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JEAN PASCAL BOFFO |
Infini |
Musea |
2004 |
FRA |
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Il ritorno di Jean Pascal Boffo, veterano della scena prog francese ed otto dischi nell’arco di una ventina d’anni (ovviamente tutti pubblicati dalla casa madre Musea), segna un deciso passo verso sonorità più urbane ed elettroniche. Se in passato Boffo è stato un chitarrista che perseguiva il discorso iniziato da Anthony Phillips e Steve Hackett, in un contesto musicale sempre in movimento e mai ripetitivo, questo nuovo cd, interamente scritto e suonato dallo stesso Boffo mediante un ampio utilizzo di sampler, sequencer e loops di vario tipo, è contraddistinto da ambientazioni notturne e surreali filtrate da una sottile attitudine jazz rock, priva di orpelli solistici da capogiro ed estremamente raffinata. L’introduzione di certa psichedelia acidula, volutamente anche un po’ retrò, unita ad una vaga ed astratta concezione della musica etnica, sembra avvicinare questo disco all’ultima fase dell’ex Japan Mick Karn, sicuramente un paragone azzardato ma che può ben suggerire l’idea delle sofisticate e raffinate bizzarrie presenti in "Infini"
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Giovanni Carta
Collegamenti
ad altre recensioni |
JEAN PASCAL BOFFO |
Carillons |
1987 (Musea 1994) |
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