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Il Progressive Rock in Francia fra avanguardia e politica Jessica Attene
 

Il 22 Marzo del 1968 un gruppo di studenti di estrema sinistra, guidato dall'anarchico Daniel Cohn Bendit, occupa la sala del consiglio della facoltà di lettere della nuova università di Nanterre, per protestare contro l'arresto di sei studenti che avevano manifestato contro la guerra in Vietnam, in solidarietà alla repressione contro gli studenti americani che da anni si battevano per lo stesso motivo. Come sappiamo da questo evento scaturirà quella che può essere ricordata come la più grande rivolta studentesca dai tempi del dopoguerra che finirà poi con l'estendersi al movimento operaio internazionale. La Sorbona, nel pieno cuore di Parigi, diviene il centro delle manifestazioni studentesche e sarà teatro dei primi scontri con la polizia che culmineranno, il 10 e 11 Maggio, nella "notte delle barricate".

In questo scenario, all'interno dell'Università della Sorbona occupata, i Red Noise danno il loro primo concerto. Questa associazione fra estrema sinistra e musica non è esclusiva della Francia. In Svezia ad esempio il termine Progg indica prima di tutto un movimento culturale di impronta politica, in cui confluiscono forme musicali che possiamo tranquillamente identificare con quello che classicamente definiamo Progressive Rock e anche in Italia certe forme musicali, vicine all'avanguardia, sono associate, se non addirittura emanazione stessa, all'estrema sinistra. A ragione in questi casi il termine "Progressive" significa prima di tutto "Progressista" e capita così che forme musicali di avanguardia e sperimentazione siano il veicolo di idee politiche e di riforma sociale.
In quel periodo in Francia il rock progressivo si sta costruendo una propria identità, attraverso la nascita di gruppi che si discostano dai modelli inglesi e che assorbono nel loro stile musicale elementi peculiari, come le contaminazioni con il folk, o, per quanto riguarda questo contesto particolare che affrontiamo in questo articolo, l'influenza del variété, della chanson e del free jazz, molto di moda allora in questo paese. La nascita di un movimento rock che fosse francese era fortemente auspicata anche dalla critica musicale che incoraggiò tantissimo queste band.

I Red Noise rientrano pienamente in questo quadro: i musicisti denunciano i principi dello sfruttamento capitalistico e rifiutano persino la tecnica strumentale, bollandola come valore borghese. Il leader della band è il chitarrista e cantante Patrick Vian, figlio del trombettista jazz e poeta Boris Vian, il quale si vanta del fatto che i concerti della sua band terminano di solito in maniera forzata, per l'intervento della polizia. Il suo obiettivo infatti non è quello di essere oggetto di adulazione da parte del pubblico, quanto quello di provocarlo e scatenare la sua reazione. Il primo nucleo della band comprendeva Serge Catalano (sax e voce) e Francis Lemonier (batteria e percussioni) i quali, distaccatisi nel 1970 dai Red Noise, fonderanno i Komintern. Reclutati un paio di sostituti, fra cui il batterista Philip Barry, di lì a pochi mesi i Red Noise (che comprendono, oltre a Patrick Vian, Jean-Claude Cenci al sax, flauto e voce e Daniel Geoffroy al basso) si imbarcano nella registrazione del loro primo ed ultimo album "Sarcelles-Lochères" che verrà pubblicato nel Gennaio del 1971 per la nuova etichetta Futura di Gérard Terronès. L'album è abbastanza lontano dal rumoroso ed aggressivo repertorio portato sul palco. La maggior parte del lato A, composta da Barry, sfoggia delle vistose influenze Zappiane (come la stessa copertina lascia immaginare). Il lato B comprende invece una session di improvvisazione di free-jazz-rock. L'architettura delle canzoni è abbastanza sconclusionata e folle ed emerge appieno uno spirito cabarettistico con riferimenti al variété che ritroveremo frequentemente in altre realtà musicali di questa scena. La traccia di apertura, "Cosmic Toilette Ditty" è un po' il simbolo dell'irriverenza di questa band: si tratta di una registrazione di appena quaranta secondi in cui si ascolta il suono di un ragazzo che espleta i suoi bisogni fisiologi, seguiti dallo scarico dello sciacquone, con una voce fuori campo che recita in inglese "ascoltatore, non dimenticare di lavarti le mani". Fra una scenetta sonora e l'altra troviamo sequenze musicali di valore, come "Galactic Sewer Song", intercalata fra due mini-tracce di 20 secondi ciascuna denominate "Obsession sexuelle 1" e "Obsession sexuelle 2". Si tratta di una stravagante sequenza jazz-rock con intriganti contaminazioni psichedeliche che termina con la registrazione di una strana telefonata. Nonostante le dichiarazioni di intenti del leader, che ripudierebbe il virtuosismo e la tecnica, la band non dà assolutamente l'idea di non saper suonare, anzi… La struttura dei pezzi è anarchica ed imprevedibile ma questo sfacciato calderone sonoro, con i suoi eccessi e le sue sfuriate dadaiste, lascia intravedere un brillante talento musicale. Prova ne è la conclusiva "Sarcelles c'est l'avenir" una suite di 18 minuti all'insegna del più convulso e coinvolgente free-jazz rock.
I Red Noise vanno spesso in tour con i Planetarium e formano talvolta con loro un'unica band che si fa chiamare "Le Grand Berthoulet et Ses Péquenots Flippants". Nel Dicembre del 1971 i due gruppi suonano assieme ai Gong in qualche data parigina. Nel 1972 la band cessa infine ogni attività. Patrick Vian si unirà poco dopo ai Dagon e poi nel 1975 pubblicherà un album solista di musica elettronica in cui suona i sintetizzatori, intitolato "Bruits et temps analogue", profondamente influenzato dalla scuola cosmica tedesca.

