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EDITH Dreams Mellow 1993 ITA

La musica che amo riesce sempre a sorprendermi e a farmi gioire per averla eletta a mia favorita. Questa breve introduzione sta a cappello della recensione del terzo album dei catanesi EDITH, un CD che forse non rappresenta un capolavoro assoluto, ma che riesce ad ammaliare l'ascoltatore pur non presentando una musica etichettabile come Prog puro. Proprio il fatto che un album di rock-fusion riesca a sembrare così Progressive mi fa parlare così bene di questo "Dreams". Dopo il cauto new Prog dell'esordio datato 1989 e l'ibrido "Ice" di un paio d'anni fa, questo costituisce forse l'album della maturità per Mario Gulisano e soci. Un tempo Mario rappresentava il cervello pensante della band; adesso egli viene validamente coadiuvato dalla classe di Tony Brundo alle tastiere il quale, entrato a far parte del gruppo alla vigilia dell'uscita di "Ice", ha determinato e sancito la svolta musicale (definitiva?) degli EDITH. Il suo apporto di tastierista jazz è qui ancor più messa in luce, rivestendo ormai un ruolo di primaria importanza nella costruzione e nell'arrangiamento dei brani. Questi ultimi scorrono via senza scossoni né sterzate brusche, a formare una linea continua che ci fa quasi credere che non ci sia una vera separazione tra l'uno e l'altro, nonostante nei solchi laser del CD ci sia la canonica separazione tra una canzone e la successiva. Anche la registrazione ed il missaggio rendono finalmente onore alla formazione etnea; anche per questo si può parlare di "Dreams" come del primo album realizzato come la band stessa avrebbe davvero voluto realizzarlo. Penso che bastino le prime note del CD ("Balance of love") per sedurre molti potenziali ascoltatori, coloro i quali possono essere attirati dalle sonorità centellinate, dalle melodie dosate accuratamente, dalle calde sonorità del basso che sottolineano le 10 canzoni di "Dreams" (lo stick ed il basso hanno un ruolo importante e ben definito negli EDITH), coloro che non cercano il movimento a tutti i costi. Un appunto che mi sento di fare è però il seguente: Mario mantiene in tutte le composizioni praticamente lo stesso timbro vocale. Ciò comporta una certa monotonia dell'insieme, da questo punto di vista; il cantato, come si sa, è molto importante nell'ascolto di un disco e la situazione che ho appena riferito può portare a non isolare nella memoria le singole canzoni.

 

Alberto Nucci

Collegamenti ad altre recensioni

BLUe BLUe 1994 
EDITH Ice 1991 
EDITH Livetime 1995 
GULISANO Shy 1995 

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