|
Questo singolare progetto nasce dall'incontro dell'onnipresente Steven Wilson con il cantante Aviv Geffen, piuttosto famoso in Israele. Pare infatti che Aviv, nipote del fu premier israeliano Moshe Dayan, sia un amante della musica dei Porcupine Tree e da qui l'incontro con l'artista inglese. Non stupiscono più di tanto le influenze che riportano direttamente al gruppo di Wilson, anche se queste sono piuttosto diluite, così come gli elementi sonori riconducibili al Progressive che si riducono a delle soffuse atmosfere di sottofondo. In effetti, per quanto leggiadra e raffinata, la musica dei Blackfield è assimilabile per lo più ad una sorta di Brit-pop con qualche spunto sinfonico che si manifesta con tenui rifiniture di mellotron o attraverso arrangiamenti tastieristici ariosi e sfumati. Le canzoni sono tutte di atmosfera, talvolta impreziosite da leggeri ricami elettroacustici, e mancano dei veri e propri pezzi epici o trascinanti: si tratta di un album costruito sulle emozioni, sulla poesia ma soprattutto sulle atmosfere. Il songwriting è sciolto ed elegante e le canzoni risultano tutte abbastanza cantabili e decisamente fruibili, senza necessariamente scadere nel banale o nell'eccessivamente commerciale, anche se i pezzi di quest'album potrebbero benissimo far impazzire il pubblico dei radio networks. Si tratta di un'opera piuttosto gradevole, che non dispiacerà ai fan dei Porcupine Tree più melodici. A margine segnaliamo che esiste di questo album un'edizione speciale con un CD supplementare contenente alcune bonus track.
|