Il 1970 è l'epoca dei grandi concerti pop all'aria aperta in Francia, sulla scia di quelli di Woodstock o dell'isola di Wight. Fu tentata l'organizzazione di festival non autorizzati, visto il rifiuto delle autorità che temevano una grossa ondata di giovani ribelli mezzi nudi in pieno stile hippy: uno a Aix-en-Provence e l'altro a Valbonne, entrambi però vennero interrotti, il primo dopo pochi minuti, e l'altro ancora prima che iniziasse. Il comune di Biot autorizzò infine un festival pop che si doveva tenere il 5 Settembre del 1970 nei boschi di Sophia, in un posto senza strade né acqua né servizi igienici. Gli organizzatori contavano sulla presenza di 30.000 persone con un biglietto di circa 30 franchi (equivalenti a 30 euro attuali). Alcuni gruppi di estrema sinistra forzarono i cancelli al festival di Biot ed entrarono al grido di "il pop al popolo!". Dei 25-30.000 presenti solo 4.000 pagarono il biglietto ma parte degli incassi verranno comunque rubati. Intanto un gruppo di 400 militanti maoisti sfilò con gli striscioni denunciando lo sfruttamento capitalistico dell'evento. La radio RTL avrebbe dovuto trasmettere il concerto ma i cavi furono tagliati dai militanti di estrema sinistra. Fra i nostri nomi che avrebbero dovuto partecipare al festival, Joan Baez decise comunque di suonare, i Soft Machine volevano il loro cachet per intero oppure minacciavano di ripartire, e così avverrà. I Pink Floyd non si presentarono nemmeno. Il concerto si arrestò infine alle sei del mattino, dopo che il palco era stato preso d'assalto da gente che imprecava contro gli organizzatori, chiamandoli sfruttatori. Eric Clapton, che era programmato per il giorno dopo, fu costretto ad andarsene. Quello che passerà alla storia con il "festival maledetto" sarà anche l'ultimo festival pop organizzato in Francia.

L'accesso gratuito ai festival pop viene rivendicato dal Fronte di Liberazione Internazionale del Pop (FLIP), fondato dai gruppi musicali Maajun, Komintern e Dagon. Nell'Ottobre del 1970 inizia a circolare, sulla stampa musicale e su quella di sinistra, un manifesto firmato dal "Front de Libération Internationale de la Pop" in cui viene dichiarato che il Pop non è business ma "un nuovo modo di vivere che passa necessariamente dalla contestazione radicale della società borghese". Nel documento viene spiegato che i festival pop dell'estate del 1970, sabotati, proibiti o "maledetti", non decretano la fine del pop ma dimostrano che questa corrente è forte fra i giovani. Il fallimento di questi eventi, secondo il Fronte di Liberazione, è dovuto al tentativo di commercializzarli e assoggettarli alla logica capitalista e borghese. Il FLIP ha comunque una vita breve, sciogliendosi a poca distanza dalla sua nascita, proprio per evitare qualsiasi forma di strumentalizzazione da parte dei gruppi violenti di estrema sinistra.
Nel 1971 i Lard Free danno vita ad un analogo movimento, il Front de Libération de la Rock-Music, assieme ai gruppi Barricade I e Barricade II, Komintern, Robert Wood's Tarot, Herbe Rouge e Alpha du Centaure, che condivide lo spirito del FLIP ma che si propone di agire con iniziative più concrete per promuovere le band che ne fanno parte, come la realizzazione di manifesti, volantini e giornali e l'organizzazione di concerti. Il movimento propone una rock music contestataria in rottura con la cultura borghese dominante ma appare comunque meno dogmatico di quello del FLIP. La sua attività sarà tuttavia effimera e resterà ben al di sotto delle sue lodabili intenzioni.

Fra i membri del FLIP, i Maajun (nome che nel Maghreb indica un dolce), che vivevano in una comune, esemplificavano quello stile di vita che veniva propagandato nel manifesto del movimento. La band fu addirittura l'oggetto di uno studio sociologico condotto da Alain Roux, membro del gruppo, che fu pubblicato, nel 1973, nell'opera collettiva "Musica e vita quotidiana" diretta da Paul Béaud e Alfred Willener. Lo studio consisteva nell'esperienza di vita di un gruppo pop della periferia est di Parigi che riusciva a vivere interamente con i propri mezzi in una comune. I Maajun rifiutavano di integrarsi nel mondo dello spettacolo, che giudicavano alienante, e facevano spesso ricorso al cosiddetto "sistema D" (dove D sta per démerder e indica uno stile di vita all'insegna della trasgressione sistematica delle regole).
Nell'estate del 1970 il gruppo, formato da Alain Roux (basso, violino, chitarra, canto), Cyrille Lefebvre (chitarre, banjo, canto), Jean-Pierre Arnoux (batteria e sax) e Rogius (chitarra, shenaï, canto), prese parte ai festival di Valbonne e di Biot e assieme ai Komintern firmò il manifesto del FLIP, di cui abbiamo appena parlato. Paradossalmente il pop di estrema sinistra cattura in quel periodo l'interesse dello show business ed i Maajun riescono a raggiungere la meta del contratto discografico con l'etichetta Vogue che nel 1970 permette loro di registrare l'esordio "Vivre la Mort du Vieux Monde". Ma quando i dirigenti della compagnia ascoltano i nastri dell'album si rendono conto che hanno fra le mani un prodotto non commercializzabile con titoli come "L'Orgasme" o canzoni in cui si ridicolizzano i valori borghesi al ritmo di una Marsigliese stonata, come nella traccia di apertura "Avertissement". Il gruppo si lancia allora in una vera e propria azione di guerriglia, combattendo il mondo del music business dalle sue viscere. I Maajun riescono ad ottenere diversi passaggi nella accreditata trasmissione radiofonica Pop Club di José Arthur su France Inter. La stampa dedica loro alcuni piccoli articoli. Il gruppo posa anche su Rock & Folk per delle foto pubblicitarie di vestiti alla moda di un noto negozio di abbigliamento. Alla fine la Vogue si convince che forse il sinistrismo ha un suo potenziale commerciale, cosa di cui la band sembra essere ben consapevole. La stampa underground e rivoluzionaria annuncia l'uscita dell'album per il Settembre del 1971: i Maajun hanno usato un vero e proprio cavallo di Troia per veicolare i loro ideali rivoluzionari all'interno dei mass media. Da un punto di vista strettamente musicale l'album è piuttosto interessante: offre una miscela musicale varia, con influenze Canterburyane, hard blues, psichedeliche e sinfoniche, con qualche tocco Zeuhl in qualche occasione, elaborata in modo a dir poco sgangherato. L'effetto è come quello di ricevere in faccia la gustosa torta che aspettavamo di degustare. La qualità degli ingredienti è genuina ma il modo di suonare è assolutamente irriverente e sfacciato. Sicuramente la traccia di maggior valore è la suite "La longue marche" che occupa l'intero lato B del disco. Si apre con una specie di marcia funebre, austera ed inquietante, in cui di tanto in tanto irrompono campanelli e trombette. Il pezzo prosegue con momenti avanguardistici in cui il movimento burrascoso degli strumenti è turbato da parti vocali urlate e recitate. Ma troviamo di tutto un po' in questo disco, persino delle sequenze che ci ricordano musiche tradizionali orientali, come in "Passage Clouté" o sequenze che ci rimandano ai Genesis di Trespass, come in "Le Crépuscule Des Alchimistes", nell'ambito di un lavoro assolutamente schizofrenico ed originale. La pubblicazione dell'album mette in crisi il gruppo che si scinde quando alcuni membri si rifiutano di suonare ad un meeting della Lega Comunista Rivoluzionaria.

