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Cristiano Roversi e David Cremoni, membri dei Moongarden, con i quali hanno realizzato quest'anno il fantastico "The gates of Omega", si cimentano in un nuovo progetto denominato Submarine Silence. Quest'album serve soprattutto a sfogare la voglia di realizzare un cd di prog sinfonico-romantico nella più comune accezione del termine. I brani, tutti strumentali, si dipanano infatti attraverso soluzioni che faranno la gioia di qualsiasi amante di gruppi quali Genesis e Camel. Certo, si tratta delle stesse influenze dei Moongarden, ma mentre questi ultimi cercano di personalizzare al massimo la loro proposta, con i Submarine Silence il tributo verso questi artisti è nettissimo. Ma, sia ben chiaro, il risultato finale è tutt'altro che scontato, essendo composto da 10 ispiratissimi brani che sono veri gioielli di romanticismo.
I chiari riferimenti alla musica dei gruppi che influenzano questo progetto si avvertono nei tocchi banksiani di Roversi uniti alle chitarre di Cremoni, che a tratti si fa guidare dall'amore per la grazia e l'eleganza dei momenti acustici cari a Phillips, altre volte si lancia in epici solos alla Latimer. I due musicisti sono autori in coppia di tutti i brani, tranne della prima traccia "The door", accreditata al solo Roversi e che in pratica è una breve introduzione fatta col piano elettrico. A definire la line-up c'è il batterista Emilio Pizzoccoli che collabora a questo progetto col suo drumming preciso e mai invadente, completando un meccanismo praticamente perfetto. Pur essendo un lavoro prettamente romantico, non manca qualche momento più dinamico con accenni new-prog presenti in alcune composizioni che non avrebbero affatto sfigurato su "The gates of Omega". Tuttavia, si può tranquillamente affermare che i Submarine Silence si ispirano soprattutto agli anni '70, sfruttando una produzione molto limpida e pulita, ma utilizzando anche strumenti molto in voga nei seventies come l'organo Hammond, il mellotron e le chitarre acustiche a 6 e a 12 corde. E infatti la grande delicatezza del Phillips dei primi Genesis e di "The geese and the ghost" viene fuori continuamente durante l'ascolto dell'album, per merito degli arpeggi acustici di Cremoni e di quei sottofondi di mellotron che colpiranno diritto al cuore i nostalgici.
In poche parole si tratta di un album che stregherà sicuramente i molti fans del prog più romantico, lontano volutamente da qualsiasi ricerca di originalità e/o situazioni spigolose, ma capace di emozionare con una musica passionale che sarà apprezzata notevolmente da chi è alla ricerca di quel sound che ha reso popolari musicisti come Banks, Phillips, Hackett, Rutherford, Latimer, Gilmour, Rothery, etc. E a completare l'opera segnalo la fantasiosa copertina disegnata appositamente da un grandissimo personaggio degli anni d'oro del prog: Mr. Paul Whitehead; per chi non lo sapesse (e spero siano in pochissimi.) autore di alcune delle più celebri cover di gruppi quali Genesis e Van der Graaf Generator. Scusate se è poco.
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