IL R.I.O. negli anni ‘80 (2a parte)
QUI la 1a parte
Panoramica generale
Nella prima parte dello speciale abbiamo visto la diffusione e l’evoluzione del RIO in Europa negli anni ‘80. E’ evidente come ci sia stata una grossa differenza tra la quantità e la qualità delle uscite nel primo lustro e quelle molto scarse del secondo. Questo discorso non è applicabile al resto del mondo dove, come vedremo, la distribuzione sarà più uniforme. Da un punto di vista geografico gli Stati Uniti la faranno da padrone, ma troveremo scene molto interessanti in molti angoli, alcuni anche molto remoti, del mondo.
Se tralasciamo un secondo gli USA, ciò che colpirà sarà l’estrema originalità di queste proposte. Ciò è dovuto a due fattori. Il primo è dovuto al fatto che molte di queste band inserite in questo speciale non avevano la minima idea di cosa potesse essere l’avant prog e che si sono avvicinati al genere in maniera inconsapevole. Molte di queste band hanno sviluppato un loro stile in completa libertà artistica e l’omologazione a questo genere è venuta solo a posteriori. L’altro motivo è dovuto alla contaminazione con gli elementi folk tradizionali dei luoghi di origine delle band. Infine non va tralasciato l’incredibile volano che è stata l’attività di scouting e promozione degli ex Henry Cow: Fred Frith e Chris Cutler. Americhe USA e il rilancio dell’Avant Prog
Attraversiamo ora l’Oceano e andiamo in America. Gli Stati Uniti hanno sempre avuto un ruolo secondario nel prog e lo stesso discorso valeva più o meno anche per il RIO ma mentre il RIO in Europa perde il suo slancio vitale, negli Stati Uniti prende nuova linfa grazie ad etichette specializzate come la Cuneiform e alla presenza negli States di Fred Frith, oltre ovviamente al certosino lavoro della ReR di Cutler; ma partiamo con ordine.
Già nella prima metà della decade, il panorama americano era tutt’altro che disprezzabile. Partiamo dal gruppo più conosciuto, ovvero i Muffins (foto), già citati nella collaborazione con Fred Frith. Attivi già dai primi anni ’70, esordiscono col botto nel ‘78 grazie al bellissimo e canterburyano “Manna/Mirage”. Segue poi il mezzo passo falso di “Air Fiction”. Tuttavia la band americana si affaccia agli anni ‘80 con lo splendido “185” in cui Fred Frith ricambia la collaborazione dei Muffins per il suo “Gravity”, producendo l’album e suonandoci. Purtroppo questo sarà anche il loro ultimo in questa decade, infatti la band si scioglierà, il bassista Billy Swann entrerà in gruppo New Wave, il batterista Paul Sears forma i Chainsaw Jazz, gruppo RIO che realizzerà un album nel ’93, e invece il tastierista Dave Newhouse si unirà per un breve periodo a Frith negli Skeleton Crew. Di questo periodo, e altrettanto valido, è l’album “Open City”, uscito quando ormai la band era sciolta e contenente materiale inedito d’archivio.
Dalla Virginia, sempre sulla scia RIO/Canterburyana, ci sono gli However, gruppo poco conosciuto che non ha mai ricevuto le attenzioni che meritava. In particolare va segnalato il disco d’esordio “Sudden Dusk” del 1981 come uno dei dischi prog più belli degli anni ‘80. La loro proposta è un RIO melodico di matrice canterburyana con rimandi ai connazionali Happy The Man e con parti vocali che ricordano i Gentle Giant. Purtroppo il secondo album “Calling” del 1985 è decisamente inferiore al primo e la band purtroppo si scioglie.
Altro gruppo imprescindibile e molto originale è il duo del Michigan, Steve Kretzmer e Steve Gore, conosciuti come Rascal Reporters (foto). Il loro è un RIO visionario e istrionico che non disprezza melodie pop accattivanti e potrebbe essere di gradimento anche a chi non apprezza troppo il genere. Esordiscono nel 1980 con due cassette assurde e allucinanti, caratterizzate da una produzione estremamente casalinga. Il primo album è “Freak Obscure”, più simile all’estetica Residents è abbastanza disomogeneo, un po’ acerbo, ma non privo di spunti geniali. Il secondo “We’re God” è già un passo in avanti, si va delineare il sound che li contraddistinguerà, le sonorità si fanno più progressive e aumentano anche le contaminazioni pop, il tutto mescolato dalla loro “sana” follia. Con il terzo album del 1984 “Riddin’ on a Bummer” raggiungono il loro apice: è un vero concentrato di tutto l’universo musicale di queste due menti deviate. Abbinano con disinvoltura delicatezza e sensibilità a pazzia e goliardia, il tutto in un mix trascinante. Al disco partecipano i “soliti” Fred Frith, Tim Hodgkinson e Dave Newhouse. Il successivo “Happy Accident” esce nel 1988 e conferma il livello qualitativo del precedente ed è anche l’ultimo album della decade. Fra i loro due capolavori è assolutamente da segnalare anche il disco da solista molto bello di Steve Kretzemer “Oil of Lavander” del 1985 in cui esce fuori l’anima più intimista del musicista. Negli anni ‘90 continueranno a registrare ottimi album, seppur mai raggiungendo gli apici toccati con “Riddin’ on a Bummer” e “Happy Accident”.