>Nell'estate del 1971, per marcare questo profondo cambiamento, i Maajun diventano Mahjun. Del gruppo iniziale non restano che Jean-Louis Lefebvre e Jean-Pierre Arnoux i quali iniziano una collaborazione con l'etichetta Saravah, con la quale pubblicano due album, entrambi senza titolo ed identificati comunemente con la prima canzone ("Le jus de la figue" nel 1973 e nel 1974 "Fils à Colin Maillard").
"Le jus de la figue", nel quale suonano anche il sassofonista Pierre Rigaud e Philippe Beaupoil (basso e piano), ci mostra un gruppo trasformato, non tanto nel contenuto delle idee sonore, quanto nella forma disciplinata e limata. Le nuove canzoni mostrano richiami a tradizioni popolari folk di varia provenienza geografica, jazz rock, psichedelia e scenari musicali fra il giocoso ed il malinconico che ci riportano al mondo del circo. Pezzi come "Shavi Ravi" ci presentano uno spirito fortemente umoristico, che potrebbe ricordare quello dei Samla Mammas Manna di "Klossa Knapitatet". "La Déniche", che si apre con il fragore di un'allegra risata, prosegue con un valzer strampalato in cui il ritmo sembra tenuto da cucchiai percossi ritmicamente. "Chez Planos" è pura psichedelia con vocalizzi che si intrecciano come in un canto sciamanico ad un sax sinuoso e ad un violino Holdsworthiano. Forse la traccia di apertura, un pezzo che potrebbe ricordare le stravaganze folk degli Arbete Och Fritid, è quella più sostanziosa nell'ambito di un album fatto essenzialmente di divertissements. Musica da circo e balli popolari, abbondantemente presenti in questo disco, potrebbero essere in parte spiegati dal fatto che in quel periodo la band suonava spesso col circo Bonjour.

Per il secondo album Pierre Rigaud lascia il gruppo per unirsi agli Au Bonheur Des Dames. Venne rimpiazzato da Jim Cuomo (sassofono e clarinetto) e Daniel Happel (chitarra e voce) e Nana Vasconcelos (tablas e percussioni) completano la formazione. "Fils à Colin Maillard" è un disco più elettrico e progressivo che conserva un certo gusto per i temi folk, cajun e bal musette ma in cui si viene a stemperare ogni vena goliardica e scherzosa. La traccia di apertura "Fils à Colin-Maillard" è malinconica ed elegante in apertura, con bei richiami ai King Crimson di "In the Court" ed un finale esplosivo con chitarre elettriche ruvide in evidenza. La successiva "Denise" ricorda molto i Kansas più oscuri, mentre l'allegra "Bourrée" ci riporta a temi musicali molto sfruttati nell'ambito del Progressive Rock, qui rivisitati in maniera scherzosa. "La Ville Pue", con i suoi 13 minuti, è il pezzo più lungo dell'album. Ci troviamo di fronte ad un brano epico, con parti teatrali, momenti lirici e oscuri, impasti soft jazz e simpatici siparietti alla Gong.

Nel corso di una tournée di 14 concerti in Inghilterra, i Mahjun vengono soprannominati "Happy French Band" dalla stampa inglese, titolo che essi usano per il quarto album uscito per la Gratte-Ciel nel 1977. Una scatola di Camembert orna la copertina, ricordando l'album dei Gong. Un nuovo sassofonista, Jean-Pierre Thirault, e un nuovo bassista, Jo Paganini, si sono uniti al gruppo. Questo, che è l'ultimo album dei Mahjun, presenta influenze più marcatamente jazz rock, con riferimenti a Gong, Kansas e Flock. Lo stile è più rigoroso ma conserva quella stravaganza tutta particolare che ha caratterizzato i precedenti lavori. Il violino viene usato qui in maniera estensiva e la musica è in generale più orchestrata. Un'unica riserva va posta per le parti cantate, decisamente monotone. Nel 1979 Jean-Lous Lefebvre si appropria del nome del gruppo e pubblica per la CBS, come Jean-Louis Mahjun, 3 album, il secondo dei quali, "Baby Sitter" del 1980, ottiene un discreto successo. Alain Roux, assieme a Olivier Zdrzalik e Michel Muzak dei Komintern forma Les Lapins Bleus Des Îles, gruppo pare piuttosto interessante ma che non lascerà alcuna traccia discografica.

