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CHITARRE & CHITARRISTI NEL PROGRESSIVE ROCK Valter Poles
 

A DIFFERENZA DELLE TASTIERE che hanno avuto una costante evoluzione nella progettazione e nella costruzione, la chitarra elettrica è rimasto uno strumento pressoché uguale ai modelli che si sono imposti alla fine degli anni '60. Le chitarre di allora sono le stesse vendute ancora oggi, ciò che invece è cambiato in maniera radicale nel corso degli anni si riferisce alla tecnica d'esecuzione grazie alla popolarità di alcuni grandi chitarristi che hanno rivoluzionato la tecnica esecutiva sulla sei corde.
Jimi Hendrix è stato ad esempio di fondamentale importanza per tutti quelli che mai si sarebbero sognati prima di sfruttare in quel modo la leva vibrato, la distorsione e la saturazione fino al larsen dell'amplificazione, o il controllo degli armonici, il vibrato, e tutta una serie di nuove tecniche che hanno fatto capire a mezzo mondo che era ora di buttare sulle ortiche i vecchi metodi di solfeggio, gli esercizi ottocenteschi e tutte quelle assurde costrizioni ai quali i novelli chitarristi erano sottoposti nella speranza di diventare "validi musicisti". Per la prima volta nella storia, la stratocaster di Hendrix immortalata nel film di Woodstock davanti ad uno sterminato mare di gente ammutolita, diventava il simbolo del cambiamento, del nuovo. Lo stile di Hendrix ha avuto come conseguenza un certo numero di capiscuola che si possono ricondurre ad alcuni nomi di fondamentale importanza: Ritchie Blackmore dei Deep Purple: grande virtuoso in un gruppo di virtuosi, i suoi assoli erano caratterizzati da una tecnica estremamente pulita e precisa e nello stesso tempo cantabile ed espressiva; Jimmi Page dei Led Zeppelin, tecnicamente sporco ed impreciso ma molto potente ed evocativo; Dave Gilmour dei Pink Floyd, il più cantabile e sperimentale, maestro nell'uso della chitarra da tavolo usata con il famoso "bottle neck o collo di bottiglia" e filtrata dal vecchio eco Binson nella simulazione di lenti glissati di sapore spaziale; Robert Fripp il più cervellotico ideatore di assurde melodie di sapore "schizoide"; tutti musicisti che hanno introdotto qualcosa di nuovo e di rivoluzionario nell'uso del proprio strumento e la cui popolarità ha determinato importanti influenze future.

Gli strumenti del rock progressivo degli anni settanta

Sostanzialmente i modelli di chitarra più importanti sono stati inizialmente solo due: la Fender stratocaster di Hendrix, usata anche da Blackmore e Gilmour, e la Gibson Les Paul preferita invece da Page e Fripp. Entrambe venivano in genere amplificate o dai tradizionali "muri" di Marshall o dai più maneggevoli piccoli Vox AC30 (amplificatori di origine italiana famosi per la loro calda saturazione e distorsione). I due modelli di chitarra hanno avuto fortune diverse: inizialmente lo strumento più ambito e costoso era la famosa Gibson Custom nera (il modello preferito da Fripp), o il Les Paul dorato, strumenti privi della leva vibrato e che costavano all'epoca cifre proibitive, avevano ed hanno un suono più "grasso" della Fender e sono più facili da far saturare. Già verso la fine degli anni '70 la Gibson veniva però scavalcata nelle preferenze dalla Fender stratocaster, strumento dal timbro più pulito e dotata di una leva vibrato abbastanza affidabile per quanto riguarda la tenuta dell'accordatura. La popolarità della Fender arrivò fino quasi a decretare la scomparsa dai mercati delle Gibson negli anni '80. È curioso notare come invece la maggior parte dei gruppi di rock progressivo degli anni '70 privilegiassero in genere le chitarre Gibson: Jethro Tull, Genesis, King Crimson, Gentle Giant, Yes, PFM, Biglietto per l'Inferno, Rovescio della Medaglia, Banco, ecc.

La tecnica chitarristica nei gruppi progressive

Il vecchio chitarrista progressive non si è quasi mai messo in luce per abilità tecniche strabilianti o funamboliche: alla velocità d'esecuzione, in genere veniva preferita un'impostazione di stampo classico con delicati arpeggi acustici alternati ad assoli elettrici di carattere lirico come nel caso dei Genesis o degli Yes. Non mancavano però le eccezioni come il grande Gary Green dei Gentle Giant, artista di solida impostazione hard dotato di una tecnica raffinata e di un bel vibrato che conferiva particolare grinta e vigore ai migliori brani dei Gentle Giant. In Italia abbiamo avuto invece di tutto: dal buon Marcello Todaro che sul primo disco del Banco suona quasi come un principiante, sostituito poi con Maltese, un buon trombettista, un buon chitarrista acustico, ma che all'elettrica evidenzia un'impostazione più jazz che rock, il che sicuramente riduce la grinta e l'aggressività nei brani del Banco; abbiamo avuto il grande Franco Mussida della PFM, ottimo chitarrista acustico e personalissimo ed originale anche con l'elettrica. Tra i personaggi minori si mettevano comunque in luce per un autentico spirito rock il chitarrista del Biglietto per l'Inferno e del Rovescio della Medaglia dotati ambedue di grinta, energia e di un bel vibrato. Fino al 1978 le cose rimasero pressoché stabili quando con il triste declino del progressive e l'avvento della più scialba e superficiale musica dance e l'era punk, sembrava che la figura del chitarrista come leader, fosse ormai definitivamente tramontata, invece...