Ci sono poi i Cartoon (foto) dall’Arizona, anche loro nati sul finire degli anni ‘70 e che esordiscono nel 1981 con l’omonimo album. Il loro è un RIO non troppo ostico, con una struttura in alcuni casi quasi sinfonica e con forti dosi di humor. Ovviamente ci sono influenze Zappiane, ma anche di gruppi come Univers Zero, Henry Cow e Muffins. Seguirà un live e la loro discografia si chiuderà con “Music from Left Field” nel 1983. Per l’occasione la band si arricchisce di un violinista e degli strumenti a fiato. Una volta scioltasi alcuni componenti formeranno un nuovo gruppo chiamato PFS che pubblicherà altri 3 ottimi album: l’omonimo del 1984, “llustrative Problems” nel 1985 e nel 1990 “276”. Pur mantenendo molte similitudini con i Cartoon le sonorità si fanno più oscure.
Molto breve e sfortunato è stato invece il percorso dei Pocket Orchestra. Sempre provenienti dall’Arizona e molto amici con i Cartoon, i Pocket Orchestra riescono a registrare solo due demo, uno nel 1979 e uno nel 1984, prima della tragica morte del leader Tim Parr. Nel 2005 verrà pubblicato per la prima volta da un’etichetta israeliana un CD contenente i due demo, l’album però è di difficile reperibilità. Per fortuna nel 2011 la nostrana AltrOck ripubblica i due demo con l’aggiunta di un secondo CD pieno di materiale live inedito in una raccolta chiamata “Phoenix” e finalmente si rende giustizia ad una delle band RIO più interessanti di sempre. La proposta dei Pocket Orchestra è un vero compendio di tutto il genere RIO, ostico al punto giusto, ma estremamente gratificante per tutti coloro che hanno la pazienza di addentrarsi nei meandri della loro proposta musicale.
Fondati nel 1980 da Roger Miller del gruppo punk dei Mission Of Burma, i Birdsongs Of The Mesozoic (foto) sono un altro dei gruppi cardini della scena avant americana. Loro si autodefiniscono un gruppo elettronica da camera. Certamente poco rimane delle loro radici punk, ricordando più gruppi come Art Zoyd e Univers Zero, ma anche musicisti d’avanguardia classica come Terry Riley o lo Zappa di “Jazz from Hell”. I primi due EP (’83 e ’85), racchiusi successivamente nella raccolta “Dawn of the Cycads”, e il primo album “Magnetic Flip” del 1984 vedono la guida di Roger Miller il quale lascerà la band nel 1987. Il gruppo non ne risente e nel 1989 esce il secondo album “Faultline” e continuerà a pubblicare album fino agli anni 2000.
Prodotti dal sempre presente Fred Frith, gli Orthotonics sono un’altra realtà interessante dalla Virginia con all’attivo tre album tra il 1982 e il 1986: ”Accessible as Gravity”, ”Wake Up You Must Remember” e “Luminous Bipeds”. La loro proposta vira più verso il jazz d’avanguardia, l’improvvisazione e il rock sperimentale, ma con elementi post punk che rendono la proposta più immediata e di impatto. Da segnalare in particolare l’album “Luminous Bipeds”, con un sax trascinante in grande spolvero. Interessanti anche i dischi da solista del chitarrista Rebby Sharp, “Against No Wall” del 1987 e “In One Mouth and Out the Other “ del 1989, che virano più verso il folk americano. Sempre prodotti da Fred Frith, ci sono i Curlew da New York. A dire il vero qui Frith ci suona anche, assieme ad altri personaggi come Tom Cora. Tuttavia la band newyorkese è capitanata dal sassofonista George Cartwright ed esordisce nel 1981 con il disco omonimo, a cui segue “North America” nel 1985 e “Live in Berlin” dell’88. Continueranno poi con tanti altri album nelle decadi successive. La proposta è più o meno la stessa per tutta la loro carriera e, rispetto ai precedenti gruppi, si addentrano di più verso l’avant jazz. Correlati ai Curlew da citare ci sono anche i V-Effect che nel 1983 pubblicano il loro primo e unico album “Stop Those Songs”, abbastanza simile ai lavori dei The Work di Hodgkinson.