Un nome come Komintern, che è l'abbreviazione della Terza Internazionale Comunista, non lascia dubbi circa l'ispirazione politica di questa band, co-firmataria del manifesto del FLIP. Gilles Yéprémian, giornalista della rivista musicale "Le parapluie", diventa loro manager, così come dei Lard Free, e rappresenta anche il punto di riferimento del movimento Front de Libération de la Rock-Music al quale fornisce anche una casella postale.
I Komintern si contraddistinguono per la loro passione verso il teatro e soluzioni musicali bizzarre, ricordando in parte i Maajun ma differenziandosi da questi per una maggiore ricerca strumentale. All'inizio della propria carriera il gruppo ha l'obiettivo di unire teatro satirico e musica, come facevano in Germania i Floh De Cologne o i "gruppi teatro" svedesi. Lo stile ha una matrice rock alla quale si mescolano le parodie di diversi stili musicali con testi di contestazione. Il gruppo è vicino ai movimenti politici di estrema sinistra e si fa notare ai festival di Biot e di Aix-en-Provence, schierandosi però contro l'apparato commerciale che ruota attorno a queste manifestazioni e rigettando, come viene specificato nel manifesto del FLIP, la commercializzazione della musica pop. L'attività concertistica della band si svolge nelle manifestazioni politiche, nelle fabbriche in sciopero, nelle università e nei teatri. Nel 1971 si unisce alla band Richard Aubert (violino e violoncello) e viene pubblicato il primo album, "Le bal du rat mort", registrato negli studi Pathé Marconi con l'assistenza dei produttori Etienne Roda-Gil e Philippe Constantin. Quest'ultimo interviene però sull'album apportando dei cambiamenti non graditi al gruppo, editando i testi ed eliminando un paio di parti recitate. Inoltre ha sostituito la copertina originaria con un dipinto del pittore messicano Diego Rivera. Per questo il disco non rispecchia pienamente lo spirito del gruppo anche se l'ascoltatore riuscirà comunque a percepire benissimo la folle genialità di questi musicisti. L'opera è un miscuglio di generi diversi, allestiti con un gusto cabarettistico ed avanguardistico e nel suo insieme ci fa pensare ad un colorato ed irriverente spettacolo di varietà. Un esempio lo fornisce la strampalata e bizzarra traccia di apertura, "Bal pour un rat vivant", che si apre con una rivisitazione buffissima di "Bandiera Rossa", suonata in stile bal musette da un sax nasale che sembra andare per conto suo, seguito a ruota dal violino e poi dalla fisarmonica. A questo allegro siparietto segue un guazzabuglio di altri temi musicali più o meno noti, fra cui pezzi di Bach e Chopin, mescolati a sequenze di avanguardia in stile RIO. La traccia occupa tutto il lato A ed offre 16 minuti di puro intrattenimento. Il lato B si compone di 4 canzoni più brevi fra cui segnaliamo in particolare la title track, una marcetta goliardica che si apre con un breve coro liturgico per poi procedere a ritmo di pernacchie, eruttazioni e versacci di vario genere. Le vendite, nonostante le aspettative, furono modeste aggirandosi attorno alle 2.000 unità. Nel corso del 1972 Serge Catalano (batteria) e Pascal Chassis (chitarra) lasciano il gruppo e sono rimpiazzati da due batteristi, Gilbert Artman (proveniente dai Lard Free) e Michel Bourgheix. Il gruppo è ancora attivo nel 1973 e suona un paio di volte da spalla ai Gong ma si scioglierà poco tempo dopo. Richard Aubert suonerà con i Kool Gool e poi con gli Atoll, prima di tentare una carriera come cantante di variété. Olivier Zdrzalik (basso, voce, organo, piano) si unirà un po' di tempo dopo ai Malicorne che lascerà poi per puntare anche lui ad una carriera solista con il nome di Olivier Kowalski.

I Lard Free furono fondati nel 1970 da Gilbert Artman, decoratore che aveva preso parte attiva ai dibattiti politici e alle agitazioni che si svolsero alla Sorbona nel 1968 e che decise di abbandonare il suo mestiere per dedicarsi interamente alla musica, entrando così nei circuiti Jazz. Dopo qualche mese il gruppo, formato da François Mativet (chitarra), Jean-Jacques Miette (basso, contrabbasso), Dominique Triloff (tastiere), Philippe Bolliet (sax, clarinetto), oltre che da Artman (batteria e successivamente anche piano e sax) vince un concorso che gli permette di incidere in sala di registrazione due brani e poco dopo incontra il giornalista Gilles Yéprémian che diventerà il loro manager, così come anche dei Komintern. Yéprémian riesce a convincere il produttore del gruppo Catharsis a far incidere i Lard Free, ma questi pone però presto fine alle sedute perché giudica la musica dei Lard Free troppo sperimentale per i suoi gusti (curioso, visto che i Catharsis non facevano di certo canzoncine pop). I nastri risalenti a questo periodo vedranno la luce 25 anni più tardi nel CD pubblicato nel 1998 dalla Spalax ed intitolato "Unnamed". Possiamo scoprire una band molto dotata, alla ricerca di un proprio linguaggio espressivo ma dai gusti decisamente difficili ed intriganti. "La chevauchée des vaches qui rient" (la cavalcata delle vacche che ridono, un gioco di parole con "la cavalcata delle valchirie") è un violento vibrare di campanelli con suoni sconnessi che trascinano l'ascoltatore sull'orlo di una crisi di nervi. Con la successiva "Cochonailles" i Lard Free scoprono le carte in tavola e ci proiettano nel loro universo sonoro fatto di free jazz e avant rock, con intrecci complicati fra chitarra e sax ed il vibrafono di Robert Wood (musicista inglese che rimpiazzerà, nel 1972, l'organo di Triloff) che echeggia costantemente sullo sfondo, riempiendo lo spartito con le sue risonanze. Sempre nello stesso album viene proposta una rielaborazione successiva di "Cochonailles" che appare notevolmente ripulita, con suoni più netti e caldi e un bel ruolo giocato dall'organo. La centrale "Noisy Sun" è ancora un insieme di suoni vibranti che mandano in risonanza i neuroni degli ascoltatori. Il tutto si gioca sulla velocità, sugli intrecci e sull'effetto sorpresa per un tipo di musica complessa ma divertente e stimolante. "Petit tripou du matin" è qualcosa di oscuro e traballante che getta un ponte verso il RIO, sfociando infine verso qualcosa di psichedelico e conturbante. "À chacun son boulez", la traccia di chiusura, è qualcosa di più estremo e scoordinato, all'insegna del rumore e delle aggressioni sonore a suon di sax e rumori vari.
Nel 1973 i Lard Free tornano in studio, quello dell'etichetta inglese Island, avendo a disposizione soltanto 36 ore complessive per realizzare i propri master. Infine l'album, "Gilbert Artman's Lard Free" è pubblicato su Vamp Records, l'etichetta di Didier Guinochet e di Gabriel Ibos, il futuro fondatore della Spalax. Gilber Artman è a quel tempo accompagnato dai fedeli Philippe Bolliet al sax e François Mativet alle chitarre più il nuovo venuto Hervé Eyhani al basso e al synth ARP. La qualità sonora è eccellente ed i suoni sono dotati di una notevole profondità. La musica è un jazz rock con escursioni free che si stende lungo linee di basso morbide e calde, con irruzioni rumorose da parte di una chitarra distorta e volutamente disturbante. Le composizioni si evolvono in maniera quasi ciclica e si basano su sensazioni acustiche contrastanti. Il sax è il principale responsabile delle linee melodiche e si muove con libertà e disinvoltura. Quando viene chiamato in causa il synth si ha l'impressione che si debordi sul versante del Kraut o dello space rock, ma si tratta comunque di sensazioni transitorie, come in "12 ou 13 juillet que je sais d'elle". E' un album in cui è difficile orientarsi e in cui sensazioni acustiche piacevoli e temi melodici ben definiti sono oggetto di numerose interferenze che ne alterano il corso.
Due anni più tardi, per la registrazione del secondo album ("I'm around about midnight"), Artman ha cambiato completamente tutti i suoi musicisti: lui suona batteria, Hammond, Vibrafono e sax tenore e poi ci sono Alain Audat (Synth AKS, sax tenore) e Antoine Duvernet (sax alto e flauto), con la partecipazione del leader degli Heldon, Richard Pinhas (chitarra, basso, synth ARP e Sinth AKS). L'interezza dell'album è registrata in 3 giorni negli studi Ferber di Parigi. La band attraversa un nuova evoluzione stilistica che li accomuna questa volta agli Heldon. Il brano "Pale violence under a reverbere" è presente anche nel terzo album degli Heldon, anche se con un mixaggio ed un titolo differente ("Méchamment Rock"). Le tastiere divengono preponderanti e sono utilizzate per creare paesaggi inquietanti ed oscuri. I suoni diventano elettronici e più rarefatti e la loro ripetitività dà l'idea di qualcosa di ossessionante. Non vi sono più gli sbalzi di umore di un tempo ma la musica è qualcosa che stimola la psiche e l'inconscio attraverso visioni dal sapore sintetico ed ultraterreno. Sparisce persino la base ritmica, che prima aveva un ruolo propulsivo e di scheletro portante a favore di visioni musicali più ampie ed indefinite.All'inizio del 1977 Artman registra il terzo ed ultimo album per l'etichetta Cobra. A quest'epoca il gruppo è un trio composto da Artman, il chitarrista Xavier Baulleret e dal suonatore di Sinth AKS Yves Lanes (tutti e due ex Kool Gool). Per le sessioni in studio si aggiunge Jean-Pierre Thirault (ex Mahjun) al clarinetto. Il nuovo album si pone in diretta continuità col precedente e si compone di due lunghi episodi: "Spirale Malax", che occupa il lato A e che è usato a volte come titolo dell'album, e la suite "Synthetic Seasons" che, con i suoi 4 movimenti, occupa l'intero lato B. Troviamo ancora una volta delle inquietanti visioni elettroniche in cui però si riscopre una struttura ritmica, anche se non costantemente presente, con una batteria dal sapore artificiale e linee di chitarra Frippiane. L'album è volutamente ostico e si basa su melodie distorte e disturbanti. Il lavoro in studio è svolto in maniera eccellente da Artman che ha sviluppato ormai una certa esperienza in questo campo.
Artman ha partecipato anche ad altri progetti musicali: nel 1972 è entrato nell'ultima incarnazione dei Komintern. Nel 1973 ha suonato nel secondo album di Robert Wood, "Sonabular" e nello stesso anno partecipa in Inghilterra a "Clearlight Symphony", il primo album dei Clearlight, e sarà presente anche nel secondo "Forever Blowing Bubbles". Nel 1976 Artman forma gli Urban Sax, la sua big band, composta unicamente da sassofonisti, un progetto che aveva in testa fin dal 1973 e che raggiunge nei suoi due anni di esistenza un buon successo, soprattutto in rapporto ad altri gruppi. I progetti Lard Free e Urban Sax vanno avanti in contemporanea per qualche tempo. La line up dei Lard Free cambia continuamente e praticamente ad ogni concerto per ridursi infine a un duo, con il ritorno del sassofonista Philippe Bulliet, fino a quando la band, nel Maggio 1978, si fonde con i Camizole per quelli che saranno, per entrambe le formazioni, gli ultimi 4 concerti.

