Home

 
6 DISCHI PER IL 2012 A cura della redazione di Arlequins
 

Sopravvissuta alla minaccia dei Maya e non si sa con quali altre catastrofi all’orizzonte, la nostra redazione non si arrende e continua ad ascoltare tanto buon Prog! In questo che ormai è divenuto un appuntamento annuale, vi proponiamo come sempre la lista dei CD che, per un motivo o per un altro, in base a fattori inafferrabili e puramente soggettivi, hanno caratterizzato il nostro 2012. Non è una classifica e non c’è un podio ma tanti suggerimenti e album che abbiamo piacere ricordare e ricordarvi. Questa volta il compito è stato più arduo perché abbiamo chiesto una lista “secca”, senza nessun preambolo o postilla, in maniera tale da restringere il campo delle scelte a soli sei nomi, senza farne altri fra gli esclusi. Siamo stati troppo cattivi? Spero comunque che il risultato di questa piccola inchiesta vi divertirà




FRANCESCO INGLIMA

HOKR - "Zahřáté Brzdy Optimismu": E' il disco che ho ascoltato con maggior piacere! E' impossibile non provare simpatia per il vocione profondo e istrionico del cantante e il prog genuino e godurioso della band ceca. Dopo 30 anni gli Hokr sembrano rivivere una seconda giovinezza e non possiamo che esserne contenti!

THINKING PLAGUE - "Decline and fall": E' più rock ed è immediato rispetto ai suoi predecessori, ma pur non essendo il loro album miglior "Decline and Fall" rimane comunque una spanna sopra il 99% delle produzioni attuali.

PANZERPAPPA - "Astromalist": L'album della loro maturità. Tra Cantebury, Rio e con qualche stravaganza "Astromalist" è un disco ineccepibile che ha bisogno di ripetuti ascolti per poter essere compreso ed apprezzato in tutte le sue sfaccettature.

INNER EAR BRIGADE - "Rainbro": Tra le band uscite quest'anno gli Inner Ear Brigade sono stati i più interessanti. "Rainbro" è un disco delizioso e di difficile catalogazione, che strizza l'occhio al passato, ma al tempo stesso è fresco e moderno.

TOHPATI BERTIGA - "Riot": Tohpati suona divinamente, senza troppi fronzoli e soprattutto senza mai specchiarsi. Alle volte basta una chitarra, un basso e una batteria per fare un disco da ricordare e da consigliare!

LARS HOLLMER - "Med mjölad hand/With floury hand (Sketches)": Lars è uno dei miei musicisti preferiti in assoluto e mi sembra quindi doveroso ricordarlo consigliando questo album. Questo è un disco postumo fatto di materiale inedito, spezzoni musicale rubati qua e là e non è certamente il suo lavoro migliore. Tuttavia nella sua imperfezione e disomogeneità è un disco denso di emozioni che racconta l'anima dell'artista svedese.


VALENTINO BUTTI

CRIPPLED BLACK PHOENIX - “(Mankind) the crafty apes”: Attivi già da qualche anno, ma scoperti solo nel 2012 dal sottoscritto proprio grazie a questo album. Atmosfere dilatate, floydiane, ma anche molto altro. Se non vi convincono molto le ultime prove dei Porcupine Tree questa band può farvi riscoprire certe atmosfere senza tempo e approfondire, magari, la loro discografia.

BIG BIG TRAIN - “English electric part one”: Questa scelta è quasi un atto dovuto. I due splendidi album precedenti “The underfall yard” e “Far skies deep time” non li avevo precedentemente inseriti nei “best of” dei rispettivi anni di competenza per “acquisto tardivo”. Stavolta però con “English electric” l’errore non si è ripetuto e quindi eccoli presenti. Genesis o non Genesis poco importa. Album meraviglioso.

ASTRA - “The black chord”: Secondo album e secondo centro per il gruppo americano. Accorciano le composizioni, l’album ha una durata più “normale” del precedente ( 47 minuti contro gli oltre 70 di “the weirding”), ma se amate le sonorità vintage fra space, psichedelica, hard rock e progressive più tradizionale, questo è l’album che fa per voi e sicuramente per me…

3RD DEGREE - “The long division”: Vado molto orgoglioso di questo album anche se non ho nulla che mi “lega” alla band statunitense (a parte l’amicizia su face book con il “caro leader” Robert James Pashman…). Il precedente “The narrow caster” non mi aveva per niente entusiasmato, mentre “The long division” è uno splendido lavoro che può ricordare i primissimi Echolyn. Non ne ripeteranno le “gesta”, ma questo album è davvero consigliatissimo.

