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NARROW PASS |
A room of fairy queen's |
Musea |
2006 |
ITA |
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Mauro Montobbio è il chitarrista che sostituì Alessandro Serri allorché questi decise di abbandonare gli Eris Pluvia, dopo l'uscita del capolavoro "Rings of Earthly Lights", e che con il gruppo suonò in giro per l'Italia e l'Europa, prima che travagliate vicende interne portassero in fine allo scioglimento dello stesso. Dodici anni dopo quell'esperienza, Mauro decide di ritornare a far sentire in giro la propria chitarra e forma un gruppo per dar vita alle composizioni che ha scritto durante questi anni, incluso il periodo pre-Eris Pluvia. Il gruppo in effetti non ha caratteristiche di stabilità, tanto che quest'album potrebbe essere accreditato a Mauro Montobbio & Friends. La lista degli invitati a questo convivio di bentornato include nomi noti e meno noti; tra i primi troviamo Alfredo Vandresi, batterista conosciuto in Liguria che ha collaborato tra gli altri coi New Trolls, Alessandro Corvaglia, voce della Maschera Di Cera, Saverio Malaspina, drummer dei Meganoidi, nonché Edmondo Romano e Valeria Caucino, fiatista il primo e vocalist la seconda, che nel '91 erano proprio in quella formazione degli Eris Pluvia che registrò l'album.
Come accennato, quest'opera è stata composta ed arrangiata da Montobbio nell'arco di diversi anni, mai registrata in passato, ed infine realizzata attualmente grazie all'interpretazione dei musicisti ospiti, come se i pensieri raccolti in un diario personale prendessero finalmente vita: non poteva che derivarne un album intenso e traboccante di sentimento. Un primo nucleo di composizioni risale addirittura ai primi anni Ottanta, come la title track, fino ad arrivare allo strumentale "Into The Light", composto nel 2000. Oltretutto il continuo lavoro di lima e rimodellamento ha permesso che si raggiungesse un buon livello nella cura dei particolari. Per riuscire a farvi immaginare la musica dei Narrow Pass il primo passo è quello di pensare agli Eris Pluvia: questa non è la risposta definitiva ma può essere di grande aiuto, anche perché alcune idee che troviamo in questo CD sarebbero dovute andare a far parte di un ipotetico loro secondo album. Possiamo assaporare un comune modo di sentire la musica, basato su suoni acquerellati, su particolari ricercati, da miniaturista, utilizzati per creare un quadro di insieme dai contorni delicati e sfumati, influenze mutuate da Steve Hackett ed Anthony Phillips in un distillato della quintessenza del prog romantico e sinfonico ma con una componente Canterburyana quasi del tutto assente rispetto agli stessi Eris Pluvia. Melodie da incantesimo ci preparano all'ascolto dell'album: ecco quindi la delicata "Earth" con il suo splendido lavoro alla chitarra acustica, fra lo spagnoleggiante ed il rinascimentale, riecheggiata dalle tastiere in un volo leggiadro ed in chiusura i versi di una poesia recitata in francese. Dopo questo brano introduttivo entriamo nel vivo dell'opera con la title track, interpretata dalla voce di Valeria Caucino: questa è proprio la traccia più vicina al repertorio degli Eris Pluvia, con le splendide parti di flauto di Edmondo Romano, registrate fra il 1996 ed il 1997 e rimaste intatte da allora. La voce di Alessandro Corvaglia, grintosa e graffiante crea un bellissimo effetto con la musica di stampo new prog della traccia successiva, "Lord of the headline": una scelta felice per un brano decisamente marillioniano, con tastiere alla Clive Nolan. Il core dell'album è formato da tre brani strumentali. In "The Lake" ricompaiono i fiati di Romano che suona anche un bagpipe, conferendo un insolito alone celtico a questo pezzo dai suoni dilatati, un po' alla Iona. La breve "Coming off My Shadow" è basata principalmente sulla chitarra solista: una sorta di intermezzo prima di giungere a "Desert", lo strumentale più lungo, che scorre via alternando parti energiche a momenti più delicati, con una bella interazione fra le tastiere e la chitarra. "Wake Up", con i suoi dieci minuti di durata, è il pezzo più lungo ed articolato: ritroviamo una bella ed emozionante performance di Corvaglia (autore anche dei testi) che accostiamo decisamente a Bernardo Lanzetti, grazie anche all'utilizzo della lingua inglese. "Into the Light" è la delicata ballad di chiusura, interpretata in coppia dalle voci di Corvaglia e di Valeria che si alternano creando un effetto delizioso.
Nonostante la lunga gestazione e la diversa provenienza delle idee convogliate nella realizzazione di quest'album, bisogna dire che, nella sua eterogeneità, non si viene a perdere la visione d'insieme. In un paio di casi forse le canzoni potrebbero quasi sembrare ancora in forma embrionale o non perfettamente sviluppate; vi sono comunque degli episodi di alto livello, con elementi che riusciamo facilmente a ricondurre al Prog classico di matrice inglese: un inno ai suoni e alle sensazioni che più piacciono agli appassionati di Prog sinfonico, senza pretese di originalità; un pregiato pegno d'amore verso questa musica che sicuramente verrà apprezzato e ricambiato.
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Jessica Attene & Alberto Nucci
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