosa ti ha spinto ad aprire un'etichetta discografica di Progressive Rock, vuoi parlarci dell'inizio della tua attività?

La passione per la musica progressiva e colta ovviamente.
La stanchezza della "solita vita" anche se molto redditizia, economicamente parlando.
La voglia di far qualcosa di tangibile per quello che ami.
L'incontro casuale prima col fiorentino Alfredo Caprio per gli Hopo e poi col grande Ciro Perrino per Celeste e Museo hanno gradatamente concretizzato un'idea che mi frullava nel cervello bacato da un po'. La passione per il prog italiano da parte dei giapponesi ha permesso rapidamente un grande accumulo di liquidità che, nel breve volgere di qualche mese, ha reso possibile, oltre alla realizzazione di ristampe ed inediti dei grandi nomi dei settanta, anche iniziare la pazza avventura di produzione di nuove bands, prima italiane e poi anche estere.
Rimango comunque essenzialmente un FOLLE COLLEZIONISTA DI VINILI, non certo un businessman e come tale preferisco essere citato e ricordato sulla lapide.

Pensi che col tempo siano cambiate le tendenze musicali ed i gusti di chi ascolta prog in Italia, in che modo?

Dal 90 ad oggi direi complessivamente di no.
Esterofilia completa, disinteresse completo o quasi per le bands italiane, cultura media musicale del progster molto bassa e facilmente influenzabile dai media, interesse limitato ai classici, al new prog e all'orrido metal prog. Un disastro insomma.
C'è stato, specie attraverso la diffusione, spesso illegale, di una quantità enorme di ristampe, un risveglio di interesse per quelli che chiamo i "classici minori" ma è un fenomeno meramente collezionistico, in fin dei conti quasi trascurabile.

In che modo è cambiata nel tempo la tipologia delle produzioni Mellow?

La Mellow era ed è ancora un'intuizione, una passione improvvisa condivisa da qualche persona per un 'idea musicale, per qualche nota ascoltata spesso casualmente da un demo ricevuto.
Niente marketing, niente imprenditorialità, niente calcoli spese/ricavi, solo l'estro di una sequenza di momenti esaltanti.
Finché posso permettermelo la Mellow è un magico coacervo di emozioni irrazionali.

Come scegli i gruppi da scritturare?

Semplicissimo, devono piacere a noi.
Se poi piacciono anche ad altri meglio, ma è una conseguenza involontaria e spesso neppure troppo ricercata.

E' vero che il settore delle vendite di dischi è in calo rispetto a pochi anni fa? Quali pensi siano le cause?

Il settore vendite discografiche è alla frutta per i motivi che conosciamo tutti:
1) crisi economica che impedisce l'acquisto di CD ad una larga fascia di pubblico
2) l'avvento di Internet che ha creato nelle giovani generazioni l'idea aberrante che tutta la cultura debba essere usufruita gratuitamente
3) mancanza di ricambio negli ascoltatori di prog
4) dischi non supportati da concerti e che pertanto rimangono sconosciuti ai più
5) clamorosa impreparazione di gran parte degli addetti ai lavori prog, musicisti compresi
6) scelte autolesionistiche ed aberranti di chi manovra il mercato discografico a livello major e mass-mediatico.

Quali fattori secondo te influenzano le vendite nel Prog?

L'appartenenza a ben precise e delineate lobby massonico-prog; la qualità della musica o le capacità di una band non contano più di tanto, vanno avanti (si fa per dire) coloro che sanno prostituirsi meglio e i furbi che giostrano tra una label e l'altra prendendo in giro la gente, i discografici ed infine se stessi.

Quali sono i dischi Mellow che si vendono meglio anche senza una grossa promozione?

Quelli peggiori ovviamente, quelli più ovvii, più banali, meno avventurosi, più inutili.
Tranne qualche rara eccezione ovviamente.
I miti della promozione, della visibilità contano assai relativamente, specie in Italia, dove non si venderebbero Cd neppure con una pagina giornaliera di pubblicità sui quotidiani nazionali.
L'Italia è un paese morto per la musica progressiva a livello vendite.
E' cosa nota, il nostro è un paese di santi, navigatori, furbi e LADRI.

Quali dischi in questi anni hanno venduto meglio, magari in maniera inaspettata, e quali hanno venduto meno rispetto alle attese?