BALLOON ASTRONOMY - “Balloon astronomy”: Album di debutto per questo duo americano (Jim Ledger e Glenn Little). Magari esagerando in sede di recensione li ho definiti un po’ come i “Big big train d’America” e per ora la proposta è effettivamente meno compiuta e meno dirompente dei colleghi inglesi, ma le premesse sono buonissime.

MAURIZIO DI TOLLO - “L’uomo trasparente”: Considero “L’uomo trasparente” la punta dell’iceberg del 2012 del prog italiano. Molti album di valore, magari anche superiori a questo, ma abbiamo scelto il debutto solista di Di Tollo perché colpisce nel profondo dell’anima.


MICHELE MERENDA

APARECIDOS – "Palito bombon helado": Questo ensemble di musicisti argentini ed italiani (provenienti peraltro da differenti regioni della penisola) conferisce un senso profondo al concetto di ricerca musicale, soprattutto se attuata in seno alle proprie tradizioni etniche. Allo stesso tempo, però, si dimostra pure che il divertimento non è per forza becera commercialità e che può essere fatto proprio anche da chi accademico non è. Ritmi latini perfettamente inseriti in un contesto prog senza remora alcuna quindi, a volte ricordando pure la teatralità dei napoletani Aviontravel.

ASTRA – "The black chord": Il secondo lavoro degli statunitensi forse non presenta le punte geniali dell’esordio, ma stavolta l’album non denota alcuna caduta di tono ed è bilanciato in tutte le sue parti, migliorando il suono (ma si può fare ancora di meglio) e la capacità di sintesi. Un’unione perfetta di space e sinfonico (invero piuttosto anomalo), come se i Gong ed i King Crimson si sublimassero rigettando i rispettivi eccessi, unendosi ad una certa profondità degli Aphrodite’s Child e a tracce dei Pink Floyd più nervosi. Una sintesi, per l’appunto, che va molto oltre la “semplice” somma delle parti.

EOL TRIO – "End Of Line": Classico trio tastiere-basso-batteria jazz-rock che forse, in alcune sue fasi, può essere accostato ai celebri Niacin di Billy Sheehan. Personalità, creatività e classe vellutata tutta da sentire e risentire per questi francesi, in un modo di fare musica che nel loro caso suona assolutamente europeo.

KOTEBEL – "Concerto for piano and electric ensemble": Il quarto album degli spagnoli è un chiaro tributo al prog più sinfonico e barocco con puntate fugaci ed azzeccate nella hard-fusion, permeato però da un’oscura severità che invece di appesantirlo ulteriormente contribuisce a renderlo interessante, scorrevole e soprattutto assai attuale, senza che il tempo faccia apparire la musica datata prima ancora di essere concepita. Molto potente, anche nei momenti riflessivi, ed oltre al mare magnum (sempre bilanciato) sia pianistico che tastieristico, impeccabile l’apporto elettrico del resto della band, perfettamente ponderato, mai fuori posto… e mai stucchevole.

TAYLOR’S UNIVERSE – "Kind of red": Il danese Robin Taylor, nonostante una sterminata discografia, non sbaglia un colpo. Anche stavolta è fautore di un prog imbevuto di jazz-rock altamente personale e di gran classe (risulta decisamente migliore la prima parte dell’album, poi ci si adagia), altamente variegato, capace di far coesistere armoniosamente elementi apparentemente contrastanti. Come sempre, ottimi tutti i musicisti coinvolti per l’occasione.

TRIOSCAPES – "Separate realities": Esordio jazz-rock dall’impatto frontale, tecnico, duro, evoluzione diretta della matrice crimsoniana verso quella che ne è finalmente una degna attualizzazione. Basso-sax-batteria, una nervosissima ed anomala triade statunitense che finisce per sconfinare nel free jazz in stile John Zorn senza ripensamento alcuno, sempre memore delle origini metal del bassista e fondatore Dan Briggs. Forse la più interessante uscita del 2012.


