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FABIO ANTONELLI ENSEMBLE |
The art of dreams in a little bottle |
Mellow Records |
1998 |
ITA |
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Qualche anno dopo "Purelake", album d'esordio dei Mindflower, deludente per certi versi e promettente per altri, Fabio Antonelli (chitarrista e mente della band) si dedica anima e corpo alla produzione di un lavoro intimista e particolarmente legato ad un mondo interiore e magico: per farlo si serve di una serie di composizioni molto levigate, raffinate e lontane dal mainstream prog, complice la dimensione prettamente acustica e la presenza di un coro e di un'orchestra da camera, registrando il tutto in una chiesa. Già l'artwork, con le sue fate, i castelli ed i fiori, la dice lunga sull'atmosfera che aleggia, la musica però è un qualcosa di eccezionale ed emotivamente coinvolgente: Antonelli cesella un folk da camera che in qualche momento ricorda anche "Florian" delle Orme, unisce suadenti melodie rinascimentali, madrigali delicatissimi, ballate provenzali e qualche episodico tuffo nel new prog della band madre, in questi ultimi casi proprio con l'ausilio degli stessi Mindflower. Il lavoro possiede un ascino arcano, lo stesso che emanano, ad esempio i lavori più ispirati di Anthony Phillips o dell'Hammill più intimista e riflessivo. Emozionanti poi i testi, un gioco di specchi in cui si riflettono e si rincorrono temi e simbologie a lui molto care. Le composizioni non sono estremamente lunghe, è prediletta infatti la media o breve durata, mai a discapito però della qualità o dell'ispirazione creativa; preludi, sonate e sonatine, ricorrenti voci femminili e cori più solenni, chitarre acustiche e rituali percussioni, archi misteriosi ed arcani ed armonie solari ed eteree rendono "The art of dreams" uno dei lavori più immaginifici, interessanti e diversi che la sanremese Mellow possa offrire. Chissà se il prog fan medio sia in grado di apprezzarlo come si deve...
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Donato Zoppo
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