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Pubblicato nel 2002 negli States, ma solo di recente anche in Europa, il nuovo album dei Porcupine Tree sembra un netto passo avanti rispetto al deludente "Lightbulb Sun", troppo indirizzato su un pop-rock elegante ma privo di mordente. Questo nuovo parto è composto da dodici canzoni, che se non riportano Steven Wilson e compagni ai loro fasti migliori appaiono, se non altro, caratterizzate da un nuovo vigore che sembrava aver abbandonato il chitarrista ultimamente. In generale c'è un inasprimento del suono, soprattutto quello delle chitarre, che in alcuni brani sono molto aggressive, anche se non sempre convincenti ("Blackeet eyes"; la strumentale "Wedding nails", ricca di cambi di tempo; "The creator has a mastertape"; "Strip the soul"). Presenti poi alcune interessanti ballate ("Trains"; "Heartattack in a lay by"; "Collapse the light into Earth", col piano di Barbieri protagonista), qualcosa di assimilabile al pop degli ultimi cd ("The sound of muzak"; "Prodigal"), ma anche tracce dal fine sapore psichedelico ("Lips of ashes"; "3") che accontenteranno i vecchi fans ed un gioiellino di quasi otto minuti, "Gravity eyelids", molto bello a partire dall'introduzione atmosferica creata dalle tastiere, che va ad evolversi in uno sviluppo variegato tramite il quale si passa da suoni campionati ad esecuzioni elettro-acustiche, da melodie brumose (soprattutto nelle parti cantate) molto delicate ad una certa ruvidezza chitarristica. Non tutti i brani, tuttavia, sono ispirati e nel complesso non si può certo dire che "In absentia" sia un lavoro da non lasciarsi sfuggire, ma il nuovo parto dei Porcupine Tree raggiunge un'ampia sufficienza e potrà rinfrancare leggermente gli appassionati che non avevano apprezzato la recente svolta della band di Wilson. Segnalo che nell'edizione europea dell'album è presente un bonus cd con due inediti ed una versione ridotta di "Strip the soul".
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