Ogni tanto capitano fenomeni innaturali ed ecco che alcuni dischi di qualità, come i Discus, i Groovector, gli Haikara, i DFA, gli A piedi nudi vendono oltre le previsioni.
In linea di massa tutte le ristampe dei classici del prog italico anni settanta e gli odiati tributi vendono ancora parecchio.
Ovviamente moltissimi GRANDI dischi nei quali riponevamo grandi speranze non hanno venduto nulla, ricordo Aviolinee Utopia, Apryl, Sunscape, Zaal, Saturnia, Anima Mundi, Zaq, Mindflower, Cormorano, Ako Doma; ovviamente sono orgoglioso di questi album e (poco) compassionevole per la ottusità del pubblico.

Abbiamo assistito alla scomparsa di negozi di dischi più o meno specializzati o alla riduzione dello spazio dedicato al prog in altri negozi, come ti spieghi questo fenomeno? Secondo te le vendite attraverso la rete hanno compensato in qualche modo questa carenza?

Stiamo parlando di musica considerata morta da decenni, tutti i maggiori critici hanno insistito su questo concetto dai tempi della nascita del punk e dell'affermarsi della new-wave, ovvio che sia difficile iniziare o proseguire un'attività imprenditoriale avente per oggetto una musica considerata defunta.
Le vendite tramite internet in Italia sono ancora statisticamente irrilevanti; costituiscono un buon 70/80% del mercato nei paesi evoluti. Da noi solo pochissimi hanno una seppur misera carta di credito...

Avresti una soluzione per rilanciare le vendite nel prog?

Certo, abolire l'IVA assurda che grava sui CD, diminuire il prezzo delle stampe dei Cd a noi produttori e di conseguenza al pubblico, dimezzare i costi degli studi di registrazione, chiudere un buon numero di fanzine, siti web e radio governate da incapaci disonesti che fanno solo male al prog.
Cercare disperatamente di suonare live senza pretendere service da star, adattarsi e farsi il mazzo mantenendo entusiasmo e perseveranza.
Ma soprattutto i pochi esperti rimasti dovrebbero cercare di ricreare CULTURA, parlare di musica, pensare non solo ai propri interessi seppur legittimi.
Quello che cerco di fare sul forum di Arlequins, solo ed unico tra i proprietari di label prog, senza peli sulla lingua, dicendo quello che si pensa senza paura di offendere l'"amico" con il quale hai rapporti commerciali.
C'è una schifosa mafiosità nel mondo prog, se non la si elimina, si affonda tutti.

Cosa ne pensi dei negozi di dischi "virtuali" come Mindawn che in pratica vendono i dischi sotto forma di file?

Il peggio possibile, un'aberrazione, un'operazione meramente commerciale.
La musica (tutta la musica) si ascolta in un impianto HI-FI di buon livello su supporti fonografici originali.
Chi fa diversamente non ha capito nulla dello spirito progressivo.
La musica deve essere stampata su supporti di qualità che durino nel tempo.

Credi che il pubblico prog italiano sia ancora molto "esterofilo"? Come ti spieghi questo fenomeno?

E' naturale nell'italiano, non solo nel campo musicale.
Ci sentiamo "naturalmente" inferiori ed invece abbiamo possibilità incredibili, rovinate nel prog dalle ataviche guerre tra poveracci.

Al di là delle vendite, di quali produzioni Mellow sei particolarmente contento?

Delle ultime cose ovviamente, Notabene, Tabroban, Aardvark, Yleclipse, sono una dimostrazione lampante del piacere di stampare musica nonostante tutto.




Intervista a Loris Furlan di Lizard Records



Cosa ti ha spinto ad aprire un'etichetta discografica di Progressive Rock, vuoi parlarci dell'inizio della tua attività?

Sarebbe semplicistico dire che ci vuole una parte di follia o di masochismo. Diciamo che negli anni 80 e parte dei 90 era più spontaneo avere dell'amore per l'oggetto disco, anche quando il vinile stava eclissando, superato dalla tecnologia del cd. La sensazione che il cd sia uno scrigno prezioso, capace di raccogliere e trasmettere emozioni in musica, è tuttora presente in quel che si fa. La Lizard è nata come marchio nel 1996 all'interno della Pick Up Records, poi nel 1998 è stato fisiologico trovare una nostra autonomia, che fosse pure nicchia progressiva con sue variabili avant-jazz-rock o psichedeliche o altro è stato un passaggio naturale, perchè di fatto ci discostiamo da etichette indirizzate unicamente o quasi verso stereotipi sinfonici o neo-prog. Il nostro percorso è una continua scoperta, senza porci confini troppo stretti intorno a riferimenti progressivi sia storicizzati che in qualche modo innovativi, sapendo di collocarci in un'attività "culturale" non a scopo di lucro. Diversamente ci troveremmo a dover fare dei calcoli di vendibilità e allora il gioco (e lo spirito) sarebbe molto meno divertente e non arricchirebbe nessuno comunque.

