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THE UNDERGROUND RAILROAD |
The origin of consciousness |
Long, Dark Music |
2005 |
USA |
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Il loro primo album si rivelò come una delle migliori uscite del 2000 (anche per la scarsità della concorrenza, occorre dire) ma questo secondo lavoro si faceva attendere, così come ogni sorta di notizia proveniente dal progetto del duo originato da Kurt Rongey e Bill Pohl, rispettivamente tastierista e chitarrista autori ognuno di alcuni album solisti caratterizzati da una discreta fusion ma abbastanza lontani da velleità, chiamiamole così, commerciali. Ha in un certo modo stupito quindi la nascita di questo gruppo, in cui ai due si sono uniti il batterista John Livingston ed il bassista Matt Hembree, ove Pohl e Rongey sembrano esser voluti scendere sulla terra per mettere in scena una musica che ha sicuramente molte influenze e sonorità fusion ma che coniuga queste sonorità ad un Prog sinfonico molto ben realizzato, mai banale e sicuramente appassionante. Il risultato ci porta a pensare a band come Gentle Giant, Genesis, Happy The Man, National Health, Echolyn, UK, e chi più ne ha più ne metta... senza assomigliare troppo a nessuno di questi ma anzi cercando di percorrere strade assolutamente personali nella rielaborazione di tematiche comunque non originalissime, quasi un proprio omaggio ai grandi gruppi del passato. Se l'album d'esordio venne apprezzato da gran parte del mondo Prog, questo secondo lavoro sembra essere passato quasi inosservato, ma a conti fatti non risulta certo al di sotto al suo predecessore. Le ritmiche sono sovente brillanti e la musica difficilmente presenta delle pause di tensione, alternando momenti in cui gli strumenti prendono il sopravvento a situazioni ove il cantato di Kurt o qualche intermezzo musicale più tranquillo placano gli animi ma non fanno certo calare il climax. Lo stile chitarristico di Bill si conferma molto influenzato da quello di Holdsworth, e non perde occasione per ricordarcelo, mentre Rongey spazia in maniera decisamente più eclettica attraverso stili e sonorità che mettono in evidenza non solo la propria strumentazione ma anche e soprattutto il proprio gusto e un'ottima sensibilità. Tutto ciò ci offre questo CD di quasi un'ora di durata, contenente 8 tracce dalla lunghezza variabile così come varia sicuramente di momento in momento la complessità della proposta, tutto però senza dimenticare mai che gli Underground Railroad si offrono al pubblico come un gruppo che fa musica per essere ascoltata sia da chi cerca il semplice godimento di un buon album di buon vecchio Prog, sia da chi cerca qualcosa di più di questo. In sostanza si tratta ancora di un buon lavoro che non esito certamente a consigliare.
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Alberto Nucci
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