Come già detto la scena americana non conosce periodi bui e sono molte le band che nascono proprio in questi anni e traghetteranno il RIO verso gli anni ‘90. Su tutti troviamo i Thinking Plague (foto) da Denver, da molti visti come gli Henry Cow degli anni ‘80. Nati attorno al binomio Mike Johnson / Bob Drake, la band conoscerà diversi cambi di formazione, vedrà passare tra le sue file diversi personaggi chiave della scena avant americana (David Willey, Mark Harris, Dave Kermann, etc..) e sarà attiva fino ai giorni nostra. Tuttavia il loro sound continua a rimanere inconfondibile. In formazione sarà sempre presente una voce femminile (Suzanne Lewis, Deborah Perry e Elaine DiFalco) che caratterizzerà fortemente il sound della band. Famosa è la loro scarsa prolificità nelle uscite, infatti prima di ogni album fanno passare sempre molti anni per via di una cura maniacale sul prodotto finale. Negli anni ‘80 realizzano ben tre album; i primi due, l’omonimo del 1984 e “Moonsongs” del 1986, sono ormai reperibili solamente nella raccolta “Early Plague Years”. In questi primi due album la proposta d’intenti della band è già ben delineata, si nota certamente una maturazione tra il primo e il secondo. Infatti, mentre l’album omonimo è molto debitore al sound degli Henry Cow e dei gruppi storici del RIO, seppur con qualche influenza anche post punk, nel secondo inizia ad affiorare la personalità della band con un disco più scuro e aggressivo. Tuttavia l’evoluzione si completa solo con il terzo album: “In This Life” del 1989 prodotto guarda caso dalla ReR di Cutler e in cui suona -ariguarda caso- Fred Frith. Un disco che lascia un segno importante nella storia di questo genere e sarà uno dei punti di partenza da cui si svilupperà buona parte del RIO negli anni a seguire. I Thinking Plague proseguono nella strada tracciata dagli Henry Cow prima e gli Art Bears dopo, eliminando ogni riferimenti politico e concentrandosi unicamente sulla musica. Con “In this Life” Drake lascerà la band, lasciando il timone pienamente in mano a Jackson che si avvarrà come già detto di preziosi collaboratori e con i quali continuerà a realizzare, lentamente, album di pregevole fattura fino ai giorni nostri.
Di quasi pari importanza sono i losangelini 5uu’s, guidati da quel geniaccio di Dave Kerman (foto), nati anche loro intorno al 1984 e aventi come fonte d’ispirazione i gruppi storici del RIO europeo. Tuttavia, a differenza, dei Thinking Plague, realizzeranno i loro album migliori solo a partire anni ‘90. Detto ciò, sia l’album d’esordio “Bel Marduk & Tiamat” del 1984 che il secondo “Elements” del 1988 sono due album, seppur un po’ acerbi, pieni di spunti interessanti. Il primo ha forti influenze New Wave e il sound non è ancora ben definito. Il gruppo è composto da due chitarre e la tastiera è suonata solo dal batterista Dave Kerman, la cui batteria è il vero motore pulsante e conferisce un’energia unica al sound della band. Rimane comunque un disco con molte imperfezione e una direzione ancora da stabile. Più degno di attenzioni è il secondo, suonato assieme ai Motor Totemist Guild con cui poi si fonderanno creando gli splendidi U Totem, ma questa è un’altra storia. Tolgono un chitarrista e inseriscono un tastierista e grazie anche alla presenza dei MTG il sound si arricchisce e diventa più “serio” e corposo, pur non disdegnando abbondanti dosi di humor. I 5uu’s non hanno la raffinatezza dei Thinking Plague, ma possiedono un’energia davvero trascinante. I risultati migliori li raggiungeranno sia come 5uu,s sia come U Totem negli album successivi degli anni ‘90, periodo in cui collaboreranno anche con Bob Drake.
A questo punto è doveroso parlare anche dei Motor Totemist Guild da San Francisco guidati dal compositore James Grigsby, che in questo decennio realizzano ben 4 album più quello con i 5uu’s. Tutti e 4 hanno spunti interessanti, la loro proposta è alquanto sofisticata e variegata anche se i primi due album sono un po’ più dispersivi. Il terzo “Shapuno Zoo” del 1988, decisamente migliore, è prevalentemente acustico. Ci sono influenze dalla musica classica moderna, jazz d’avanguardia e anche dal cabaret americano. Il successivo “Omaggio a Futi”, che è quindi un omaggio al compositore futurista italiano, è forse un po’ pretenzioso e non al livello del precedente. Ad ogni modo rimangono una band mai banale. Tutto il materiale registrato negli anni ‘80 è stato ripubblicato negli anni ‘90 in due raccolte molto interessanti (specialmente la seconda) “Archive I” e “Archive II”.
