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QUANAH PARKER |
Suite degli animali fantastici |
M. P. & Records |
2015 |
ITA |
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La storia dei Quanah Parker, creatura musicale "gestita" principalmente dal tastierista Riccardo Scivales, ha inizio nella prima metà degli anni '80 in piena era New-progressive, quando il massimo punto di riferimento per il genere erano i Marillion e i loro epigoni. È una storia che accomuna altri gruppi italiani la cui attuale pubblicazione dei propri lavori può essere intesa come una rivalsa verso la mancata realizzazione in passato delle proprie aspirazioni artistiche (o semplicemente dei propri sogni giovanili) a causa di motivi più o meno importanti (in questo caso, il servizio militare dei musicisti). I Quanah Parker hanno iniziato nuovamente a fare musica nel 2006, arrivando a pubblicare il loro primo album, "Quanah", nel 2012, e creandogli un seguito nell'appena dato alle stampe "Suite degli animali fantastici". L'anima del gruppo è ancora Scivales ma questa volta è presente anche l'altro componente storico, Alessandro Monti, che contribuisce proprio alla realizzazione della suite che da il titolo all'album. I ventotto minuti di "Suite degli animali fantastici" (base anche per il bellissimo artwork) sono infatti il perno attorno al quale ruota tutto il lavoro, dominato dal punto di vista sonoro dalle tastiere. Queste sono il fucro di tutte le composizioni ma lasciano spazio per esprimersi alle chitarre di Giovanni Pirrotta, che suona con gran gusto e si inserisce alla perfezione negli arrangiamenti. La suite è semplicemente molto bella, dalla scrittura varia ed armoniosa e, ovviamente, divisa in sezioni, alcune basate sull'atmosfera ed il coinvolgimento emotivo, altre più articolate, altre più rock, come "Danza di un mattino" e "Animale multiforme". Tutto è giocato sulla misura e sull'equilibrio e non ci sono parti sovrabbondanti, ridondanti o avulse dal contesto. La chiave di volta a mio avviso è rappresentata anche dalla scelta dei suoni operata da Riccardo Scivales, che non esagera con gli strumenti vintage e cerca di conferire varietà nella scelta timbrica. Spesso i suoni sono cristallini e puliti e ricordano certe atmosfere new age degli anni '90 ma i riferimenti sono quelli classici del progressive italiano storico rivisitati con la giusta dose di originalità. Perfetta anche la voce di Elisabetta Montino, che nella suite alterna parti recitate ad altre cantate. Oltre alla composizione principale sono presenti alcune rielaborazioni di buona fattura di brani del passato (tra cui "Make me smile", una canzone più legata probabilmente alle origini New-prog del gruppo) e un tributo a Francesco di Giacomo, esclusivamente strumentale ma dal chiaro riferimento alla musica del Banco. Queste tracce si inseriscono abbastanza bene nell'intero lavoro pur risultando nel complesso meno interessanti. Il disco è in definitiva veramente ottimo e lascia all'ascolto una piacevole sensazione, come di aria fresca dopo essere stati per un lungo periodo in un ambiente chiuso, e merita ascolti ripetuti senza che ci si debba preoccupare di esserne stanchi.
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Nicola Sulas
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