|
US |
The young and the restless |
autoprod. |
2006 |
NL |
|
Dopo l'ottima prova di "Eamon's day" (2003) il duo olandese sembra in cerca del bandolo della matassa. Il successivo "The ghost of human kindness" lasciava avvertire qualche sinistro scricchiolio ma questo "The young and the restless", nelle intenzioni, vorrebbe rappresentare una virata verso soluzioni musicali un po' diverse rispetto al passato, caratterizzato da un Prog sinfonico di chiara matrice anni '70 con chiari richiami a Yes, Genesis e compagnia bella. In quest'album si cerca di andare oltre queste soluzioni apprezzate ma certamente molto sfruttate. Ecco che quindi Jos e Ernest Wernars, rispettivamente chitarre e tastiere, cercano di confezionare un concept album (ispirato alla soap opera omonima? Non è dato saperlo) in cui le singole tracce sono decisamente più brevi di quanto ci avevano abituati nei lavori precedenti, ma legate l'un l'altra a formare un tutt'unico, nella più classica delle tradizioni dei concept album appunto. Il suono è più scarno e meno magniloquente che in passato, con una batteria elettronica che non ci soddisfa minimamente e una musica che apre a soluzioni quasi spaziali o psichedeliche a volte e che in generale se ne sta sotto le righe, sovente su tonalità acustiche; non vengono comunque abbandonate sonorità più tipicamente Prog sinfoniche e rockeggianti. Il tutto, più che di un album delicato e suadente, ci fa parlare di un lavoro povero e incompleto. I due fratelli in passato si erano contornati di altri musicisti onde offrire un prodotto musicale valido, quanto meno dal punto di vista della pienezza del suono; stavolta sono presenti solo Marijke Wernars, che offre la sua voce in alcuni controcanti, e Joris ten Eussens alla batteria (evidentemente solo in alcune tracce, vista la notazione già fatta su questo strumento); il resto della musica che ascoltiamo è opera dei due Us. E' comunque apprezzabile il tentativo che viene fatto di dar vita a un'opera, almeno in partenza, più impegnativa di quanto sia stato fatto in passato. A penalizzare però il tutto interviene un cantato decisamente sottotono rispetto al passato: non è il primo album degli Us che ascolto e devo dire che in passato, pur non essendo i due fratelli delle ugole d'oro, non avevano offerto prove troppo negative; consapevoli dei loro limiti tuttavia reclutarono un cantante in occasione del loro secondo album. Forse questa sarebbe stata una scelta da ripetere, ma il problema non risiede essenzialmente nella voce ma nel tipo di cantato, molto amatoriale, come quello di chi si trova un microfono davanti quasi per caso e improvvisa delle linee vocali senza convinzione; un peccato. L'album comunque si dipana, coi suoi alti e bassi (che, nonostante tutto, comunque ci sono), in maniera fluida e, soprattutto, in maniera che l'ascolto difficilmente risulti distratto. Malgrado tutti gli aspetti negativi, "The young and the restless" è un disco che cresce progressivamente durante l'ascolto, tanto che al termine dei suoi 55 minuti di durata ci rendiamo conto che forse ci siamo persi qualcosa, che insomma… gli appunti sopra espressi sono senza dubbio reali ma una realizzazione tecnica più appropriata avrebbe potuto giovare ad un album che comunque non è del tutto da buttare.
|
Alberto Nucci
Collegamenti
ad altre recensioni |
|