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Col loro terzo album, i VERSAILLES hanno amplificato i caratteri del loro stile: partiti da una pallida imitazione di Ange e Mona Lisa, il gruppo si è portato verso il proprio personale stile con l'ottimo "Don Giovanni" dalle splendide parti di tastiere, fino alla consacrazione di questo album. L'ossessione sado-libertina è ancora presente (ascoltate "Dégénérescence obsessionnelle" per averne la prova) e una cosa è certa: i VERSAILLES si sono calati corpo ed anima in un'epoca e non ne usciranno più. Anche la data di pubblicazione sul CD rinforza quest'idea: 1694! Ciò fa sorridere, evidentemente, poiché se i membri del gruppo si nascondono sotto nomi fittizi, se appaiono in posa austera in copertina, se i loro testi possono parere pretenziosi, tutto ciò è un gioco e tutti sono invitati a parteciparvi. A parte tutto ciò, Alain de Lille (tast) mi aveva stupito su "Don Giovanni", qui mi scombussola completamente! Egli manifesta un'inventiva talmente forte, come su "Une St-Barthélémy devote" o la title-track, che potrebbero far pensare a delle partiture dimenticate da parte di Yes o Genesis intorno al 1974. Questi due pezzi si ritagliano la parte del leone all'interno di questo splendido CD, ove le volute incendiarie dei multipli tocchi bianchi e neri non hanno eguali, se non i colpi secchi d'una batteria che ci sbalordisce, portandoci dentro un tourbillon sonoro di più di 20 minuti con "St-Barthélémy...", oppure gli accenti malinconici della voce di Guillaume ci trasporta sulle spiagge tristi del mare del Nord alla ricerca d'un ipotetico tesoro che dà il titolo all'album. Ma non ci sono solo le tastiere, ad ogni modo: Guillaume ci risveglia le orecchie con "Jadis", un superbo volo di chitarra secca che cade appena in tempo per far riposare le nostre orecchie stregate da tante lusinghe sonore, e poi c'è anche il flauto... suonato piuttosto bene, direi. Se amate il secondo CD di questo gruppo e se il prog dei '70s non vi fa proprio schifo, fiondatevi su questo, poiché esso vi toccherà ancor più per le sue tastiere che si adattano così bene a quest'ambientazione XVII-XVIII secolo, magnificato dai testi così tanto satirici ed erotici, così come aulici.
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