Gruppo di difficile catalogazione e anche loro attivi fino ai giorni nostri sono i Cheer Accident (foto) di Chicago. I loro primi due album “Life Isn't Like That” del 1986 e “Sever Roots, Tree Dies” del 1988 sono comunque due lavori con un gusto crimsoniano, molto eclettici, raffinati e non eccessivamente spinti. Anche i Biota dal Colorado, nati dalle ceneri del gruppo sperimentale dei Mnemonists, sono autori di molti album a partire dai primi anni ‘80. I primi tre album sono puro rock sperimentale, molto rumoroso e amelodico. Il primo loro album che può rientrare pienamente nel genere Avant-Prog è il loro quarto album del 1989 “Tumble”. L’album comunque mantiene alcune prerogative del sound degli esordi, ovvero atmosfere scure, atmosfere ambiente, spunti folk ed elementi industrial. Altro gruppo storico che nasce negli anni ‘80 e autore di una carriera che prosegue fino ai giorni nostri sono i French Tv di Mike Sary. Decisamente trascurabile l’omonimo album d’esordio 1984 , dove in realtà il ruolo da leader lo assume il chitarrista Steve Roberts. Migliore il successivo “After a Lengthy Silence” in cui, appunto, Sary assume il ruolo di principale compositore e ci propone un jazz rock con tinte canterburyane e influenze degli Henry Cow. Ad ogni modo i dischi migliori ce li regaleranno solamente negli anni ‘90. Nel 1986 esce “Bhopal” album d’esordio di Virgil Moorefield che poi sarà autore anche lui di una più interessante discografia RIO targata Cuneiform negli anni ’90. Autori di una musica spigolosa ed esplosiva, un mix tra Ornette Coleman e gli Henry Cow sono i newyorkesi Doctor Nerve. I loro primi due album, “Out to Bomb Fresh Kings” del 1984 e “Armed Observation” del 1987 sono emblematici del sound della band. Così come i successivi dischi realizzati negli anni ‘90. Sicuramente band come Akineton Retard ne sono molto debitori. Ci sono poi i The Blitzoids da Chicago, un terzetto che, sul finire degli anni ’80, realizzerà due album in cui si tenta di far convivere senza troppo successo Punk e Avant Prog.
Chiudiamo la carrellata statunitense con i più interessanti Non Credo (foto) da Los Angeles, duo composto dalla cantante Kira Vollman e il batterista Joe Berardi. Band abbastanza insolita a partire dalla formazione che, pur comprendendo solo due elementi, ha un sound molto corposo ed evocativo. La loro musica è particolarmente variegata e fruibile, comprendendo jazz, classica, pop alla Slapp Happy, cabaret ed atmosfere da colonna sonora. Nel 1988 realizzano il loro primo disco “Reluctant Host” che forse è anche il migliore. Continueranno la loro carriera molto lentamente pubblicano solo due album nelle due decadi successive.
Canada, ovvero Québec
Più che parlare di Canada in senso generale, sarebbe giusto parlare di Québec; è infatti sempre stata l’area francofona quella a dare il maggior contributo prog e il discorso non cambia quando si parla di Avant Prog. Il primo nome che viene in mente quando si parla di RIO e di Canada sono certamente i Miriodor, band nata appunto negli anni ‘80 e che in 30 anni di attività non ha mai deluso le aspettative, rimanendo sempre un vero punto di riferimento per la scena avant prog e non solo. Tuttavia, se parliamo di ‘80 e di RIO, la band canadese assume un ruolo più marginale. Infatti in questi anni pubblicheranno solo due album: lo splendido esordio “Rencontres”, che però è un progressive canterburyano più classico, e il secondo e omonimo album del 1989, pubblicato -guarda caso- per la Cuneriform, e in cui c’è un deciso cambio di rotta verso lidi più avant prog. Limitandoci a quest’ultimo lavoro possiamo dire che, se paragonato ai lavori successivi, seppur molto bello, è il classico album di transizione. La band ridotta a 4 elementi rispetto ai sei dell’esordio deve ancora assestarsi sulla nuova strada intrapresa. Altro gruppo canadese è quello dei Wondeur Brass (foto), anche loro dal Québec. Attivi negli anni ‘80, esordiranno nel 1985 con “Ravir” e chiuderanno rapidamente nel 1987 con “Simoneda, Reine des Esclaves”; nel mezzo, un live. Ricordano abbastanza gli Etron Fou Leloublan con influenze Zolo e Klezmer. Una volta scioltisi, rinasceranno come Justine negli anni ‘90 sempre in ambito avant-prog.