ALBERTO NUCCI

HÖSTSONATEN - "The Rime of the Ancient Mariner, Chapter One": Un lavoro ambizioso, che avrà ovviamente un seguito, che ci mostra il progetto, uno dei tanti, di Zuffanti alle prese con un'impresa temeraria, non tanto per il tema affrontato, quanto per la sua realizzazione. La soluzione adottata per trasporre in musica il poema di Coleridge poteva correre il rischio di eccessiva verbosità ma, alla resa dei conti, mi sembra che si possa parlare di perfetta riuscita.

ARGOS - "Cruel Symmetry": Il new Prog può avere un'anima e una dignità; lo sapevamo già. Questi teutonici sono qui a dimostrarcelo, anche se il termine new Prog è abbastanza riduttivo per la loro musica. La maturazione rispetto ai pur buoni lavori precedenti è palese.

LA DESOOORDEN - "El Andarín": L'album dell'addio dei La Desooorden si presenta perfettamente in linea con le belle produzioni precedenti. Il gruppo per questa sua ultima prova (non voglio parlare di canto del cigno) ci offre un album che ci farà sicuramente rimpiangere la decisione di non proseguire nella propria attività.

I AND THOU - "Speak": La più bella sorpresa dell'anno. Un disco che ci riporta al Prog sinfonico degli anni migliori.

KOTEBEL - "Concerto for Piano and Electric Ensemble": Un album di Prog bombastico, quasi eccessivo a volte, ma pregno di ispirazione. Un gruppo che ormai può essere annoverato tra i grandi del genere che, in questa sua nuova prova, va oltre le pur ottime prove precedenti, sperimentando soluzioni creative rischiose ma dalle quali emerge sicuramente vincente, a mio giudizio.

STEREOKIMONO - "Intergalactic Art Cafè": Un gradito ritorno, dopo alcuni anni di silenzio, per questo gruppo italiano che già agli esordi venne indicato tra le realtà più interessanti ed originali del Prog italiano. Quest'album mi sembra decisamente convincente e godibile.


ANTONIO PIACENTINI

BAROCK PROJECT - "Coffee In Neukölln”: Perché è un disco a cui non manca niente né da un punto di vista tecnico né compositivo… e per un disco italiano, dove l'approssimazione è la regola non è una cosa così scontata.

BIG BIG TRAIN - "English electric": Perché da quando l'ho comprato non c'è stato un giorno che non ha girato nel lettore e perchè mi ricorda il motivo per il quale venti e passa anni fa ho cominciato ad amare questa musica.

FARMERS MARKET - "Slav to the rhytm": Perché questi norvegesi che ho conosciuto solamente con questo quinto disco riescono ad unire jazz, rock musica folk bulgara e tanto tanto Zappa in una miscela pazzoide, irresistibile, ma soprattutto di altissimo valore tecnico.

INNER EAR BRIGADE - "Rainbro": Perché ci si trova Canterbury, jazz rock e avanguardia uniti in una miscela che non puzza per niente di vecchio e che è tenuta insieme dalla bellissima voce di Melody Farrel.

KOTEBEL - "Concerto for piano and electric ensemble": Perché l'ho comprato in preordine fidandomi del fatto che avrebbero fatto un grande disco. E hanno fatto un grande disco. Pieno di potenza, virtuosismi e melodie non banali. Tutte cose che solo un disco bello (ma deve essere bello eh) di rock sinfonico è capace di darti.

MAURIZIO DI TOLLO - "L'uomo trasparente": Perché la musica (per me) è fatta soprattutto di emozioni,e Maurizio con questo disco te ne da tantissime. Come me le diede nella stupenda "Agli uomini che sanno già volare" nel disco della Maschera di Cera. Mau non è solo un grande batterista ma anche a modo suo un grandissimo cantautore.


ROBERTO VANALI

CUCAMONGA - “Alter huevo”: Posizione della principale sorpresa dell’anno. Spirito libero eppure ben inquadrato nelle proprie ispirazioni fatte di Zappa, Canterbury e jazz rock di grande e sorprendente fattura.

INNER EAR BRIGADE - “Rainbro”: Mi verrebbero da dire, quasi, le stesse cose dette per Cucamonga, ma ci sono delle diversità dettate da alcuni tratti vagamente più accessibili. Un disco da ascoltare più e più volte e sempre con piacere.

