|
BLEZQI ZATSAZ |
Rise and fall of passional sanity |
Rock Forever |
1991 |
BRA |
|
In linea di massima si può affermare che una caratteristica (anche se non l'unica) che risulta essere comune a molti LP di prog rock è l'assoluta bellezza delle copertine. Chi ha visto le cover di "Journey to the east" dei Castanarc, "Night on bald mountain dei Fireballet, "Los delirios…" dei Crucis etc. non può che confermare la mia tesi. Partendo da questo presupposto la cover e l'impronunciabile nome del gruppo sarebbero più consoni ad un'opera orientata verso la sperimentazione o la new-age. Ma già dall'inner sleeve si ha il sentore di quello che la mia puntina Shure farà scaturire dai solchi di questo vinile brasiliano, dove Fabio Ribeiro, già tastierista dei III Milenio, rappresenta il vero e proprio deus ex machina, sia a livello compositivo che strumentale. Nella suddetta inner sleeve possiamo infatti leggere ringraziamenti (probabilmente simbolici) a gruppi quali Eloy, Solaris, East, Triumvirat, Quaterna Requiem, Yes, Marillion nonché ad artisti del calibro di Wakeman ed Emerson, ciò che la dovrebbe dire lunga sulle tendenze stilistiche dei Blezqi Zatsaz. Il disco risulta infatti pienamente collocato nel genere progressive sinfonico, caratterizzato da elementi stilistici alla EL&P. Troviamo quindi suoni molto potenti (soprattutto nelle tastiere) dai connotati ora epici ora barocchi, invenzioni quasi improvvisate di keyboards che si discostano dalla linea melodica del brano. Forse ancora più eloquente potrà essere il confronto con gli ungheresi Solaris al fine di identificare meglio lo stile dei Blezqi. Sono infatti molti i punti di comunanza fra "Rise and fall…" e "Marsbeli kronikak". Si tratta innanzi tutto di due opere interamente strumentali (ed è bene specificarlo, visto che ci sono persone che non amano l'assenza di parti cantate) ma, mentre il gruppo ungherese riesce ad inserire dei momenti acustici (di flauto) che conferiscono un notevole respiro alla composizione, in "Rise and fall…" si ha un'assoluta preponderanza delle tastiere che forse può stancare, alla lunga, l'ascoltatore. Oltre a questo vi è anche una grossa affinità di tipo stilistico tra i due gruppi: provate ad ascoltare ad esempio la lunga "Heart and soul" (11'40") oppure "The wrath", dove peraltro Ribeiro parte in un assolo alla Emerson in stile jazz-blues completamente anomalo rispetto al contesto del brano. Per me questo disco si avvicina molto al capolavoro e quindi non posso fare a meno di consigliarvelo, anche se la reperibilità non è delle più facili.
|
Giovanni Baldi
Collegamenti
ad altre recensioni |
|