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Nessuno ha ancora capito se gli Enid vadano inseriti a pieno titolo nell'ambito del rock Progressive o meno. Il mio modesto parere propende verso il deciso sì, se è vero, ad esempio, che il Prog è nato come unione tra rock e musica classica; tale unione può non portare al flash rock alla EL&P, ma anche alle ritmiche ben differenti da ciò con cui R.J. Godfrey continua a stupirci da 20 anni, tranne alcune occasionali puntate in direzioni leggermente più ibride. "White goddess" ha avuto una gestazione lunga e molti si aspettavano qualcosa di simile allo splendido "Tripping the light fantastic" del '94. Esso invece ritorna decisamente all'ibridazione tra rock e musica classica con cui gli Enid si erano fatti ben conoscere anni fa, ma lo fa senza la pedissequa volontà di riproporre soluzioni già sfruttate con successo in passato, dato che esso rappresenta un disco di diritto da fine millennio, con sonorità moderne e idee al passo coi tempi (anche se non si direbbe a primo ascolto). Le mille sonorità delle tastiere di Godfrey monopolizzano l'attenzione con sonorità e tematiche delicate, quasi immobili; poco spazio agli altri strumentisti (ma ci sono davvero?). Un cd che non possiede certo l'impatto di certi suoi predecessori, ma che val la pena di considerare.
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