THINKING PLAGUE - “Decline and Fall”: Una conferma del progressive più RIO avanguardistico. Una fontana di suoni e sorprese senza fine. Un disco complesso ma amabile senza remore.

TEE - “Trans Europe Expression”: Bellissime e sognanti atmosfere, tra prog sinfonico e fusion canterburyana e incursioni in paesaggi musicali di grande bellezza.

BIG BIG TRAIN - “English Electric Part One”: Posizione del mio sinfonico dell’anno. Un disco meraviglioso pregno di atmosfere anni ’70 e moderne al contempo. Uno stile di incessante richiamo a tutto quello che in 40 anni di progressive abbiamo amato, Genesis in primis.

ASTRA – “The Black Chord”: Posizione del disco che più ho ascoltato, a casa, in auto, in ufficio. Moltissime volte mi sono lasciato trasportare da queste atmosfere space floydiane e senza mai stancarmi.


JESSICA ATTENE

KOTEBEL - "Concerto for piano and electric ensemble" questo album è un'opera magistrale che ci svela un gruppo ispirato e in stato di grazia. Esecuzione perfetta, intersezioni superbe con la musica classica, tecnica, potenza, ispirazione. Sicuramente fra le uscite di maggior valore dell'anno.

IAMTHEMORNING - "~": è una delle ultime cose del 2012 che ho ascoltato e forse è per questo che in questo momento la sua presenza prevale rispetto ad altre opere magari sullo stesso livello. Si tratta di un'opera malinconica e sognante in cui si intrecciano suggestioni classiche minimali ed elementi sinfonici. La voce femminile è fragile e soave, l'impianto è prevalentemente acustico con una predominanza dei colori dell'orchestra da camera ma l'approccio è fresco e moderno. Un album che farà presa credo nel cuore di molti.

FLËUR - "Probuzhdenye": prog sinfonico etereo con una marcata connotazione cameristica, due belle voci femminili che si alternano e tanta poesia in una formula personale che si colloca al di fuori della media delle uscite di prog melodico. Questo album è il settimo in studio per un gruppo che ha una carriera ben rodata e che torna parzialmente alle origini con un prodotto incantevole.

ELEPHANT9 (with Reine Fiske) - "Atlantis": un album pieno di groove, con un sound dal retrogusto nordico in cui si mescolano jazz, rock e psichedelia. L'approccio è live, istintivo ed aggressivo e l'esecuzione splendida e precisa. Decisamente coinvolgente.

PANZERPAPPA - "Astromalist": l'avanguardia dal volto umano torna in una formula leggermente in flessione rispetto al precedente e bellissimo “Koralrevens Klagesang”, ma i livelli sono ancora tali da guadagnarsi l'ingresso nella mia playlist. Belle melodie e splendide suggestioni Canterburyane per questo album molto elegante e di buon livello.

HIDDEN ORCHESTRA - "Archipelago": questo forse è un ingresso nelle mie preferenze un po' insolito ma oggettivamente questo album, fatto di visioni semi-elettroniche ed artificiali e di paesaggi sonori rarefatti ed ampi, si è imposto da solo alla mia attenzione. Non posso che prenderne atto.


NICOLA SULAS

PIERPAOLO BIBBÒ - “Genemesi”: Sorprendente ritorno di un artista di culto del progressive italiano. L’album è un ottimo esempio di come si possa fare prog in maniera moderna senza doversi per forza rifare ai modelli del passato e senza riproporre i soliti manierismi del genere.

KOTEBEL - “Concerto for Piano and Electric Ensemble”: Bellissimo impasto di musica classica e rock con venature dark per un viaggio musicale sofisticato e di classe che non sacrifica l’intensità della musica.

CUCAMONGA - “Alter huevo”: Un divertente frullato zappiano che dietro la facciata spensierata cela una complessità elevata e una perizia compositiva ed esecutiva da manuale.

THE ENID - “Invicta”: Uno spettacolare album di un gruppo storico che riesce a mantenere coerente il proprio stile ed a sorprendere ancora una volta con una musica dal forte impatto emozionale.

BAROCK PROJECT - “Coffee in Neukölln”: Una conferma per il gruppo di Luca Zabbini e soci, capaci di creare un progressive basato su schemi collaudati ma allo stesso tempo personale e piacevole. Sicuramente una delle migliori realtà italiane attuali.