All'origine dei Camizole c'è un gruppo formato su iniziativa di Jacky Dupéty, ex allievo della scuola delle arti applicate di Parigi, espulso da questa istituzione in seguito alle agitazioni del Maggio del 1968. Si tratta di un nutrito gruppo di persone che si dedica all'improvvisazione collettiva e suona insieme per circa cinque anni, raggiungendo una certa popolarità locale, nella loro città di Chartres. Nel 1975 i Camizole, ridotti ad un duo, composto da Dominique Grimaud e Bernard Filipetti, suonano in vari festival in giro per la Francia. La loro è una musica ripetitiva ed elettronica a base di organo e synth che riesce a catturare l'attenzione di Klause Schulze che desidera scritturarli per la propria etichetta, cosa che non avverrà perchè la separazione del duo metterà termine a questo progetto. Nel 1976 i Camizole sono ridiventati un quintetto comprendente Jacky Dupéty (sax, percussioni), Jean-Luc Dupéty (batteria, tromba, trombone), Françoise Crublé (chitarra, sax alto), Catherine Lienhart (violino) e Dominique Grimaud (sax alto, chitarra e synth). Assieme agli Etron Fou Leloublan, i Camizole formano una comune denominata Dupon Et Ses Fantômes, nel quale confluiscono anche i Mozaïk, i Grand Gouia e i Nouvel Asile Culturel. Questo collettivo riuscirà ad organizzare due concerti e metterà in piedi l'etichetta 9h17 Productions che pubblicherà un paio di libri di Dominique Grimaud ed il secondo album degli Etron Fou Leloublan "Les Trois Fou's Perdégagnent (au pays des…)". In seguito si unisce ai Camizole il sassofonista degli Etron Fou che successivamente, assieme a Jacky Dupéty e Crublé, andrà a finire negli Urban Sax di Gilbert Artman.
Nel 1977 i Camizole hanno una nuova opportunità di pubblicare un disco. Questa volta su etichetta Tapioca, creata da Jean Karakos. Con quest'obiettivo il gruppo effettua una registrazione aperta al pubblico il 26 Novembre del 1977 ma purtroppo la label Tapioca cessa la sua attività all'inizio del 1978, rendendo vani tutti gli sforzi della band. Il primo ed unico album dei Camizole sarà finalmente però pubblicato postumo dall'etichetta Spalax nel 1999. Possiamo così toccare con mano la musica dei Camizole, confusionaria ed inafferrabile e volutamente senza limite alcuno. Niente costituisce un vincolo per la creatività di questi musicisti, né la durata delle canzoni, né la strumentazione e nemmeno lo stile musicale che molto spesso deriva da fasi di improvvisazione strumentale. In questo senso il contesto live è molto appropriato e dà una certa vitalità alle canzoni della band. Il CD è composto da 15 pezzi per un totale di 58 minuti. Le composizioni sono a dir poco anarchiche e rumorose, con virate free jazz e rari momenti in cui si può captare qualche linea melodica. Abbiamo in sostanza un guazzabuglio di suoni convulsi creati da musicisti decisamente disinibiti e folli che può risultare snervante a lungo andare ma che è in definitiva capace di attirare in maniera perversa l'interesse dell'ascoltatore.

