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PANZERBALLETT Panzerballett Bad Land Records 2006 GER

Energico, potente e veloce sono i primo tre aggettivi che mi saltano in testa per definire questo lavoro; ancora un aggettivo mi manca, ma sarà mia cura segnalarlo prima della conclusione dell’articolo.
I Panzerballett, che se vogliamo possiamo tradurre come una sorta di balletto di Carroarmati, esordiscono scoppiettanti con un CD che propone una ricca fusion di jazz – metal – funky. Brani non troppo lunghi destinati ad ascoltatori sufficientemente allenati a certe sonorità “pesanti” con tanti cambi di tempo accompagnati da vigorose e funamboliche schitarrate, un po’ nello stile del progressive metal, pur mantenendo classe e schemi più tipici del jazz. Talvolta il suono si ammorbidisce e ci fa apprezzare sonorità più lievi con qualche breve momento che propende verso Di Meola o addirittura verso il jazz Canterbury.
Giusto per mantenere fede al nome, il suono della chitarra, abrasivo e distorto, si accoppia in questa ipotetica danza (ipotetica, visto che di danzabile qui c’è proprio poco) ad un sassofono più melodioso, che a volte sembra spolverare il tutto, soffiando su un pentagramma alquanto personale.
Importantissima e mai scadente, la sezione ritmica: Florian Schmidt al basso e Max Bucher alla batteria. Il duo è molto rodato e impone passi decisi e precisi al balletto, senza mai farlo trascinare in momenti di stasi.
Nove brani, omogenei e coerenti nella scrittura, si susseguono come i timbri sul tampone all’ufficio postale. Tra essi spiccano la seconda “Reload” per le repentine fughe da ogni canone e per il notevole assolo di chitarra. “Aspirine Smoke” per l’avvio molto Weather Report periodo Pastorius e la folle “Iron Maiden Voyage” un brano veramente carico e notevole, anche con momenti zappiani.
Alla fine del CD c’è anche una bonus track, dall’incredibile e fantasioso titolo “Outtakes”.
E’ il momento di inserire il quarto aggettivo: noioso. Già perché l’ascolto filato di tutto il CD non fa che evidenziare la schematicità e la ripetitività compositiva, ritmica e anche sonora del gruppo, che viene, così, penalizzato, nonostante il lavoro sia, alla fine dei conti e indipendentemente da tutto, fortemente consigliato.

 

Roberto Vanali

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