Pensi che col tempo siano cambiate le tendenze musicali ed i gusti di chi ascolta prog in Italia, in che modo?

Il rock progressivo, si sa, vive del suo "classicismo" e della sua "storicizzazione" e dunque soffre da sempre di un certo immobilismo, ci si accorge con molta lentezza e diffidenza che qualche suono nuovo, ad esempio i Sigur Ros o i Tortoise o certi Radiohead potrebbero essere definiti progressivi più di tanti cloni neo-sinfo-prog. E del resto il gusto rimane un po' fisso su certi modelli, anche quando si spazia nel jazz-rock e dintorni. Il passaggio più evidente quale fenomeno di cambiamento è stato l'affermarsi del metal-prog dei Dream Theater e affini che ha portato nuova linfa giovane in quanto ad attenzione. E magari qualche giovanotto ha pensato che il rock progressivo fosse iniziato lì, poi magari scopre dell'altro e che i King Crimson erano pure meglio vent'anni prima. E' successo un po' poco per uno scarto generazionale di un "genere" che dovrebbe nutrirsi di progressioni evolutive, ma va da sé che ormai tutto si sovrappone in fretta nell'ottica del consumo ed è quasi un bene che il progressive mantenga dei punti di riferimento e certa sua classicità. E noi sappiamo bene che divario enorme, pur nel marginale mondo del prog, ci sia tuttora nelle richieste di un pregevole disco neo-prog con reminiscenze Genesis come The Watch rispetto a tutti gli altri titoli del nostro catalogo.

In che modo questo cambiamento ha influenzato la scelta delle produzioni Lizard? In che modo è cambiata nel tempo la tipologia delle produzioni Lizard?

Senza presunzione posso dire che quel che cerchiamo è quasi sempre piuttosto atemporale, non legato al sovrapporsi di tendenze o di vendibilità. Non è un nostro problema, semmai quel che è cambiato nell'ottica delle produzioni è legato al cambiamento mio e nostro interiore, nel senso del passare degli anni, del sentire gradualmente in diversa età e con una diversa sensibilità, che si sposta piano verso suoni diversi. Personalmente, ad esempio, mi sono distaccato quasi totalmente da suoni metal già negli anni 90, in un modo spontaneo, a favore di suoni più di ricerca, di un progressive più aperto ed indefinibile con molta psichedelia retrostante, nonostante il metal abbia una vendibilità ben superiore. E' una questione di amore spontaneo, si è così e si va a condividere progetti con cui si sentono delle belle sintonie e affinità.

Come scegli i gruppi da scritturare?

Necessariamente deve scoccare una certa scintilla, un qualcosa che si apprezza da subito e che si sente di poter condividere. Non secondariamente deve vibrare un qualcosa, un certo entusiasmo che dalla musica si sposta anche sul piano relazionale. Ovviamente non sempre è una questione di pelle o si diventa degli amiconi, ma ogni esperienza ha avuto finora qualcosa di buono e costruttivo nel nostro percorso.

E' vero che il settore delle vendite di dischi è in calo rispetto a pochi anni fa? Se si quali pensi siano le cause?

Direi proprio di sì, e le cause non sono difficili da individuare: un affollamento eccessivo di uscite discografiche che disorienta i possibili fruitori, un ricambio generazionale che non sente gran interesse per l'oggetto disco, tanto da considerare la duplicazione casereccia su cd-r una pratica ovvia, senza capire e rispettare il lavoro che sta dietro a un bel disco prodotto e proposto dall'etichetta indipendente. C'è la musica da scaricare da internet, il cd per molti, soprattutto i più giovani intrippati dal vento della modernità, non ha gran motivo di esistere, nemmeno per i gruppi che vogliono divulgare la propria musica. Fatta una scrematura enorme a fronte di questo scenario desolante, rimane una parte di aficionados del disco, del cercarlo fra i negozi e cataloghi, ma è una frangia che si va assottigliando, anche perchè visto il numero enorme di nuove uscite, l'uso dei masterizzatori home-made è ormai diffuso fra questi appassionati che comprensibilmenti devono
abbassare le proprie spese.

Quali fattori secondo te influenzano le vendite nel Prog?