Nel 1969 a Marsiglia il sassofonista François Billard, appena uscito dal gruppo Here And Now, e il bassista Hector Zazou scelsero il nome Barricade per la loro nuova band. Questo nome piuttosto esplicito rende bene il carattere contestatario e rivoluzionario del gruppo che oltretutto faceva di tutto per mettersi in evidenza, scegliendo di agire direttamente ed apertamente contro il mondo dello spettacolo e costruendosi la reputazione di caustica band politica. In effetti i Barricade ne combinano di tutti i colori: si premurano di mandare da sé le recensioni dei propri concerti alla stampa, anche negative, scegliendo un linguaggio piuttosto esplicito e crudo. Si spacciano per un gruppo inglese per procacciarsi più facilmente gli ingaggi. Gonfiano il loro curriculum inventandosi una tournée in Yugoslavia e sabotano le esibizioni di altri musicisti che loro detestano. Fanno una cattiva parodia del gruppo Magma con "Mekanik Depannajh Desvoitürh" (una storpiatura di "Mekanïk Destruktïw Kommandöh" che grossomodo in francese suona come "riparazione meccanica delle auto"), sequestrano il direttore di un teatro e si dedicano a tutta una serie di nefandezze e trucchi per accaparrarsi date e contratti. Nel 1971 combinano un'ennesima ragazzata: la truppa occupa infatti la Rigoutière vicino ad Aix-en-Provence, una villa appartenente a Pierre Schaeffer, musicologo e teorico della musica concreta. Sfortunatamente non avvenne nessuno scambio musicale fra il musicologo e la band, ed il tutto si ridusse a un breve dibattito sul concetto di proprietà privata. Il gruppo si compone sia di musicisti che di non musicisti ed è sempre accompagnato, nelle sue avventure e anche sul palco, da tutta una serie di energumeni talvolta poco raccomandabili. In effetti i Barricade sono convinti che per poter suonare non è necessario possedere una tecnica musicale. La loro arte musicale si ispira al free-jazz ed è totalmente senza vincoli, potendosi definire, nel suo complesso, come un gioioso bordello. All'inizio del 1972 il gruppo si scinde in due, da una parte i Barricade 1- Crève Vite Carogne, guidato da François Billard, gruppo che cesserà di esistere l'anno successivo, e dall'altra i Barricade 2- Roquet Et Ses Lévriers Basanés, guidati da Roquet les Belles Oreilles (alias Hector Zazou).

Questi ultimi, nel 1974, inviano una cassetta alla Virgin che aveva messo sotto contratto gruppi come Henry Cow e Captain Beefheart. La musica del nastro ha un buon potenziale, presentandosi come un rock molto caotico, interpretato da basso, batteria, chitarra e sax, con testi in francese, fortemente ispirato a Captain Beefheart ed abbastanza particolare da convincere l'etichetta che propone loro un contratto, comprensivo di una tournée promozionale nelle università inglesi. Hector Zazou tenta allora di riunire le sue truppe disperse per riformare il gruppo. Una decina di loro accettano l'idea ma la concordia non è all'ordine del giorno e il gruppo si disperde definitivamente nel Settembre del 1974. Hector Zazou e Joseph Racaille formano l'anno successivo gli ZNR e registrano con qualche ex Barricade l'album "Barricade III". Fra i vari e numerosi membri dei Barricade, che spesso si nascondevano sotto pseudonimi, bisogna citare oltre a Joseph Racaille, musicista e arrangiatore prolifico, il sassofonista e clarinettista Mario Branlo, il tastierista Cyrille Verdeaux, unico francese ad avere in seguito firmato per la Virgin Records con i suoi Clearlight Symphony, il sassofonista Manfred Kovacic che avrà una carriera musicale dignitosa e aprirà un accreditato studio di registrazione, equipaggiato con uno dei vecchi mixer degli studi Abbey Road, il futuro stilista Zaza, lo scrittore Jean Echenoz e il chitarrista dei Sapho Simon Dahan. L'unica cosa che possediamo dei Barricade è un CD postumo, pubblicato nel 2005 dalla Futura, sotto la supervisione di Mario Branlo e Manfred Kovacic, che racchiude 24 testimonianze sonore, quasi tutte di breve durata, in maggior parte del periodo Barricade 2. Si tratta per lo più di nastri di prova che comprendono i famosi provini inviati alla Virgin e per questo la loro qualità sonora è abbastanza grezza e l'impatto è molto live. Alcuni pezzi fanno pensare a registrazioni di fortuna e l'audio, in queste occasioni, è piuttosto scadente. Nonostante questo possiamo ben intuire il valore del gruppo che si muove su una intrigante base di jazz rock che viene deformata e maltrattata a creare un insieme musicale disconnesso e tormentato. Soprattutto le parti vocali sono caustiche e graffianti e fanno pensare a dei graffiti che sfregiano una bella opera d'arte. Il CD, intitolato "Le rire des camisoles (1969-1974)", è corredato dalla biografia del gruppo, ma purtroppo non è presente nessuna indicazione circa le date ed il luogo di registrazione dei pezzi.

Fra gli altri membri del Front de Libération de la Rock-Music segnaliamo gli Alpha Du Centaure, gruppo nato nel 1973 grazie a Jean-Pierre Richard e a Gilles Robert, membro fondatore dei Komintern. La line-up cambierà ripetutamente dal 1975, anche se tutti i membri ruoteranno sempre attorno alla figura di Richard. Entrano ed escono dalla band membri dei Red Noise e dei Pataphonie. Jean-Pierre Richard riesce a pubblicare il primo ed ultimo LP della band soltanto nel 1979, reclutando Jonathan Dickinson alla batteria e Olivier Koechlin al basso acustico. L'album, che si evidenzia per la sua manifattura artigianale e povera, è uscito come stampa indipendente (etichetta Spirales) in sole 500 copie e non è mai stato ristampato su CD. La musica è un brillante jazz-rock dai suoni abbastanza scheletrici e dall'approccio sperimentale. Vale sicuramente la pena recuperarlo, anche se le valutazioni sono abbastanza alte.

