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NARROW PASS |
In this World and beyond |
Musea |
2009 |
ITA |
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E’ con grande curiosità che mi sono avvicinato alla musica del duo Mauro Montobbio (chitarre e tastiere) e Valeria Caucino (voce e percussioni), i Narrow Pass.
Curiosità perché entrambi già collaboratori degli Eris Pluvia (ricordate il gioiellino “Rings of earthly light” dei primi anni ’90…) e per la qualità degli ospiti presenti in questo “In this world and beyond”. Tra gli altri ricordiamo Alessandro Corvaglia (voce della Maschera di Cera), Edmondo Romano (sax… anche lui ex Eris Pluvia), Sandro Marinoni (sax e flauto, degli Arcansiel, altra band di culto sul finire degli anni ’80). Curiosità e, a questo punto, anche grandi aspettative per questo secondo album giunto a tre anni di distanza dall’esordio “A room of fairy queen’s”.
E il risultato è un’ora di ottime sensazioni.
La title-track mette subito in mostra alcuni dei grandi amori di Mauro e Valeria: un progressive ricercato ma melodico (appare evidente la grande lezione dei Camel e, perché no, degli Eris Pluvia) e le gradevoli suggestioni folk della terra d’Irlanda perfettamente evocate dalla splendida voce della Caucino. L’alternanza fra momenti più intimistici e quelli più rock è ben bilanciata e gli strumentisti ospiti aggiungono un contributo discreto nei modi, ma fondamentale nel risultato finale di un brano senza punti deboli. La versatilità di Mauro fra chitarre e tastiere fanno il resto.
Il duo (allargato) dimostra di saperci fare anche nei due brani strumentali del cd: i 7 minuti di “Beyond” possono ricordare qualche bella prova dell’Hackett solista, ma anche i Camel di “Harbour of tears” per il retrogusto malinconico che affiora dalla composizione, senza dimenticare peraltro spruzzate di un new prog di buona fattura.
“Somewhere by the sea-Timeless” ha un incedere rock-fusion con batteria secca e sventagliate di synth notevoli.
Perfettamente interpretata dalla suadente voce di Valeria, “Silver lady” è degna di nota per la bontà delle linee melodiche, per l’atmosfera rarefatta, quasi di mistero, e per la superba interpretazione di Alessandro Corvaglia ai controcanti (quasi meglio per espressività con l’inglese che con l’italiano?). Tocco di classe aggiuntivo un nostalgico violino sul finale.
Anche i tre brani conclusivi hanno parecchi motivi di interesse.
L’infuocato duetto Caucino/Corvaglia in “Heaven’s crying” (con ottime trame strumentali in aggiunta), la struggente “In your eyes” in cui emergono gli amori per Steve Hackett ed Anthony Phillips ben coesi con la sensibilità e la personalità artistica di Mauro e Valeria.
Chiude l’album “Flying from Ireland” la più vicina, forse, a suggestioni folk, tra flauti, corde pizzicate, violini, anche se non ci si allontana mai troppo dal background (anche) rock dei due autori, che fra rimandi Renaissance, Arcansiel, Camel riescono comunque a mantenere un gusto e una originalità propri.
Un grande album e l’ennesima conferma della bontà di molti progetti presenti nella nostra penisola.
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Valentino Butti
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