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PANZERBALLETT Tank goodness Gentle Art Of Music / Soulfood Music 2012 GER

Voglio fare subito outing! Confesso: quando mi è stato chiesto di fare la recensione di “Tank Goodness”, quarto album dei tedeschi Panzerballett, ho storto subito la bocca! Li avevo visti live al RIO festival del 2011, avevo ascoltato i loro precedenti album e devo confessare che non mi erano piaciuti granché. Eppure la formazione teutonica capitanata dal chitarrista Jan Zehrfeld, ormai al quattro album, aveva ed ha un discreto seguito di appassionati.
Una lineup insolita con due chitarre, sax, basso e batteria in cui sono assenti quasi completamente le tastiere e la voce oltre ad una personalità decisa e goliardica, facevano sì che il loro sound fosse abbastanza caratterizzato e riconoscibile, sempre in bilico tra metal e jazz. Nulla da dire nemmeno riguardo alla loro vitalità inesauribile ed esplosiva. Ma a me… la loro proposta non diceva nulla. La loro musica mi sembrava vuota. Qua è la c’erano delle buone idee ma proposte in maniera arruffata. Sentivo tanta energia sprigionarsi dalla loro musica ma era canalizzata un po’ “a vanvera”. Mi irritava anche quella loro forzata ironia, quella sensazione che io leggevo in loro di voler essere simpatici e strani a tutti i costi.
Con queste premesse potete immaginare con che umore ho ascoltato l’album la prima volta. Ebbene, già dalle prime note i simpatici Panzerballett hanno saputo farmi ricredere. Non è il caso di gridare al miracolo! Non siamo certo di fronte ad un capolavoro, ma “Tank Goodness” è un buon disco, suonato finalmente con intelligenza.
I componenti della band, come era già evidente nei dischi precedenti, sono tecnicamente ineccepibili, capaci di districarsi con estrema destrezza tra repentini cambi di tempo e spaziare tra generi diversi. Però, come spesso accade, grande tecnica non corrisponde sempre a elevata qualità musicale e spesso il gruppo tedesco cadeva nel tranello di suonare tanto, ma esprimere poco.
Tuttavia in “Tank Goodness”, sembra che finalmente i Panzerballett abbiano iniziato a trovare il bandolo della loro matassa. Gli capita ancora ogni tanto di girare a vuoto, però è evidente il miglioramento è non possiamo che apprezzarlo pienamente. Il gruppo teutonico ci propone sempre un mix tra Jazz, Funk, Rock e non manca un po’ di RIO di matrice quasi Canteburyana. Ovviamente c’è sempre tanto Zappa alle fondamenta della loro musica. Seppur presente, è invece scemata rispetto ai precedenti album la componente metal. Il disco è quasi completamente strumentale e gli unici interventi vocali sono grazie alla collaborazione di artisti esterni. Da segnalare a tal proposito l’ottimo contributo alla “Deep Purple”. del cantante svedese Mattias “IA” Eklundh nel trascinante brano hard rock “Ikea Trauma”.
Anche quella goliardia per me fine a se a stessa e un po’ irritante che li caratterizzava è stata tenuta a freno. L’eccezione c’è ed anche in questo caso non resistono alla tentazione di voler stupire a tutti i costi con una cover improponibile di “The Time Of My Life”, colonna sonora di Flashdance, che nell’album è il secondo e ultimo brano cantato. Oltre a questa cover ce ne sono ben altre 3 e tutte in ambito jazz. Si parte dal brano d’apertura dell’album “Some Skunk Funk” dei Brecker Brothers, con lo stesso Randy Brecker che accompagna il gruppo. Infine due reinterpretazioni di classiconi del jazz come “Giant Steps” (Coltrane) and “Take Five” (Desmond) a testimonianza della loro forte matrice jazz. Questi due brani sono rivisitati in modo abbastanza irriverente e direi anche piuttosto riuscito. Sono riforgiati in pieno stile Panzerballett tanto da integrarsi alla perfezione nel contesto dell’album. Nulla da obiettare perché nel complesso il risultato finale è credibile!
Non sono sicuro che i fans storici della band siano pienamente contenti di quest’album. Quello di cui sono sicuro è che io, ovvero non un estimatore storico della band, ho apprezzato il risultato finale. Seppur senza momenti esaltanti, in “Tank Goodness” ho ritrovato una band più matura e consapevole. Sono altresì convinto che i Panzerballett proseguendo su questa strada possano ancora migliorare. Aspetto quindi fiducioso le prossime uscite sperando che questo processo di crescita possa continuare e portare risultati ancora più interessanti e finalmente esaltanti.


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Francesco Inglima

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