Personaggio di spicco della scena avant canadese e particolarmente iperattivo in questa decade è René Lussier (foto). Con la fine degli anni ’70 chiude la sua avventura con i Conventum e inizia la sua carriera solista. Nel 1983 pubblica il suo primo album “Fin du Travail”, non privo di spunti interessanti, ma abbastanza disomogeneo. L’anno successivo, assieme a Robert Lepage, realizza “Chants et Danses du Monde Inanimé”. Nel 1986 c’è un'altra collaborazione molto interessante, con Jean Derome (altra figura di spicco della scena canadese) nell’album “Soyez Vigilants, Restez Vivants! Vol. 1”. Il disco è un gustoso mix tra Prog, Folk, Jazz e Avanguardia che però non risulta pesante all’ascolto. Aprendo una breve parentesi su Derome, pubblicherà anche lui “Confitures de Gagaku”, un album però più sul versante avant jazz. Tornando invece a Lussier ci sarà l’ennesima collaborazione nel live album del 1987 “Nous Autres”, questa volta addirittura con sua maestà Fred Frith. Infine nel 1989 chiuderà ottimamente la decade con uno dei suoi lavori migliori, “Le Trésor de la Langue”. Pur essendo parlato e non cantato, cosa che mi è sempre risultata un po’ indigesta in un album, il disco è molto divertente e scorrevole. Anche qui le componenti folk si amalgamano a meraviglia con il prog e l’avanguardia. Sempre in questo periodo, René Lussier porta avanti il progetto de Les 4 Guitaristes De l'Apocalypso-Bar assieme al suo ex compagno nei Conventum André Duchesne (che peraltro sarà il maggior compositore della band). Come si evince dal nome, il gruppo è formato da 4 chitarristi e vede inoltre la presenza di C. Cutler alla batteria, del bassista degli EFL Ferdinand Richard e, per un breve periodo, anche del batterista dei Miriodor Remi Leclerc. Tra il 1987 e il 1989 pubblicheranno due album in studio, “World Tour” e “Fin De Siècle”, inframmezzati da un live. La loro musica, pur essendo molto complessa, non è mai uno sfoggio fino a se stessa di tecnica e non è nemmeno troppo cervellotica ed angolare. E’ sempre presente una forte componente melodica che può far apprezzare l’album anche a chi il RIO lo digerisce poco. Purtroppo al termine del 1989 la band decide di sciogliersi. Lo stesso André Duchesne è autore anche lui di una altrettanto interessante carriera solista, sempre in lidi avant-prog. In particolare, limitandoci agli anni ’80, è da segnalare l’ottimo album d’esordio “Le Temps des Bombes” in cui propone un piacevole connubio tra Chamber rock, Avant Prog e Chanson. Continuerà negli anni successivi con altri album di buon livello, in particolare "L ou L" del 1990, un disco delizioso di raffinato avant prog che ricorda abbastanza i lavori con i Conventum.
Avanguardia in salsa Latina
Pensando alle tipiche sonorità latinoamericane non verrebbe da pensare ai suoni spigolosi e complessi del RIO. Tuttavia nazioni come Messico e Brasile e, nelle decadi successive, anche Cile e Argentina hanno saputo regalarci delle scene tra le più interessanti ed originali.
Messico e la triade Decibel/Nazca/Banda Elastica
Andando in ordine cronologico, partiamo dai Decibel (foto), band formatasi nel 1974, che realizza il primo album “El poeta del ruido” nel 1978, ma che viene pubblicato solamente nel 1980 (e quindi lo facciamo rientrare nel contesto dello speciale). “El poeta del ruido” è ovviamente ispirato al lavoro degli Henry Cow, ma anche a compositori d’avanguardia come Stockhausen e Cage. Visto il contesto geografico e temporale dell’uscita è un album innovativo ed originale in cui traspare l’anima latina della band. Ai musicisti della band piace improvvisare e la musica è abbastanza destrutturata, con un approccio quasi dadaista. Purtroppo il gruppo si scioglierà dopo un solo album, ma per fortuna si riformeranno negli anni ‘90 realizzando altri due album. Una boxset del 2003 (“Fiat Lux”) raccoglie in toto l’intera produzione della band messicana. Il batterista Jaime Castaneda emigrerà poi in Italia e sarà tra i fondatori dei Gatto Marte, suonando però solo nel primo album della band. Durante gli anni ’80 invece il tastierista Carlos Robledo e il bassista Walter Schmidt si daranno alla new wave e al synthpop mentre il violinista/polistrumentista Alejandro Sanchez formerà nel 1980 un’altra band chiave del RIO messicano, i Nazca. La loro proposta si spinge maggiormente verso la musica da camera alla maniera dei primi Univers Zero, ma anche in questo caso non stiamo parlando di una band con una forte identità. Rispetto alle band belghe la musica è meno aggressiva, più sobria e con più improvvisazione. Il primo e omonimo album del 1985 è un disco più statico, caratterizzato da atmosfere dense e piene di tensione; il secondo "Estación de Sombra" è certamente più dinamico ma entrambi non hanno nulla da invidiare ai “maestri” europei. La discografia della band si chiuderà nel 1988 con l’eccezionale live “En Vivo”, in cui la band non si limita a riproporre pedissequamente il materiale, ma lo reinventa e lo reinterpreta fornendogli nuova linfa e vitalità.
Ultima, ma solo in ordine temporale, è la Banda Elastica (foto) che nasce nel 1983 e rimane attiva fino ai giorni nostri. Realizzano il primo omonimo album nel 1985, proponendo un disco di Jazz Rock solido e robusto con sprazzi di RIO. Più sperimentale e variegato il secondo album del 1989 chiamato “II”. Quest’album ha un approccio più cameristico e iniziamo a trovare anche componenti folk che caratterizzeranno maggiormente gli album successivi, tutto ciò anche al largo uso di strumentazione acustica.
