|
Gli Overhead, all'esordio discografico, sono un'altra dimostrazione dell'ottimo fiuto della Mellow Records, sempre pronta a valorizzare giovani talenti emergenti nel progressive. Dopo la felice scoperta dei Groovector ed il rilancio dei mitici Haikara, la label sanremese con questo gruppo continua a puntare sulla scena finlandese. La musica degli Overhead è elegantemente sinfonica, con bei suoni chitarristici in evidenza, che modernizzano il romanticismo genesisiano degli anni '70, come qualche hanno fa fecero i migliori Twin Age nell'album "Lialim high". La struttura dei pezzi, tutti abbastanza lunghi (tranne la strumentale "Wasteland", 5 minuti di suoni rilassati e malinconici) è quindi indirizzata verso costruzioni elaborate e versatili, attraverso mirabolanti parti strumentali sapientemente eseguite con indovinate scelte timbriche, cambi di tempo e d'atmosfera efficaci, ritmiche mai eccessivamente sostenute e melodie vocali epiche e affascinanti. Gli improvvisi strappi strumentali che fanno passare da un sound pacato ad uno più vivace, e viceversa, rendono estremamente godibile l'ascolto di quest'album, che non mostra scelte scontate e mantiene un brio ed un dinamismo accattivanti invogliando a spingere nuovamente il tasto play quando si giunge alla fine del cd. L'unica pecca presente in questo lavoro è rappresentata dal modo brusco in cui termina l'album, quando, alla conclusione dei 13 minuti e 45 secondi della title-track, avviene una improvvisa e delittuosa interruzione che taglia inopinatamente un bellissimo momento strumentale. Gli amanti del progressive romantico di Genesis e Camel sono sempre numerosi e con "Zumanthum" possono andare a colpo sicuro: è l'album che fa per loro.
|