Un altro gruppo da segnalare, appartenente sempre al Fronte di Liberazione della Musica Rock, è quello degli Herbe Rouge che hanno realizzato un unico album, nel 1978, intitolato "Côté cour, côté jardin" per l'etichetta Scopa Invisible. L'album è semplicemente delizioso, a partire dal delicato disegno della copertina, e propone una sofisticata miscela di jazz rock a tinte Canterburyane, illuminato da trovate musicali burlesche, con testi teatrali ed umoristici e forti riferimenti a Frank Zappa. L'album è stato ristampato su CD ma purtroppo questo, così come il vinile originale, è divenuto ormai una rarità.

Gli Etron Fou Leloublan nascono ufficialmente nel 1973 a Grenoble ed il nome, decisamente stravagante (che potrebbe essere tradotto come stronzo folle lupobianco) viene scelto, a detta della band, per provocazione verso le formazioni austere e pedanti senza un pelo di umorismo. La formazione è un trio composto da Ferdinand Richard al basso (che ama accordare il suo Fender due toni a mezzo più in su del normale), dal batterista Guigou Chenevier e dal sassofonista Chris Chanet, che proviene da un gruppo free-jazz. Il debutto avviene il 27 Dicembre del 1973 nel teatro municipale di Grenoble, davanti ad una folla di "kobaiani" giunti per adorare i Magma che vengono colpiti positivamente dalla strana miscela musicale proposta da questa stramba band. Nel 1974 il gruppo si installa in una comune ad Ardéche allo scopo di portare avanti in parallelo attività agricole e creazioni musicali, pensando anche di trovare una propria indipendenza artistica, alternando metodicamente il lavoro dei campi con le prove musicali ed i concerti. Nel 1976 Gli Etron Fou formano il collettivo "Dupon et ses fantômes". In questo periodo la band partecipa a numerosi concerti, fra cui il Festival Dell'Umanità, suonando davanti a 5.000 spettatori e fa inoltre conoscenza con gli inglesi Henry Cow, con i quali suona in Inghilterra e in Italia. In particolare gli Etron Fou suonano nel nostro paese nell'estate di quell'anno ed il pubblico a Roma conterà 3.000 spettatori. La batteria di Guigou che si può ammirare durante i concerti di questo periodo è qualcosa di speciale: una Asba verde con un ombrello blu, bianco e rosso piantato su un tappeto erboso, barattoli di conserva attaccati ai lati e una riproduzione della Venere di Botticelli sulla grancassa.

Nel Novembre del 1976 la band è impegnata nella registrazione del primo album, "Batelages", che viene effettuata a Parigi, a cura di Thierry Magal del gruppo Crium Delirium, e sarà portata a termine nell'arco di 3 settimane, utilizzando un 4 piste TEAC in un ambiente casalingo. Siamo agli albori di quello che verrà chiamato "home studio", una pratica di registrazione che permetterà ai musicisti di liberarsi dalla necessità di utilizzare grossi studi di registrazione controllati dalle etichette discografiche e dai costi spesso improponibili. I brani sono quelli che la band portava sul palco in quegli anni: si tratta di un rock traballante, energico e capriccioso, dai testi dadaisti, con influenze derivate dal mondo teatrale e dal variété. La lunga traccia di apertura (19 minuti), "L'amulette et le petit rabbin", inizia in maniera decisamente fuorviante con un limpido arpeggio di chitarra acustica alla Genesis che all'improvviso si trasforma in un free rock aggressivo e dalle timbriche particolari, con una performance vocale schizofrenica e teatrale che di tanto in tanto si concede qualche siparietto da clochard ubriaco. La batteria di Guigou è suonata senza marcare troppo il ritmo, seguendo progressioni melodiche, mentre il sax di Chris Chanet (alias Eulalie Ruynat) segue ritmiche ossessive. Il basso di Ferdinand Richard ha una gamma sonora alta, decisamente fuori dall'ordinario, e somiglia quasi ad una chitarra che viene a volte arpeggiata e a volte viene suonata per accordi. Lo stile della band è decisamente personale e coinvolgente, irriverente, imprevedibile e trascinante. La successiva "Sololo Brigida" non è altro che un fantasioso assolo di batteria che pare ricalchi quello che il batterista propose al concerto di debutto del 1973. "Yvett blouse" è un intermezzo di 20 secondi che a ritmo di marcia ci porta verso "Madame Richard - larika", un altro pezzo dal costrutto stravagante e dalla ritmica travolgente. Chiude l'album "Histoire de graine" un altro pezzo di lunga durata (11 minuti) con delle liriche a dir poco lunatiche e parti vocali che nella loro cadenza e ritmica sono rimarcate dalla musica singhiozzante e spezzettata che ne segue le continue variazioni ed i continui cambi di umore.
Appena registrato il disco Chris Chanet lascia il trio e si unisce ai ranghi di Camizole e Urban Sax. Viene rimpiazzato dal sassofonista Francis Grand, membro dei Grand Gouia. Per quanto riguarda il disco di esordio, questo viene pubblicato l'anno successivo, nel 1977, dalla giovane etichetta indipendente Gratte-Ciel, diretta da Jean-Marc Bailleux, una delle migliori penne della rivista Rock&Folk.