Brasile e la Vanguardia Paulista
Tra tutti i paesi del Sudamerica è certamente il Brasile quello di maggiore interesse per la scena avant-prog. Artisti jazz di fama internazionale e veri e propri punti di riferimento per i musicisti locali, come Egberto Gismonti e Hermeto Pascoal, si sono addentrati spesso in territori vicini all’avant prog. Tuttavia è grazie soprattutto al movimento culturale chiamato Vanguardia Paulista che approcci musicali più estremi si sono potuti sviluppare. Il movimento si sviluppa tra il 1979 e il 1985 appunto nella area di São Paulo e si propone di sviluppare una musica lontana dal mainstream e che esplorasse nuovi linguaggi, non rinnegando comunque l’enorme tradizione musicale brasiliana. La proposta musicale dei vari artisti, pur rimanendo nell’avanguardia, è molto variegata e ben pochi hanno le credenziali per rientrare nel contesto di questo speciale. Forse alla lontana potrebbero essere citato il Grupo Rumo ma la loro proposta è più una sorta di avant MPB; più pertinente è invece la produzione di Arrigo Barnabè (foto), musicista, attore e cantante brasiliano. Nel 1980 ci regalerà uno dei dischi RIO più geniali ed originali ovvero il suo esordio nel 1980 “Clara Crocodilo”. Disco folle e delirante e di difficile catalogazione. La musica di Barnabè ha una forte componente teatrale ed è adrenalinica grazie a ritmiche convulse e voci femminili un po’ isteriche. Seppur lontana dai classici cliché della musica brasiliana, è una musica 100% brasiliana, è un mix al fulmicotone, tra il tropicalismo, James Brown e la musica dodecafonica. L’album successivo “Tubarões Voadores” del 1984 prosegue la strada intrapresa con l’esordio, ma in questo album mostra anche un lato più delicato, con brani più melodici e attingendo maggiormente alla MPB (Musica Popular Brasileira). Decisamente inferiori gli altri due album del decennio: la colonna sonora “Cidade Oculta” del 1986 e il deludente “Suspeito” del 1987. Si riprenderà negli anni ’90, in particolare con l’album “Gigante Negão”, ma senza mai raggiungere gli apici dei primi due album. Nel ‘99 riproporrà addirittura una versione live con l’orchestra molto riuscita del suo capolavoro “Clara Crocodilo”. Altrettanto interessante è l’unico album del 1984 dell’artista paulista Letícia Garcia “Magamaquiavérica em canturbano”. Il disco sembra seguire il percorso tracciato dai primi due album di Barnabè, reinterpretato più in chiave jazz e con più influenze di samba. Leticia è supportata da un ensemble numeroso e lei suona piano e clarinetto. Purtroppo di questa interessantissima artista si sa ben poco è questo album rimane la sua unica testimonianza.
Altre nazioni
Nel resto dell’America Latina e Centrale c’è ben poco in questi anni. Negli anni successivi, l’Argentina ci proporrà una scena avant tra le più interessanti, così come il Cile. Ed è in Cile che possiamo trovare una band con qualche attinenza al nostro speciale, ovvero i Fulano (foto). La band cilena è più propriamente Jazz-Rock, ma non mancano le contaminazioni RIO e le influenze di gruppi come Henry Cow. Sul finire degli anni ‘80 realizzano due ottimi album: l’omonimo del 1987 e “En el Bunker” del 1989. La loro carriera continua fino ai giorni nostri e negli anni ‘00 daranno vita in parallelo ad uno dei gruppi migliori degli ultimi anni, i Mediabanda.
Resto del Mondo Giappone e il RIO con gli occhi a mandorla
L’unica nazione rimasta nel resto del mondo ad avere una scena avant prog proficua e corposa è il Giappone. Nel paese del Sol Levante l’avanguardia, anche spinta, ha sempre avuto un notevole sviluppo, inoltre è forse una delle uniche nazioni in cui il progressive negli anni ‘80 non abbia subito un rapido declino. Non ci sorprende quindi che anche in questa nicchia il RIO ci abbia regalato tante band interessanti. Forse la proposta che viene dall’Oriente non sarà spesso delle più ortodosse e alle volte un po’ ingenua, forse potrà non piacere ad alcuni puristi, ma brilla certamente in originalità e inventiva ed è spesso molto più di accessibile del corrispettivo occidentale.
Seguendo più o meno un ordine cronologico partiamo con gli stravaganti Wha-Ha-Ha, gruppo molto apprezzato anche C. Cutler e presente anche in una delle tante compilation pubblicate dalla ReR Records. Il loro è un mix goliardico tra Zappa, Residents, Chamber Rock, J-Pop, Jazz e tanto altro. Il risultato finale è una musica molto fresca e coinvolgente che non paga il peso degli anni. Nella loro breve carriera realizzeranno tre album, tutti nel 1981: i due in studio, “Shinutokiwa Betsu” e “Getahaitekonakucha”, e il live “Live DUB”. Non meno particolari sono i Katra Turana (foto), un gruppo d’avanguardia con la particolarità del cantante Atsushi Hiroike capace di fare sia la voce maschile che la voce femminile. Il primo album del 1982, chiamato semplicemente “Katra Turana”, è un avanguardia molto godibile un po’ naive e melodica con molte componenti teatrali. La strumentazione della band è prettamente acustica con il glockenspiel e gli archi in bell’evidenza. Più o meno sulla stessa falsa riga anche il secondo e purtroppo ultimo album “Kimera” del 1985.
