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SAGA |
Generation 13 |
Bonaire |
1995 |
CAN |
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Spesso, man mano che il tempo passa, una band persevera nel proporre la propria formula che permette di sopravvivere senza perdere fan. Così non dovrebbe essere per il progressive, eppure la maggior parte dei gruppi, sia famosi che alle prime armi, tendono solamente a ricreare quello che la nostra grande musica non dovrebbe essere: il richiamo a stereotipi e formule appunto già sperimentati. La ricerca di nuove vie è considerata pericolosa.
Oggi i SAGA escono con "Generation 13" che dà una violenta sterzata al sound che la band rappresentava; ma in realtà sono riusciti ad imboccare una nuova via? Il CD in questione è innanzi tutto un concept basato sul libro "13 GEN abort retry ignote 63" di due autori (Howe e Strauss) a me totalmente sconosciuti (scusate l'ignioransa...). I brani che lo formano sono ben 25 e spaziano dalla breve introduzione a pezzi più lunghi e complessi, riprendendo spesso temi lasciati sospesi e sviluppando nuove atmosfere surreali, quasi da colonna sonora (intento pienamente supportato dell'utilizzo di vari cantanti e di un'orchestra), ciò che è realmente cambiato sul sound dei SAGA è proprio la struttura della canzone che, abbandonata la formula strofa-ritornello-strofa nella maggior parte dei casi, si incentra su un tema portante che in definitiva sfocia in una sezione più melodica e trascinante. E questo l'aspetto principale di "Generation 13": i momenti, per così dire, riflessivi non son altro che il preludio alla tempesta. Ogni singolo brano poi non potrebbe sopravvivere se preso singolarmente, perché il CD solo nella sua interezza ha un senso.
Fin dall'introduzione "Chances are #1" i pezzi si susseguono con crescente energia. Il tema di "Generation 13" è vicino ad un certo prog-metal, con la chitarra di Ian Crichton in evidenza, sempre supportata dalla possente sezione ritmica (il fratello Jim e Steve Negus} e dalle tastiere di Jim Gilmour e Michael Sadler. Questo sicuramente è il pezzo su cui si basa poi tutto, anche se songs come "The cross", "My name is Sam", "Screw 'em" e il grande finale (molto sinfonico) non possono passare inosservate. Ma non cadete nell'errore di isolare le singole componenti di quest'opera: finireste per snaturarle. In conclusione: se i SAGA in certi momenti sembravano essersi incollati un'etichetta addosso, con "Generation 13" ci propongono un vero lavoro progressive. Non lasciatevi intimorire da questa recensione e ascoltate il CD qualche volta in più del solito, perché alla fine vi conquisterà.
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Marco Del Corno
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