PANZERPAPPA - “Astromalist”: Il Rio per tutti. Un disco che evita suoni troppo cervellotici per concentrarsi sul prog-jazz e su atmosfere canterburiane.


PEPPE DI SPIRITO

MAGMA - "Felicité Thosz": "Ti piace vincere facile?". Ancora una volta la band di Vander dimostra una classe superiore ed un'inventiva senza uguali. Magari non al livello dai precedenti due dischi, "Felicité thosz" è l'ennesima perla di un gruppo straordinario. Spunta più che in passato l'anima soul e spiritual dei Magma, che si unisce a meraviglia al solito e solido zeuhl. Un altro must!

ÄNGLAGÅRD - "Viljars öga" - Ritorno migliore non poteva esserci! Altre quattro composizioni che seguono la scia stilistica e qualitativa di "Hybris" ed "Epilog". L'abbiamo detto e ripetuto: non inventano nulla di nuovo, ma la loro proposta ha un fascino enorme.

L'ESTATE DI SAN MARTINO - "Talsete di Marsantino": Al terzo tentativo questo gruppo riesce a sfornare un disco bellissimo, prevalentemente strumentale, di chiaro stampo Seventies, in cui dà la propria visione del prog italiano, tra romanticismo e melodie mediterranee e con il supporto di grandi nomi quali Steve Hackett, Francesco Di Giacomo e Bernardo Lanzetti.

CRISTIANO ROVERSI - "AntiQua": L'animo genesisiano di Roversi emerge ancora. Stavolta siamo più sulla scia di Anthony Phillips che di Tony Banks, tra pennellate acustiche e orchestrazioni malinconiche con il giusto pizzico di elettronica. Un Roversi davvero ispiratissimo.

YAGULL - "Films": Piacevolissima sorpresa targata Moonjune, con un album pacato e malinconico, giocato principalmente sulla chitarra acustica, che disegna paesaggi sonori affascinanti dialogando con strumenti classici. Tra classica contemporanea, musica da camera, minimalismo e prog siamo avvolti da un sound delicato e suggestivo.

MAU DI TOLLO - "L'uomo trasparente": Un disco sentito, vissuto, passionale. Mau si mette a nudo e si propone come autore, musicista, cantante... Ne vien fuori un lavoro egregio, a tratti struggente, moderno e ricco di contaminazioni. Prog, ma non solo in un universo sonoro che ci mostra un artista fantastico.


MAURO RANCHICCHIO

ÄNGLAGÅRD - “Viljans öga”: Una delle reunion più attese si concretizza con un album perfettamente aderente all'estetica musicale del gruppo simbolo del prog scandinavo anni '90, un lavoro che affascina, mai delude e confina in un angolino i tanti, pur volenterosi emuli.

ECHOLYN – “Echolyn”: Dopo una prova a mio avviso incolore, il quintetto della Pennsylvania torna quantomeno ai livelli di “Mei”, sarebbe troppo chieder loro i fuochi d'artificio di un nuovo “As the World”, va benissimo anche così.

QUATERNA RÉQUIEM - “O arquiteto”: Una band brasiliana di cui avevamo amato soprattutto il disco d'esordio dai sapori antichi; dopo la frammentazione e la nascita dei Kaizen dalla costola "violinistica", eccoli di nuovo unire i loro talenti in un disco di gran classe.

AUTUMN CHORUS - “The Village to the Vale”: I nuovi alfieri di un filone neo-sinfonico in linea con la tradizione classica britannica, ma scarsamente seguito in questi anni, quasi una versione cameristica dei gloriosi The Enid, forse il miglior esordio dell'anno.

STEVE HOWE - “Time”: Finalmente un album eclettico, paragonabile ai due pubblicati durante la pausa di riflessione degli Yes, secoli fa. Riletture non scontate di brani classici, ottimi originali, le sue tipiche incursioni country & western. La scialba piega new-age sembra essere stata eliminata.

BILL FAY - “Life is people”: Il cantautore dall'aria ascetica, autore di due dischi cult durante i primi Seventies, torna inaspettatamente in studio alle soglie dei 70 anni, grazie anche ad attestati di stima come quello di David Tibet e dei Wilco. Il risultato è in disco denso di idee e arrangiamenti oscillanti tra i minimalistico e il grandioso.


Bookmark and Share

Italian
English