Proveniente dai Plastic, uno dei gruppi New Wave più influenti della scena giapponese e non solo, Hajime Tachibana (foto) negli anni ‘80 realizzerà diversi album che spaziano dal jazz all’elettronica, dall’art rock all’avant prog. Di particolare interesse i primi tre, “H” del 1982, “HM” del 1983 e “Mr. Techie & Miss Kipple” del 1984. La musica di Tachibana è sempre molto espressionista ed evocativa; il primo un po’ più canonicamente RIO, il secondo più particolare, caratterizzato da fanfare jazz retrofutoriste, eleganti affreschi cameristici, loop minimali, brani dal sapore morriconiano, tanta elettronica e molto altro. Anche il terzo ha spunti interessanti: la proposta di Tachibana diviene più elettronica (alla Kraftwerk) e ancora più parossistica e i suoni più plasticosi; sembra quasi un disco dei Secret Chiefs o Mr. Bungle ante litteram con spunti proto-Shibuya Kei ripresi poi da gruppi come Pizzicato Five. I dischi successivi, pur continuando a brillare in originalità, si allontanano sempre di più dall’avant prog.
Anche loro provenienti da un’esperienza in una band New Wave, i Killing Time nascono nel 1982 e realizzano il loro primo EP “Skip” nel 1987. Seguirà l’album “Irene” del 1988 e l’ultimo album “Bill” del 1990. Una particolarità è che siano riusciti ad essere pubblicati da una major come la Epic Sony malgrado la loro bizzarra proposta. La loro musica spazia tra momenti jazzati più rilassati quasi new age, pezzi alla Residents, musica tradizionale giapponese, sempre ovviamente conditi con tanta avanguardia.
Nato dalla mente di Harumi Yamazaki, personaggio sovversivo e rivoluzionario, il progetto TaKo (o Taco) vede il coinvolgimento di artisti giapponesi molto famosi quali il musicista Ryuichi Sakamato e lo scrittore Machizo Machida. Realizzeranno due soli album, uno in studio e un live, che però verranno in qualche modo bannati per via delle feroci critiche all’imperatore. Scompariranno subito dopo per via della vita illegale condotta da Yamazaki. Fortunatamente saranno poi ristampati entrambi in una compilation del 1994 chiamata “Tako Taizen”. Tralasciando l’aspetto politico e l’impatto sociale che ha avuto, la musica rimane comunque intrigante e stimolante, il carattere aggressivo e violento di Yamazaki si sente all’interno della musica proposta, così come il tocco raffinato di Sakamoto. I testi sono alle volte recitati, alle volte urlati o cantati da “innocenti” fanciulle. C’è anche un testo in italiano inneggiante alle brigate rosse e al terrorismo. La musica ha un approccio più punk, ma ci sono elementi di musica concreta, folk, Kraut Rock alla Faust, Jazz, musiche da cartoni, in un mix alle volte geniale alle volte fastidioso.
Sempre con la collaborazione di Sakamoto e con una proposta non troppo distante ci sono poi gli A-Muzik, autori di un solo album, “E Ku Iroju”, nel 1984. Nella loro musica, oltre a rimandi alla musica tradizionale giapponese, ci sono stranamente influenze di folk europeo, swing e cabaret; per attitudine può ricorda anche “Clara Crocodilo” di Barnabè. Tra i più famosi e con una proposta più in linea con quella dei gruppi occidentali ci sono i Lacrymosa, fondati dalla bassista violinista Chihiro Saito e che alla composizione del loro omonimo disco d’esordio nel 1984 prevedeva una formazione di ben 13 musicisti. Il disco conosciuto in seguito anche come “Bugbear” è un solido chamber rock alla maniera di Univers Zero e Art Zoyd. Purtroppo realizzeranno un solo altro disco negli anni ‘90 sulla falsariga del primo.
Delizioso mix tra Pop e Avant-Prog, il gruppo fondato nel 1982 della cantante giapponese Hako chiamato After Dinner (foto). Dopo un singolo nel 1982 realizza il primo album nel 1984, “Glass Tube”, in cui fa quasi tutto Hako da sola con il supporto di Yasushi Uthunomiya che la supporta nella produzione e con i suoi synth. Il disco è un delizioso avant pop e, seppur ancora un po’ acerbo, catturerà l’attenzione della ReR e sarà proprio con l’etichetta di Cutler che realizzerà, con una formazione più completa, due lavori: “Souvenir Cassette” nell’87 e “Paradise of Replica” nell’89. E’ forse proprio questo lavoro quanto di meglio ci propone la scena avant giapponese, un disco raffinato di avant chamber pop con arrangiamenti complessi e alle volte un po’ teatrale, ma senza mai essere pomposo o pretenzioso. Ahinoi la band si scioglierà: Haco parteciperà come già visto al documentario Step Across the Border di Frith e avvierà un interessante carriera solista.