I nuovi eroi della chitarra

Nel 1978 la Warner pubblica a sorpresa un brano intitolato Eruption che contiene un assolo di chitarra heavy super distorta che mette in fibrillazione il mondo chitarristico. Si tratta di un virtuosismo talmente spinto da ritenere subito "truccata" la registrazione ed impossibile una esecuzione simile, almeno secondo le tecniche tradizionali. Il mistero e la curiosità venivano ancora più stuzzicate quando il perfido Eddy Van Halen, l'autore di tanto prodigio tecnico, si divertiva a rieseguire quel brano durante i suoi concerti dal vivo, girando le spalle al pubblico! Effettivamente il brano non è eseguibile con le tecniche tradizionali ma con l'uso del "tapping". Si trattava di usare la combinazione delle due mani sulla tastiera per ottenere veloci effetti di legati ascendenti e discendenti con la spettacolarità di mettere in veloce successione anche intervalli melodici molto distanti tra di loro. Sicuramente Van Halen non è da annoverare tra i chitarristi di musica progressive, ma nessun chitarrista elettrico può disconoscere l'enorme passo avanti che lo stesso Van Halen ha fatto fare al mondo della sei corde, rendendo famosa una tecnica la cui paternità sembra da attribuire però al meno noto Harvey Mandel.
Dopo Van Halen altri grandi nomi hanno sviluppato la tecnica del tapping, dello hammering e del pull off come Yngwie Malmsteen, Joe Satriani e Tony Mac Alpine. Quest'ultimo è un personaggio sicuramente unico nel suo genere: si tratta di un abilissimo chitarrista rock di colore che
possiede una tecnica raffinata in due strumenti contemporaneamente: la chitarra rock ed il pianoforte classico! È secondo me uno dei pochissimi virtuosi al mondo in due strumenti e l'unico che ha il coraggio di mettere insieme nello stesso disco spettacolari brani heavy, insieme a degli interventi classici esibendosi al pianoforte in brani di grande difficoltà esecutiva!

I nuovi strumenti

Se la costruzione e le caratteristiche della chitarra elettrica rimangono nel tempo abbastanza costanti, cambiano invece gli effetti ad essa collegati, che dal vecchio groviglio di rumorosi pedali e pedalini degli anni '70, passano oggi a sostanziosi rack impilati in robusti flight case. L'aspetto computerizzato di questi nuovi mostri della tecnologia elettronica moderna rendono effettivamente le nuove chitarre capaci di produrre sonorità sempre più ricercate e minuziosamente controllate. Si può avere a basso volume l'aggressività del timbro di un Marshall da 200 Watt tirato a manetta, o incidere usando le cuffie, un assolo che sembra partorito da una serie di coni al limite della resistenza, senza disturbare la nonna che dorme al piano di sopra. Nascono anche i primi modelli di chitarra "virtuale" il cui timbro viene creato "assemblando" su di un piccolo schermo le caratteristiche degli strumenti più famosi (e costosi) scegliendo a piacere il suono prodotto da un ipotetico "Mesa Boogie" ripreso da un immaginario microfono, posizionato ad una distanza di "x" cm dalle casse... Chissà se queste nuove strade verranno percorse in massa o disertate dai chitarristi come avvenne invece per i primi modelli di chitarra synth degli anni '70.

I chitarristi del nuovo rock progressivo italiano

Finalmente con l'insperata popolarità di grandi gruppi di virtuosi come i Dream Theater che vantano nelle loro fila il grande John Petrucci, un superbo axe man della chitarra, il livello tecnico comincia ad alzarsi e negli anni 90 comincia a delinearsi una nuova figura di chitarrista, estremamente preparato tecnicamente, ed in grado di dialogare con i tastieristi più virtuosi, in contrappunti sempre più arditi e spettacolari. Ecco spuntare gli Shadow Gallery che ben poco hanno da invidiare come preparazione tecnica ai Dream Theater, o i nuovi Cairo con il favoloso Alec Fuhrman (provate ad ascoltarne la raffinata sensibilità e cantabilità su Between the lines o Ruins at Avalon's Gate). Non si tratta di musicisti in grado di sparare solo grandi raffiche di note, ma artisti in grado di controllare con precisione e con personalità ogni singolo suono, arricchendolo di una timbrica personale, di un eccellente vibrato e di un accurato controllo di ogni componente della propria catena d'effetti per rendere più lirico ed efficace ogni proprio intervento.
Ma anche qui in Italia non si scherza, il nuovo rock progressivo nostrano vanta chitarristi raffinati come Max Michieletto (ex Asgard) con la rara dote di non mettere in primo piano né sé stesso, né la grande tecnica che possiede, ma di utilizzarla a seconda delle necessità espressive; oppure Paolo Viani dei Black Jester o Lorenzo Bellacci dei Midian che dimostrano anche sul palco una grande professionalità, estrema sicurezza e una pulizia tecnica che ha poco da invidiare ai grandi nomi d'oltreoceano. Se "San Pippo Baudo" dedicasse un po' di spazio sul piccolo schermo anche a loro e non solo ai paraurti delle varie Anne Falchi di turno o al pizzetto del M° Caruso, forse il progressive italiano potrebbe raggiungere finalmente la popolarità che merita. Noi rimaniamo sempre in fiduciosa attesa.

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