Purtroppo, a mio vedere, rimane basilare l'elemento storicizzante e di riproposizione, con ampia preferenza per il disco di prog sinfonico genesisiano, con una certa attenzione all'aspetto tecnicistico. Chi acquista un disco prog deve sentirsi spesso rassicurato dal fatto che assomiglia a qualcosa che spesso è un nome importante anche di 30 anni fa. C'è poi l'innesto di sonorità metal che aiutano a rivolgersi verso un'utenza più ampia. Dico purtroppo, perchè in questo modo spesso non ci si accorge di qualche disco straordinario, solo perchè è diverso dal convenzionale. Non ci si accorge dell'anima e della personalità che certi dischi più di ricerca o avventurosi possono offrire.

Quali sono i dischi Lizard che si vendono meglio anche senza una grossa promozione?

Ho già menzionato che i dischi di The Watch (il primo a nome Night Watch) venda cifre molto superiori a tutto il resto. Solo il cd degli Aufklärung, proveniente dall'esperienza con la Pick Up, ha retto il confronto. Qualche buon riscontro c'è stato con i Fiaba, considerando la loro ormai solida e lunga attività e i punti di contatto col mondo metal. Poi più in là non malaccio con i dischi di Imagin'Aria, Nodo Gordiano, Aria Palea, Floating State e Chiave di Volta. Ma stiamo già parlando di numeri piuttosto modici.

Quali dischi in questi anni hanno venduto meglio, magari in maniera inaspettata, e quali hanno venduto meno rispetto alle attese?

Già detto di The Watch tuttavia preventivabile, per il resto non ci sono grandi dislivelli, magari va discretamente il disco dei Morkobot ma perché richiesto dagli ambienti più indie, mentre avrei auspicato qualcosa di più per Floating State e Chiave di Volta, due ottimi dischi anche in un'ottica più tipicamente progressive, con reminiscenze Genesis, Jethro Tull, PFM, Banco, Orme di eccellente qualità, ma evidentemente per i motivi esposti poco fa è ormai difficile per qualsiasi disco, non solo prog.

Abbiamo assistito alla scomparsa di negozi di dischi più o meno specializzati o alla riduzione dello spazio dedicato al prog in altri negozi, come ti spieghi questo fenomeno? Secondo te le vendite attraverso la rete hanno compensato in qualche modo questa carenza?

E' il riflesso inevitabile di un mercato di nicchia: se vado alla Pick Up di Bassano e vedo che il progressive non ha più nemmeno l'angolino espositivo che aveva qualche anno fa non è certo perchè Flavio Alessi (il titolare) odia il prog, ma evidentemente quelli sono i riscontri. Invece l'appassionato prog ha lo slancio, la meticolosità, la tenacia collezionistica per tuffarsi in internet e cercare fra i cataloghi più disparati del settore, trovando peraltro prezzi più vantaggiosi. Una certa compensazione è stata fisiologica.

Avresti una soluzione per rilanciare le vendite nel prog?

Un bel po' di anni fa scrissi un articolo sulla fanzine Nobody's Land in cui auspicavo per il prog un ritorno ad una presenza più terrena e sociale, una musica meno elitaria o da sognatori, che fosse presente anche nei centri sociali, che avesse parole e forza anche caustica per ributtarsi nella mischia come fu a suoi albori e poter dire qualcosa nelle dinamiche sociali e giovanili, capace quindi di cambiare pelle, cogliere segnali e contaminazioni, al di là della propria autoindulgente ghettizzazione. Penso ancora circa così, una faccenda culturale a monte, ma mi rendo conto di quanto sia lontana una tale prospettiva dal piccolo mondo del prog. Molto più pratico e realistico suggerire a chi segue certa musica e chi la propone come noi di sostenere le uscite discografiche, le scoperte di nuovi gruppi, anche nel proprio piccolo in prima persona comprando i dischi (non c'è da arricchire nessuno, men che meno la Lizard, ma un mondo musicale che ha bisogno di idee e ossigeno), frequentando concerti non solo dei sacri dinosauri, ma anche dei nuovi piccoli protagonisti. Poi qualcosa si potrà muovere, senza aspettarsi grandi cose, ma c'è sempre da ricordare che la storia siamo noi, anche negli ambiti di nicchia, con una posizione curiosa, propositiva e non passiva, sia da musicisti che da ascoltatori-fruitori.

Cosa ne pensi dei negozi di dischi "virtuali" come Mindawn che in pratica vendono i dischi sotto forma di file?