In chiusura non possiamo non parlare del gruppo più famoso e originale, ovvero i Ruins (foto). Nati nel 1985 dalla mente geniale del batterista Yoshida Tatsuya, i Ruins sono sempre stati un duo composto da Tatsuya appunto e un bassista che è cambiato nel corso degli anni. Il loro stile è un riuscitissimo Punk-Zeuhl brutale e adrenalinico con radicate influenze prog di gruppi come King Crimson e Yes, jazz, grindcore e noise rock. Tra il 1986 e il 1989 usciranno i loro primi 3 album chiamati semplicemente Ruins I, Ruins II e Ruins III. I brani sono tutti molto brevi, ma estremamente intensi, in questi primi album la loro proposta, pur essendo un po’ acerbi, c’è un’energia paurosa, sono letteralmente travolgenti. Proseguiranno in crescendo negli anni ‘90 e continueranno a terrorizzare gli ascoltatori con la loro musica fino ai giorni nostri.
Tuttavia Yoshida non è tipo da stare con le mani in mano: creerà e sarà impelagato in una miriadi di progetti e band, negli anni ‘90 creerà tra i tanti il fantastico gruppo Zeuhl dei Kōenjihyakkei e il gruppo prog Yes-like dei Korekyojin, parteciperà alla reunion dei Samla Mammas Manna e suonerà nei Mainliner e negli Acid Mother Temple. Tuttavia il progetto che per motivi cronologici ci interessa maggiormente sono gli YBO2, antecedenti al progetto Ruins. Con questo gruppo dal 1986 al 1989 realizzerà ben 5 album di noise rock sperimentale sulla strada tracciata dagli Swans. Avant-Prog in Africa?
Forse non saranno 100% RIO, ma certamente sono meritevoli di essere inseriti in questa rassegna anche i sudafricani Kalahari Surfers (foto) e non solo per essere stati pubblicati dalla ReR o per essere andati in tournée con Cutler, Hodkinson e Hobbs (The Momes), ma soprattutto per la loro musica. Il gruppo in realtà è un gruppo fittizio incentrato sulla figura Warrick Sony che di volta in volta si fa affiancare da nuovi musicisti. Le prime uscite sono più propriamente punk ma, col passare del tempo, si fanno sempre più presenti le influenze, dapprima dei gruppi Kraut Rock e in particolare i Can, e poi di artisti come gli Henry Cow e Robert Wyatt. Queste influenze si iniziano a sentire a partire dall’album del 1984 “Own Affairs”. Influenze che si svilupperanno con il successivo “Living In The Heart of the Beast” del 1985 (titolo tratto da un brano di Hodgkinson dell’album degli Henry Cow “In Praise of Learning”). Nel calderone del gruppo sudafricano c’è però un po’ di tutto (forse alle volte un po’ troppo), a partire da reggae, il dub, il rap, testi politicizzati (che gli costeranno tanta censura), molto Zappa e Residents. Nel 1986 Sony andrà appunto in tour con Cutler & Co. I successivi “Sleep Armed” del 1987 e “Bigger than Jesus” del 1990 continueranno più o meno sulla stessa strada. L’attività si diraderà negli anni 90 per poi ritornare a pubblicare con costanza negli anni 2000.
20 Album Consigliati
Questa lista di 20 album va ad integrare quella della prima parte. Anche qui ho voluto premiare la diversità delle proposte, alle volte anche a discapito della qualità, in modo da avere una panoramica più ampia possibile di quanto questo genere in questa decade abbia saputo proporci. Si noterà subito che mentre i 25 album europei erano quasi tutti tra il 1980 e il 1985, con un grosso accentramento attorno al 1981, in questa lista, per i motivi esposti in precedenza, gli album sono distribuiti in maniera più uniforme.
1. Riddin’ on a Bummer (1984) - Rascal Reporters 2. In This Life (1989) - Thinking Plague 3. Sudden Dusk (1981) – However 4. Clara Crocodilo (1980) - Arrigo Barnabè 5. Phoenix (2011) - Pocket Orchestra 6. 185 (1981) - The Muffins 7. II (1989) - Banda Elastica 8. Paradise of Replica (1989) - After Dinner 9. Estación de sombra (1987) – Nazca 10. II (1987) – Ruins 11. Fin de Siècle (1989) - Les 4 Guitaristes de l'Apocalypso-Bar 12. El poeta del ruido (1980) - Decibel 13. Lacrymosa (1984) – Lacrymosa 14. En el Bunker (1989) – Fulano 15. Magamaquiavérica em canturbano (1984) - Letícia Garcia 16. Miriodor (1988) – Miriodor 17. HM (1984) - Hajime Tachibana 18. Archive Two (1996) - Motor Totemist Guild 19. Shinutokiwa Betsu (1981) - Wha-Ha-Ha 20. Living in the Heart of the Beast (1985) - Kalahari Surfers
|