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Uno stereotipo del Prog mondiale vuole che i gruppi francesi siano, chi più chi meno, tutti una copia carbone o, quanto meno, dei figli naturali, del monumento del rock d'Oltralpe, ovvero gli Ange. I Versailles, coi loro tre precedenti dischi, non erano scappati a tale destino, pur comunque facendo notare una personalità invidiabile a molti gruppi, non solo di quei lidi. "Blaise et Benjamin" rappresenta un certo punto di svolta, anche se non sostanziale: l'elemento Ange è decisamente presente, sia per l'inevitabile dato del cantato in francese (ma comunque anche le tonalità ricordano molto il nume Décamps), sia per certe sonorità, specialmente delle tastiere. Il grosso della musica del gruppo tuttavia si muove verso soluzioni più sinfoniche ed ariose, più anglosassoni, meno teatrali. "Blaise et Benjamin" rappresenta un'attrattiva assoluta per chi ama il Progressive classico, quello delle grandi suite, dei belli assoli, degli intrecci strumentali. Il capolavoro in tal senso è rappresentato dai 19 minuti di "Poison de passion". I Versailles adesso si sono incanalati più sulla scia dei Genesis che in quella degli Ange, ma lo hanno fatto con gusto, sapendo mediare adeguatamente e, soprattutto, con una grande ispirazione personale. A me questo disco è piaciuto... e nanche poco, devo dire...
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