Il secondo album, registrato in due settimane nel Novembre del 1977, nello studio Tangara di Tolosa da Jean-Pierre Grasset, segue grossomodo la scia del precedente, con una esasperazione dell'atteggiamento dadaista. I testi sono burleschi ed esilaranti, interpretati in modo a dir poco teatrale, e la chitarra dell'amico Jean-Pierre Grasset, detto Verto (il quale ha una band con lo stesso nome), porta dei colori musicali differenti e contribuisce alla realizzazione di un insieme sonoro più completo. Il modo di suonare il sax di Francis Grand è più lirico di quello di Chanet e si possono trovare in questo contesto riferimenti anche alla musica degli Urban Sax, come suggerito anche dal titolo del pezzo: "Je veux danser avec toi (Artman Inspiration)". Il titolo, "Les 3 fou's perdégagnent (au pays de...)" rende idea della follia della band. L'espressione è volutamente sgrammaticata e non è traducibile (potrebbe somigliare a qualcosa tipo: i tre folli perdevincono - al paese di), per non parlare poi di quello della prima canzone: "Face à l'extravagante montée des ascenceurs, nous resterons fidèles à notre calme détermination" (di fronte alla stravagante salita degli ascensori, noi resteremo fedeli alla nostra calma determinazione). Le parti vocali si intrecciano con il ritmo della musica e presentano una loro sguaiata e stramba musicalità. L'apice della performance vocale viene raggiunto nella pazzesca "Le désastreux voyage de piteux Python" (il disastroso viaggio del pietoso Python) in cui viene imbastito un vero e proprio pezzo di avanspettacolo, con musiche da banda e da circo che si alternano ad un irriverente free-rock articolato in maniera funzionale alla narrazione. Le sequenze sonore sono imprevedibili e schizofreniche ma nel complesso risultano di grande intrattenimento e mai fastidiose, per quanto folli possano essere. Inizialmente pubblicato nel 1978 per la 9h17 Productions, l'etichetta messa in piedi dal collettivo Dupon, l'album è ripreso più tardi da Tapioca.
Nel 1978 gli Etron Fou rinunciano al loro progetto contadino-musicale e tutti tornano a vivere in città. Sotto l'impulso di Chris Cutler, batterista degli Henry Cow, formano, assieme a Univers Zero, Samla Mammas Manna e Stormy Six, l'organizzazione Rock In Opposition (RIO). I gruppi, provenienti da diversi paesi, hanno in comune una medesima coscienza politica ed artistica che li pone in completa contrapposizione verso il mondo del business musicale. La loro vuole essere una realtà parallela e concreta che permetta a queste band di far circolare le idee e la musica attraverso un circuito di promozione, organizzazione di concerti e distribuzione dei dischi autogestito e al di fuori dall'asfissiante e falso mondo delle major. Fra gli eventi promossi dall'organizzazione spicca un festival che ebbe luogo a Londra il 12 Marzo del 1978 e che vide la partecipazione di tutte le band del collettivo. Durante questo periodo gli Etron Fou suonano molto in Francia e in Europa: con una serie di scambi riescono a suonare in Svezia, grazie ai Samla, in Italia grazie agli Stormy Six e loro stessi riescono ad organizzare un tour in Francia per i Samla.

Nello stesso anno Francis Grand li lascia ed è rimpiazzato prima da Gérard Bole e poi da Bernard Mathieu del gruppo Johnny Be Crotte che, a differenza dei suoi predecessori, non suona il sax alto ma il tenore ed il soprano.
Alla fine del 1979 gli Etron Fou sbarcano negli Stati Uniti per un piccolo tour che è stato immortalato nell'album "En public aux Etats-Unis d'Amerique" che viene pubblicato dalla Celluloid nel 1980. Si tratta di un bootleg ufficiale di ottima qualità sonora che cattura le esibizioni allo Squat Club di New York e al Trinity College di Hartford.
Nel 1981 gli Etron Fou Leloublan al completo, che comprendono ora anche la tastierista Jo Thirion, già facente parte della comunità Dupon, partecipano all'album "Speechless" di Fred Frith che esce su Ralph Records, l'etichetta dei famosi Residents.

Fred Frith è anche il produttore artistico del loro album "Les Poumons Gonflés". Il nuovo disco ci presenta un gruppo più preciso e tecnico che però non ha perso la sua folle vena umoristica. I testi sono sempre burleschi ma più ancorati alla realtà sociale che è interpretata in maniera tragicomica. Lo stile della band è sempre ben riconoscibile ma i suoni sono più puliti e pieni, grazie soprattutto all'intervento di Jo Thirion (organo Farfisa, piano, tromba e backing vocals), e presentano persino delle delicate divagazioni Canterburyane. I cambi di tempo e gli intrecci musicali diventano più puntuali e la tecnica strumentale appare più raffinata. La band ha confezionato un lavoro sofisticato che rappresenta il perfezionamento del loro stile che però ha perso in parte quella irriverenza e quella sfacciataggine degli esordi. Dopo la registrazione dell'album Bernard Mathieu lascia la band e viene rimpiazzato da Bruno Meillier della band Les I.

Questa nuova formazione registra nell'Agosto del 1983 nello studio THC di Ginevra, l'album "Les Sillons De La Terre" (i solchi della terra). I suoni si sono fatti più essenziali ma anche più dinamici e nel suo insieme questo disco rappresenta una buona approssimazione dell'incarnazione live della band. Lo stile presenta un approccio jazz più vivace, grazie anche alla personalità di Bruno Meillier che sfoggia una tecnica pulita e spigliata. In apparenza questo disco può sembrare più semplice dei precedenti, forse per una minore enfatizzazione di quelle tematiche cabarettistiche ed imprevedibili che hanno caratterizzato soprattutto gli esordi, ma ad una lettura più profonda risulta un disco complesso che denota una tecnica strumentale raffinata. Si iniziano un po' a sentire delle sonorità tipiche degli anni Ottanta, ma si tratta comunque di un sentore abbastanza distante nel complesso di un disco che può comunque essere ritenuto un classico della musica avanguardistica francese. Questo album è decisamente riuscito ma, mentre in Inghilterra gli Etron Fou vengono considerati una specie di gruppo punk, in Francia sono bollati come sorpassati, quando negli anni passati venivano ritenuti troppo avanti per quei tempi. Forse per questo la band suona più all'estero che in patria: nel 1983 su 36 concerti, solo 3 hanno luogo in Francia.

Nell'Agosto del 1985 il gruppo, che è tornato ad essere un trio dopo la dipartita di Bruno Meillier, registra, sempre a Ginevra, l'album "Face aux éléments déchaînés" (di fronte agli elementi scatenati), prodotto di nuovo da Fred Frith. L'organo ha qui un ruolo preponderante nell'ambito di un album che appare come una versione depurata degli Etron Fou, con un sound decisamente ridotto all'osso e degli schemi ritmici più semplificati. Per tale motivo questo disco, che pure mostra degli aspetti interessanti, è il meno riuscito della discografia del gruppo.
Dopo la pubblicazione di questo album, il gruppo suona in giro ancora un po' di tempo. Il 3 Luglio 1986 gli Etron Fou aprono il festival Mimi organizzato da Ferdinand Richard: sarà la loro ultima esibizione dal vivo e da questo momento in poi i membri della band seguiranno strade artistiche separate, tutte ricche ed avventurose.





Bibliografia:
"L'underground musical en France" Éric Deshayes, Dominique Grimaud (Le mot et le reste 2008)
"La Discographie Du Rock Français" Bernard Gueffier, Francis Grosse (Musea 1984).



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