Fondamentalmente rispetto queste innovazioni virtuali, in fondo la musica è sempre stata intangibile, l'oggetto è un supporto, un accessorio. Qualcuno è ancora sotto shock per il passaggio dal vinile al cd, non sono tra questi. Tuttavia ho due riserve: una più personale, legata proprio all'oggetto disco che offre una completezza anche per la sua tangibilità, uno scrigno per l'appunto con libricino e musica a dispiegare emozione colte già da una copertina suggestiva (era il fascino del vinile peraltro), e personalmente trovo ancora una buona pratica il perdermi a leggere quanto riportato nel booklet, la storia di quella musica, chi vi suona, da che parte del mondo, ecc., per cui per me il disco rimane insostituibile. Quando si realizza un disco è avvincente cogliere questi passaggi, accostare certa musica ad un lavoro pittorico, mettere assieme musica e parole stampate, farne un archivio (ripeto: tangibile) non solo dentro una chiavetta coi suoi file.
La seconda considerazione mi sorge notando questa cattiva induzione al consumo, una musica usa e getta già nei suoi presupposti virtuali, per cui ai giovani oggi pare quasi strano che si stampino dei cd "ufficiali" con glass-master e diffusione seriale, non lo capiscono proprio, e in questo senso mi pare si sia perso qualcosa di prezioso, si è perso quel senso e rispetto di un processo un po' artigianale e ritualistico con cui si propone qualcosa. Vedo dei giovani che passeggiano con le cuffiette nelle orecchie? E' quello il modo di ascoltare musica? A me sembra se ne svilisca il suo senso corale o sociale in ragione di piccoli indotti paradisi di isolamento adolescenziale. Che succederà quando anche un quadro basterà proiettarlo sul muro? Quando un buon pranzo di carne o verdure potrà essere sintetizzato in una pillolina frettolosa e non servirà fermarsi intorno ad una tavola? Saremo più felici così? Con la musica la faccenda è più complessa ed ambigua, ma ho chiara sensazione che la tecnologia serva soprattutto ad alimentare induzioni consumistiche, qualcosa di velocemente e pretestuosamente nuovo che si sostituisca a qualcosa di frettolosamente e necessariamente vecchio. Personalmente, ammettendo la praticità del cd rispetto al pur leggendario vinile, direi che ci si potrebbe fermare al cd almeno per altri cento anni, e staremmo bene comunque.

Credi che il pubblico prog italiano sia ancora molto "esterofilo"? Come ti spieghi questo fenomeno?

Direi di sì, l'erba del vicino è sempre più verde e affascinante, i modelli di riferimento inglesi hanno ancora un'attrattiva maggiore. Un certo prog-rock è nato lì, e ancora gode di attenzione e interesse anche verso l'ennesima riproposizione. La nostra storia rock è solitamente meno affascinante nonostante i soliti PFM, Banco, Area e compagnia, ed è sempre un nostro limite (e difetto), perchè a volte ci sono dei gioielli di dischi anche italiani, basta avere la curiosità per cercarli e l'obiettività per accorgersene e riconoscerli.

Al di là delle vendite, di quali produzioni Lizard sei particolarmente contento?

Ovviamente ogni storia e disco è qualcosa che ci appartiene, e non farei particolari distinzioni, tuttavia ho piacere nel soffermarmi su momenti significativi del nostro percorso: gli inizi con SPIROSFERA "Umanamnesi" (che riuscimmo a "fotografare" nel loro fervore creativo prima che un grave incidente al cantante Nicola Pavan li fermasse) e ARIA PALEA (entrambi), storie particolarmente intense, intrise di slancio creativo e poetico, che tuttora ricordo affettuosamente avendole condivise praticamente "dal di dentro". Cito l'allargarsi degli orizzonti con la scoperta di un certo prog avanguardistico cileno con AKINETON RETARD e YONHOSAGO (forse il disco che vendiamo meno, ma uno dei più straordinari e davvero originali del nostro catalogo). Potrei dilungarmi in tante altri incontri e belle avventure, condivise a lungo con IMAGIN'ARIA e NEMA NIKO (3 cd con entrambi). Ma arrivo di slancio ai giorni nostri: assieme al ritorno dopo undici anni dei notevoli ARPIA siamo usciti con nuovi "gioielli" come il debutto dei MUZAK e THIS HARMONY, un curioso parallelo di un gruppo che ha vent'anni di attività con giovani musicisti che quando la Lizard iniziò facevano quasi le elementari, e questo è un fatto che dà gioia, l'aver attraversato quasi una generazione, senza fermarsi, con ancora entusiasmo e curiosità viva. E la storia continua: aspettatevi altre buone nuove dai GARAMOND, di cui si sta già parlando gran bene, prossimi al primo disco, e altro ancora.

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