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EGDON HEATH |
The killing silence |
SI Music |
1991 |
NL |
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Secondo disco, a distanza di 4 anni dal primo, per questa ottima band olandese di cui, a dire il vero, si erano un po' perse le tracce. Come succede in questi casi, si pensava a defezioni varie di qualche componente, o addirittura ad uno scioglimento. A dispetto di ciò, invece, la line-up non si presenta impoverita, bensì arricchita dalla presenza di un lead singer che rileva nel ruolo il tastierista (ce ne sono due!) Wolf Rappard. Anche la band, comunque, si deve essere resa conto che un lungo silenzio porta a fare strane congetture, nonché all'oblio, e lo si vede dal titolo di quest'album. Quest'ultimo, a differenza del suo predecessore, composto da agili canzoni relativamente brevi, presenta pezzi mediamente più lunghi (la title-track raggiunge i 16 minuti) e guadagna sicuramente in sinfonicità, grazie alla stampa su CD che toglie agli artisti ogni vincolo di rimanere entro i 45 minuti canonici.
Gli Egdon Heath danno la propria interpretazione del progressive rock attraverso il gioco delle due tastiere, le pennellate del chitarrista (italiano!) e l'ottima base ritmica, il tutto condito col nuovo cantante, che non è stato reclutato a caso, autore delle liriche di una sola canzone. Nonostante tutti gli aspetti positivi e l'effettiva validità del disco, non me la sento però di definire "The killing silence" un album imperdibile; rischierei di far torto a bands italiane come Tale Cue, Leviathan ed altre simili che presentano lavori di stampo simile, ma dalle personalità più spiccate e dagli stili più originali.
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Alberto Nucci
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